venerdì 25 luglio 2014

QUINTA GIORNATA - NOVELLA N.1

QUINTA GIORNATA – NOVELLA N.1

Cimone diviene saggio per amore e rapisce in mare Efigenia, sua donna: in Rodi è messo in prigione, da cui lo tira fuori Lisimaco, e nuovamente con lui rapisce Efigenia e Cassandrea, che dovevano sposarsi fuggendo con loro a Creta; e quindi, divenute loro mogli,con esse ritornano alla propria casa, richiamati.


Panfilo, nell’iniziare il suo racconto, premise che esso avrebbe avuto felice fine e avrebbe fatto comprendere alla brigata quanto fossero divine e poderose le forze d’Amore, cosa che avrebbero dovuto tener presente tutti gli innamorati.
Dunque (come si era già detto nelle storie dei ciprioti) nell’isola di Cipro vi fu un nobilissimo uomo, chiamato Aristippo, ricchissimo, che aveva un solo problema. Tra tutti i suoi figli, ne aveva uno di grande potenza e bellezza fisica, ma quasi stolto e che non lasciava sperare niente di buono, che si chiamava Galeso.
Ma, poiché né fatica di maestro, né lusinghe o punizioni del padre o impegno d’altri gli aveva potuto far mettere giudizio, ed egli aveva una voce grossa e deforme e modi più convenienti ad una bestia che a un uomo , per burla, era chiamato da tutti Cimone, che, nella loro lingua, come nella nostra, suonava come “bestione”.
Il padre soffriva molto per la sua vita scombinata e , per non avere davanti la causa del suo dolore, gli comandò di andarsene in campagna e di vivere lì con i suoi contadini. La qualcosa gli riuscì graditissima perché egli gradiva di più le usanze degli uomini rozzi che quelle cittadine.
Standosene, dunque, Cimone in campagna, impegnato in lavori agricoli, un giorno, dopo mezzogiorno, passando da un possedimento ad un altro, col bastone in spalla, entrò in un bellissimo boschetto, tutto pieno di verdi foglie, poiché era il mese di maggio.
Andando per il boschetto, giunse in un praticello, circondato da alberi altissimi. Su uno dei lati c’era una bellissima fontana, al lato della quale ,vide dormire una bellissima giovane, con addosso un vestito molto sottile, che non nascondeva quasi per niente le candide carni. Solo dalla cintura in giù era coperta da un manto bianchissimo e sottile ;ai suoi piedi dormivano due femmine ed un uomo, suoi servi.
Cimone, come la vide, cominciò a guardarla con grandissima ammirazione e, nel rozzo petto, sentì nascere il pensiero di non aver mai veduto una cosa più bella.
Esaminò le varie parti di lei, ammirò i capelli, simili all’oro, la fronte, il naso e la bocca, la gola, le braccia e, soprattutto, il petto, non molto prosperoso, e, da agricoltore subito diventato intenditore di bellezza, desiderava di vedere gli occhi, che erano chiusi per il profondo sonno.
Desiderava svegliarla per vederli, ma, poiché era bella più di qualsiasi donna, pensava che potesse essere una dea ed aveva timore di svegliarla. E anche se gli pareva di trattenersi troppo, non riusciva ad allontanarsi.
Dopo molto tempo, la giovane, il cui nome era Efigenia, si svegliò prima dei suoi servi e, aperti gli occhi, vide davanti a lei, appoggiato al suo bastone, Cimone. Meravigliata, riconoscendolo, gli chiese che cosa cercava in quel bosco, a quell’ora.
Egli non rispose ma, fissando negli occhi aperti la giovane, provò una dolcezza che non aveva mai provato prima.
La giovane, temendo la fissità dello sguardo del giovane, lo salutò e, chiamate le serve, si avviò.
Cimone la seguì, senza indugi. Sebbene Efigenia cercasse di allontanarlo, egli non la lasciò andare finché non l’ebbe accompagnata a casa. Poi si recò dal padre dicendo che non voleva più ritornare in campagna.
Il padre, anche se malvolentieri, lo accontentò, aspettando di vedere quale fosse la ragione del cambiamento.
Ormai nel cuore di Cimone era entrata la saetta d’Amore per la bellezza di Efigenia.
In breve tempo il giovane ebbe un tale cambiamento da far meravigliare il padre e tutti quelli che lo conoscevano.
Dapprima chiese al padre vestiti eleganti come quelli dei fratelli, poi assunse modi garbati e raffinati, come si conveniva a gentiluomini e a innamorati. In breve tempo divenne molto colto. Non solo modificò il rozzo tono della voce, ma divenne maestro di canto e di suono e divenne espertissimo nel cavalcare e nel combattere sia per mare che per terra.
Dopo quattro anni dal giorno del suo innamoramento egli si trasformò nel più elegante e raffinato giovane dell’isola di Cipro.
La forza di Amore era stata tanto grande da trasformare completamente il giovane.
Sebbene Cimone, amando Efigenia, eccedesse in alcune cose, Aristippo lo assecondava in tutto, considerando che Amore ,da montone, l’aveva fatto ritornare uomo.
Ma Cimone, che rifiutava di essere chiamato Galeso, ricordandosi che così era stato chiamato da Efigenia, voleva onestamente coronare il suo sogno d’amore sposando la fanciulla amata. Perciò più volte la fece chiedere in sposa al padre di lei, Cipseo, che rispose di averla promessa a Pasimunda, giovane nobile di Rodi.
Venuto il momento stabilito per le nozze, Cimone promise ad Efigenia, grazie alla quale era diventato un uomo, di dimostrarle tutto il suo amore o morire. Ciò detto con alcuni amici fidati preparò una nave e si mise in mare, attendendo l’imbarcazione che doveva condurre la promessa sposa a Rodi dal marito.
La fanciulla si imbarcò e partì, dopo aver salutato il padre.
In mare Cimone raggiunse la nave e chiese ai marinai di arrendersi, poi, agganciando la nave con un rostro di legno, salì su di essa e in breve tempo la conquistò.
Il giovane spiegò ai marinai che non aveva nulla contro di loro, ma voleva soltanto Efigenia, da lui amata sopra ogni cosa. Il padre di lei non gliel’aveva voluta concedere come amico e Amore l’aveva costretto a conquistarla come nemico. Trasportata la donna sulla sua nave ,lasciò andare i rodiani senza prendere alcun bottino ,e, contento della cara preda, consolò lei che piangeva.
Poi, con gli amici, decise di non tornare a Cipro ma di dirigersi verso Creta dove, avendo tutti parenti e amici, credevano di essere al sicuro.
Ma la Fortuna, fino ad allora favorevole a Cimone, cambiò in amaro pianto, l’allegria del giovane.
Erano appena passate quattro ore da quando avevano lasciato i rodiani ed era appena sopraggiunta la notte che l’innamorato prevedeva la più piacevole di tutte.
All’improvviso sorse una violentissima tempesta, il cielo si riempì di nuvole e un vento pestilenziale si scatenò sul mare. La nave non si poteva più governare.
Tutti ebbero paura di morire, soprattutto Efigenia, che piangendo malediceva l’amore di Cimone e il suo ardire, che era contrario alla volontà degli dei. Tra i lamenti sempre più forti della fanciulla, non sapendo dove andassero, i marinai furono spinti con la nave in una piccola insenatura, dove erano giunti poco prima anche i rodiani, lasciati liberi da Cimone.
Appena spuntò l’alba, si accorsero che erano approdati vicino ai loro nemici.
Cercarono invano di allontanarsi ,ma il vento fortissimo glielo impedì e li spinse a terra. Appena approdati furono riconosciuti dai rodiani, che ,immediatamente, li catturarono e li condussero ad un villaggio vicino.
Ricopriva, allora, la somma magistratura dei rodiani Lisimaco che fece condurre in prigione Cimone con i suoi compagni ,come Pasimunda, lagnandosi con il senato di Rodi, aveva richiesto.
In tal modo il misero e innamorato Cimone perse Efigenia, appena conquistata, senza averle dato nemmeno un bacio.
La fanciulla fu accolta  e confortata dalle nobildonne di Rodi e rimase con loro fino al giorno fissato per le nozze.
A Cimone e ai compagni, poiché avevano lasciati liberi i marinai rodiani, fu donata la vita, ma furono condannati alla prigione eterna.
Frattanto Pasimunda faceva di tutto per accelerare il giorno delle nozze.
La Fortuna, pentita dell’offesa fatta a Cimone, decise di salvarlo.
Pasimunda aveva un fratello più piccolo d’età, non di valore, di nome Osmida, che voleva sposare una nobile e bella giovane di Cipro, chiamata Cassandrea, che Lisimaco amava straordinariamente.
Pasimunda decise di celebrare, con un’unica grandissima festa, sia le sue nozze con Efigenia che quelle del fratello Osmida con Cassandrea, per spendere meno, e anche il fratello e i suoi parenti furono d’accordo.
Diffusasi la notizia, Lisimaco si addolorò moltissimo , perché vedeva svanire la speranza di avere la giovane.
Da uomo saggio , tenne il dispiacere dentro di sé e cominciò a pensare di rapirla, non vedendo altra soluzione.
Ciò gli sembrò facile per il ruolo che ricopriva, ma disonesto. Tuttavia ,dopo lunga riflessione, l’onestà lasciò il posto all’amore e decise di rapirla.
Pensando ad un compagno per il rapimento si ricordò di Cimone, che era in prigione con i suoi uomini, e ritenne di non poter trovare un compagno migliore e più fedele per l’impresa.
La notte seguente, di nascosto, lo fece andare nella sua camera e gli disse “Cimone, gli dei, abili nel provare il valore degli uomini, hanno voluto sperimentare la tua virtù : prima , nella casa del tuo ricchissimo padre, quando la forza dell’amore ti fece diventare un uomo da insensato animale che eri, come ho saputo; poi, attualmente, ti hanno messo a dura prova facendoti stare in prigione, per vedere se il tuo animo cambiava.
Adesso ti preparano una cosa lieta, che io ti illustrerò, se non hai cambiato idea.
Pasimunda, che sperava che tu morissi, si affretta a celebrare le nozze con la tua Efigenia, che la Fortuna prima ti aveva concesso e poi ti ha tolto. La stessa ingiuria il fratello Osmida si prepara a fare a me , sposando Cassandrea, che amo sopra ogni cosa.
Per evitare questa offesa non vedo altra via che armarci col cuore e con le spade e tentare tu la tua seconda rapina ed io la prima, in modo da riavere tu la tua donna ed io la mia”.
Queste parole fecero ritornare il coraggio a Cimone , che subito rispose “ Lisimaco, non potrai trovare un compagno più forte e più fidato di me in questa impresa, perciò spiegami che cosa dobbiamo fare e vedrai che ti seguirò con grande forza”.
Lisimaco gli spiegò che tre giorni dopo le novelle spose sarebbero entrate nelle case dei loro mariti. Lì loro due con i compagni le avrebbero rapite e le avrebbero condotte su una nave, preparata in segreto, uccidendo chiunque li volesse contrastare. Cimone fu d’accordo e rimase, silenzioso, in prigione, attendendo il momento.
Venuto il giorno delle nozze, la casa dei due fratelli si riempì di gente per la festa.
Frattanto Lisimaco, preparata ogni cosa, divise Cimone e i suoi compagni ,con le armi nascoste sotto i vestiti,
in tre gruppi. Un gruppo lo mandò al porto, affinché nessuno potesse impedire loro di salire sopra la nave al momento opportuno. Gli altri due gruppi andarono alla casa di Pasimunda; uno rimase alla porta, affinché nessuno dall’interno la potesse chiudere ed impedire loro l’uscita; con l’ultimo gruppo, insieme con Cimone, salì su per le scale.
Giunti nella sala dove le donne erano sedute per mangiare, fattisi avanti e gettate le tavole per terra, ognuno afferrò la sua donna e la affidò ai compagni, per condurla subito alla nave, pronta per salpare.
La novelle spose cominciarono a piangere e a gridare insieme a tutti i presenti. Ma Cimone , Lisimaco e i compagni, tirate fuori le spade, liberarono la strada per la fuga.
Mentre scendevano , si fece loro incontro Pasimunda armato di un grosso bastone. Cimone, coraggiosamente, gli tagliò la testa a metà e lo fece cadere morto ai suoi piedi.
Il povero Osmida, che era corso in aiuto del fratello, fu ucciso anch’egli da uno dei colpi di Cimone. Gli altri che si interposero furono feriti e respinti dai compagni dei due innamorati.
Lasciata la casa piena di sangue, giunsero alla nave, imbarcatisi con le donne e i compagni, partirono ,mentre il lido si riempiva di armati.
Giunti a Creta furono accolti da parenti e amici e sposarono le loro donne.
 Trascorso un lungo periodo, placatisi in Cipro  e in Rodi i turbamenti per le loro imprese, per intercessione dei parenti, Cimone, dopo un lungo esilio, ritornò con Efigenia a Cipro e, similmente, Lisimaco con Cassandrea a Rodi. E vissero a lungo contenti, ciascuno nella sua terra.




1 commento:

  1. mie piaciuto perchè:parla dell cambiamento di Cimone che da uomo scimmia per amore di una donna era cambiato completamente, fino a rapire Efigenia ma poi fu messo prigione ma con l'aiuto di Lisimaco fuggi con Efigenia Lisimaco e Cassaandrea questo significa che l'amore può far fare cose folli

    RispondiElimina