OTTAVA
GIORNATA – CONCLUSIONE
Appena Dioneo
ebbe finita la sua novella, Lauretta, perché era terminato il periodo del suo
regno, dopo aver commentato il consiglio di Pietro Canigiano e la sagacità di
Salabaetto, si tolse la corona e la pose in testa ad Emilia. Elogiò la di lei
bellezza e si augurò che le sue opere fossero pari alla sua bellezza.
Emilia,
sentendosi elogiare pubblicamente , cosa che le donne desideravano sommamente,
si vergognò un poco ed il suo viso si colorì come le rose appena sbocciate, sul
far dell’aurora.
Quando il
rossore scomparve dal viso, chiamò il siniscalco e gli diede i suoi ordini.
Poi,
rivolgendosi alle donne, disse loro che,
come i buoi, i quali, dopo aver lavorato sotto il giogo per buona parte del
giorno, venivano lasciati liberi di andare al pascolo per i boschi, come i
giardini ricchi di varie piante erano belli al pari dei boschi di querce, così
, dopo che per tanti giorni erano stati costretti a narrare rispettando un tema
prestabilito, ella riteneva che fosse giusto ed opportuno vagare con la
fantasia per riprendere forza.
Aggiunse che
l’indomani ognuno avrebbe narrato novelle a tema libero, come gli sarebbe
piaciuto. Era sicura che le novelle sarebbero state ugualmente graziose. In
quel modo il suo successore nel reame avrebbe potuto più facilmente riportare
la narrazione nelle leggi stabilite.
Detto ciò,
liberò ognuno fino all’ora di cena.
La decisione
della regina piacque a tutti. Poi si alzarono e chi si dedicò ad una cosa, chi
ad un’altra: le donne a fare ghirlande e a scherzare, i giovani a giocare e a
cantare, così impegnati fino ad ora di cena.
Alla fine la
regina, secondo le abitudini, comandò a Panfilo di cantare una canzone.
Panfilo cominciò
cantando una canzone che celebrava l’amore appagato e gioioso.
Il giovane si
rivolgeva ad Amore e diceva :
“ Amore, sono felice di ardere nel tuo fuoco,
tanti sono il piacere e l’allegrezza che
sento.
L’allegria che sento nel cuore,
per la gioia che Amore mi ha recato,
è tanta che, non potendovi più entrare,
esce da fuori.
Nel viso sereno
mostro il mio lieto stato,
perché, essendo innamorato,
sto volentieri dove brucio.
Io non so dimostrare col canto,
né col disegno, o Amore,
quello che sento,
e se pure lo sapessi, è meglio celarlo,
perché se fosse conosciuto,
si trasformerebbe in tormento:
ma sono contento così,
perché ogni
parola sarebbe insufficiente
ad esprimerne
anche una minima parte.
Chi avrebbe
potuto credere che le mie braccia
giungessero mai
dove le ho
tenute,
e la mia faccia si potesse accostare
là dove si è accostata
per ottenere
grazia e salvezza?
Nessuno avrebbe
creduto
alla mia fortuna; perciò io mi infoco
e mi rallegro,nascondendo il mio amore”.
La canzone di
Panfilo finì, dopo che tutti avevano fatto coro.
Tutti notarono
le parole della canzone e, pur cercando di indovinare ciò che egli voleva
nascondere, pur immaginando varie cose, nessuno giunse alla verità.
La regina, visto
che era finita la canzone e le donne e i giovani volevano riposarsi, comandò a
ciascuno di andare a dormire.
Finisce l’Ottava giornata del
decameron; incomincia la Nona, nella quale, sotto il reggimento di Emilia,
ognuno ragiona di ciò che più gli piace e più gli aggrada.
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