QUARTA
GIORNATA – NOVELLA N. 10
La moglie di un medico mette un
suo amante, drogato con l’oppio, in una cassa, la quale , con lui dentro, due
usurai portano a casa loro; questi si sveglia ed è scambiato per ladro; la
fantesca della donna racconta alle guardie che ella l’aveva messo nella cassa
rubata dagli usurai, così il giovane evita la forca e gli usurai sono
condannati a pagare una somma di denaro per aver rubato la cassa.
Ormai toccava narrare l’ultima
novella della giornata solo a Dioneo.
Egli incominciò dicendo che tutti
erano stati rattristati dagli infelici amori raccontati in quel giorno e non
vedevano l’ora che si giungesse alla fine. Voleva, perciò, senza tradire il
tema, concludere quella giornata un po’ più lietamente., anticipando la
narrazione della giornata successiva.
Non molto tempo addietro, viveva a
Salerno un grandissimo chirurgo, il cui nome era maestro Mazzeo della Montagna.
Costui era molto vecchio, ma aveva una moglie bella e gentile, che egli
riforniva di gioielli e ricchi vestiti.
Ella, in verità, era sempre
raffreddata, forse perché nel letto era mal coperta dal marito.
Il marito, come Riccardo di
Chinzica, di cui si era già detto, che insegnava alla moglie tutte le feste,
diceva alla sua che si faticava molto a riprendersi dopo che si era giaciuti
una volta con una donna.
Di ciò la moglie era molto
scontenta.
La donna, molto saggiamente, pensò
di trovare per strada, quello che voleva risparmiare a casa, e si impegnò molto
in tal senso.
Si accorse di ciò e rivolse a lei
tutto il suo amore un giovane, chiamato Ruggieri di Agerola, di nobile origine
ma di pessimi costumi, tanto che non aveva né un parente, né un amico che gli
volesse bene.
In tutta Salerno godeva di pessima
fama per le sue ruberie ed altre cattiverie.
La donna se ne curò poco perché il
giovane le piaceva molto e ,con l’aiuto di una sua domestica, fece in modo da
incontrarlo.
Dopo diversi incontri, la donna
iniziò a pregarlo che ,per amor suo, abbandonasse le cattive azioni.
Per venirgli incontro, lo cominciò
a rifornire ora di una certa quantità di denaro, ora di un’altra.
Mentre i due continuavano la loro
relazione, fu affidato alle cure del medico un infermo con una gamba malata.
Il maestro, visto il difetto, disse
ai parenti che l’osso della gamba era fradicio, bisognava, perciò, tagliare
tutta la gamba, altrimenti sarebbe morto. Aggiunse che l’amputazione della
gamba era l’unica possibilità di salvezza, anche se non poteva garantire nulla
; i parenti diedero il loro consenso.
Il medico, ritenendo che, per
sopportare il dolore dell’operazione, l’infermo dovesse essere addormentato con
l’oppio, la mattina preparò una pozione, che , data da bere all’ammalato,
l’avrebbe fatto dormire per tutto il tempo necessario per operarlo. Fece
portare il liquido nella sua camera, senza dire a nessuno che cosa fosse.
Nel pomeriggio ,quando il maestro
doveva andare dall’infermo, giunse un messaggio, inviato da alcuni amici di
Amalfi, che lo richiedevano con la massima urgenza, perché lì c’era stata una
grandissima rissa con molti feriti.
Il medico rimandò alla mattina
seguente l’operazione alla gamba e, salito su una piccola barca, andò ad
Amalfi.
La donna, sapendo che la notte il
marito non sarebbe tornato a casa, come era solita, fece andare, di nascosto,
Ruggieri nella sua camera e lo chiuse dentro in attesa che tutti se ne fossero
andati.
Stando il giovane in camera, in
attesa della donna, sia per il lavoro fatto durante la giornata, sia perché
aveva mangiato del cibo salato, gli venne una gran sete.
Vista sulla finestra la brocchetta
che il medico aveva preparato per l’infermo, credendola acqua da bere, la portò
alla bocca e la bevve tutta. Dopo poco tempo lo prese un gran sonno e cadde
addormentato.
La donna, andata in camera, visto
Ruggieri addormentato, tentò di svegliarlo in tutti i modi, prima con le buone,
poi più forte, prendendolo per il naso, tirandolo per la barba. Ma non riuscì a
svegliarlo in nessun modo.
Cominciò a temere che fosse morto,
pure lo strinse più fortemente e lo scottò con una candela accesa; ma non c’era
niente da fare. Per cui, ella ,che non era medico come il marito, credette
veramente che fosse morto. Poiché lo amava, lo pianse a lungo, senza far
rumore.
Dopo un certo tempo, per non
aggiungere al dolore la vergogna, pensò che doveva trovare subito il modo per
portare fuori di casa il morto. Chiamò la domestica e le chiese consiglio. La
fantesca ,dopo aver cercato di rianimarlo, si convinse anch’ella che Ruggieri
era morto e consigliò di portarlo fuori casa. Si ricordò che nella bottega del
legnaiuolo loro vicino, c’era una cassa non troppo grande, proprio adatta ai
loro bisogni, per nascondervi il corpo del giovane. Aggiunse che ,data la
pessima fama di cui il giovane godeva, nessuno avrebbe sospettato di loro, ma
tutti avrebbero creduto che era stato ucciso e messo nella cassa da qualche suo
nemico.
Il consiglio della serva piacque
alla donna, che non volle però ferirlo in alcun modo, dato l’amore che gli
portava. La serva, che era forte e giovane, con l’aiuto della padrona, mise il
corpo nella cassa e la richiuse.
Da qualche giorno erano andati ad
abitare in quella zona due giovani usurai che avevano bisogno di mobili per la
casa e volevano spendere poco. Avevano visto quella cassa e avevano deciso di
portarsela a casa nella notte. A mezzanotte, trovata la cassa, senza
controllare, anche se sembrava un po’ pesante, se la portarono a casa.
La sistemarono vicino alla camera
dove dormivano le loro mogli e se ne andarono a dormire.
Ruggieri, che aveva dormito molto a
lungo e aveva smaltito l’effetto della bevanda, essendo quasi l’alba, si
svegliò. Man mano che riprese conoscenza provò un grave stordimento che gli
durò per molte ore. Si cominciò a chiedere che cosa era successo mentre era
nella camera della donna, se era tornato il marito e per questo l’avesse
nascosto. Decise di rimanere tranquillo e di ascoltare se sentiva qualcosa.
Stando molto scomodo nella cassa
che era piccola, gli cominciò a dolere il fianco su cui si appoggiava. Nel
tentativo di girarsi, fece cadere la cassa che, cadendo, provocò un gran
rumore, svegliando le donne, che, per paura, tacquero.
Cadendo la cassa si aprì e Ruggieri
ne uscì. Trovandosi in un luogo a lui sconosciuto, cominciò a brancolare alla
ricerca di una scala o di una porta da cui uscire.
Le donne, ormai sveglie, spaventate
chiamarono i mariti e gridarono sempre più forte “Al ladro, al ladro”.
Corsero i vicini, si svegliarono i
giovani che catturarono Ruggieri e lo portarono dalle guardie del magistrato.
Lo sventurato, sotto tortura,
confessò di essere andato per rubare nella casa degli usurai, perciò il
magistrato lo condannò all’impiccagione.
La notizia che Ruggieri era stato
catturato mentre rubava nella casa degli usurai si diffuse al mattino per tutta
Salerno.
Le due donne, udendo ciò che era
accaduto, quasi pensarono di aver sognato ciò che avevano fatto.
Frattanto, poco dopo l’alba, il
medico, tornato da Amalfi, cercando la bevanda per l’infermo, trovò la caraffa
vuota e si adirò. La moglie ,sorpresa, lo rimproverò perché faceva tanto
chiasso per un po’ d’acqua versata.
Il medico le spiegò, allora, che
non si trattava di acqua chiara, ma di un’acqua preparata per far dormire.
La donna comprese che l’amante
doveva averla bevuta e per questo le era sembrato morto.
Il maestro se ne preparò dell’altra
mentre la moglie mandava la domestica a chiedere notizie del giovane.
La fantesca, ritornata, riferì alla
padrona che di Ruggieri si diceva ogni male e non c’era nessuno che lo
difendesse; sicuramente il magistrato l’avrebbe fatto impiccare. Aggiunse anche
che aveva udito un litigio tra il legnaiuolo ,loro vicino, e il proprietario della
cassa . Il legnaiuolo sosteneva che la cassa non era stata venduta ma gli era
stata rubata. Era chiaro, dunque, per le due donne, come il giovane era stato
trasportato a casa degli usurai e lì era resuscitato.
Bisognava, a quel punto, salvare
Ruggieri e conservare l’onore.
Subito la donna mise a punto un
piano e ne informò la fantesca, che andò dal medico piangendo e chiedendo
perdono. Gi confessò che era divenuta l’amante del giovane Ruggieri di Agerola
e che l’aveva ricevuto la notte precedente nella sua camera ,sapendo che il
padrone non c’era.
Poiché il giovane aveva sete, era
andata nella camera del medico ,aveva preso una caraffa che aveva trovato lì ,
gliela aveva data a bere, riportando poi la brocca dove l’aveva presa.
Confessò, inoltre, che si era addolorata molto per gli urli che il padrone
aveva fatto quando non aveva trovato più l’acqua .Chiese perdono per tutto quello che ne era seguito e lo
pregò di poter aiutare Ruggieri che stava per essere ucciso..
Il medico la perdonò e scherzò sul fatto che la serva pensava di avere nella
notte un amante focoso e si era trovato nel letto un dormiglione. Le disse,
infine , di andare a salvare il suo amante, ma di non portarlo più a casa sua.
La fantesca, ben soddisfatta, si
avviò alla prigione dove circuì tanto il carceriere che egli la lasciò parlare
con il prigioniero. Istruì il giovane su ciò che doveva dire al giudice.
Frattanto fu ricevuta dal giudice ,che, vedendola fresca e gagliarda, prima di
ascoltarla , si divertì un pò con lei.
Ella al giudice cominciò a raccontare dall’inizio alla fine
tutta la storia : come l’aveva fatto entrare in casa e gli aveva fatto bere
l’acqua con l’oppio, come, credendolo morto, l’aveva messo nella cassa, come la
cassa era stata rubata, come Ruggieri era giunto in casa degli usurai.
Il giudice, per verificare, chiamò,
per prima cosa, il medico che confermò che l’acqua era drogata; poi chiamò il
legnaiuolo , il padrone della cassa e gli usurai. Ebbe conferma di tutto e
anche del fatto che i due usurai ,nella notte, avevano rubato la cassa e se la
erano portata a casa.
Per ultimo interrogò Ruggieri e gli
chiese dove aveva passato la notte precedente.
Egli rispose che era stato a
dormire con la servetta di maestro Mazzeo, nella camera di lei aveva bevuto
l’acqua, si era ,poi, risvegliato nella casa degli usurai, in una cassa, senza
sapere come.
Il giudice si fece ripetere
l’accaduto più volte, divertendosi un mondo.
Alla fine, condannò al pagamento di
dieci once d’oro i due usurai che avevano rubato la cassa; liberò Ruggieri,
riconoscendolo innocente, con grande gioia sua , della donna e della domestica.
Fecero tutti e tre insieme gran
festa, continuando nel loro piacere di bene in meglio.
Dioneo chiuse la narrazione
augurando a sé stesso la stessa sorte, senza ,però, esser messo nella cassa.
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