giovedì 20 febbraio 2014

TERZA GIORNATA - NOVELLA N.1

TERZA GIORNATA – NOVELLA N.1

Masetto da Lamporecchio si finge muto e diventa ortolano di un monastero di suore ,le quali tutte sono coinvolte e giacciono con lui.

Filostrato iniziò il racconto considerando che c’erano molti stolti che credevano che una donna ,solo perché aveva sul capo una benda bianca e in dosso un abito nero, non era più femmina e non sentiva più gli appetiti femminili, come se il divenire monaca l’avesse fatta divenire di pietra.
Come pure vi erano altri stolti che credevano che lavorare la terra con zappe e con vanghe, mangiare cibi poco raffinati, sopportare i disagi togliessero ai contadini i desideri della carne e li rendessero ottusi.
Proseguì, poi, dicendo, a conferma della premessa, che nelle contrade toscane c’era nel passato e c’era ancora un monastero assai famoso ,che non avrebbe nominato per non diminuire la sua fama.
In esso, non era passato ancora molto tempo, c’erano otto donne ,con una badessa, tutte giovani, e un ometto che coltivava il giardino. Costui, non contento della paga, se ne tornò a Lamporecchio, suo paese d’origine.
Fra coloro che l’accolsero lietamente, c’era un giovane contadino chiamato Masetto, forte, robusto, di bell’aspetto che chiese al buon’uomo, che si chiamava Nuto, quale lavoro facesse al monastero.
Nuto rispose che coltivava il giardino, raccoglieva legna nel bosco e faceva altri servizi, ma lo pagavano tanto poco che non si ci poteva comprare nemmeno le scarpe. E poi quelle monache, che erano tutte giovani, pareva che avessero il diavolo in corpo, non erano mai contente di niente, erano talmente seccanti che lui era andato dall’amministratore e si era licenziato.
L ‘amministratore gli aveva chiesto di procurargli un altro contadino , ma lui se ne sarebbe guardato bene. Sentito ciò, Masetto provò un grande desiderio di andare da quelle monache, e, senza comunicare a Nuto la sua intenzione, aggiunse che sarebbe stato meglio stare con i diavoli che con le femmine, che non sapevano mai quello che volevano.
Dopo che si furono separati, Masetto, considerato che il lavoro richiesto lo sapeva fare bene, temette di non essere accettato perché era troppo giovane e appariscente. Pensando e ripensando , decise di fingersi muto, tanto lì nessuno lo conosceva.
Come un pover’uomo, con la scure sul collo, si presentò al monastero, dove trovò, per caso, l’amministratore. Facendo dei gesti come fanno i muti per farsi capire, chiese da mangiare e si offrì di spaccare la legna.
Dopo avergli dato da mangiare, l’uomo gli dette da spaccare dei grossi ceppi di legno, cosa che Masetto, che era forte e vigoroso, fece con grande energia. Poi gli dette un asino e si fece portare la legna a casa , nei giorni successivi si fece fare diversi altri servizi, dandogli ordini con i gesti.
Un giorno la badessa lo vide e domandò chi fosse. L’amministratore rispose che era un pover’uomo sordomuto, molto capace, che sarebbe stato adatto a curare il giardino del monastero, anche perché, essendo sordomuto, non poteva motteggiare le giovani monache.
La badessa fu subito d’accordo. Masetto, poco lontano, sentì tutto e, lieto, già pensava a come avrebbe lavorato ben bene l’orto. L’amministratore, visto che sapeva lavorare benissimo, affidò al giovane l’incarico e se ne andò.
Man mano che passavano i giorni, le monache cominciarono a stuzzicarlo e a prenderlo in giro, come si fa con i muti, e, non sapendo che egli comprendeva tutto, dicevano che la badessa pensava che quello fosse senza coda, come era senza parola.
Un giorno due monacelle, gli si avvicinarono e lo cominciarono a guardare. Una confessò all’altra di aver fatto pensieri peccaminosi, che forse anche lei aveva avuto, ma bisognava mantenere il segreto e non confessarli. Disse, ancora, che aveva saputo che non c’è dolcezza più grande al mondo di quella che la femmina provava quando giaceva con un uomo. Aggiunse che, poiché nel monastero non vi erano altri uomini oltre l’amministratore e il muto, aveva deciso di provare se ciò era vero con l’ortolano. Sicuramente era l’uomo più adatto perché, se pure avesse voluto, non avrebbe potuto parlare perché muto ed anche un po’ tonto.
La seconda monaca si preoccupava della loro verginità, promessa a Dio, e del rischio di una gravidanza, ma la compagna ,più scaltra, riuscì a vincere le resistenze dell’altra.
Le due misero a punto un piano. Alle tre del pomeriggio, quando le altre monache riposavano, sarebbero scese nell’orto, avrebbero preso per mano il giovane e l’avrebbero condotto in una capanna, dove si riparava dalla pioggia. Mentre l’una giaceva con Masetto, l’altra avrebbe fatto da guardia.
Considerarono che il muto era tanto sciocco che le avrebbe accontentate.
Il giovane, che aveva sentito tutto, non aspettava altro.
Le monachelle , assicuratesi di non essere viste, si avvicinarono e quella che aveva fatto la proposta svegliò Masetto ,lo condusse nella capanna dove egli fece ciò che la monaca voleva ,senza farsi troppo pregare.
Poi toccò all’altra e, prima che si allontanassero, vollero provare più di una volta come il muto sapeva cavalcare.
Confidandosi tra loro dicevano che era proprio vero che era la cosa più dolce del mondo e, in seguito, più volte riprovarono.
Dopo un certo tempo ,una loro compagna, visto il movimento, ne parlò alle altre monache, si consultò con loro se era il caso di accusare le due alla badessa.
Poi mutarono parere e si accordarono in modo che tutte , a turno, divennero compagne dell’ortolano.
Un giorno, siccome faceva molto caldo, la badessa che non si era accorta di nulla, girando tutta sola in giardino, trovò Masetto, che lavorava poco di giorno perché molto aveva cavalcato di notte, addormentato sotto un albero; il vento gli aveva tolto gli abiti di dosso ed era tutto scoperto.
La badessa, vedendolo ,provò lo stesso desiderio che avevano provato le sue monachine. 
Svegliatolo, se lo portò nella sua camera, dove lo tenne per molti giorni, con grandi lamenti delle altre, provando quella dolcezza che prima soleva biasimare.
Il giovane, non potendo soddisfare tante femmine, pensò che l’esser muto , a quel punto, lo poteva danneggiare. Una notte, mentre era con la badessa, cominciò a parlare e disse “ Madonna, ho sentito che un gallo basta a dieci galline, ma dieci uomini possono a fatica soddisfare una femmina, invece ,io ne devo soddisfare nove;  dunque, non potrei durare a lungo, anzi non ce la posso proprio fare ; perciò o mi lasciate andare o trovate voi una soluzione”.
La donna ,che lo credeva muto, si sorprese molto udendolo parlare.
Ed egli spiegò che era diventato muto per un incidente, non lo era di natura ,e quella era la prima notte che gli era tornata la voce.
La badessa gli credette e si fece raccontare tutto quello che era successo. Da donna savia e prudente, con discrezione, senza lasciar partire Masetto, per evitare che egli, parlando , potesse discreditare il monastero, d’accordo con le altre monache e con l’approvazione dell’ortolano, trovò la soluzione.
Essendo morto l’amministratore, diffusero la voce che, per le loro preghiere e per i meriti del santo da cui il monastero prendeva nome, Masetto, che era stato muto per lungo tempo, aveva riacquistato la parola.
Tutti gli abitanti del circondario ci credettero.
Il giovane fu nominato amministratore e potè distribuire le sue fatiche in modo da poterle sopportare.
Nel convento nacquero molti monachini, ma la cosa fu gestita con tanta discrezione che non se ne seppe niente se non dopo la morte della badessa.
Ma ormai Masetto era vecchio, ricco e desideroso di tornarsene a casa sua, per cui non se ne ebbe gran danno.
Così Masetto vecchio, ricco, senza preoccupazione di dover nutrire i suoi figli, avendo speso bene la sua giovinezza, se ne tornò donde era partito, affermando che “ Così trattava Cristo chi gli poneva le corna sopra il cappello”. 



1 commento:

  1. Esilaranti anche le scene tratte dal film di Pasolini che si ispirano a questa novella.

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