SECONDA GIORNATA – NOVELLA N.6
Madama Beritola, trovata con due
caprioli su un’isola, avendo perso due figli, se ne va in Lunigiana. Uno dei
figli si unisce con la figlia del suo signore ed è messo in prigione. Quando la
Sicilia si ribella a re Carlo, la madre ritrova il figlio, che sposa la figlia del suo signore, e
ritrova anche il fratello e tutti ritornano in ricchezza.
Dopo che Fiammetta aveva raccontata la divertente storia di
Andreuccio, Emilia, ricevuto l’ordine dalla regina, incominciò col considerare
che era sempre gradevole, sia per coloro che vivevano nella felicità che per
gli sventurati, ascoltare i vari movimenti della fortuna, perchè rendeva i
primi più attenti e consolava i secondi.
Proseguì dicendo che dopo la morte di Federico II
,imperatore del regno delle due Sicilie, che comprendeva tutta l’Italia
meridionale, fu incoronato Manfredi. Egli stimò grandemente un nobile
napoletano chiamato Arrighetto Capece, che aveva sposato una nobildonna,
anch’essa napoletana, di nome Beritola Caracciolo, molto bella e gentile.
Arrighetto, che era governatore della Sicilia, informato
dello sbarco di re Carlo d’Angio a Benevento, dello spostarsi del re , dopo la
vittoria e l’uccisione di Manfredi, verso la Sicilia, fu catturato dai francesi
mentre si preparava a fuggire.
La moglie ,non
sapendo che fine aveva fatto, lasciata ogni cosa, insieme col figlio, Giuffredi
, povera e gravida, fuggì a Lipari, su una barchetta. Lì partorì un altro
figlio maschio, che chiamò lo Scacciato, e, insieme con i figli e una balia, si
imbarcò per ritornare a Napoli, dai suoi parenti.
Ma le cose andarono diversamente. Il vento spinse la barca
all’isola di Ponza, in una piccola insenatura.
Mentre la nobildonna ,sbarcata, si era appartata in un luogo solitario a
piangere la sua sventura, nel porticciolo giunse una galea di corsari che
catturò i figli e la balia.
Quando la donna ritornò sulla spiaggia per rivedere i figli,
non trovò nessuno, guardando verso il mare vide la galea che si allontanava,
portandosi dietro la barchetta e capì che aveva perduto anche i figli, oltre al
marito
Per il dolore della perdita, svenne sulla spiaggia.
Quando riprese le forze , a lungo andò in giro, cercando i
figli e invocando il loro nome.
Venuta la notte, spaventata, si allontanò dalla spiaggia e
si rifugiò nella caverna dove, di solito, andava a piangere. Passata la notte,
a mattinata inoltrata, poiché il giorno prima non aveva mangiato, si mise a
raccogliere un po’ di erbe da mangiare.
Dopo mangiato, mentre piangeva, vide una capriola entrare in
una caverna e dopo poco uscirne.
Incuriosita entrò e vide due caprioli, appena nati, che le
sembrarono la cosa più bella e più dolce del mondo, e, non essendosi ancora
asciugato il latte dal seno, per il suo parto recente, pose i caprioli al
petto.
Gli animaletti succhiarono come se avessero succhiato dalla
madre.
La gentildonna, avendo trovato la compagnia della capriola e
dei suoi figlioletti, nutrendosi di erbe e bevendo l’acqua, pur ricordando con
sofferenza i figli, il marito e la vita di prima, si era rassegnata a vivere e
a morire in quel luogo, come un animale selvatico.
Un bel giorno, giunse colà una navicella pisana, su cui era
un signore chiamato Corrado dei marchesi Malaspina, con sua moglie. Essi, dopo
essere andati in pellegrinaggio nei luoghi sacri del regno di Puglia, se ne
tornavano a casa.
Mentre i pisani esploravano l’isola, i cani di Corrado
cominciarono ad inseguire i due caprioli che pascolavano, i quali ,fuggendo, si
rifugiarono nella caverna dove si trovava Beritola. La donna, afferrato un
bastone, cercò di scacciare i cani, frattanto giunsero Corrado e la moglie,
che, vedendola così magra, bruna e pelosa, molto si meravigliarono.
La donna raccontò loro tutte le sue sventure.
Corrado ,che conosceva molto bene Arrighetto Capece, ne ebbe
pietà e si offerse di portarla a casa sua dove l’avrebbe trattata come una
sorella. Sua moglie l’assistette con grande cura, la fece vestire con i suoi
abiti, le diede da mangiare ed ,infine, dopo molte insistenze, la convinse ad
andare con loro in Lunigiana , con i due caprioli e mamma capriola.
Venuto il buon tempo, partirono tutti, giunsero alla foce
della Magra, dove sbarcarono e proseguirono per raggiungere i castelli dei
Malaspina, nella Lunigiana.
Qui madama Beritola, cui fu dato il soprannome di
“Capriola”, rimase come damigella della donna di Corrado., tenendo con sé gli
animali .
Frattanto i corsari che avevano catturato i figli di
Beritola, sbarcati a Genova, divisero tra loro la preda.
A Guasparino Doria toccò la balia con i due figli della
dama, che egli tenne nella sua casa come servi.
La nutrice, dopo aver molto pianto per la perdita della
padrona, da donna saggia e prudente, preferì dire che i bambini erano figli
suoi, non rivelandone l’origine, per proteggerli dai pericoli , sperando che,
mutata la fortuna, potessero ritornare nelle condizioni di prima..
Chiamò il primo non
Giuffredi ma Giannotto di Procida, spiegandogli che era pericoloso se
l’avessero riconosciuto. Rimasero così, mal vestiti e mal calzati, al servizio
dei Malaspina per circa due anni.
A sedici anni Giannotto, molto più coraggioso di quanto
conveniva ad un servo, lasciò il servizio di Guasparino e si imbarcò sulle
galee che andavano ad Alessandria.
Dopo tre o quattro anni, divenuto un giovane forte e bello,
avendo sentito che suo padre era ancora vivo ed era tenuto prigioniero da re
Carlo, girovagando, non sperando più nella fortuna, giunse in Lunigiana.
Colà ,per caso, divenne una
delle guardie di Corrado Malaspina, al cui servizio era sua madre, ma
non si riconobbero, tanto l’età li aveva cambiati.
Frattanto, una delle figlie del signore, di nome Spina,
rimasta vedova, ritornò alla casa paterna.
La donna aveva sedici enni ed era molto bella, come vide
Giannotto se ne innamorò, ricambiata.
I due tennero nascosto il loro amore per alcuni mesi. Ma un
giorno ,passeggiando per un bosco ricco di alberi, lasciata la compagnia, si
appartarono in un luogo pieno d’erba e di fiori e si abbandonarono ai giochi
d’amore. Dopo un lungo spazio di tempo, che ai due sembrò brevissimo, furono
sorpresi dai genitori di lei.
Corrado, adirato, senza parlare, li fece legare e portare al
castello, minacciando di farli morire.
La madre, comprese le intenzioni del marito, lo pregò di non
volere, in vecchiaia, diventare un omicida, macchiandosi del sangue di un
servo, e di trovare un altro modo per fargliela pagare.
Con le sue preghiere riuscì a calmarlo e Corrado decise che
fossero imprigionati in due luoghi diversi, dove, ben sorvegliati, fosse dato
loro poco cibo, in attesa delle sue decisioni.
Era passato un anno da quando Giannotto e la Spina erano
stati imprigionati, senza che Corrado decidesse il loro destino, quando Pietro
III d’Aragona riconquistò la Sicilia, togliendola a Carlo d’Angiò.
La cosa rallegrò moltissimo Corrado che era ghibellino.
La notizia rattristò molto Giangiotto, che, sospirando,
disse al carceriere, che a niente gli serviva che la Sicilia fosse ritornata
agli Aragonesi, sebbene l’avesse desiderato per anni, dato che era in prigione.
Il carceriere, incuriosito, lo interrogò e seppe che il
giovane era figlio di Arrighetto Capece, che si chiamava Giuffredi e non
Giannotto e che era un nobile siciliano.
Il buon uomo, senza sentir più niente, raccontò
,immediatamente, tutto a Corrado che ,a sua volta, domandò a madama
Beritola se aveva avuto da Arrighetto un
figlio di nome Giuffredi.
La donna, piangendo, rispose che di figli ne aveva avuti due
e il maggiore, se era ancora vivo, si chiamava così ed aveva ventidue anni.
Udendo ciò ,Corrado comprese di aver sbagliato e decise di
dare la figlia in moglie al giovane.
Chiamato ,in segreto, Giannotto, convinto da molti indizi
che il giovane era veramente il figlio di Arrighetto Capece, gli disse “
Giannotto, tu sai quale grave offesa mi arrecasti, approfittandoti di mia
figlia, mentre io ti avevo accolto al mio servizio e ti avevo sempre trattato
amichevolmente. Ora che ho saputo che sei figlio di un gentiluomo e di una
gentildonna, voglio porre fine alle tue sofferenze e salvare il tuo onore e il
mio.
Tu sai che la Spina, la quale compromettesti con una
sconvenevole amicizia, è vedova ed ha una buona dote. Purchè tu lo voglia, io
sono disposto a darla a te in moglie, in tal modo tu diventerai per me come un
figlio e vivrai con lei”.
La prigione aveva macerato le carni del giovane, ma non
aveva piegato la generosità del suo animo e l’amore che provava per la donna.
Sebbene desiderasse fortemente ciò che gli veniva proposto,
pure orgogliosamente rispose “ Corrado, né desiderio di potere ,né desiderio di
denaro furono causa di tradimento da parte mia. Amai tua figlia e l’amerò
sempre perché la stimo degna del mio amore e se mi comportai con lei poco
onestamente, commisi quel peccato per l’ardore della giovinezza. Se i vecchi si
ricordassero di essere stati giovani sarebbero più comprensivi. Quello che tu
mi offri l’ho sempre desiderato e se potevo minimamente sperare, te lo avrei
chiesto già da molto tempo. Ora che avevo perso ogni speranza, mi giunge ancora
più gradito. Se non sei convinto non darmi false speranze e fammi ritornare in
prigione. Sappi che qualsiasi cosa farai , amerò sempre la Spina e ti
rispetterò sempre”.
Corrado apprezzò molto quelle parole e stimò e tenne caro
ancora di più il giovane, lo baciò e lo abbraccio. Fece venire la figlia che,
in prigione, era diventata magra, pallida e debole, che quasi non si
riconosceva più, e, alla sua presenza, i giovani si scambiarono la promessa di
matrimonio.
Senza dir nulla per molti giorni, sembrandogli il momento
giusto per far felici le due madri,
chiamò sua moglie e la “ Capriola” e
disse alla donna che voleva farle riavere il suo figlio maggiore, che era il
marito di una delle sue figlie. Poi, rivolto alla moglie, disse che voleva
donarle un genero.
Frattanto giunsero i giovani, elegantemente vestiti, e Corrado comunicò a Giuffredi che gli
avrebbe fatto ritrovare la madre.
L’incontro avvenne con grande festa, riconoscendo nel giovane
i tratti fanciulleschi del figlio, senza parlare, madama Beritola lo abbracciò
e ricadde, quasi morta tra le sue braccia.
Il giovane ,stupito perché l’aveva vista tante volte in
quella casa senza mai riconoscerla, pure conobbe l’odore materno e piangendo,
teneramente, l’abbracciò.
La “Capriola” ,riprese le forze con l’aiuto dei
presenti, riabbracciò il figlio con
molte lacrime e parole dolci. Dopo alcuni giorni dall’annuncio del matrimonio,
Giuffredi chiese al signore di aiutarlo a ritrovare il fratello che era, come
servo, in casa di Guasparino Doria, il quale aveva preso,insieme con la balia,
dai corsari.
Lo pregò, inoltre, di mandare in Sicilia qualcuno che si
informasse delle condizioni del paese e chiedesse se Arrighetto ,suo padre era
vivo o morto e, se era vivo, si adoprasse per farlo ritornare da loro.
La richiesta piacque a Corrado che, immediatamente, si
attivò.
Mandò a Genova, da messer Guasparino, una persona che gli
chiedesse la consegna dello Scacciato e della balia, narrandogli ciò che
Corrado aveva fatto.
Messer Guasparino, per maggiore sicurezza, interrogò la
balia; la donna, che non aveva più paura, avendo saputo che la Sicilia si era
ribellata e che Arrighetto era vivo, raccontò tutta la verità.
Il signore ,confrontando le due storie, trovandole
corrispondenti, da uomo astutissimo qual’era, si vergognò del modo meschino con
cui aveva trattato il giovane , e, per farsi perdonare, poiché aveva una bella
figlioletta di quasi undici anni, gliela diede in moglie con grande dote.
Salito, poi, con la
figlia, il giovane, la balia e l’ambasciatore su una nave ben armata, venne a
Lerici ed andò al castello di Corrado ,dove era pronta una festa grande.
Si può immaginare le gioia di tutti, quando si ritrovarono
insieme.
Perché la felicità fosse completa, Dominedio volle che
giungessero notizie anche di Arrighetto.
Infatti ritornò colui che era stato mandato in Sicilia e
riferì che Arrighetto, tenuto prigioniero da re Carlo, quando era scoppiata la
rivolta, era stato liberato dal popolo, che aveva assaltato le prigioni.
Come nemico di re Carlo, era stato fatto capitano per
inseguire ed uccidere i francesi.
Per l’aiuto dato fu molto apprezzato da Pietro d’Aragona,
che gli restituì i suoi beni e gli onori.
L’ambasciatore aggiunse che era stato ricevuto con grande
riguardo da Arrighetto, felicissimo di ricevere notizie della moglie e del
figlio, di cui non aveva saputo più niente.
Madama Beritola e Giuffredi non smettevano più di
ringraziare Corrado e la moglie.
Poi, rivolti a messer Guasparino, la cui disponibilità
giungeva imprevista, si dissero certissimi che Arrighetto gli sarebbe stato
molto grato per la generosità dimostrata
verso lo Scacciato.
Dopo di ciò ,lieti mangiarono e si godettero la festa, che
continuò per molti giorni.
Al termine, madama Beritola, Giuffredi e tutti gli altri,
tra molte lacrime e abbracci, si imbarcarono e partirono. Col vento favorevole,
rapidamente giunsero in Sicilia, dove furono accolti con indicibile gioia da
Arrighetto.
E in Sicilia vissero per molto tempo, riconoscenti a Dio per
il beneficio ricevuto.
vengo dal Canada, sono molto felice di condividere la mia grande e meravigliosa testimonianza con tutti su questa piattaforma ..: Sono stato sposato per 4 anni con mio marito e all'improvviso è entrata in scena un'altra donna che ha iniziato a odiarmi ed era offensivo e tutto perché non gli ho mai dato alla luce un bambino. ma lo amavo ancora con tutto il cuore e lo desideravo a tutti i costi ... Ha chiesto il divorzio e tutta la mia vita stava andando in pezzi e non sapevo cosa fare, si è trasferito da casa e mi ha abbandonato tutto da solo, un giorno un mio caro amico mi ha raccontato di aver provato i mezzi spirituali per riportare indietro mio marito, quindi sono andato online per cercare e ho trovato così tanti incantatori che hanno solo perso tempo e preso molti soldi da me, ma sono tornato da lei e le ho detto che il modo spirituale ha solo preso i miei soldi e non ha prodotto nulla, e lei mi ha fatto conoscere un incantatore chiamato Dr.Wealthy, quindi ho deciso di provarlo. anche se non credevo in tutte quelle cose a causa di quello che ho passato di recente, ho contattato il Dottore e gli ho spiegato tutti i miei problemi e mi ha detto che non avrei dovuto preoccuparmi quando ha lanciato l'incantesimo su di me e sul mio marito che mio marito tornerà da me e che entro 3 settimane rimarrò incinta, quindi ho fatto il piccolo che mi ha chiesto di fare ed ecco che tutto funziona, mio marito è tornato da me e in questo momento abbiamo gemelli ragazzo e ragazza, quindi grazie a Dr.Wealthy sei davvero un grande incantatore, nel caso in cui qualcuno abbia bisogno di aiuto ecco il suo indirizzo email; wealthylovespell@gmail.com I suoi incantesimi sono per una vita migliore O whatsapp ora +2348105150446
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