lunedì 29 luglio 2013

PRIMA GIORNATA - NOVELLA N.2

PRIMA GIORNATA – NOVELLA N.2


Il giudeo Abraam, spinto da Giangiotto di Civignì, va in Vaticano a Roma, e, vista la malvagità dei chierici, torna a Parigi e si converte al cristianesimo.


La novella di Panfilo, commentata dalle donne, fece ridere tutti.
La regina comandò, poi, a Neifile, che, seguendo l’ordine, proseguisse con il secondo racconto.
Neifile, anche lei bella e cortese, sorridendo, cominciò “ Panfilo vi ha mostrato come la bontà di Dio non guarda ai nostri errori, se essi non sono dovuti a nostre colpe. Io voglio dimostrarvi quanto questa stessa bontà sopporti pazientemente i difetti degli uomini , che dovrebbero dare prova di bontà con le loro opere ed ,invece, fanno il contrario”.
 Ella aggiunse che già da qualche tempo , aveva sentito dire che a Parigi viveva un mercante chiamato Giangiotto di Civignì, gran brav’uomo, esperto di tessuti e di drappi. Egli era molto amico di un ricchissimo giudeo, chiamato Abraam, il quale era, anche lui, uomo onesto e leale.
Giangiotto, vedendo l’onestà e la lealtà del giudeo, pensò che si potesse dannare per difetto di fede. Per questo, amichevolmente, lo cominciò a pregare affinchè lasciasse la fede giudaica e ritornasse alla verità cristiana che il mercante vedeva crescere, perché buona e santa, mentre l’altra diminuiva sempre più.
Il giudeo, convinto e fedele alla sua religione, diceva che non vi era alcuna fede più giusta e più santa di quella giudaica, nella quale era nato e nella quale voleva vivere e morire.
Il cristiano, dopo pochi giorni, ritornò alla carica e ,piano piano, le considerazioni che egli faceva sulla religione, o messe sulla sua bocca dallo Spirito Santo, o per amicizia, cominciarono a piacere molto all’uomo  che ,comunque, rimaneva nelle sue convinzioni .
Alla fine, dopo un lungo tergiversare, il giudeo, vinto dalle continue insistenze dell’amico, disse “ Ecco, Giangiotto, sono disposto a diventare cristiano, come tu vuoi, ma ,prima ,voglio andare a Roma per vedere il Papa , vicario di Dio sulla terra, e anche i suoi fratelli cardinali. Solo se quelli mi sembreranno tali da farmi ritenere che la vostra fede sia migliore della mia, come tu hai cercato di dimostrarmi, io mi convertirò al cristianesimo, altrimenti rimarrò giudeo”.
Questa cosa rattristò molto Giangiotto che, tra sé e sé, disse “ Ho perduta tutta la fatica, perché ,quando costui si recherà a Roma e vedrà la vita corrotta e scellerata che fanno i religiosi, non diventerà sicuramente cristiano, anzi ,se prima era cristiano, ritornerà giudeo”. Nel tentativo di dissuaderlo, disse ad Abraam “Amico mio, perché vuoi fare questa grande spesa, per andare da qui a Roma ? E viaggiare per terra e per mare, quando puoi ricevere qui il battesimo ? Anche qui ci sono maestri della fede e uomini savi che potranno chiarire tutti i tuoi dubbi. Questo tuo viaggio, a parer mio, è inutile . Questa grande fatica potrai farla un’altra volta, come pellegrinaggio, per chiedere l’indulgenza ed, allora, ti accompagnerò anch’io”.
Ma Abraam era veramente deciso e a nulla valsero le parole dell’amico, che si dovette rassegnare alla partenza e gli augurò buon viaggio.
Il giudeo montò a cavallo e, il più velocemente che potè, arrivò alla corte di Roma, dove fu ricevuto onorevolmente dagli altri giudei, ai quali rivelò il motivo del suo viaggio.
Poi, cautamente, cominciò a guardare a come si comportavano il Papa, i cardinali e tutti gli altri prelati e cortigiani. Attento com’era, si accorse personalmente e ricevette informazioni da altri, che, dal religioso più importante a quello che lo era meno, tutti commettevano il peccato di lussuria, non solo quella naturale, ma, ancor peggio, quella sodomitica, senza freno né vergogna, sottostando ai ricatti delle meretrici e dei giovinetti. Oltre a ciò, erano tutti golosi, bevitori, ubriaconi, servendo più al ventre che allo spirito, come gli animali. E guardando più avanti, li vide tutti avari e avidi di danaro, per questo vendevano e compravano le cose sacre, facendone un  commercio molto maggiore di quello delle stoffe e delle altre cose che il mercante faceva a Parigi.
Essi denominavano “ procureria” la manifesta simonia e “sostentazione” la golosità, come se Dio ,conoscendo le cose umane, si potesse lasciare ingannare dalle parole.
Il giudeo, molto dispiaciuto, ritenendo di aver visto abbastanza, decise di ritornare a Parigi .
Giangiotto, sapendo che l’amico era ritornato, non sperando assolutamente che si facesse cristiano, si recò a trovarlo e fecero gran festa insieme.
Dopo alcuni giorni, gli domandò che ne pensava del Santo padre, dei Cardinali e degli altri cortigiani.
E quello ,prontamente, rispose “ Mi sembra che Dio debba punire tutti quanti. Ti dico così perché mi parve di vedere che lì non vi era nessuna santità o opera buona o esempio di vita da parte di alcun religioso, ma lussuria, avarizia e golosità, frode, invidia e superbia e cose peggiori, se peggiori ve ne possono essere in alcuno.
Ho visto Roma come fucina di diaboliche operazioni ,piuttosto che di opere divine . Per come stimo io, con ogni arte e iniziativa il vostro pastore e tutti gli altri si impegnano a cacciare dal mondo la fede cristiana, mentre dovrebbero diffonderla e sostenerla. E , personalmente, penso che  non debba accadere quello che loro stanno facendo, ma ritengo che la vostra religione debba aumentare e farsi più pura e più chiara. Lo Spirito Santo deve esserne il sostegno e il fondamento, perché è la più vera e la più santa di tutte le altre. Dunque, io ,che ero rigido e duro nei tuoi confronti e non mi volevo fare cristiano, ora ti dico che nessuna cosa al mondo potrà impedirmi di diventare cristiano. Andiamo ,perciò, in chiesa, per battezzarmi secondo la vostra fede”.
Giangiotto ,che si aspettava una conclusione contraria, fu l’uomo più felice del mondo, e, insieme all’amico, si recò nella chiesa di Notre dame, a Parigi, e chiese ai sacerdoti di battezzare Abraam.
 Subito furono accontentati . Con il battesimo ad Abraam fu dato il nome di Giovanni e suo padrino fu Giangiotto.
Ricevuti tutti gli insegnamenti della fede cristiana, Abraam fu uomo buono e santo per il resto della vita.

9 commenti:

  1. davvero una bella novella, puo' tranquillamente essere utilizzata e confrontata con la situazione di pregiudizio che abbiamo nella religione islamica a causa del terrorismo

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  2. personalmente non mi piace in quanto sforza una persona a cambiare religione, pero vabbo

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    1. In realtà all' apparenza può sembrare, ma va visto, a mio parere, il messaggio che c'è dietro. In questo caso lo sforzo che fa Abraam è quello di andare oltre, non fermarsi al comportamento dei chierici ( come d' altronde oggi: dove siamo portati a pensare all' istituzione e di conseguenza catalogare una religione in base a quell' atteggiamento).
      In questo testo convive la condanna al mondo ecclesiastico e , allo stesso tempo, il rinnovamento della fede.
      Nel caso specifico si parla di fede religiosa, ma sottile l estensione del significato della parola fede inteso come l' insieme dei valori.

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