QUARTA
GIORNATA – NOVELLA N. 3
Tre giovani amano tre sorelle e
con loro fuggono a Creta: la maggiore, per gelosia, uccide l’amante; la
seconda, concedendosi al duca di Creta, salva dalla morte la prima. L’amante
della seconda sorella, l’uccide e scappa con la prima; viene incolpato il terzo
amante con la terza sorella e, presi, confessano; per paura di morire
corrompono una guardia con il denaro e fuggono ,poveri, a Rodi, dove muoiono in
povertà.
Filostrato, udita la fine della
novella di Pampinea, rimase sovrapensiero , poi, le disse che gli era piaciuta
la fine della novella, ma la parte precedente aveva fatto troppo ridere.
Rivolto, subito dopo, alla Lauretta
la invitò a continuare con un racconto più serio.
La Lauretta, ridendo, promise che
avrebbe narrato la storia di tre amanti che finirono male, avendo poco goduto
dei loro amori.
Rivolta alle donne, incominciò
dicendo che il vizio più grande di tutti era l’ira, che accendeva l’animo degli
uomini, ma soprattutto quello delle donne, che erano più mobili e più leggere
e, perciò, più inclini a lasciarsi prendere da essa.
Siccome l’ira e il furore erano
molto fastidiosi e pericolosi, per evitarli e guardarsi da essi, Lauretta
avrebbe raccontato l’amore di tre giovani per tre donne e come, per l’ira di
una di esse, la loro felicità si fosse trasformata in infelicità.
La storia era ambientata a
Marsiglia, antica e nobile città della Provenza , posta sul mare, ricchissima
di uomini facoltosi e di mercanti. Tra questi ce ne era uno chiamato Don
Armando Civada, uomo di umilissima origine ma mercante di grande lealtà,
straordinariamente ricco di possedimenti e di denaro.
Costui aveva molti figli, tra i
quali tre erano femmine ed erano maggiori dei maschi.. Due erano gemelle,
avevano quindici anni e si chiamavano Ninetta e Magdalena; la terza aveva
quattordici anni e si chiamava Beretta.
Della Ninetta era molto innamorato
un gentiluomo, che era povero, di nome Restagnone, anche la giovane lo amava e,
di nascosto, essi godevano del loro amore.
Già da tempo facevano l’amore
,quando due giovani compagni, l’uno chiamato Folco e l’altro Ughetto, morti i
genitori ed essendo rimasti ricchissimi, si innamorarono l’uno della Magdalena
e l’altro della Beretta.
Restagnone, informato da Ninetta,
pensò di poter alleviare un po’ i suoi bisogni, grazie all’amore dei due.
Divenuto amico dei giovani, andava
insieme a loro a vedere le tre donne.
Quando gli sembrò di essere
diventato molto amico , li invitò a casa sua e propose loro, per il grandissimo
amore che portavano alle tre donne, di unire tutte le ricchezze che Folco e
Ughetto avevano, di dividerle per tre, facendo di lui il terzo possessore.
Avendo diviso per tre le ricchezze, dovevano decidere in quale parte del mondo
andare per vivere una vita felice con le tre sorelle. Assicurò che esse, con
gran parte delle ricchezze del padre, sarebbero andate volentieri con loro; nel
luogo prescelto, ciascuno con la sua donna, come tre fratelli, avrebbero
vissuto come i più felici degli uomini. Aggiunse che dovevano decidere rapidamente.
I due giovani, udendo che le donne
li avrebbero seguiti, si dichiararono pronti ad accettare la proposta.
Restagnone, dopo pochi giorni, si
incontrò con la Ninetta e le spiegò il suo progetto.
Ella rispose che la cosa le piaceva
e le sue sorelle, che facevano tutto quello che lei voleva, avrebbero
sicuramente accettato.; gli diede istruzioni precise su ciò che doveva fare.
L’uomo, tornato dai due amici,
assicurò che le donne stavano preparando la cosa.
Avendo deciso di andare a Creta,
venduti alcuni possedimenti, dicendo che volevano commerciare, vendute tutte le
cose loro per procurarsi denari, comprarono una nave veloce e leggera, la
armarono e aspettarono il giorno della partenza.
Anche le donne, accese dalle dolci
parole di Ninetta, attendevano con ansia di partire.
Venuta la notte in cui dovevano
imbarcarsi, le tre sorelle, aperto un cassone del padre, presero da esso una
grandissima quantità di denari e di gioielli e, con essi, uscite di casa di
nascosto, raggiunsero i tre amanti che le aspettavano.
Senza indugio salirono sulla nave e
partirono.
Remando vigorosamente, senza mai
fermarsi, la sera seguente giunsero a Genova, dove gli amanti festeggiarono
allegramente. Rinfrescatisi , andarono via e, di porto in porto, prima di otto
giorni, senza alcun impedimento, giunsero a Creta.
Nell’isola vicino a Candia
comprarono grandi e bei possedimenti, in cui costruirono bellissime abitazioni
dove, con molti servitori, cani,
uccelli e cavalli, tra feste e banchetti, con le loro donne, come gran signori,
cominciarono felicemente a vivere.
Come spesso succedeva, anche le
cose che piacevano molto, se se ne aveva
in grande abbondanza, stancavano e non piacevano più.
Restagnone che aveva, nelle
difficoltà, molto amato Ninetta, potendola avere senza difficoltà, cominciò a
non amarla più.
Avendo conosciuto ad una festa una
giovane bella e gentile del paese, cominciò a corteggiarla e a fare per lei
molte feste. Ninetta si accorse di ciò e provò una gelosia così grande che egli
non si poteva muovere senza che la donna non lo sapesse e se ne crucciasse.
Ma come l’abbondanza delle cose
provocava fastidio, così il rifiuto delle stesse aumentava il desiderio, nello
stesso modo i lamenti di Ninetta accrescevano il nuovo amore di Restagnone.
Ben presto Ninetta, chiunque fosse
stato a riferirglielo, fu sicura che Restagnone amava un’altra donna.
Per questo fu presa da una
grandissima ira e da un gran furore, trasformatosi l’amore in violento odio.
Decise, dunque, di uccidere
Restagnone per vendicare l’offesa ricevuta.
Fatta venire una vecchia greca
molto abile nel preparare veleni, le fece preparare un’acqua avvelenata,
promettendole ricchi doni.
Una sera, senza più contatti con la
vecchia, fece bere l’intruglio a Restagnone, che non sospettava nulla.
La potenza del veleno fu tale che
prima dell’alba l’uccise.
Le sorelle ,insieme a Folco e ad
Ughetto, piansero con lei e seppellirono onorevolmente l’uomo, non sapendo che
era stato avvelenato.
Dopo alcuni giorni, per un altro
misfatto, fu catturata la vecchia che aveva preparato il veleno, la quale,
sotto tortura, confessò come erano andate le cose.
Il duca di Creta, senza dir nulla,
di nascosto, fece catturare Ninetta, che senza alcun martirio, raccontò come
era morto Restaglione.
Folco e Ughetto, informati dal
duca, riferirono alle loro donne perché Ninetta era stata catturata.
Esse se ne rattristarono molto e
cercarono in tutti i modi di evitare il rogo alla donna.
La Magdalena, che era giovane e
bella, era stata molto desiderata dal duca di Creta, ma l’aveva sempre
rifiutato. Pensando di poter salvare dal rogo la sorella, mandò un ambasciatore
fidato e si offrì a lui a due condizioni: una che dovesse riavere la sorella
sana e libera, l’altra che la cosa dovesse rimanere segreta.
Dopo aver lungamente pensato ,il
duca si accordò in tal senso.
Fatti trattenere dalla Polizia
Folco e Ughetto per una notte, come se volesse informarli del fatto, si
incontrò segretamente con Magdalena.
Fece portare Ninetta, chiusa in un sacco, come se volesse
farla gettare nel fiume, legata con delle grosse pietre, per farla annegare, e
gliela donò , come prezzo per quella notte.
La mattina dopo, nell’allontanarsi,
la pregò che quella notte non fosse l’ultima e che mandasse via Ninetta,
colpevole, perché egli non fosse biasimato e non dovesse nuovamente infierire
contro di lei.
Frattanto Folco e Ughetto furono
informati che Ninetta era stata affogata e furono liberati.
Giunsero a casa e consolarono le
due sorelle per la morte della primogenita.
Pure Folco si accorse che Ninetta
era viva, sospettando su come erano andate le cose, costrinse Magdalena a
confessargli tutta la verità. Vinto dal dolore e dall’ira, Folco, tirata fuori
la spada, uccise Magdalena che implorava pietà. Poi, temendo l’ira del duca,
lasciata la donna morta nella camera, andò a prendere Ninetta. Sorridendole per
darle fiducia, la indusse a partire con lui, portando con sé quei pochi soldi
che riuscì a racimolare. Giunti alla marina, montarono sulla barca e partirono
e non si seppe mai dove fossero arrivati.
Il giorno seguente Magdalena fu
trovata morta. Alcuni che odiavano Ughetto fecero sapere al duca che il giovane
aveva ucciso la donna.
Il duca, che amava molto Magdalena,
infuriato, corse alla casa e costrinse Ughetto e la sua donna, che non sapevano
nulla della fuga dei due, a confessare
che avevano ucciso Magdalena.
Dopo la confessione, con una grande
quantità di denaro, che avevano nascosto in caso di bisogno, corruppero i
carcerieri e, montati sopra una barca, di notte, se ne fuggirono a Rodi. Colà
vissero in miseria non molto a lungo.
A tale sventura per sé e per gli
altri portarono il folle amore di Restaglione e l’ira di Ninetta.
Bello. Complimenti
RispondiEliminaPene duro
RispondiEliminaRmmgykjdyt
RispondiEliminaAngelica salafia skrt
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