sabato 24 febbraio 2024
venerdì 16 febbraio 2024
L'AGRICOLTURA nella STORIA
"ITALIA FELIX" e CURIOSITA'
Settima puntata
Siamo in piena età augustea. Ottaviano Augusto chiude il tempio di Giano e diviene garante della pace, protettore della famiglia e restauratore del "mos maiorum". Quella di Augusto viene ad essere, per la maggior parte, l'età della pace: dapprima disperatamente sospirata, cercata, invocata, poi salutata e goduta con quasi universale soddisfazione. Infatti il senso di pace è largamente diffuso in tutta la letteratura di questo periodo. Un accenno va fatto ad un personaggio di grande rilievo del periodo storico di cui discutiamo : Mecenate, il quale " alla protezione delle lettere non è soltanto indotto da ragioni di accorgimento politico, ma anche da intimo gusto d'arte " (Rostagni).
Virgilio appoggia il programma di Augusto, enfatizzando i valori dell'agricoltura e del lavoro dei campi. Nell'umanità delicata con cui sono viste e sentite le piante vi sono i germi del grande poeta. Le "BUCOLICHE" emanano dal di dentro e dicono il sospiro di Virgilio, in un'ora affannata, per la quiete e l'oblio.....Questo spirito idillico, misto di malinconia e di serenità, dissidio che si quieta in un'armonia superiore, è il fondo nel quale guizzano le prime accese faville della Musa virgiliana. La contemplazione dei campi, l'accostarsi con palpito fraterno agli uomini della terra, alle loro gioie e più alle loro pene : ecco la fresca fonte di questa poesia.
Nelle "GEORGICHE" L'orizzonte si allarga, abbraccia l'interezza della vita umana, etica, religiosa, sociale, politica; dalla letteraria si passa ad una delle tradizioni più native di Roma, la georgica.....l'età Saturnia è veduta da un altro punto di vista, meno fittizio, più vicino al reale, più solido. Siamo sulle orme del vecchio Catone e dei prischi Latini.....La poesia del lavoro, del duro lavoro delle zolle, via via senza posa attraverso le stagioni dell'anno, attraverso la seminagione e la piantagione: ecco ciò che Virgilio ci dà. "Labor omnia vincit improbus": tale è il vangelo bandito dal poeta e la sua legge morale (Funaioli).
Virgilio, meglio di ogni altro, interpetra il passaggio dai travagli dell'età di Cesare alle speranze dell'età di Augusto, traendone occasione per indagare il problema del dolore, del male del mondo e del destino umano.....Nelle Bucoliche, scritte durante le guerre civili, il mondo e la storia appaiono dominati dall'ingiustizia e dalla violenza, e il poeta cerca rifugio nel sogno dell'Arcadia. Nelle Georgiche, viene riconosciuto il valore morale della sofferenza e della fatica e l'amore virgiliano per la terra e per la vita degli umili si innesta, in coincidenza con il programma augusteo, sulla celebrazione dell'antica Italia agreste (L. Perelli. Storia della Letteratura latina-Paravia).
martedì 6 febbraio 2024
L'AGRICOLTURA nella STORIA
"ITALIA FELIX" e CURIOSITA'
Sesta puntata
Dopo la breve digressione, ci soffermiamo a considerare che la poesia di Orazio <<è eminentemente soggettiva e personale..... nel senso.....che essa ha per oggetto di osservazione, di contemplazione e di canto, i moti interni del suo spirito, la sua formazione, in particolare la sua ricerca della sapienza (Rostagni). Dinanzi ai terribili avvenimenti del tempo (Confisca delle terre, guerra perugina ecc.)<< invece di astrarsi, come il suo tenero amico (Virgilio), in fantasie di luoghi migliori, si arrovella nel confronto tra le aspirazioni e la realtà e violentemente esprime il disgusto per la violenza e la follia delle lotte civili (Arnaldi)>>.
<<Solo in una società ricostituitasi faticosamente dopo aver infranto sanguinosamente, e a più riprese, gli schemi ideologici e le inquadrature politiche e sociali della repubblica>>, Orazio <<poté avere quel gusto della vita quotidiana, anche modesta, scoprire le bellezze di una passeggiata vespertina in mezzo ad umile gente, diventare, quale nessuno lo era stato prima di lui, il poeta,..... che era piaciuto, in pace e in guerra, ai grandi...... Che la satira di Orazio non superi in genere quei limiti di bonaria moralità e umanità a cui egli tendeva, che più di una volta non sia stata neppure satira, ma senso della vita, soprattutto dei valori della sua vita, dimostra quale equilibrio interno ed esterno egli abbia raggiunto>>(Arnaldi).
Frattanto si avvicina, incuriosito, MARCO TERENZIO VARRONE (116 - 27 a.C.). I suoi libri del "DE RE RUSTICA" mirano a risuscitare e continuare le virtù agresti della stirpe romana, rappresentata da Catone il Censore (Rostagni). Si nota subito che Varrone ha un diverso senso di umanità verso gli schiavi, rispetto a Catone che è così disumano. infatti è benigno verso di loro, come il suo amicissimo Cicerone (Bignone)-Humanitas litterarum .A. Salvatore- Loffredo Ed.p.139).
Mentre i nostri primi incontri si allontanano, giungono altri personaggi del mondo latino. Facciamo, dunque, la conoscenza di ALBIO TIBULLO (50 a. C -19 d. C). Nasce nel Lazio rurale e nella sua raccolta, "il CORPUS TIBULLIANUM", fa l'elogio della vita rustica. E' ritenuto il poeta dei campi, visti, non come un luogo di sofferenza , ma come un locus amoenus . << Malinconica suona la musa di Tibullo: l'immagine della morte, della vecchiaia vengono sempre a turbare la gioia dell'amore. La quale in atto non c'è; c'è nella nostalgia. E col sentimento amoroso si confonde la contemplazione georgica e idillica: pace religiosa, divina semplicità dei rura, sognata solitudine campestre in compagnia della propria donna, pianto per la sua lontananza, pieno abbandono e oblio della propria persona nella persona di lei.....irrequietezza e dolore per quello che ella fa ed ella è.....ricordi di fanciullezza e, comunque del passato assai più felice del presente>>.
Manifesta un sincero amore per la campagna, considerata come il rifugio ideale di fronte alle angosce dell'amore e della guerra. Il poeta sente un forte bisogno di un rifugio, di uno spazio intimo e tranquillo in cui proteggere e coltivare gli affetti di fronte alle insidie e alle tempeste della vita.
La campagna tibulliana è, dunque, uno spazio di idillica felicità, di vita semplice e serena, pervasa da un senso di rustica religiosità. Essa rivela il suo carattere italico, col patrimonio di antichi valori agresti celebrati dall'ideologia arcaicizzante del principato. Vi è un'intima adesione ai valori tradizionali (Conte. Pianezzola. Forme e contesti della letteratura latina. Le Monnier).