giovedì 11 giugno 2015

NONA GIORNATA - NOVELLA N.2

NONA GIORNATA – NOVELLA N.2

Una badessa si alza in fretta e al buio, per sorprendere una sua monaca a lei accusata di essere a letto con
l’ amante; era con lei un prete, ella, credendo di aver messo sul capo il velo monacale, vi mise le brache del prete ;vedendo le quali, l’accusata, dimostrando di essersene accorta, viene liberata dall’accusa e può stare , come le piace, col suo amante.

Filomena tacque e tutti commentarono l’abilità della donna a togliersi di dosso gli innamorati, che non voleva amare. Mentre considerarono pazzia e non amore l’atteggiamento tenuto dagli amanti.
La regina, subito dopo, si rivolse ad Elissa e le chiese di continuare.
Elissa incominciò dicendo che madonna Francesca si era liberata saggiamente di coloro che la infastidivano. Così pure una giovane monaca, con l’aiuto della fortuna, con parole garbate si liberò dal pericolo incombente.
Come tutti sapevano ,vi erano alcuni che, essendo stoltissimi, si facevano maestri e castigatori degli altri.
Costoro, come potevano ben comprendere dalla sua novella, venivano, talvolta, scoperti dalla fortuna, come avvenne alla badessa cui doveva obbedienza la monaca, della quale voleva raccontare.
Dovevano ,dunque, sapere che in Lombardia vi era un famosissimo monastero, nel quale si trovavano alcune monache. Tra queste ce n’era una di sangue nobile e di meravigliosa bellezza, di nome Isabetta, che, un giorno, andando alla grata per vedere un suo parente, s’innamorò del bel giovane che era con lui.
Anch’egli, vedendola bellissima, avendo compreso il desiderio di lei, similmente si accese.
Per molto tempo si consumarono d’amore separatamente.
Infine, al giovane venne in mente una via per poter andare molto nascostamente dalla sua monaca.
Anch’ella fu d’accordo e non una sola volta ma molte volte il giovane andò a trovarla, con piacere reciproco.
Continuando gli incontri, una notte fu visto da una delle monache, senza che egli ed Isabetta se ne accorgessero.
Costei riferì tutto ad alcune compagne , le quali, inizialmente, pensarono di accusarla alla badessa, che si chiamava madonna Usimbalda, buona e santa donna, secondo l’opinione delle monache e di chiunque la conosceva.
Poi, pensarono , perché non potesse negare, di fare in modo che la badessa la cogliesse con il giovane. Perciò tacquero e si divisero le veglie e le guardie, per coglierla sul fatto.
Isabetta, non sapendo nulla, una notte fece andare da lei l’amante, il che subito scoprirono le monache che aspettavano; quando sembrò loro giunto il momento, essendo già trascorsa buona parte della notte, si divisero in due. Una si mise a guardia dell’uscio della cella di Isabetta, l’altra andò ,correndo, alla camera della badessa,
dicendo “ Su, madonna, alzatevi subito, perché abbiamo trovato che Isabetta ha un giovane nella cella”.
In quella notte, la badessa era in compagnia di un prete che ,spesse volte, faceva andare da lei in una cassa.
Ella, udendo ciò, temendo che le monache aprissero la porta, immediatamente si alzò e si vestì al buio, come meglio potè.
Credendo di prendere il velo piegato che le monache portavano sul capo, chiamato il saltero, prese le brache del prete. Tanta fu la fretta che se le gettò sul capo ed uscì fuori, chiudendo rapidamente l’uscio dietro di sé, dicendo “Dov’è questa maledetta da Dio?”.
Con le monache, tutte infervorate e attente a scoprire in fallo Isabetta e che non guardavano che cosa avesse in testa, la badessa giunse all’uscio della cella e l’aprì, aiutata dalle altre.
Entrate, trovarono i due amanti abbracciati, i quali, sorpresi, non sapendo cosa fare, stettero fermi.
La giovane fu subito presa dalle altre monache e condotta in capitolo per ordine della badessa.
Il giovane rimase lì e, vestitosi, aspettava di vedere come andasse a finire, con l’intenzione di colpirne quante più ne potesse ,di liberare e condurre con sé la sua innamorata.
La badessa, postasi a sedere in capitolo alla presenza di tutte le monache, che guardavano soltanto la colpevole, cominciò ad ingiuriarla con violente accuse; come se ella avesse potuto , con le sue opere sconce e biasimevoli, infangare la santità, l’onestà, la buona fama del monastero, se si fosse saputa la cosa. Aggiungeva alle ingiurie anche gravissime minacce.
La giovane, vergognosa e timida, sapendosi colpevole, taceva suscitando la compassione delle altre.
Aumentando la badessa le minacce, la giovane alzò il viso e vide ciò che la badessa aveva sul capo e i lacci che pendevano ai due lati.
Subito comprese di che si trattava e, risollevata ,disse “ Madonna, che Dio vi aiuti, annodatevi la cuffia e poi ditemi ciò che volete “.
La badessa, che non comprendeva, rispose “Che cuffia, svergognata ? con che coraggio osi scherzare ? ti sembra di aver fatto cosa su cui si possa scherzare ?”.
Allora la giovane disse nuovamente “ Madonna, vi prego che vi annodiate la cuffia, poi mi direte ciò che vi piace”.
Allora molte monache alzarono il viso verso il capo della badessa ed ella stessa vi pose le mani.
Tutte si accorsero del perché Isabetta dicesse così.
A quel punto la badessa, si rese conto del suo stesso errore, vedendo che era stato scoperto da tutte, cambiò discorso e in tutt’altro modo cominciò a parlare.
Disse che non era possibile difendersi dagli stimoli della carne e. perciò, con prudenza, come era stato fatto fino a quel momento, ciascuna si desse al buon tempo, quando ne avesse la possibilità.
Liberata la giovane, col suo prete se ne tornò a dormire e Isabetta se ne andò col suo amante, il quale ,poi, fece andare da lei molte volte, a dispetto di quelle che la invidiavano.
Le altre, che erano senza amante, cercarono di arrangiarsi come meglio potevano.





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