giovedì 29 maggio 2014

QUARTA GIORNATA – NOVELLA N.4

Gerbino, contro la parola data da re Guglielmo, suo nonno, assalta una nave del re di Tunisi, per prendere una sua figlia; ella viene uccisa da coloro che erano sulla nave e Gerbino uccide loro, poi a lui viene tagliata la testa.

La Lauretta, terminata la sua novella, tacque, mentre tutti commentavano.
Il re, alzato il viso, fece segno ad Elissa di continuare. Ed ella incominciò il suo racconto considerando che molti credevano che Amore colpisse solo attraverso gli occhi. Invece era possibile innamorarsi per fama, senza essersi mai visti.
Così era appunto successo nella novella che avrebbe raccontato. I protagonisti di essa si erano innamorati per fama ,senza conoscersi, e il loro amore li aveva condotti entrambi ad una misera morte.
Guglielmo II, re di Sicilia, ebbe due figli: un maschio, chiamato Ruggieri e una donna, chiamata Costanza.
Ruggieri, morendo prima del padre, lasciò un figlio di nome Gerbino, il quale, allevato con attenzione dal nonno, divenne un giovane bellissimo, famoso per il suo valore e la cortesia.
La sua fama superò i confini della Sicilia e giunse in Tunisia, che ,a quel tempo, era tributaria del re di Sicilia.
La figlia del re di Tunisi, che era una delle più belle creature del tempo, udendo raccontare da uomini valorosi le imprese compiute da Gerbino, immaginando come doveva essere, si innamorò appassionatamente di lui.
D’altra parte era giunta in Sicilia la fama della bellezza e del valore della figlia del re di Tunisi e aveva toccato gli orecchi di Gerbino, che , dal canto suo, a sua volta se ne era innamorato.
Dunque ,attendendo dal nonno il permesso di recarsi a Tunisi per vederla, affidò ad un amico, che si recava colà, l’incarico di rivelarle l’amore che aveva per lei.
La fanciulla ricevette l’ambasciatore e l’ambasciata con viso lieto e gli rispose che ella ardeva di pari per Gerbino, al quale mandò un gioiello a lei molto caro ,come testimonianza del suo amore.
Tramite l’amico i due giovani si scambiarono, in seguito, molti doni e molte lettere prendendo accordi su come incontrarsi.
Mentre così andavano le cose, ardendo da una parte la giovane, dall’altra il Gerbino, il re di Tunisi promise in sposa la figlia al re di Granata.
Ella, addolorata, meditava di fuggire per andare da Gerbino. Ugualmente il giovane, avendo saputo della promessa, pensava al modo di sottrarla al marito, se fosse stata imbarcata per raggiungere Tunisi.
Il re di Tunisi, venuto a conoscenza dell’amore del Gerbino, del suo valore e delle sue intenzioni, preoccupato, informò re Guglielmo del viaggio che la figlia doveva compiere e chiese garanzia che né lui, né Gerbino l’avrebbero impedito.
Il vecchio re, non conoscendo l’amore del nipote, non immaginando che per questo era stata chiesta tale garanzia, la concesse senza problemi. Inviò ,inoltre, al re di Tunisi un guanto, come pegno della parola data.
 Immediatamente il re preparò una grandissima e sontuosa nave nel porto di Cartagine, per mandare la figlia a Granata.
La giovane donna inviò a Palermo un servitore per informare l’amato della sua partenza, precisando che in tale circostanza avrebbe valutato il valore di lui.
Gerbino, udendo ciò, pur sapendo della parola data dal nonno al re, spinto dall’amore, andò a Messina.
Colà fece armare due sottili galee e si diresse in Sardegna, dove doveva passare la nave tunisina.
Dopo un certo tempo, poco lontano dal luogo dove si era fermato, giunse la nave.
Gerbino promise ai suoi marinai un ricco bottino, se l’avessero assaltata;  per lui, spinto dall’amore, chiedeva soltanto la donna.
I siciliani, desiderosi di bottino, rapidamente misero i remi in barca e giunsero alla nave.
Il bel Gerbino comandò che i marinai della nave andassero sulle galee, se non volevano combattere.
I saraceni mostrarono ,come lasciapassare, il guanto di re Guglielmo e si rifiutarono di arrendersi.
Frattanto il giovane vide, sopra la poppa della nave, la donna che gli sembrò ancora più bella di come aveva immaginato e si infiammò maggiormente.
Rispose, allora, con ironia che egli non aveva falconi per cui servisse il guanto e che si preparassero a combattere se non volevano dargli la donna.
Iniziò ,dunque, la battaglia.
I saraceni, comprendendo che o dovevano arrendersi o morire, portata la figlia del re sulla prora, chiamato Gerbino, la svenarono davanti ai suoi occhi.
Gettandola in mare ,dissero “Prendila, te la diamo come noi possiamo e come la tua lealtà l’ha meritata”.
Gerbino, infuriato per la loro crudeltà, salito sulla nave ,come un lupo famelico che si getta su un armento di giovenchi, sbranandoli a destra e a manca con i denti e con le unghie, uccise crudelmente molti saraceni.
Poi lasciò la nave incendiata ai suoi marinai per trarne il bottino.
Infine, recuperato dal mare il corpo della bella donna, la pianse con molte lacrime.
Tornato in Sicilia, la fece seppellire con onore ad Ustica, un’isoletta vicino Trapani e se ne tornò a casa con grande tristezza.
Il re di Tunisi, saputa la notizia, mandò i suoi ambasciatori, vestiti a lutto, da re Guglielmo a riferirgli gli eventi.
Re Guglielmo, molto turbato, fece prendere Gerbino e, nonostante le preghiere dei suoi baroni, lo condannò alla decapitazione. In sua presenza gli fece tagliare la testa, preferendo rimanere senza nipote, piuttosto che essere ritenuto un re che non rispettava la parola data.
Così, in pochi giorni, i due amanti, senza aver goduto del proprio amore, morirono di una triste morte.




1 commento:

  1. sarò con te e tu non devi mollare abbiamo un sogno nel cuore napoli torna campione

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