venerdì 30 gennaio 2015

SETTIMA GIORNATA -NOVELLA N.5

SETTIMA GIORNATA – NOVELLA N.5

Un geloso sotto l’aspetto di un prete confessa la moglie ,che gli fa credere che ama un prete il quale va da lei ogni notte; allora il marito geloso di nascosto si pone a guardia dell’uscio, mentre la donna fa passare il suo amante dal tetto e con lui giace.

Lauretta aveva finito il suo racconto e tutte le donne avevano commentato che la donna aveva fatto bene, come era conveniente nei confronti di un uomo malvagio.
Il re, per non perdere tempo, si rivolse alla Fiammetta e ,con garbo, le ordinò di continuare.
Ed ella incominciò dicendo che la novella precedente la spingeva a parlare di un altro marito geloso, ritenendo che quello che aveva fatto la moglie di lui era ben fatto, soprattutto per la gelosia senza motivo.
Aggiunse che se i legislatori avessero ben guardato ogni cosa, avrebbero dato alle donne l’attenuante della legittima difesa, come facevano per gli uomini che assalivano per difendersi.
 Infatti i gelosi insidiavano la vita delle giovani donne e ricercavano la morte di esse con grande diligenza.
 Esse stavano tutta la settimana rinchiuse, occupandosi delle faccende familiari e domestiche, desiderando nel giorno di festa un po’ di riposo, un po’ di divertimento, così come facevano i contadini, i governanti e i magistrati, come fece Dio che il settimo giorno si riposò da tutte le sue fatiche.
Così volevano le leggi religiose e civili che, tenendo conto dell’onore di Dio e del bene comune, avevano distinto i giorni del lavoro da quelli del riposo.
Il che non consentivano i gelosi, anzi , nei giorni in cui tutte le altre donne erano liete, tenevano le proprie mogli ancora più rinchiuse e prigioniere, facendole soffrire di più. Solo chi l’aveva provata poteva comprendere la sofferenza delle poverine..
Concluse dicendo che ciò che una donna faceva a un marito a torto geloso  non doveva essere condannato, ma apprezzato.
Vi fu , dunque, a Rimini, un mercante assai ricco di possedimenti e di denari il quale, avendo per moglie una bellissima donna, ne divenne molto geloso. Non aveva altra ragione che il suo amore e il ritenerla molto bella.
Siccome conosceva tutto l’impegno che ella metteva nel piacergli, pensava che tutti gli uomini l’amassero e che ella si impegnasse a piacere agli altri, come faceva con lui (pensieri di uomo diffidente).
Così ingelosito la sorvegliava tanto strettamente che nemmeno i condannati alla pena capitale erano controllati così attentamente.
La donna non poteva andare ad un matrimonio o ad una festa o in chiesa o mettere il piede fuori di casa per nessuna ragione, ma non osava nemmeno avvicinarsi ad una finestra, né guardar fuori di casa per nessun motivo. Perciò la sua vita era pessima ; tanto più sopportava malvolentieri questa noia, quanto meno si sentiva colpevole.
Vedendosi ingiuriata a torto dal marito, decise di consolarsi facendogli, se avesse potuto trovare qualcuno, quel torto di cui era ingiustamente accusata.
Anche se non poteva avvicinarsi alla finestra, sapeva che nella casa confinante con la sua viveva un giovane bello e garbato. Pensò che, se avesse trovato nel muro, che divideva le due case, un buco, avrebbe potuto, attraverso quello, parlare con il giovane e donargli il suo amore, se egli l’avesse voluto.
Pensò anche  di trovare un modo per incontrarsi con lui qualche volta, così da passare quella triste vita, finché quella malattia non abbandonasse il marito.
Quando il marito non c’era, guardava continuamente il muro della casa.
Finalmente vide che ,in un punto molto nascosto, il muro era aperto da una fessura.
Guardando attraverso di essa, anche se non si poteva vedere bene, si accorse che la fessura si apriva in una camera; fu ben lieta di ciò, sperando che fosse la camera di Filippo. Con l’aiuto di una fantesca ,che si occupava di lei, seppe che quella era veramente la camera dove il giovane dormiva tutto solo. Dalla fessura cominciò a buttare pietrucce e fuscelli, tanto che il giovane ,incuriosito, si avvicinò per vedere che cosa fosse.
Ella lo chiamò e Filippo rispose, riconoscendo la sua voce.
Brevemente la donna gli aprì tutto il suo animo.
Il giovane fu molto contento e allargò un po’ di più il buco, senza che nessuno se ne accorgesse.
Attraverso di esso spesso parlavano e si toccavano ,ma di più non potevano per la stretta sorveglianza del marito geloso.
Avvicinandosi la festa di Natale, la donna disse al marito che, col suo permesso, voleva andare la mattina della festa a confessarsi e comunicarsi, come facevano tutti gli altri cristiani.
Il marito geloso le chiese che peccati avesse fatto ,che si dovesse confessare.
La donna rispose che aveva commesso dei peccati come tutte le altre persone, sebbene la tenesse chiusa, ma che non voleva dirli a lui ,che non era prete.
Il geloso a quelle parole si insospettì ,volle sapere che peccati avesse commesso la moglie e pensò al modo di poterli conoscere.
Dunque le ordinò di andare alla loro cappella, non in un’altra chiesa, a prima mattina, di confessarsi con il loro cappellano o con un altro prete da lui mandato e di tornare a casa immediatamente.
La donna assicurò che così avrebbe fatto.
Venuta la mattina della festa, ella si alzò all’alba e se ne andò alla chiesa impostale dal marito.
Il geloso andò alla stessa chiesa prima della moglie.
Avendo già avvisato il prete delle sue intenzioni, indossato il mantello del prete con un gran cappuccio che gli copriva le gote, come lo portavano i religiosi, dopo esserselo tirato un po’ più avanti, si mise a sedere nel coro.
La donna, giunta in chiesa, chiese il prete per la confessione.
Il prete giunse e, udita la richiesta, rispose che egli non poteva ,ma avrebbe mandato un suo compagno.
Andatosene, mandò il geloso. Egli, sebbene avesse messo il cappuccio davanti agli occhi, non riuscì ad ingannare la donna, che lo riconobbe immediatamente e pensò al modo di ingannarlo.
Fingendo di non conoscerlo, si inginocchiò ai piedi di lui.
Messer geloso si era messo in bocca alcune pietrucce , che gli impedissero alquanto di parlare, in modo che la moglie non lo riconoscesse, ed era convinto che la donna non lo avesse riconosciuto.
Venendo alla confessione, la donna gli disse, tra l’altro, che era sposata e che era innamorata di un prete che ogni notte andava a giacere con lei.
Quando il geloso udì ciò, gli parve come se avesse ricevuto un colpo al cuore e, se non fosse stato per la volontà di saperne di più, avrebbe abbandonata la confessione e se ne sarebbe andato.
Chiese, dunque, alla donna se il marito dormiva accanto a lei. Alla risposta affermativa domandò come era possibile che il prete giacesse con lei.
E la donna spiegò che il prete aveva la grande abilità di aprire, con un solo tocco, la porta di casa, anche se era ben chiusa. E, quando arrivava alla porta della sua camera, prima di aprirla, diceva alcune parole che facevano addormentare, immediatamente, il marito. Come sentiva che il marito si era addormentato, apriva la porta, entrava in camera e stava con lei. Ed in ciò non sbagliava mai.
Il geloso disse che quella cosa era malfatta e non si doveva più ripetere, altrimenti le avrebbe negato l’assoluzione.
La donna rispose che amava troppo il prete e temeva di non riuscire ad allontanarlo da lei.
Il geloso le assicurò che avrebbe rivolto a Dio, in nome di lei, alcune preghiere speciali, che forse le avrebbero giovato. Le avrebbe mandato, di tanto in tanto, un chierichetto per sapere se le erano giovate, per procedere.
La donna lo pregò di non mandare nessuno a casa sua perché il marito era molto geloso e non le avrebbe dato pace per tutto l’anno. Il falso prete le promise il segreto.
Terminata la confessione, presa la penitenza, la donna andò ad ascoltare la messa, mentre il geloso si spogliò dei panni del prete e se ne tornò a casa , pensando al modo di scoprire la moglie e il religioso insieme e far loro un brutto scherzo.
La donna si accorse dal viso del marito di avergli rovinato la festa.
Il geloso decise che la notte seguente avrebbe aspettato l’arrivo del prete davanti all’uscio di casa.
Disse alla moglie che quella sera sarebbe andato a cenare e a dormire fuori, perciò le ordinò di chiudere a chiave tutte le porte di casa e di andarsene a dormire.
Appena le fu possibile, la donna andò alla buca, fece il segnale a Filippo, che si avvicinò subito ,gli disse quello che aveva fatto la mattina e quello che il marito, dopo pranzo ,le aveva detto. Aggiunse che, sicuramente, il marito si sarebbe messo a guardia della porta, per cui il giovane poteva andare da lei la notte attraverso il tetto, per stare un po’ insieme. Il giovane, ben contento, assentì.
Venuta la notte il geloso si nascose nella camera a pianterreno.
La donna chiuse a chiave tutte le porte e soprattutto quella a metà scala, in modo che il marito non potesse più salire. Quando giunse il giovane, se ne andò con lui a letto, dandosi piacere l’un l’altro per molto tempo. Venuto il giorno l’amante se ne tornò a casa sua.
Il geloso, triste e digiuno, morto di freddo, stette quasi tutta la notte, con le armi al lato, vicino all’uscio ad aspettare che il prete venisse. Avvicinatosi il giorno, non potendo più resistere, si addormentò nella camera a pianterreno. Verso le nove si svegliò, la porta di casa era già aperta ed egli, fingendo di venire da fuori, salì in casa e mangiò.
Poco dopo mandò alla moglie un ragazzino, come se fosse stato il chierichetto del prete che l’aveva confessata, a chiedere se il prete amante fosse andato da lei quella notte.
La donna, che conosceva bene il ragazzo, rispose che quella notte il prete non era andato da lei, e che, continuando così, forse se ne sarebbe dimenticato, anche se lei se ne doleva.
Il geloso stette molte notti davanti all’uscio di casa in attesa di veder giungere il prete, mentre la donna si dava da fare con il suo amante.
Alla fine domandò alla moglie che cosa ella aveva detto al confessore la mattina che si era confessata.
La donna rifiutò di rispondergli.
Allora il geloso inveì contro di lei e la minacciò, rivelandole che egli sapeva ciò che aveva detto al confessore e cioè che era innamorata di un prete e tutte le notti si incontrava con lui.
La donna negò e , alle insistenze del marito, rispose che avrebbe potuto sapere ciò che ella aveva detto in confessione solo se fosse stato presente.
Dopo molte discussioni la donna  cominciò a sorridere e rivelò al marito, chiamandolo sciocco, montone con le corna, bestia, gelosone, che ella l’aveva subito riconosciuto, durante la confessione. Perciò, per punirlo di aver tentato di carpire con l’inganno i suoi segreti, aveva detto di amare un prete. Ed aveva detto il vero, perché non era forse egli ,in quel momento, un prete? Aveva detto che nessuna porta della sua casa gli si poteva tenere chiusa mentre giaceva con lei, ed era vero, perché le porte della casa erano tutte aperte a lui che era il padrone, quando voleva andare da lei; aveva detto che il prete giaceva ogni notte con lei e non era forse vero che il marito giaceva ogni notte con lei?. Solo uno stupido come lui, accecato dalla gelosia, non avrebbe capito tutto. E se era stato in casa la notte a far da guardia alla porta, facendo credere di essere fuori a cena e a dormire.
Era giunto, ormai, il momento di ravvedersi e di ritornare uomo, com’era prima, evitando che gli altri lo schernissero. Doveva smetterla di sorvegliarla come faceva perché, lo giurava su Dio, se avesse voluto mettergli le corna, ci sarebbe riuscita senza che se ne accorgesse, anche se avesse avuto cento occhi, non solo due.
Il geloso, che pensava di aver astutamente scoperto il segreto della moglie, rimase scornato.
Senza rispondere altro, la ritenne buona e saggia e si liberò della sua gelosia.
L’astuta donna, avendo quasi avuto il permesso di fare quello che voleva, non più per il tetto, ma per l’uscio, con discrezione, fece entrare spesso il suo amante, operando con lui ,e si diede a lieta vita.




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