SECONDA GIORNATA – CONCLUSIONE
L’ultima novella fece tanto ridere la compagnia che non
c’era nessuna cui non dolessero le mascelle, tutti erano d’accordo nel ritenere
che Bernabò era stato una bestia.
Si era fatto tardi e la regina, toltasi la corona, la pose
sul capo di Neifile che, ricevuto l’onore, arrossì un poco e nel viso divenne
come una fresca rosa d’aprile o di maggio.
Ella stabilì che il venerdì successivo, giorno della
passione di Cristo, fosse dedicato alle orazioni più che alle novelle; il
sabato era usanza che le donne si lavassero la testa e digiunassero per
devozione alla Madonna; la domenica, infine, bisognava riposarsi da ogni
fatica. Inoltre, riteneva opportuno allontanarsi di lì ed andare altrove.
La sera della domenica si sarebbe pensato alle novelle da
raccontare il giorno successivo.
Il tema da trattare era quello di coloro che acquistassero
le cose desiderate con abilità e le perdute recuperassero. Tutti furono
d’accordo.
Si trattennero un po’ in giardino e all’ora stabilita
cenarono allegramente. Dopo cena Emilia cominciò a cantare, seguirono Pampinea
e le altre, che cantarono una canzone sulle gioie dell’amore.
Al termine, con le lampade in mano, ciascuno se ne andò
nella sua camera.
I due giorni seguenti furono dedicati alle cose prescritte
dalla regina e tutti, con desiderio ,attesero la domenica.
Finisce così la seconda giornata
del Decameron :incomincia la terza, nella quale si ragiona, mentre è regina
Neifile, di chi, avendo molto desiderato qualcosa l’abbia acquistata con
l’abilità e di chi avendola perduta l’abbia recuperata.
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