NONA GIORNATA
La luce ,il cui splendore mette in
fuga la notte, aveva tinto di un colore celestino il cielo stellato e i
fiorellini dei prati cominciavano ad alzare il capo, quando Emilia, alzatasi,
fece chiamare le sue compagne e i giovani.
Tutti giunsero e si avviarono,
seguendo i lenti passi della regina, verso un boschetto non lontano dal
palazzo.
Lì entrati, videro tanti animali,
quali caprioli, cervi ed altri, che, sicuri dai cacciatori per la pestilenza
incombente, se ne stavano tranquilli, come se fossero divenuti animali domestici.
Ora correndo incontro ora ad uno,
ora all’altro, i gitanti si divertirono per un po’ .Poi, alzatosi il sole,
parve a tutti opportuno ritornare.
Erano tutti inghirlandati con
foglie di quercia, con le mani piene di fiori o di erbe profumate; chiunque li
avesse incontrati avrebbe detto che essi non sarebbero mai stati vinti dalla
morte o che ella li avrebbe uccisi contenti.
Così avanzando, cantando e
scherzando, giunsero al palazzo, dove trovarono ogni cosa disposta in ordine ed
i loro servitori che li attendevano lieti.
Dopo essersi alquanto riposati e
aver cantato sei canzoni, una più lieta dell’altra, andarono a tavola.
Il siniscalco, come aveva ordinato
la regina, dopo che si furono lavati le mani, fece portare le vivande, che
tutti mangiarono allegramente. Poi si alzarono da tavola, cantarono e suonarono
per un po’, infine, al comando della regina ,chi volle andò a riposare.
Giunta l’ora stabilita, si
radunarono al posto solito, dove la regina fece segno a Filomena di iniziare le
novelle del giorno ed ella ,sorridendo, incominciò a narrare.
NONA GIORNATA – NOVELLA N.1
Madonna Francesca, amata da
Rinuccio e da Alessandro e non amando nessuno, facendo entrare in una sepoltura
uno come morto, l’altro per trarne fuori il morto, non potendo essi realizzare
quanto la donna chiedeva, cautamente se li tolse di torno.
Filomena, rivolta alla regina, le
disse che aveva molto gradito che, in quel giorno, avesse lasciato libertà di
narrare su un campo libero ed aperto. Ella, cui toccava di narrare per prima,
lo avrebbe fatto nel migliore dei modi.
Molte volte, nei giorni precedenti,
si era mostrato nei ragionamenti quante e quali fossero le forze dell’amore.
Riteneva, comunque, che l’argomento non potesse essere esaurito nemmeno se per
un anno intero non avessero parlato d’altro. Perciò voleva raccontare come non
solo Amore spingeva gli amanti a correre rischi e a morire, ma anche ad entrare
nelle sepolture, per tirarvi fuori i morti.
Dalla novella che stava per
raccontare avrebbero compreso non solo la potenza dell’amore , ma anche il
senno usato da una donna saggia per togliersi di torno due innamorati ,da lei
non graditi.
Narrò, dunque, che nella città di
Pistoia, visse nel passato, una bellissima donna vedova, la quale, due
fiorentini, banditi da Firenze, sommamente amavano. L’uno si chiamava Rinuccio
Palermini e l’altro Alessandro Chiarmontesi.
Entrambi, senza saper l’uno
dell’altro, facevano tutto il possibile per conquistare l’amore della
nobildonna.
La gentildonna, il cui nome era
Madonna Francesca dei Lazzari, continuamente stimolata dalle ambasciate e dalle
preghiere dei due, voleva, saggiamente, frenare le loro avances.
Per poterseli levare di torno, le
venne l’idea di chiedere ai due un servigio difficilissimo da realizzare. Non
facendolo essi, ella avrebbe avuto un buon motivo per non voler più udire le
loro ambasciate.
Era morto in quel giorno a Pistoia
uno dei peggiori uomini che ci fosse stato nei tempi passati, non solo a
Pistoia ma in tutto il mondo. Oltre a ciò, vivendo in malo modo, si era
talmente trasformato in viso che chiunque non l’avesse già conosciuto,
vedendolo per la prima volta, ne avrebbe avuto paura.
Era stato interrato in una tomba
fuori dalla chiesa dei frati minori, in un luogo molto adatto ai proponimenti
della donna. Ella espose la sua idea alla fantesca, che ben sapeva la noia e
l’angoscia che le procuravano le ambasciate dei due fiorentini, non essendo la
padrona disposta ad assecondare il loro amore.
Le spiegò che voleva fare una cosa che
l’avrebbe liberata per sempre da quella scocciatura.
Come la domestica ben sapeva,
quella mattina era stato sotterrato, al convento dei frati minori, lo
Scannadio, come era chiamato quel pessimo uomo di cui aveva parlato prima, del
quale, da vivo, avevano paura, solo a vederlo, tutti gli uomini di Pistoia.
Ordinò alla fantesca di andare
prima da Alessandro e di riferirgli che madonna Francesca gli mandava a dire
che finalmente era venuto il tempo di avere il suo amore e di stare con lei, ma
le doveva fare un favore.
Nella notte, un parente di lei
doveva portarle in casa il corpo di Scannadio, che quel giorno era stato
seppellito. La padrona, per la paura che aveva di lui, anche morto, non lo
voleva. Perciò lo pregava di farle il piacere di entrare , nelle prime ore
della sera, nella sepoltura di Scannadio e di prendere il suo posto, indossando
i suoi vestiti.Doveva rimanere lì fino a quando qualcuno fosse andato a
prenderlo. Si doveva lasciar portare a casa di lei senza parlare e senza
opporre resistenza. Lì madonna Francesca l’avrebbe ricevuto e sarebbe stata con
lui.
Doveva ,inoltre, riferire al
giovane che ,se non avesse voluto fare ciò che gli chiedeva, per il futuro non
doveva più comparirle innanzi, né mandarle messaggeri con ambasciate.
La nobildonna ordinò, poi, alla domestica
di andare da Rinuccio Palermini e di dirgli che la padrona era pronta a
soddisfare ogni suo piacere se le avesse fatto un gran servigio. Doveva, cioè,
andare, quella notte, nella tomba dove quel giorno era stato sotterrato
Scannadio e doveva portarglielo lentamente a casa. Lì avrebbe saputo il perché
e avrebbe potuto godere di lei. Se non avesse voluto fare ciò, la padrona gli
ordinava di non mandare più né messi, né ambasciate.
La fantesca ,come le era stato
ordinato, andò da entrambi, i quali le risposero che sarebbero andati non in
una tomba ma all’Inferno, se ciò fosse piaciuto alla gentildonna.
Madonna Francesca, ricevuta la
risposta, aspettò di vedere se fossero così pazzi da fare ciò che aveva
chiesto.
Dunque, appena giunta la notte,
Alessandro Chiarmontesi, si spogliò, restando solo con il gilet, e uscì di casa
per andare nella tomba al posto di Scannadio.
Man mano che avanzava cominciò ad aver paura e
a dire tra sé e sé “ Ma che bestia che sono? Dove sto andando? Potrebbero
essere i parenti della donna che, accortisi che l’amo, vogliono uccidermi in
quella tomba? Se ciò avvenisse, io ne avrei il danno e nessun altro saprebbe
niente che possa loro nuocere. E che ne so se non c’è qualche altro innamorato,
mio nemico, che vuol togliermi di mezzo ?”.
E continuava dicendo che ,se pure
tutte quelle cose non fossero vere, forse i parenti di lei volevano portare a
casa sua il corpo di Scannadio per farne scempio , per vendetta. La donna gli
ordinava di non parlarne con nessuno, ma se i parenti lo avessero accecato o
gli avessero tirato i denti o mozzato le mani o qualche altro brutto scherzo,
che avrebbe potuto fare? Seppure non gli avessero fatto alcun male, certamente
non l’avrebbero lasciato con la donna. Rifletteva, però, che se non avesse
obbedito ,la donna non avrebbe acconsentito ai suoi desideri. Così dicendo,
stava per ritornare a casa, ma il grande amore lo spinse con forza verso la
sepoltura.
Aprì la tomba, vi entrò, spogliò
Scannadio, ne indossò i panni e si mise al suo posto.
Cominciò a ricordare chi era stato
quel tale e le cose che aveva fatto, non solo nelle tombe, ma anche altrove.
Perciò gli si drizzarono tutti i
peli addosso per la paura e gli sembrò che Scannadio si drizzasse per scannare
lui. Ma, vincendo per amore la paura, rimase ad aspettare, come se fosse il
morto, chi lo doveva andare a prendere.
Rinuccio, avvicinandosi la
mezzanotte, uscì di casa per fare quello che voleva la donna.
Cominciò a pensare a tutte le cose
che gli potevano accadere.
Innanzitutto pensava che poteva cadere
nelle mani delle guardie perché portava sulle spalle un morto ed essere
condannato al fuoco come stregone. Oppure ,se si sapesse, i parenti del morto
si sarebbero potuti vendicare.
Poi decise di obbedire alla
richiesta che gli aveva fatto la donna tanto amata, per conquistare le sue
grazie. Andò ,dunque, avanti e giunse al
sepolcro.
Alessandro, sentendo aprire il
sepolcro, sebbene molto impaurito, se ne stette quieto.
Rinuccio, entrato, credendo di
prendere il corpo di Scannadio, prese Alessandro per i piedi, se lo caricò
sulle spalle e si avviò verso la casa della gentildonna.
Mentre andava, sbatteva contro
alcune panche che erano ai lati della via; la notte era così buia che non si
poteva vedere dove si andava.
Rinuccio era quasi giunto alla casa
della donna la quale stava, con la sua fantesca, alla finestra per vedere se
Rinuccio portava Alessandro e pensava al modo di mandar via entrambi.
Ma le guardie della Signoria, che
erano lì per catturare un bandito, sentirono il rumore che Rinuccio faceva con
i suoi passi. Presero subito un lume per vedere e, sguainate le spade,
gridarono “ Chi è là?”.
Rinuccio ,riconoscendo le guardie,
non avendo il tempo di pensare troppo, lasciò cadere Alessandro e si diede
velocemente alla fuga.
Alessandro, alzatosi, rapidamente,
sebbene avesse indosso i panni del morto, fuggì anch’egli.
La donna, posto fuori il lume,
aveva visto Rinuccio con Alessandro sulle spalle e Alessandro con indosso i
vestiti di Scannadio.
Si meravigliò dell’ardire di tutti
e due, ma rise assai divertita vedendo Rinuccio gettar via Alessandro e
fuggire.
Poi, tutta contenta per l’incidente
che l’aveva tolta dai pasticci, se ne tornò in camera, commentando con la serva
che, senza dubbio, i due giovani dovevano amarla molto, perché avevano fatto
tutto quello che aveva chiesto.
Rinuccio, addolorato e bestemmiando
per la sua sventura, non andò a casa sua, ma, allontanatesi le guardie, tornò
dove aveva gettato Alessandro. Lo cercò ,brancolando, per terminare il
servizio. Non trovandolo, pensò che era stato portato via dalle guardie.
Alessandro, non sapendo che fare,
non avendo riconosciuto chi se l’era caricato sulle spalle, rammaricato in
egual misura, se ne andò a casa sua.
La mattina, trovata aperta la
sepoltura di Scannadio, né vedendolo dentro, perché Alessandro l’aveva fatto
rotolare nel fondo, tutta Pistoia ritenne ,scioccamente, che i diavoli se
l’erano portato via.
Ognuno dei due amanti, per proprio
conto, spiegò alla donna ciò che era accaduto, scusandosi perché non aveva
fatto a pieno ciò che ella aveva chiesto, e domandò il suo favore e il suo
amore.
Ma la donna ,dicendo che non
credeva a nessuno dei due, rispose seccamente di non voler avere niente a che
fare con loro, poiché non avevano fatto ciò che ella aveva chiesto.
Così se li tolse di dosso.
Quest'articolo mi è stato molto utile, grazie mille.
RispondiEliminaQuest'articolo mi è stato molto utile, grazie mille.
RispondiEliminagrazie molto
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