SETTIMA GIORNATA - NOVELLA N.2
Peronella, poiché il marito è
tornato a casa, mette l’amante in una botte, che il marito ha venduta; ella
dice che ha venduto la botte ad uno che è dentro di essa per controllare se è
intera. Costui, saltatone fuori, la fa pulire dal marito e poi se la porta a
casa sua.
La novella di Emilia fu ascoltata
da tutti con grandi risate.
Quando fu terminata, il re comandò
a Filostrato di continuare.
E il giovane incominciò col dire
che erano tanti gli inganni che gli uomini e soprattutto i mariti facevano alle
donne, che, quando capitava che una donna ingannava il marito, non solo
dovevano essere contente di udirlo da qualcuno, ma esse stesse dovevano dirlo
dappertutto, affinché gli uomini sapessero ciò che già sapevano e anche le
donne sapevano. Indubbiamente gli uomini, sapendo che anche le donne potevano
ingannarli, sarebbero potuti diventare più cauti.
Dunque, egli voleva raccontare cosa
fece al marito una giovinetta di umile condizione, con grande rapidità, per
salvarsi.
Viveva a Napoli un pover’uomo, che
aveva sposato una bella e gentile giovinetta, chiamata Peronella.
Egli era muratore ed ella filava,
guadagnando molto poco, vivevano come meglio potevano.
Un giorno un giovane perditempo
vide Peronella e si innamorò di lei; tanto la corteggiò che ella cedette.
Per poter stare insieme si
accordarono che, quando il marito al mattino presto fosse uscito per andare a
lavorare o a cercar lavoro, il giovane, dopo averlo visto uscire, si recasse a
casa della donna, in contrada Avorio, molto solitaria. E così fecero per molte
volte.
Un giorno il buon uomo era uscito e
Giannello Scrignario, così si chiamava il giovane, era entrato in casa e si
intratteneva con Peronella.
Imprevedibilmente il marito, che di
solito rimaneva fuori tutto il giorno, ritornò a casa e, trovata la porta
chiusa, bussò ripetutamente. Dopo aver bussato, si rallegrò tra sé e sé, perché
,benché Dio l’avesse fatto povero, gli aveva dato una moglie tanto onesta che,
quando egli usciva, si chiudeva in casa per impedire che potesse entrare
qualcuno per darle noia.
Peronella, riconosciuto il marito
che bussava, morta di paura, temendo che l’uomo avesse scoperto la tresca,
chiese a Giannello di entrare in una botte che era lì.
Il giovane entrò nella botte,
mentre la donna andò ad aprire.
Peronella, aperta la porta, accolse
in malo modo il marito, rimproverandolo perché era ritornato troppo presto a
casa e non aveva voglia di lavorare. Si chiedeva come avrebbero fatto a vivere
se non lavorava, si sarebbe forse dovuta impegnare i vestiti e avrebbe dovuto
filare tutta la notte. Così poteva avere almeno tanto olio per far ardere la
lucerna, mentre il marito se ne tornava a casa con le mani penzolanti, invece
di stare a lavorare.
Così detto ,cominciò a piangere e a
ripetere che era proprio una sventurata. Infatti le altre donne si davano alla
pazza gioia con gli amanti e non ce n’era nessuna che non ne avesse almeno due
o anche tre.
Ella ,invece, misera, non era
adatta a quelle cose, non si prendeva amanti, anche se aveva avuto molte proposte,
con ricche offerte di denari e di gioielli. Non era figlia di una donna di tal
genere, ma il marito non sapeva apprezzarla e se ne tornava a casa, quando
doveva essere a lavorare.
Il marito le rispose che non si
doveva preoccupare, perché era andato a lavorare, ma non sapeva che era il
giorno di santo Galeone e non si lavorava, perciò era tornato a casa a
quell’ora. Ma aveva trovato il modo di avere il pane per più di un mese.
Infatti aveva venduto all’amico che era con lui la botte che ingombrava tutta la casa, al prezzo di cinque monete.
Allora Peronella rispose che anche
quel fatto l’addolorava perché, mentre il marito, dopo aver girato
tutt’intorno, aveva venduto la botte per cinque monete, ella ,che non usciva
mai dalla porta, vedendo l’impiccio che la botte dava in casa, l’aveva venduta,
per sette monete ad un buon uomo.
Mentre il marito ritornava, l’uomo
vi era entrato dentro per vedere se era tutta intera.
Quando il marito udì come erano
andate le cose, ben lieto licenziò l’uomo che era con lui, che se ne andò, augurandogli una buona sorte.
Peronella chiamò vicino a sé il
marito e lo incaricò, visto che era lì, di concludere le trattative.
Giannello che stava con le orecchie
tese per capire che cosa doveva fare, udite le parole della donna, rapidamente
uscì dalla botte e, come se non si fosse accorto del ritorno del marito, la
chiamò.
Si presentò, allora, il marito che
lo invitò a trattare con lui l’acquisto.
Giannello disse che la botte gli
pareva solida, ma sembrava che ci avessero tenuto dentro della vinaccia, che si
era indurita.
Peronella prontamente rispose che
l’affare non sarebbe andato a vuoto perché il marito l’avrebbe pulita tutta per
bene. L’uomo fu d’accordo e, presi i suoi ferri, toltosi il camicione, acceso
un lume e preso un raschietto, entrato nella botte, cominciò a raschiare.
Peronella per vedere ciò che faceva
mise il capo nella bocca della botte, che non era molto grande e, poggiando la
spalla sul braccio della botte, diceva al marito dove raschiare per pulirla al
meglio.
Mentre stava così e guidava il
marito, Giannello, che quella mattina non aveva soddisfatto i suoi desideri,
per l’arrivo dell’uomo, si diede da fare come meglio poteva. Si avvicinò a lei
che teneva la testa infilata nella bocca della botte e, come i cavalli sfrenati
e caldi d’amore assalivano le cavalle della Partia, assalì la donna e
soddisfece il suo desiderio giovanile. L’orgasmo raggiunse il culmine proprio
quando la botte fu pulita completamente. Peronella tirò fuori la testa dalla
botte e il marito ne uscì .
La donna, rivolta a Giannello, gli
disse di controllare con il lume se la botte era pulita a suo gusto.
Il giovane, guardandovi dentro, disse che stava
bene ed era contento; gli dette le sette monete e si fece portare a casa la
botte.
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