Comincia il libro chiamato Decameron
,soprannominato principe Galeotto ,nel quale sono raccolte 100 novelle dette in
dieci giorni da sette donne e da tre giovani uomini.
E’ proprio degli
esseri umani avere pietà degli afflitti: soprattutto di coloro che hanno
ricevuto conforto e compassione da alcuni ed io, Giovanni Boccaccio, sono uno
di quelli. Infatti, dalla prima giovinezza ad oggi sono stato acceso da un altissimo
e nobile amore per una donna di stirpe reale, Maria d’Aquino o Fiammetta,
sebbene fossi di umile origine, infatti sono figlio di un borghese e mercante.
Questa situazione fece
nascere in me una continua ansia ,che non mi dava mai tregua, non per crudeltà
della donna amata, ma per un gran fuoco che bruciava la mente. Mi davano
refrigerio i ragionamenti e le consolazioni di alcuni amici, che mi impedirono
di morire.
Ma, così come piacque
a Dio, che stabilì, come legge immutabile, che tutte le cose del mondo
dovessero avere fine, il mio amore, che nessuna forza avrebbe potuto rompere o
piegare, da solo diminuì, lasciando nella mente solo il piacere e la dolcezza,
eliminando il dolore.
Ma, sebbene sia
cessata la pena, rimane la memoria dei benefici ricevuti dagli amici e del
sollievo recatomi, ricordo che non passerà mai fino alla morte.
E questa mia
gratitudine la donerò alle donne leggiadre, più che agli uomini.
Esse , con timore e
vergogna, tengono nascoste, nei delicati petti, le fiamme dell’amore e , oltre
a ciò, costrette dalla volontà dei padri, delle madri, dei fratelli e dei
mariti, trascorrono gran parte del tempo nello spazio limitato delle loro
piccole camere, stando sedute quasi oziose, rimescolando i propri pensieri, che
non sono sempre allegri.
E, se qualche
malinconia d’amore è nella loro mente, essa vi rimane a lungo se non viene
rimossa da nuovi pensieri.
Ciò non avviene negli
uomini innamorati, come possiamo ben vedere.
Infatti essi hanno
molti modi di alleggerire i pensieri e le malinconie d’amore; possono andare a
caccia, pescare, cavalcare, giocare, dedicarsi al commercio, tutte occupazioni
che li distraggono dal noioso pensiero dell’amore, fino a quando esso non
diminuisce.
Dunque, perché, per
opera mia, si ripari al torto fatto alle donne dalla fortuna, voglio narrare
100 novelle o favole o parabole o storie, raccontate in 10 giorni da una
allegra brigata di sette donne e tre giovani, durante la passata pestilenza che
ha provocato tante morti, insieme con alcune canzoni, cantate dalle predette
donne per loro piacere.
In queste novelle sono
raccontati diversi casi d’amore ,ambientati sia nei tempi moderni che in quelli
antichi.
Le donne, leggendo
queste novelle, potranno trarne diletto e, al tempo stesso, ricavarne qualche
utile consiglio su cosa sia meglio fuggire, finchè non si placano le pene
d’amore.
E, se questo avviene,
rendano grazie ad Amore, che liberatomi dalla sofferenza ,ha consentito che mi
dedicassi ai loro piaceri.
jjj
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