TERZA
GIORNATA – CONCLUSIONE
Dopo che Dioneo ebbe finito la sua
novella, seguita da molte risate, La regina (Neifile) si tolse la corona dal
capo e la pose, allegramente, sulla testa di Filostrato, aggiungendo che
bisognava vedere se il lupo guidava meglio le pecore di come le pecore avevano
guidato i lupi.
Ridendo il giovane rispose che, se
gli si fosse dato ascolto, i lupi avrebbero insegnato alle pecore a mettere il
Diavolo in Inferno non peggio di come aveva fatto Rustico con Alibech, ma i
giovani non erano lupi e le donne, lì presenti, non erano pecore.
Neifile e Filostrato continuarono
per un po’ a scambiarsi battute frizzanti.
Poi, il giovane, tralasciando il
motteggiare, chiamò il maggiordomo per sapere come stavano le cose.
Quindi, rivolto alle donne, precisò
che le novelle della quarta giornata avrebbero trattato “di coloro i cui amori
ebbero infelice fine”. La scelta di quella materia era dovuta al fatto che
Filostrato era sempre stato soggetto all’Amore, ma i suoi amori erano sempre
finiti male, e cosi temeva che sarebbe
andata fino alla morte, come, appunto, diceva il suo nome “Filostrato”, cioè
prostrato (abbattuto dall’amore).
Alzatosi in piedi, licenziò tutti
fino all’ora di cena.
Il giardino era bello, il sole era
tiepido e molti si misero ad inseguire i caprioli.
Dioneo e la Fiammetta cantavano,
Filomena e Panfilo giocavano a scacchi; chi faceva una cosa ,chi un’altra,
finché non venne l’ora di cena. Messe le tavole intorno alla fontana, tutti
cenarono con gran piacere.
Filostrato, come già avevano fatto
le regine che lo avevano preceduto, comandò a Lauretta di danzare e di cantare
una canzone. E Lauretta cominciò a cantare una canzone triste e patetica che
bene si adattava alla malinconia della sera e al motivo dominante della quarta
giornata, in cui si sarebbe trattato degli amori che ebbero infelice fine.
La ballata era il lamento di una
fanciulla malinconica che ,rimasta vedova, sposò in seconde nozze un giovane
geloso che la teneva prigioniera di uno solo, lei che era venuta al mondo per
la gioia di molti. La donna si pentiva del matrimonio e rimpiangeva il suo
primo amante, che non poteva dimenticare.
La canzone di Lauretta fu
interpretata diversamente dai presenti. Alcuni, alla milanese ,con senso
pratico, ritennero che era meglio un buon porco che una bella ragazza, altri
intesero con maggiore intelligenza.
Terminata la canzone, Filostrato
fece portare molte grosse candele per illuminare la notte. I canti continuarono
fin dopo la mezzanotte, poi, su comando del re, ciascuno ritornò nella sua
stanza.
Nessun commento:
Posta un commento