mercoledì 13 marzo 2024



          L'AGRICOLTURA nella STORIA

          "ITALIA FELIX" e CURIOSITA'

                         decima puntata

Alla poesia bucolica si dedica sotto Nerone, TITO CALPURNIO SICULO. Della sua vita non sappiamo nulla, neanche se fosse chiamato Siculus perché siciliano o perché cultore  della poesia teocritea : Teocrito era di Siracusa. Abbiamo, però, sette ecloghe sue che ricalcano da vicino- sia nel contenuto che nello stile- le Bucoliche di Virgilio, e riprendono alcuni spunti direttamente da Teocrito. Calpurnio esalta l'imperatore e la sua politica: l'età dell'oro non è stata quella di Augusto, ma quella di Nerone. La speranza degli umili in un mondo migliore è espressa in versi accurati, animati, a volte , da un pathos sincero. " Regnerà una quiete perfetta, ignara di armi impugnate essa porterà un'altra volta nel Lazio il regno di Saturno, un'altra volta il regno di Numa, che per primo alle schiere esultanti di strage, e ancora ardenti nell'accampamento di Romolo, insegnò le opere della pace e ordinò che le trombe, tacendo le armi, nei riti sacri suonassero e non nelle guerre". (Calpurnio Siculo,Bucol.1,63 sgg.). 

L'attività tradizionale dei ricchi- la conduzione delle grandi proprietà terriere- è abbandonata, sia perché si sono formati enormi latifondi, a cui non potevano provvedere direttamente i proprietari, sia per una nuova e diversa valutazione dell'importanza sociale della ricchezza. A nulla valgono gli sdegnati lamenti del tradizionalista Columella (storia e testi della letteratura latina. A cura di I. Mariotti. Da Tiberio a Traiano. Zanichelli editore Bologna).

 Mentre ci intratteniamo piacevolmente, ecco venire verso di noi un uomo che non mi sembra di conoscere. Esiodo corre in mio aiuto e mi dice che è QUINTO GARGILIO MARZIALE, nativo di Anzia nella Mauretania. Di lui si hanno poche notizie, è autore di un'opera di agricoltura, in cui tratta dell'efficacia medicinale delle piante e di argomenti di veterinaria. Di essi sono conservati scarsi frammenti nel IV libro della "Medicina Plinii" con il titolo di "Medicinae ex olearibus et pomis ". (Treccani.it/enciclopedia). 

Invece, quello che tutti conosciamo bene, è MARCO VALERIO MARZIALE, nato a Bilbilis, nella Spagna tarragonese nel 40 d.C. muore nel 104 d.C. Attratto dalla vita della città, si è recato a Roma, lasciando la vita di provincia. Inizialmente ha avuto come protettore Seneca, ed ha svolto il ruolo di "cliente", lamentandosi, costantemente, nella sua poesia, dell'avarizia dei padroni. Dopo il fallimento della congiura dei Pisoni, compone il "Liber de spectaculis", che celebra gli spettacoli di Tito in occasione dell'inaugurazione del Colosseo. Dopo la composizione degli "Xenia" e "Apophoreta" scrive 12 libri di EPIGRAMMI, che gli danno grande successo. La fama , ottenuta con epigrammi adulatori, gli fa avere, da parte degli imperatori Tito e Domiziano concessioni e privilegi. 

Vive, poi, per un certo tempo, a Roma, dove, nell'84, gli è stato donato un terreno agricolo nei pressi di Nomentum, dove si reca nei periodi primaverili ed estivi. E' vissuto a Roma fino al 98, poi è ritornato in Spagna. A Bilbilis, una ricca vedova di nome Marcella, ammirata dalla sua arte, gli ha regalato una casa e un podere. E' morto a Bilbilis nel 104. 

Quella di Marziale è stata un'esistenza misera e scontenta. E' diventato anche proprietario di una casetta sul Quirinale e di un piccolo podere nei dintorni di Roma. Non è riuscito, comunque mai, a raggiungere l'agognata agiatezza. La nostalgia della natia Bilbilis e l'aspirazione ad una vita agreste e solitaria è rimasta nel fondo della sua anima ed egli ha conservato sempre una vena rustica e intimistica  (L.Perelli. Storia della letteratura latina Paravia).





  

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