sabato 23 marzo 2024



                   L'AGRICOLTURA nella STORIA

         "ITALIA FELIX" e CURIOSITA'

                    undicesima puntata

Ecco che arriva un altro personaggio della Storia Romana a noi molto caro, è PLINIO IL VECCHIO. E' legato a momenti drammatici della nostra terra, quali l'eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C. e il terremoto che distrusse Pompei, Stabia ed Ercolano. E' nato a Como, nel 23 d. C. ed è vissuto sotto Claudio, Nerone e Vespasiano. Ha rivestito varie cariche pubbliche e militari. E' morto nel 79 d.C. E', allora, comandante della base navale di Miseno. Si imbarca per portare aiuto alle popolazioni e per osservare il fenomeno da vicino. Muore, forse, intossicato dal fumo. Di lui ci è pervenuta la "NATURALIS HISTORIA", in 37 libri, un'opera enciclopedica che tratta di cosmologia, geografia, antropologia, zoologia, sostanze medicinali, metallurgia e mineralogia. Scrive della natura e della vita, anche negli aspetti più umili, usando spesso termini rustici. Da ampio spazio ai  "mirabilia", fatti straordinari, riportati dalla letteratura greca (Scuolanet/lett.latina-età imperiale/Plinio il Vecchio).Il libro XIV della "Naturalis Historia" tratta della VITE e dell'ULIVO. Dopo l'introduzione, Plinio comincia a parlare della vite e della supremazia dell'Italia nella produzione di questa pianta. Fa, poi, una classificazione delle varie qualità di uva, prodotto tipicamente italiano. Ci parla, prima di tutto, di un vitigno, cui dà il nome "cauda vulpium", perché la parte terminale del grappolo ha una curiosa forma leggermente ricurva, tale da farlo somigliare ad una coda di volpe  (sembra che di questo vitigno ci ha parlato anche Columella, dandogli il nome di "Aminea gemina"). Inizia, quindi, la seconda parte, dedicata al vino, con notizie riguardanti i vini omerici e i vini preferiti dalla famiglia di Augusto. Poi si enumerano i vini italiani, gallici, spagnoli e quelli d'oltremare. L'autore apre, inoltre, uno spaccato sull'uso sacrale del vino. La terza parte è dedicata alla vinificazione, cioè al trattamento del mosto e alla conservazione del vino. Il libro si conclude con una digressione moralistica contro l'ubriachezza e le  sue conseguenze. Nel libro XVII, dedicato alla arboricultura, si sofferma sull'esposizione delle vigne, sull'innesto e i metodi di coltura, sulle malattie della vite. Nel libro XXIII scrive degli usi medicinali della vite e dell'uva. Punti di riferimento sono per lui il "De agricultura" di Catone, l'opera di Columella e, ancora , le "Georgiche" virgiliane. Sempre nel libro XIV Plinio precisa che alle donne non è consentito bere il vino. Troviamo tra gli esempi che la moglie di Egnatio Maetenno fu uccisa dal marito perché aveva bevuto il vino dalla botte e che quello fu assolto da Romolo per la strage. Fabio Pictor scrive nei suoi Annali che una matrona fu costretta dai suoi a morire di fame perché aveva visto i loculi nei quali erano le chiavi delle celle dei vini. Due sono i liquidi (liquores) graditissimi ai corpi umani, i vini e gli olii, entrambi del genere degli alberi.( Traduzione e note di Andrea Aragosti). Della sua ricca produzione letteraria è rimasto ben poco.

mercoledì 13 marzo 2024



          L'AGRICOLTURA nella STORIA

          "ITALIA FELIX" e CURIOSITA'

                         decima puntata

Alla poesia bucolica si dedica sotto Nerone, TITO CALPURNIO SICULO. Della sua vita non sappiamo nulla, neanche se fosse chiamato Siculus perché siciliano o perché cultore  della poesia teocritea : Teocrito era di Siracusa. Abbiamo, però, sette ecloghe sue che ricalcano da vicino- sia nel contenuto che nello stile- le Bucoliche di Virgilio, e riprendono alcuni spunti direttamente da Teocrito. Calpurnio esalta l'imperatore e la sua politica: l'età dell'oro non è stata quella di Augusto, ma quella di Nerone. La speranza degli umili in un mondo migliore è espressa in versi accurati, animati, a volte , da un pathos sincero. " Regnerà una quiete perfetta, ignara di armi impugnate essa porterà un'altra volta nel Lazio il regno di Saturno, un'altra volta il regno di Numa, che per primo alle schiere esultanti di strage, e ancora ardenti nell'accampamento di Romolo, insegnò le opere della pace e ordinò che le trombe, tacendo le armi, nei riti sacri suonassero e non nelle guerre". (Calpurnio Siculo,Bucol.1,63 sgg.). 

L'attività tradizionale dei ricchi- la conduzione delle grandi proprietà terriere- è abbandonata, sia perché si sono formati enormi latifondi, a cui non potevano provvedere direttamente i proprietari, sia per una nuova e diversa valutazione dell'importanza sociale della ricchezza. A nulla valgono gli sdegnati lamenti del tradizionalista Columella (storia e testi della letteratura latina. A cura di I. Mariotti. Da Tiberio a Traiano. Zanichelli editore Bologna).

 Mentre ci intratteniamo piacevolmente, ecco venire verso di noi un uomo che non mi sembra di conoscere. Esiodo corre in mio aiuto e mi dice che è QUINTO GARGILIO MARZIALE, nativo di Anzia nella Mauretania. Di lui si hanno poche notizie, è autore di un'opera di agricoltura, in cui tratta dell'efficacia medicinale delle piante e di argomenti di veterinaria. Di essi sono conservati scarsi frammenti nel IV libro della "Medicina Plinii" con il titolo di "Medicinae ex olearibus et pomis ". (Treccani.it/enciclopedia). 

Invece, quello che tutti conosciamo bene, è MARCO VALERIO MARZIALE, nato a Bilbilis, nella Spagna tarragonese nel 40 d.C. muore nel 104 d.C. Attratto dalla vita della città, si è recato a Roma, lasciando la vita di provincia. Inizialmente ha avuto come protettore Seneca, ed ha svolto il ruolo di "cliente", lamentandosi, costantemente, nella sua poesia, dell'avarizia dei padroni. Dopo il fallimento della congiura dei Pisoni, compone il "Liber de spectaculis", che celebra gli spettacoli di Tito in occasione dell'inaugurazione del Colosseo. Dopo la composizione degli "Xenia" e "Apophoreta" scrive 12 libri di EPIGRAMMI, che gli danno grande successo. La fama , ottenuta con epigrammi adulatori, gli fa avere, da parte degli imperatori Tito e Domiziano concessioni e privilegi. 

Vive, poi, per un certo tempo, a Roma, dove, nell'84, gli è stato donato un terreno agricolo nei pressi di Nomentum, dove si reca nei periodi primaverili ed estivi. E' vissuto a Roma fino al 98, poi è ritornato in Spagna. A Bilbilis, una ricca vedova di nome Marcella, ammirata dalla sua arte, gli ha regalato una casa e un podere. E' morto a Bilbilis nel 104. 

Quella di Marziale è stata un'esistenza misera e scontenta. E' diventato anche proprietario di una casetta sul Quirinale e di un piccolo podere nei dintorni di Roma. Non è riuscito, comunque mai, a raggiungere l'agognata agiatezza. La nostalgia della natia Bilbilis e l'aspirazione ad una vita agreste e solitaria è rimasta nel fondo della sua anima ed egli ha conservato sempre una vena rustica e intimistica  (L.Perelli. Storia della letteratura latina Paravia).





  

martedì 5 marzo 2024

 



            L'AGRICOLTURA nella STORIA

             "ITALIA FELIX" e CURIOSITA'

                            Nona puntata

Ed ecco venir verso di noi un terzetto di scienziati, che discutono animatamente. Si tratta di LUCIO GIUNIO MODERATO COLUMELLA, POMPONIO MELA e AULO CELSO. Devo confessare che io conoscevo molto poco questi autori, per cui, quando ci sono venuti incontro, mi sono affrettata a documentarmi. 

Ho appreso che LUCIO COLUMELLA è nato a Gades, in Spagna, il 4 d.C. ed è morto a Taranto nel 70. Dopo essere stato nell'esercito, ha iniziato la sua vita di fattore e si è stabilito in Italia, dedicandosi alle sue vaste proprietà terriere. il trattato "DE RE RUSTICA", in dodici libri, è il più ampio che l'antichità ci ha tramandato sull'agricoltura. Quello che noi conserviamo è la seconda edizione, ampliata, composta sotto Nerone. Abbiamo, inoltre, un libro "DE ARBORIBUS". Columella esamina, organicamente e dettagliatamente, tutti gli aspetti del mondo contadino, dal fondo rustico alla vita dei campi, dall'arboricultura all'allevamento del bestiame e delle api, dal giardinaggio ai compiti del fattore e della fattoressa. Ci parla, in particolare, di un vitigno "l'Aminea gemina", così detto per i suoi grappoli d'uva accoppiati, da cui si ottiene un vino austero e durevole. Esso ha origini antichissime ed è stato portato in Italia dalla lontana Tessaglia. Ha trovato in Irpinia un terreno particolarmente idoneo, in quanto vulcanico. Tale vitigno è detto "Greco" (Avellino e la sua provincia. Monografie d'Italia-Clementi editore).  

Columella ha idee sue e fa appello alla propria esperienza. Si propone, in primo luogo, di rivalutare l'agricoltura italica, che non  riesce a far fronte alle esigenze della popolazione-si preferisce importare dalle provincie- e condanna lo scarso impegno dei grandi proprietari. I precetti sono dettati dal buon senso della cultura contadina, e del suo autoritarismo, ancora vivo nei detti e nelle canzoni popolari. 

Così per la scelta della "mogliera" ;<<se te la pigli troppo bella/ti ci vuole la sentinella/se te la pigli troppo brutta/ci rimani a bocca asciutta>>. Ecco cosa dice lo scrittore a proposito di questa scelta :<<La massaia....... prima di tutto deve essere giovane, cioè non troppo fanciulla, per le stesse ragioni che ho esposto a proposito dell'età del massaro; e inoltre di salute perfetta e di aspetto non ripugnante. Non occorre, invece, che sia una bellezza! La forza fresca e intatta le permetterà di sostenere le veglie e le altre fatiche. La troppa bruttezza allontanerebbe il compagno, mentre la troppa bellezza renderebbe costui fiacco e pigro. Dobbiamo dunque preoccuparci di avere un massaro che non vada cercando avventure di qua e di là, dal sonno, dagli uomini ma e abbandoni la campagna assegnatagli e nello stesso tempo non se ne stia tutto il giorno attaccato a lei. Però non sono solo queste le qualità che dobbiamo cercare nella massaia. Bisogna preoccuparsi, particolarmente, che sia lontanissima dal vino e dai piaceri della gola, dalle superstizioni, dal sonno, dagli uomini, ma sempre pensi, invece, quali sono le cose che deve tener presenti, quelle che deve preparare per il giorno dopo, ecc......,in modo che si comporti come si è detto deve comportarsi il massaro; La maggior parte delle qualità, infatti, devono essere simili nella donna e nell'uomo; essi devono parimenti evitare ogni difetto e sperare premi per la loro buona condotta. Inoltre la donna deve lavorare perché il massaro abbia il minimo di faccende nella casa, dato che egli, fin dalla prima mattina, deve uscire con i lavoratori e la sera ritorna a casa quando è stanco.(Columella XX 1sgg.trad.calzecchi-Onesti).

Ancora oggi la sua opera e di guida e di insegnamento per coloro che si interessano alla natura, all'agricoltura. Nel trattare delle erbe medicinali, sostiene.ad.es. che "l'eruca", ossia la rucola "eccita a Venere i mariti pigri". Si dedica alle scienze agrarie (Wikypedia). Ha seguito l'esempio dello zio Marco, da lui definito "Un uomo astuto e uno splendido fattore". 

Nelle sue fattorie di Ardea e Alba Longa sperimenta varie tecniche agrarie, di cui da notizia nei suoi scritti. Il V libro è dedicato alla coltivazione dell'ulivo e alla tecnica olearia, insieme alla viticultura.. L'olivo e la vite sono coltivazioni tipiche del Mediterraneo. Egli ha un approccio scientifico e dà consigli pratici sulla materia. Per questo, quando è stata inventata la stampa, l'opera ha avuto molte edizioni e rappresenta la maggior fonte di conoscenza sull'agricoltura romana. 

Nella prefazione del DE RE RUSTICA lo scrittore dice che <<la terra ha avuto in sorte una giovinezza eterna, simile a quella degli dei, essa viene detta madre di tutte le cose, appunto perché tutte le ha prodotte, e di nuovo le produrrà in avvenire! Non è nemmeno l'inclemenza del cielo la causa dei danni che lamentiamo, la colpa è nostra, perché  abbandoniamo la cura dei campi nelle mani del peggiore dei nostri schiavi, e glieli lasciamo straziare, mentre ai tempi dei nostri padri, i migliori cittadini se ne occupavano personalmente e con la massima diligenza. Veramente non so darmi pace di questo fatto.....chi vuol fabbricare chiama ingegneri e architetti, chi vuol mettere navi in mare e navigare cerca provetti marinai, chi vuol fare la guerra si affida ad esperti di arte militare.. solo la scienza agricola, che, senza dubbio, è vicina, per nobiltà ed importanza, alla sapienza, non ha né chi la insegni, né chi la impari.....Finora non ho conosciuto né chi si professasse maestro di agricoltura, né chi ne volesse essere studioso. Eppure anche se la città mancasse di professioni delle scienze suddette, lo Stato potrebbe essere in fiore, come fu nei tempi antichi. Sappiamo che gli uomini furono felicissimi-e lo potrebbero essere ancora-senza avvocati e senza divertimenti. Ma se mancano i coltivatori dei campi, non si può mangiare, non si può vivere!(Trad. di R. Calzecchi-Onesti)(Humanitatislitterarum-Armando Salvatore-Loffredo Editore Napoli). 

E' stato lo zio Marco, che gli ha insegnato molte cose sul campo, ad infondergli la passione per l'agricoltura. Ha alcune fattorie in Italia, dove sperimenta personalmente le tecniche agricole, che riporta nel "de re rustica". In particolare, il V libro viene dedicato alla coltivazione dell'olivo, con riferimento alla olivocultura e alla tecnica olearia, basata su cognizioni botaniche e tecnologie che sono restate fino al XVIII sec. Esse saranno punti di riferimento per questa attività nei paesi mediterranei dell'Europa. Autori latini, che si sono occupati dell'agricoltura, sono ricordati per la loro importanza letteraria, invece Columella é importante proprio per la storia delle Scienze agrarie.

Lo scrittore ci presenta anche i suoi colleghi, Pomponio Mela e Cornelio Celso.

POMPONIO MELA, nato in Spagna nel I sec. d.C. é stato un geografo romano. Ha scritto, nel 44 d.C.,la più antica opera di geografia, a noi giunta,  "De chorografia", probabilmente su richiesta dell'imperatore Claudio.

Nel periodo storico comprendente l'impero di Augusto e di Tiberio notiamo anche la presenza di AULO CELSO. Profondo conoscitore di Ippocrate, nato a Roma (25 a. C.- 45 d.C.) enciclopedista e medico di fama, ha sperimentato varie pratiche mediche, sia greche che romane. La sua opera principale é "De Artibus", in 5 libri, in cui tratta delle varie scienze, prima fra tutte l'agricoltura. Ci informa sui campi, il bestiame, gli uccelli domestici e le api.(HTTPS//ro.impero.com).