mercoledì 3 giugno 2015

NONA GIORNATA - NOVELLA N.1

NONA GIORNATA


La luce ,il cui splendore mette in fuga la notte, aveva tinto di un colore celestino il cielo stellato e i fiorellini dei prati cominciavano ad alzare il capo, quando Emilia, alzatasi, fece chiamare le sue compagne e i giovani.
Tutti giunsero e si avviarono, seguendo i lenti passi della regina, verso un boschetto non lontano dal palazzo.
Lì entrati, videro tanti animali, quali caprioli, cervi ed altri, che, sicuri dai cacciatori per la pestilenza incombente, se ne stavano tranquilli, come se fossero divenuti animali domestici.
Ora correndo incontro ora ad uno, ora all’altro, i gitanti si divertirono per un po’ .Poi, alzatosi il sole, parve a tutti opportuno ritornare.
Erano tutti inghirlandati con foglie di quercia, con le mani piene di fiori o di erbe profumate; chiunque li avesse incontrati avrebbe detto che essi non sarebbero mai stati vinti dalla morte o che ella li avrebbe uccisi contenti.
Così avanzando, cantando e scherzando, giunsero al palazzo, dove trovarono ogni cosa disposta in ordine ed i loro servitori che li attendevano lieti.
Dopo essersi alquanto riposati e aver cantato sei canzoni, una più lieta dell’altra, andarono a tavola.
Il siniscalco, come aveva ordinato la regina, dopo che si furono lavati le mani, fece portare le vivande, che tutti mangiarono allegramente. Poi si alzarono da tavola, cantarono e suonarono per un po’, infine, al comando della regina ,chi volle andò a riposare.
Giunta l’ora stabilita, si radunarono al posto solito, dove la regina fece segno a Filomena di iniziare le novelle del giorno ed ella ,sorridendo, incominciò a narrare.





NONA GIORNATA – NOVELLA N.1

Madonna Francesca, amata da Rinuccio e da Alessandro e non amando nessuno, facendo entrare in una sepoltura uno come morto, l’altro per trarne fuori il morto, non potendo essi realizzare quanto la donna chiedeva, cautamente se li tolse di torno.

Filomena, rivolta alla regina, le disse che aveva molto gradito che, in quel giorno, avesse lasciato libertà di narrare su un campo libero ed aperto. Ella, cui toccava di narrare per prima, lo avrebbe fatto nel migliore dei modi.
Molte volte, nei giorni precedenti, si era mostrato nei ragionamenti quante e quali fossero le forze dell’amore. Riteneva, comunque, che l’argomento non potesse essere esaurito nemmeno se per un anno intero non avessero parlato d’altro. Perciò voleva raccontare come non solo Amore spingeva gli amanti a correre rischi e a morire, ma anche ad entrare nelle sepolture, per tirarvi fuori i morti.
Dalla novella che stava per raccontare avrebbero compreso non solo la potenza dell’amore , ma anche il senno usato da una donna saggia per togliersi di torno due innamorati ,da lei non graditi.
Narrò, dunque, che nella città di Pistoia, visse nel passato, una bellissima donna vedova, la quale, due fiorentini, banditi da Firenze, sommamente amavano. L’uno si chiamava Rinuccio Palermini e l’altro Alessandro Chiarmontesi.
Entrambi, senza saper l’uno dell’altro, facevano tutto il possibile per conquistare l’amore della nobildonna.
La gentildonna, il cui nome era Madonna Francesca dei Lazzari, continuamente stimolata dalle ambasciate e dalle preghiere dei due, voleva, saggiamente, frenare le loro avances.
Per poterseli levare di torno, le venne l’idea di chiedere ai due un servigio difficilissimo da realizzare. Non facendolo essi, ella avrebbe avuto un buon motivo per non voler più udire le loro ambasciate.
Era morto in quel giorno a Pistoia uno dei peggiori uomini che ci fosse stato nei tempi passati, non solo a Pistoia ma in tutto il mondo. Oltre a ciò, vivendo in malo modo, si era talmente trasformato in viso che chiunque non l’avesse già conosciuto, vedendolo per la prima volta, ne avrebbe avuto paura.
Era stato interrato in una tomba fuori dalla chiesa dei frati minori, in un luogo molto adatto ai proponimenti della donna. Ella espose la sua idea alla fantesca, che ben sapeva la noia e l’angoscia che le procuravano le ambasciate dei due fiorentini, non essendo la padrona disposta ad assecondare il loro amore.
 Le spiegò che voleva fare una cosa che l’avrebbe liberata per sempre da quella scocciatura.
Come la domestica ben sapeva, quella mattina era stato sotterrato, al convento dei frati minori, lo Scannadio, come era chiamato quel pessimo uomo di cui aveva parlato prima, del quale, da vivo, avevano paura, solo a vederlo, tutti gli uomini di Pistoia.
Ordinò alla fantesca di andare prima da Alessandro e di riferirgli che madonna Francesca gli mandava a dire che finalmente era venuto il tempo di avere il suo amore e di stare con lei, ma le doveva fare un favore.
Nella notte, un parente di lei doveva portarle in casa il corpo di Scannadio, che quel giorno era stato seppellito. La padrona, per la paura che aveva di lui, anche morto, non lo voleva. Perciò lo pregava di farle il piacere di entrare , nelle prime ore della sera, nella sepoltura di Scannadio e di prendere il suo posto, indossando i suoi vestiti.Doveva rimanere lì fino a quando qualcuno fosse andato a prenderlo. Si doveva lasciar portare a casa di lei senza parlare e senza opporre resistenza. Lì madonna Francesca l’avrebbe ricevuto e sarebbe stata con lui.
Doveva ,inoltre, riferire al giovane che ,se non avesse voluto fare ciò che gli chiedeva, per il futuro non doveva più comparirle innanzi, né mandarle messaggeri con ambasciate.
La nobildonna ordinò, poi, alla domestica di andare da Rinuccio Palermini e di dirgli che la padrona era pronta a soddisfare ogni suo piacere se le avesse fatto un gran servigio. Doveva, cioè, andare, quella notte, nella tomba dove quel giorno era stato sotterrato Scannadio e doveva portarglielo lentamente a casa. Lì avrebbe saputo il perché e avrebbe potuto godere di lei. Se non avesse voluto fare ciò, la padrona gli ordinava di non mandare più né messi, né ambasciate.
La fantesca ,come le era stato ordinato, andò da entrambi, i quali le risposero che sarebbero andati non in una tomba ma all’Inferno, se ciò fosse piaciuto alla gentildonna.
Madonna Francesca, ricevuta la risposta, aspettò di vedere se fossero così pazzi da fare ciò che aveva chiesto.
Dunque, appena giunta la notte, Alessandro Chiarmontesi, si spogliò, restando solo con il gilet, e uscì di casa per andare nella tomba al posto di Scannadio.
 Man mano che avanzava cominciò ad aver paura e a dire tra sé e sé “ Ma che bestia che sono? Dove sto andando? Potrebbero essere i parenti della donna che, accortisi che l’amo, vogliono uccidermi in quella tomba? Se ciò avvenisse, io ne avrei il danno e nessun altro saprebbe niente che possa loro nuocere. E che ne so se non c’è qualche altro innamorato, mio nemico, che vuol togliermi di mezzo ?”.
E continuava dicendo che ,se pure tutte quelle cose non fossero vere, forse i parenti di lei volevano portare a casa sua il corpo di Scannadio per farne scempio , per vendetta. La donna gli ordinava di non parlarne con nessuno, ma se i parenti lo avessero accecato o gli avessero tirato i denti o mozzato le mani o qualche altro brutto scherzo, che avrebbe potuto fare? Seppure non gli avessero fatto alcun male, certamente non l’avrebbero lasciato con la donna. Rifletteva, però, che se non avesse obbedito ,la donna non avrebbe acconsentito ai suoi desideri. Così dicendo, stava per ritornare a casa, ma il grande amore lo spinse con forza verso la sepoltura.
Aprì la tomba, vi entrò, spogliò Scannadio, ne indossò i panni e si mise al suo posto.
Cominciò a ricordare chi era stato quel tale e le cose che aveva fatto, non solo nelle tombe, ma anche altrove.
Perciò gli si drizzarono tutti i peli addosso per la paura e gli sembrò che Scannadio si drizzasse per scannare lui. Ma, vincendo per amore la paura, rimase ad aspettare, come se fosse il morto, chi lo doveva andare a prendere.
Rinuccio, avvicinandosi la mezzanotte, uscì di casa per fare quello che voleva la donna.
Cominciò a pensare a tutte le cose che gli potevano accadere.
Innanzitutto pensava che poteva cadere nelle mani delle guardie perché portava sulle spalle un morto ed essere condannato al fuoco come stregone. Oppure ,se si sapesse, i parenti del morto si sarebbero potuti vendicare.
Poi decise di obbedire alla richiesta che gli aveva fatto la donna tanto amata, per conquistare le sue grazie.  Andò ,dunque, avanti e giunse al sepolcro.
Alessandro, sentendo aprire il sepolcro, sebbene molto impaurito, se ne stette quieto.
Rinuccio, entrato, credendo di prendere il corpo di Scannadio, prese Alessandro per i piedi, se lo caricò sulle spalle e si avviò verso la casa della gentildonna.
Mentre andava, sbatteva contro alcune panche che erano ai lati della via; la notte era così buia che non si poteva vedere dove si andava.
Rinuccio era quasi giunto alla casa della donna la quale stava, con la sua fantesca, alla finestra per vedere se Rinuccio portava Alessandro e pensava al modo di mandar via entrambi.
Ma le guardie della Signoria, che erano lì per catturare un bandito, sentirono il rumore che Rinuccio faceva con i suoi passi. Presero subito un lume per vedere e, sguainate le spade, gridarono “ Chi è là?”.
Rinuccio ,riconoscendo le guardie, non avendo il tempo di pensare troppo, lasciò cadere Alessandro e si diede velocemente alla fuga.
Alessandro, alzatosi, rapidamente, sebbene avesse indosso i panni del morto, fuggì anch’egli.
La donna, posto fuori il lume, aveva visto Rinuccio con Alessandro sulle spalle e Alessandro con indosso i vestiti di Scannadio.
Si meravigliò dell’ardire di tutti e due, ma rise assai divertita vedendo Rinuccio gettar via Alessandro e fuggire.
Poi, tutta contenta per l’incidente che l’aveva tolta dai pasticci, se ne tornò in camera, commentando con la serva che, senza dubbio, i due giovani dovevano amarla molto, perché avevano fatto tutto quello che aveva chiesto.
Rinuccio, addolorato e bestemmiando per la sua sventura, non andò a casa sua, ma, allontanatesi le guardie, tornò dove aveva gettato Alessandro. Lo cercò ,brancolando, per terminare il servizio. Non trovandolo, pensò che era stato portato via dalle guardie.
Alessandro, non sapendo che fare, non avendo riconosciuto chi se l’era caricato sulle spalle, rammaricato in egual misura, se ne andò a casa sua.
La mattina, trovata aperta la sepoltura di Scannadio, né vedendolo dentro, perché Alessandro l’aveva fatto rotolare nel fondo, tutta Pistoia ritenne ,scioccamente, che i diavoli se l’erano portato via.
Ognuno dei due amanti, per proprio conto, spiegò alla donna ciò che era accaduto, scusandosi perché non aveva fatto a pieno ciò che ella aveva chiesto, e domandò il suo favore e il suo amore.
Ma la donna ,dicendo che non credeva a nessuno dei due, rispose seccamente di non voler avere niente a che fare con loro, poiché non avevano fatto ciò che ella aveva chiesto.
Così se li tolse di dosso.





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