giovedì 8 gennaio 2015

SETTIMA GIORNATA - NOVELLA N.2


SETTIMA GIORNATA - NOVELLA N.2

Peronella, poiché il marito è tornato a casa, mette l’amante in una botte, che il marito ha venduta; ella dice che ha venduto la botte ad uno che è dentro di essa per controllare se è intera. Costui, saltatone fuori, la fa pulire dal marito e poi se la porta a casa sua.

La novella di Emilia fu ascoltata da tutti con grandi risate.
Quando fu terminata, il re comandò a Filostrato di continuare.
E il giovane incominciò col dire che erano tanti gli inganni che gli uomini e soprattutto i mariti facevano alle donne, che, quando capitava che una donna ingannava il marito, non solo dovevano essere contente di udirlo da qualcuno, ma esse stesse dovevano dirlo dappertutto, affinché gli uomini sapessero ciò che già sapevano e anche le donne sapevano. Indubbiamente gli uomini, sapendo che anche le donne potevano ingannarli, sarebbero potuti diventare più cauti.
Dunque, egli voleva raccontare cosa fece al marito una giovinetta di umile condizione, con grande rapidità, per salvarsi.
Viveva a Napoli un pover’uomo, che aveva sposato una bella e gentile giovinetta, chiamata Peronella.
Egli era muratore ed ella filava, guadagnando molto poco, vivevano come meglio potevano.
Un giorno un giovane perditempo vide Peronella e si innamorò di lei; tanto la corteggiò che ella cedette.
Per poter stare insieme si accordarono che, quando il marito al mattino presto fosse uscito per andare a lavorare o a cercar lavoro, il giovane, dopo averlo visto uscire, si recasse a casa della donna, in contrada Avorio, molto solitaria. E così fecero per molte volte.
Un giorno il buon uomo era uscito e Giannello Scrignario, così si chiamava il giovane, era entrato in casa e si intratteneva con Peronella.
Imprevedibilmente il marito, che di solito rimaneva fuori tutto il giorno, ritornò a casa e, trovata la porta chiusa, bussò ripetutamente. Dopo aver bussato, si rallegrò tra sé e sé, perché ,benché Dio l’avesse fatto povero, gli aveva dato una moglie tanto onesta che, quando egli usciva, si chiudeva in casa per impedire che potesse entrare qualcuno per darle noia.
Peronella, riconosciuto il marito che bussava, morta di paura, temendo che l’uomo avesse scoperto la tresca, chiese a Giannello di entrare in una botte che era lì.
Il giovane entrò nella botte, mentre la donna andò ad aprire.
Peronella, aperta la porta, accolse in malo modo il marito, rimproverandolo perché era ritornato troppo presto a casa e non aveva voglia di lavorare. Si chiedeva come avrebbero fatto a vivere se non lavorava, si sarebbe forse dovuta impegnare i vestiti e avrebbe dovuto filare tutta la notte. Così poteva avere almeno tanto olio per far ardere la lucerna, mentre il marito se ne tornava a casa con le mani penzolanti, invece di stare a lavorare.
Così detto ,cominciò a piangere e a ripetere che era proprio una sventurata. Infatti le altre donne si davano alla pazza gioia con gli amanti e non ce n’era nessuna che non ne avesse almeno due o anche tre.
Ella ,invece, misera, non era adatta a quelle cose, non si prendeva amanti, anche se aveva avuto molte proposte, con ricche offerte di denari e di gioielli. Non era figlia di una donna di tal genere, ma il marito non sapeva apprezzarla e se ne tornava a casa, quando doveva essere a lavorare.
Il marito le rispose che non si doveva preoccupare, perché era andato a lavorare, ma non sapeva che era il giorno di santo Galeone e non si lavorava, perciò era tornato a casa a quell’ora. Ma aveva trovato il modo di avere il pane per più di un mese. Infatti aveva venduto all’amico che era con lui la botte che ingombrava tutta  la casa, al prezzo di cinque monete.
Allora Peronella rispose che anche quel fatto l’addolorava perché, mentre il marito, dopo aver girato tutt’intorno, aveva venduto la botte per cinque monete, ella ,che non usciva mai dalla porta, vedendo l’impiccio che la botte dava in casa, l’aveva venduta, per sette monete ad un buon uomo.
Mentre il marito ritornava, l’uomo vi era entrato dentro per vedere se era tutta intera.
Quando il marito udì come erano andate le cose, ben lieto licenziò l’uomo che era  con lui, che se ne andò, augurandogli una buona sorte.
Peronella chiamò vicino a sé il marito e lo incaricò, visto che era lì, di concludere le trattative.
Giannello che stava con le orecchie tese per capire che cosa doveva fare, udite le parole della donna, rapidamente uscì dalla botte e, come se non si fosse accorto del ritorno del marito, la chiamò.
Si presentò, allora, il marito che lo invitò a trattare con lui l’acquisto.
Giannello disse che la botte gli pareva solida, ma sembrava che ci avessero tenuto dentro della vinaccia, che si era indurita.
Peronella prontamente rispose che l’affare non sarebbe andato a vuoto perché il marito l’avrebbe pulita tutta per bene. L’uomo fu d’accordo e, presi i suoi ferri, toltosi il camicione, acceso un lume e preso un raschietto, entrato nella botte, cominciò a raschiare.
Peronella per vedere ciò che faceva mise il capo nella bocca della botte, che non era molto grande e, poggiando la spalla sul braccio della botte, diceva al marito dove raschiare per pulirla al meglio.
Mentre stava così e guidava il marito, Giannello, che quella mattina non aveva soddisfatto i suoi desideri, per l’arrivo dell’uomo, si diede da fare come meglio poteva. Si avvicinò a lei che teneva la testa infilata nella bocca della botte e, come i cavalli sfrenati e caldi d’amore assalivano le cavalle della Partia, assalì la donna e soddisfece il suo desiderio giovanile. L’orgasmo raggiunse il culmine proprio quando la botte fu pulita completamente. Peronella tirò fuori la testa dalla botte e il marito ne uscì .
La donna, rivolta a Giannello, gli disse di controllare con il lume se la botte era pulita a suo gusto.
Il giovane, guardandovi dentro, disse che stava bene ed era contento; gli dette le sette monete e si fece portare a casa la botte.

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