giovedì 22 maggio 2014

QUARTA GIORNATA - NOVELLA N.3

QUARTA GIORNATA – NOVELLA N. 3

Tre giovani amano tre sorelle e con loro fuggono a Creta: la maggiore, per gelosia, uccide l’amante; la seconda, concedendosi al duca di Creta, salva dalla morte la prima. L’amante della seconda sorella, l’uccide e scappa con la prima; viene incolpato il terzo amante con la terza sorella e, presi, confessano; per paura di morire corrompono una guardia con il denaro e fuggono ,poveri, a Rodi, dove muoiono in povertà.


Filostrato, udita la fine della novella di Pampinea, rimase sovrapensiero , poi, le disse che gli era piaciuta la fine della novella, ma la parte precedente aveva fatto troppo ridere.
Rivolto, subito dopo, alla Lauretta la invitò a continuare con un racconto più serio.
La Lauretta, ridendo, promise che avrebbe narrato la storia di tre amanti che finirono male, avendo poco goduto dei loro amori.
Rivolta alle donne, incominciò dicendo che il vizio più grande di tutti era l’ira, che accendeva l’animo degli uomini, ma soprattutto quello delle donne, che erano più mobili e più leggere e, perciò, più inclini a lasciarsi prendere da essa.
Siccome l’ira e il furore erano molto fastidiosi e pericolosi, per evitarli e guardarsi da essi, Lauretta avrebbe raccontato l’amore di tre giovani per tre donne e come, per l’ira di una di esse, la loro felicità si fosse trasformata in infelicità.
La storia era ambientata a Marsiglia, antica e nobile città della Provenza , posta sul mare, ricchissima di uomini facoltosi e di mercanti. Tra questi ce ne era uno chiamato Don Armando Civada, uomo di umilissima origine ma mercante di grande lealtà, straordinariamente ricco di possedimenti e di denaro.
Costui aveva molti figli, tra i quali tre erano femmine ed erano maggiori dei maschi.. Due erano gemelle, avevano quindici anni e si chiamavano Ninetta e Magdalena; la terza aveva quattordici anni e si chiamava Beretta.
Della Ninetta era molto innamorato un gentiluomo, che era povero, di nome Restagnone, anche la giovane lo amava e, di nascosto, essi godevano del loro amore.
Già da tempo facevano l’amore ,quando due giovani compagni, l’uno chiamato Folco e l’altro Ughetto, morti i genitori ed essendo rimasti ricchissimi, si innamorarono l’uno della Magdalena e l’altro della Beretta.
Restagnone, informato da Ninetta, pensò di poter alleviare un po’ i suoi bisogni, grazie all’amore dei due.
Divenuto amico dei giovani, andava insieme a loro a vedere le tre donne.
Quando gli sembrò di essere diventato molto amico , li invitò a casa sua e propose loro, per il grandissimo amore che portavano alle tre donne, di unire tutte le ricchezze che Folco e Ughetto avevano, di dividerle per tre, facendo di lui il terzo possessore. Avendo diviso per tre le ricchezze, dovevano decidere in quale parte del mondo andare per vivere una vita felice con le tre sorelle. Assicurò che esse, con gran parte delle ricchezze del padre, sarebbero andate volentieri con loro; nel luogo prescelto, ciascuno con la sua donna, come tre fratelli, avrebbero vissuto come i più felici degli uomini. Aggiunse che dovevano decidere rapidamente.
I due giovani, udendo che le donne li avrebbero seguiti, si dichiararono pronti ad accettare la proposta.
Restagnone, dopo pochi giorni, si incontrò con la Ninetta e le spiegò il suo progetto.
Ella rispose che la cosa le piaceva e le sue sorelle, che facevano tutto quello che lei voleva, avrebbero sicuramente accettato.; gli diede istruzioni precise su ciò che doveva fare.
L’uomo, tornato dai due amici, assicurò che le donne stavano preparando la cosa.
Avendo deciso di andare a Creta, venduti alcuni possedimenti, dicendo che volevano commerciare, vendute tutte le cose loro per procurarsi denari, comprarono una nave veloce e leggera, la armarono e aspettarono il giorno della partenza.
Anche le donne, accese dalle dolci parole di Ninetta, attendevano con ansia di partire.
Venuta la notte in cui dovevano imbarcarsi, le tre sorelle, aperto un cassone del padre, presero da esso una grandissima quantità di denari e di gioielli e, con essi, uscite di casa di nascosto, raggiunsero i tre amanti che le aspettavano.
Senza indugio salirono sulla nave e partirono.
Remando vigorosamente, senza mai fermarsi, la sera seguente giunsero a Genova, dove gli amanti festeggiarono allegramente. Rinfrescatisi , andarono via e, di porto in porto, prima di otto giorni, senza alcun impedimento, giunsero a Creta.
Nell’isola vicino a Candia comprarono grandi e bei possedimenti, in cui costruirono bellissime abitazioni
dove, con molti servitori, cani, uccelli e cavalli, tra feste e banchetti, con le loro donne, come gran signori, cominciarono felicemente a vivere.
Come spesso succedeva, anche le cose che piacevano molto, se se ne  aveva in grande abbondanza, stancavano e non piacevano più.
Restagnone che aveva, nelle difficoltà, molto amato Ninetta, potendola avere senza difficoltà, cominciò a non amarla più.
Avendo conosciuto ad una festa una giovane bella e gentile del paese, cominciò a corteggiarla e a fare per lei molte feste. Ninetta si accorse di ciò e provò una gelosia così grande che egli non si poteva muovere senza che la donna non lo sapesse e se ne crucciasse.
Ma come l’abbondanza delle cose provocava fastidio, così il rifiuto delle stesse aumentava il desiderio, nello stesso modo i lamenti di Ninetta accrescevano il nuovo amore di Restagnone.
Ben presto Ninetta, chiunque fosse stato a riferirglielo, fu sicura che Restagnone amava un’altra donna.
Per questo fu presa da una grandissima ira e da un gran furore, trasformatosi l’amore in violento odio.
Decise, dunque, di uccidere Restagnone per vendicare l’offesa ricevuta.
Fatta venire una vecchia greca molto abile nel preparare veleni, le fece preparare un’acqua avvelenata, promettendole ricchi doni.
Una sera, senza più contatti con la vecchia, fece bere l’intruglio a Restagnone, che non sospettava nulla.
La potenza del veleno fu tale che prima dell’alba l’uccise.
Le sorelle ,insieme a Folco e ad Ughetto, piansero con lei e seppellirono onorevolmente l’uomo, non sapendo che era stato avvelenato.
Dopo alcuni giorni, per un altro misfatto, fu catturata la vecchia che aveva preparato il veleno, la quale, sotto tortura, confessò come erano andate le cose.
Il duca di Creta, senza dir nulla, di nascosto, fece catturare Ninetta, che senza alcun martirio, raccontò come era morto Restaglione.
Folco e Ughetto, informati dal duca, riferirono alle loro donne perché Ninetta era stata catturata.
Esse se ne rattristarono molto e cercarono in tutti i modi di evitare il rogo alla donna.
La Magdalena, che era giovane e bella, era stata molto desiderata dal duca di Creta, ma l’aveva sempre rifiutato. Pensando di poter salvare dal rogo la sorella, mandò un ambasciatore fidato e si offrì a lui a due condizioni: una che dovesse riavere la sorella sana e libera, l’altra che la cosa dovesse rimanere segreta.
Dopo aver lungamente pensato ,il duca si accordò in tal senso.
Fatti trattenere dalla Polizia Folco e Ughetto per una notte, come se volesse informarli del fatto, si incontrò segretamente con Magdalena.
Fece portare  Ninetta, chiusa in un sacco, come se volesse farla gettare nel fiume, legata con delle grosse pietre, per farla annegare, e gliela donò , come prezzo per quella notte.
La mattina dopo, nell’allontanarsi, la pregò che quella notte non fosse l’ultima e che mandasse via Ninetta, colpevole, perché egli non fosse biasimato e non dovesse nuovamente infierire contro di lei.
Frattanto Folco e Ughetto furono informati che Ninetta era stata affogata e furono liberati.
Giunsero a casa e consolarono le due sorelle per la morte della primogenita.
Pure Folco si accorse che Ninetta era viva, sospettando su come erano andate le cose, costrinse Magdalena a confessargli tutta la verità. Vinto dal dolore e dall’ira, Folco, tirata fuori la spada, uccise Magdalena che implorava pietà. Poi, temendo l’ira del duca, lasciata la donna morta nella camera, andò a prendere Ninetta. Sorridendole per darle fiducia, la indusse a partire con lui, portando con sé quei pochi soldi che riuscì a racimolare. Giunti alla marina, montarono sulla barca e partirono e non si seppe mai dove fossero arrivati.
Il giorno seguente Magdalena fu trovata morta. Alcuni che odiavano Ughetto fecero sapere al duca che il giovane aveva ucciso la donna.
Il duca, che amava molto Magdalena, infuriato, corse alla casa e costrinse Ughetto e la sua donna, che non sapevano nulla della fuga  dei due, a confessare che avevano ucciso Magdalena.
Dopo la confessione, con una grande quantità di denaro, che avevano nascosto in caso di bisogno, corruppero i carcerieri e, montati sopra una barca, di notte, se ne fuggirono a Rodi. Colà vissero in miseria non molto a lungo.
A tale sventura per sé e per gli altri portarono il folle amore di Restaglione e l’ira di Ninetta.




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