giovedì 25 giugno 2015

NONA GIORNATA - NOVELLA N.3



NONA GIORNATA – NOVELLA N.3

Maestro Simone, su richiesta di Bruno, di Buffalmacco e di Nello, fa credere a Calandrino che egli è gravido: Calandrino dà ai suddetti capponi e denari  in cambio di medicine e guarisce senza partorire.

Dopo che Elissa ebbe finito la sua novella, tutti resero grazie a Dio che ,con una allegra battuta, aveva salvato la monaca dai morsi delle compagne invidiose.
La regina si rivolse ,poi, a Filostrato e lo invitò a continuare.
Il giovane incominciò dicendo che il cafone giudice marchigiano, di cui aveva parlato il giorno prima, gli aveva fatto trascurare una novella su Calandrino, che voleva raccontare, perché ,quando più si parlava di quel tale, tanto più  aumentava l’allegria. Sebbene si fosse già parlato molto di lui e dei suoi compagni, pure avrebbe raccontato la novella che aveva tralasciato il giorno prima.
Si era già dimostrato, in precedenza, che tipi fossero Calandrino e i suoi compagni,di cui intendeva narrare, non c’era ,perciò, bisogno di aggiungere altro. 
Iniziò, dunque, dicendo che, un brutto giorno, una zia di Calandrino morì e gli lasciò duecento lire, in moneta spicciola. Per questo motivo Calandrino cominciò a dire che voleva comprare un podere e contrattava, come se avesse avuto da spendere duemila fiorini d’oro, con tutti i sensali di Firenze. La contrattazione si guastava quando si giungeva a pattuire il prezzo.
Bruno e Buffalmacco, che sapevano tutto, gli avevano detto più volte che era meglio godersi quei soldi tutti insieme, invece di andar comprando un pezzettino di terra, che non serviva a niente. Ma non avevano potuto ottenere che offrisse loro da mangiare nemmeno una volta.
Un giorno se ne lagnavano, discutendone insieme ad un altro amico, di nome Nello. Tutti e tre decisero di trovare un modo per farsi una bella mangiata a spese di Calandrino.
 Senza perder troppo tempo,misero a punto un piano.
La mattina seguente, appena Calandrino uscì di casa, Nello gli si fece incontro e lo salutò, augurandogli il
 buongiorno. Poi  cominciò a guardarlo con insistenza. Calandrino gli domandò perché lo guardava e Nello gli chiese se durante la notte si era sentito qualcosa, perché non sembrava più lo stesso.
Calandrino si cominciò a preoccupare e diventò tutto sospettoso. Ma, non sentendosi alcun malanno, andò avanti.
Poco dopo gli si fece incontro Buffalmacco che lo salutò e gli domandò se si sentisse niente.
Calandrino rispose che anche Nello, poco prima, gli aveva detto che sembrava cambiato, ma non aveva nulla.
Buffalmacco disse “ Si, potresti avere qualcosa, non nulla, infatti sembri mezzo morto”.
A Calandrino già sembrava di avere la febbre, quando sopraggiunse Bruno che, prima di aggiungere altro, disse “ Calandrino, che viso è quello? Pare che tu sei morto; che ti senti ?”.
Calandrino, udendo ciò che i compagni dicevano, si convinse di essere sicuramente ammalato e, tutto spaventato, domandò loro che cosa doveva fare.
Bruno gli consigliò di ritornare a casa, di mettersi a letto e di mandare a chiamare maestro Simone, che era loro amico. Il maestro gli avrebbe sicuramente detto che fare e tutti loro l’avrebbero aiutato.
Si unì a loro anche Nello e tutti insieme andarono a casa sua.
Entrò nella camera, tutto affaticato, e disse alla moglie di coprirlo, perché sentiva un gran male.
Si mise a letto e mandò una servetta dal maestro Simone, che stava a bottega in Mercato Vecchio, sotto l’insegna del mellone.
Bruno, lasciati i compagni con il malato, andò a parlare con il medico.
Calandrino fu contento per la premura del compagno, il quale raggiunse maestro Simone prima che la fantesca gli recasse l’imbasciata e lo informò del piano.
Il medico mandò indietro la servetta, raccomandandole di riferire a Calandrino di starsene ben caldo, mentre arrivava per dirgli che malanno aveva e che cosa doveva fare.
 Ella riferì e rimase lì, frattanto giunsero il medico e Bruno. Il medico, postosi accanto, gli toccò il polso e dopo un po’ di tempo, essendo presente anche la moglie, disse “Vedi, Calandrino, ti voglio parlare come amico, tu non hai nessun male, sei soltanto gravido “.
Come lo stupidone udì ciò, si mise a gridare e a dire “Oimè, Tessa, questo me l’hai fatto tu, che, quando facciamo l’amore, vuoi sempre stare sopra: volevo ben dirlo”.
La donna, che era una persona molto onesta, udendo che il marito diceva così, arrossì tutta e, abbassata la fronte, senza rispondere, uscì dalla camera.
Calandrino, continuando a lamentarsi, diceva “Povero me, come farò? Come partorirò io questo figliuolo ? da dove uscirà? Vedo che sono morto per la libidine di una moglie, che Dio la punisca; se io fossi sano e, purtroppo ,non lo sono, le darei tante di quelle mazzate, che l’ammaccherei tutta. Infatti non la dovevo mai lasciar salire sopra di me. Ma , certo, se la scampo, prima di fare l’amore, la farò morire di voglia”.
Bruno, Buffalmacco e Nello, pur avendo gran voglia di ridere, si trattenevano. Invece il maestro Scimmione rideva così sguaiatamente che gli si sarebbero potuti tirare tutti i denti.
Pregato da Calandrino, alla fine, il maestro gli disse “Calandrino, non ti sgomentare, perché, grazie a Dio, noi ci siamo accorti tanto presto del fatto, che io, in pochi giorni e con poca fatica, ti libererò del problema, ma devi spendere un poco”.
Calandrino disse “ Oimè, maestro mio, liberami ,per l’amor di Dio, Ho duecento lire, con cui volevo comprare un podere. Se servono tutte ,prendetele, purché non debba partorire, ché non saprei proprio come fare.
Sento che le donne fanno un gran rumore quando stanno per partorire, sebbene hanno un organo grande per farlo, mentre io credo che ,se provassi un tal dolore, morirei prima di partorire”.
Il medico rispose “ Non aver paura. Ti farò preparare una bevanda distillata molto buona e gradevole da bere, che in tre mattine risolverà ogni cosa e ritornerai sano come un pesce. Ma , per il futuro, dovrai essere prudente e non incappare più in queste sciocchezze. Per quella bevanda sono necessari tre paia di capponi belli grossi. Per comprare le altre cose, darai ad uno di costoro cinque lire di spiccioli. Poi farai portare ogni cosa alla bottega; ed io, per Dio, ti manderò ,domani mattina, la bevanda distillata, che comincerai a bere, un bicchiere grande per volta”.
Calandrino, obbediente, si affidò completamente al medico.
L’impostore, allontanandosi, gli fece preparare un po’di bevanda e gliela mandò.
Bruno, comprati i capponi e le altre cose necessarie, preparò un bel pranzo e mangiò tutto con il medico e i compagni.
Calandrino bevve per tre giorni la bevanda. Il medico venne da lui con i suoi compagni, gli tocco il polso e disse “Calandrino, senza dubbio, sei guarito; puoi fare tutto ciò che vuoi , né devi stare più in casa”.
Calandrino, tutto felice, si alzò e se ne andò per i fatti suoi, lodando molto, con chiunque incontrava, la bella cura che gli aveva dato il maestro Simone,  che in tre giorni ,senza alcun dolore, l’aveva fatto sgravare.
Rimasero contenti anche Bruno, Buffalmacco e Nello che avevano saputo ,con l’astuzia, punire l’avarizia di Calandrino, sebbene monna Tessa, che aveva capito tutto, molto brontolasse con il marito.  











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