SETTIMA GIORNATA – NOVELLA N.9
Lidia ,moglie di Nicostrato, ama
Pirro , il quale affinchè possa credere che ella lo ami, le chiede tre cose che
ella gli fa tutte; oltre a ciò in presenza di Nicostrato, scherza con lui e al
marito fa credere che non sia vero quello che ha visto.
La novella di Neifile era tanto
piaciuta alle donne che esse non si potevano trattenere dal riderne e dal
discuterne, sebbene il re avesse loro imposto silenzio più volte.
Alla fine tacquero e Panfilo, come
aveva comandato il re, cominciò col considerare che non c’era nessuna cosa,
sebbene difficile, che chi era innamorato non avesse l’ardire di fare, come ,
appunto, egli con la sua novella voleva dimostrare.
Avrebbe narrato di una donna che
nelle sue azioni fu aiutata più dalla fortuna che dalla prudenza.
Non consigliava ad alcuna di
seguire le orme di lei, perché non sempre la fortuna era ben disposta e gli
uomini tanto ciechi.
In Argo, antichissima città
dell’Acaia, famosa per i suoi antichi re, visse un nobile uomo, chiamato
Nicostrato.
A lui, ormai vicino alla vecchiaia,
la fortuna concesse in moglie una donna bella e ardita, di nome Lidia.
Il signore, come tutti gli uomini
nobili e ricchi, aveva molti servi e molti uccelli e provava grandissimo
piacere nella caccia.
Tra i suoi servitori , Nicostrato
aveva un giovinetto ,chiamato Pirro, di bell’aspetto e abile in ogni cosa, che
egli amava più di ogni altro e si fidava di lui.
Lidia s’innamorò follemente del
ragazzo, tanto che pensava sempre a lui,
notte e giorno.
Pirro , dal canto suo, non dava
segno di accorgersene e non se ne curava, il che provocava alla donna grande
sofferenza.
Disposta a tutto pur di farglielo
sapere, chiamò una sua cameriera ,il cui nome era Lusca, della quale si fidava
molto. Si fece promettere che doveva rivelare soltanto al giovane da lei
indicato quello che le avrebbe detto e a nessun altro. Aggiunse che ella era
una donna giovane, bella, fresca e ricca di tutto ciò che si poteva desiderare.
Si poteva rammaricare di una sola cosa e cioè che gli anni del marito erano
troppi se si rapportavano ai suoi; viveva poco contenta perché non prendeva
piacere come le giovani donne, pur desiderandolo come le altre. Aveva, perciò,
deciso, se la fortuna le era stata poco amica, di non essere nemica di sé
stessa e di trovare il modo di soddisfare i suoi desideri.
Aveva ,quindi, deciso di
conquistare Pirro, che le sembrava il più degno di tutti, perché sostituisse il
marito negli abbracci. Era tanto innamorata di lui che si sentiva male se non
lo vedeva e credeva di morire, se non si fosse incontrata subito con lui. Le
chiedeva ,quindi, se le era cara, di riferire a Pirro dell’amore che la padrona
aveva per lui e di pregarlo di andare da lei.
La fantesca disse che l’avrebbe
fatto volentieri e ,appena le sembrò opportuno, tratto Pirro da parte, gli
riferì l’ambasciata della donna.
Pirro, come udì la cosa, si
meravigliò molto perché non si era mai accorto di nulla. Anzi rispose
bruscamente che non credeva che quelle parole provenissero dalla sua padrona e,
seppure provenissero da lei, non voleva recare oltraggio al suo padrone ,che lo
rispettava oltre i suoi meriti. Le chiedeva, dunque, di non parlargli più di
quelle cose.
La Lusca, per nulla intimorita, gli
rispose che gli avrebbe parlato di quello e di altro ancora, se la sua padrona
glielo avesse chiesto, e che egli era una bestia. Infuriata per le parole di
Pirro, ne andò dalla donna, la quale, udendole, desiderò di morire.
Dopo alcuni giorni Lidia richiamò
la cameriera e le disse che, come ben sapeva, al primo colpo non cadeva mai una
quercia, perciò doveva ritornare dal giovane e rinnovare le proposte d’amore,
impegnandosi perché la cosa andasse a
buon fine. In caso contrario ne sarebbe morta e l’amore si sarebbe mutato in
odio.
La fantesca confortò la donna e si
recò da Pirro.
Lo trovò lieto e ben disposto e gli
riferì nuovamente che la sua padrona ardeva d’amore per lui e se egli avesse
continuato ad essere così duro verso di lei, sicuramente sarebbe vissuta poco.
Lo pregava di accontentarla e, se
avesse continuato nella sua ostinazione, l’avrebbe ritenuto uno scioccone.
Per lui doveva essere motivo di
grande orgoglio che una donna così bella e gentile lo amasse sopra ogni altra
cosa. Doveva essere grato alla fortuna che gli aveva offerto una tale
occasione, adatta ai desideri e ai bisogni della sua giovinezza. Continuò
dicendo che non vi era nessun giovane suo pari che, in quanto al piacere,
sarebbe stato come lui, se fosse stato saggio e avesse concesso alla donna il
suo amore.
Gli chiedeva, dunque, di ascoltare
le sue parole e di ritornare in sé.
Gli ricordava, ancora, che la
fortuna una volta sola si faceva incontro ad ognuno col viso lieto e con il
grembo aperto. Chi non la sapeva ricevere, trovandosi poi povero e misero, non
si doveva rammaricare.
Oltre a ciò egli non doveva essere
leale verso il suo padrone più di quanto lo sarebbe stato verso di lui lo
stesso Nicostrato, se gli fosse piaciuta la moglie, la madre o la di lui
sorella.
Aggiunse, infine, che Pirro non
doveva scacciare la fortuna, ma le si doveva fare incontro e accogliere lei che
veniva. Se non lo avesse fatto, la sua donna sicuramente si sarebbe data la
morte ed egli si sarebbe pentito tanto da desiderare di morire.
Pirro, che aveva pensato molte
volte alle parole di Lusca, aveva deciso, se ella fosse ritornata da lui, di
dare un’altra risposta e di compiacere la donna, perciò rispose “ Vedi Lusca,
so che quello che mi dici è vero; ma temo che Lidia voglia tentarmi per provare
la mia fedeltà, d’accordo con il marito. Perciò, per essere sicuro del suo
amore, voglio che ella faccia tre cose per me. Dopo di ciò ,farò tutto quello
che mi comanderà. Le tre cose sono queste : per prima cosa dovrà uccidere, in
presenza di Nicostrato, il suo bel sparviero, poi dovrà mandarmi una ciocchetta
della barba di Nicostrato e, per ultimo, un dente di Nicostrato, dei migliori”.
Queste cose sembrarono
difficilissime sia a Lusca che alla padrona: pure Amore, che era gran maestro
di consigli, fece decidere di farlo alla donna, la quale mandò Lusca a
comunicarlo a Pirro.
Inoltre disse che si sarebbe
divertita con Pirro in presenza del marito e avrebbe fatto credere a Nicostrato
che non era vero.
Dopo pochi giorni Nicostrato diede
un grande banchetto, come usavano fare spesso i gentiluomini.
La donna, dopo che furono tolte le
tavole, vestita con un abito di velluto verde, molto ricamato, uscì dalla sua
camera e venne nella sala dove erano gli invitati. Vedendola Pirro e tutti gli
altri, andò verso il trespolo dove era lo sparviero, tanto caro a Nicostrato,
lo sciolse, lo prese in mano e lo gettò contro il muro, uccidendolo.
Pirro si compiacque di ciò.
Lidia, dopo pochi giorni
dall’uccisione dello sparviero, era nella sua camera insieme a Nicostrato,
scherzando e ridendo. Il marito, per divertirsi, le tirò un po’ i capelli. Ciò
le diede l’occasione di concludere la seconda cosa. Infatti afferrò un ricciolo
della barba di lui e glielo strappò con forza.
Alle lagnanze di Nicostrato, ella
rispose che faceva troppe smorfie perché gli aveva tirato pochi peli della
barba; che cosa avrebbe dovuto dire lei quando le aveva tirato i capelli. E
così, continuando a scherzare, la donna conservò la ciocca della barba che
aveva strappato e ,il giorno stesso, la mandò al caro amante.
La terza cosa era più complicata,
pure Lidia aveva pensato al modo di realizzarla.
Nicostrato aveva in casa due
fanciulli, di origine nobile, che i padri gli avevano affidato perché
imparassero i nobili costumi. Quando il signore mangiava, uno gli tagliava le
pietanze e l’altro gli dava da bere.
La donna li fece chiamare e fece
credere che a loro puzzava l’alito. Spiegò che, quando servivano Nicostrato,
dovevano tirare indietro il capo ,quanto più potevano, senza dire niente a
nessuno.
I giovinetti, credendole,
cominciarono a fare come la donna aveva detto loro.
Una volta ella domandò al marito se
si era accorto di come facevano i fanciulli, quando lo servivano.
Nicostrato rispose che se ne era
accorto e voleva chiedere loro il motivo. Prontamente Lidia rispose che
facevano in tal modo perché egli aveva l’alito che puzzava fortemente, non ne
conosceva la ragione, perché prima non era così. Aggiunse che era una cosa
bruttissima e, poiché il marito aveva rapporti con molti gentiluomini, doveva
assolutamente curarla..
Immediatamente Nicostrato disse che
forse aveva in bocca un dente guasto.
La moglie, allora, lo fece
avvicinare alla finestra, gli fece aprire la bocca e guardò attentamente.
Subito disse che veramente egli
aveva, da un lato della bocca, un dente, non solo malato ma tutto fradicio, che
avrebbe guastato tutti gli altri, se se lo fosse tenuto ancora in bocca. Gli
consigliava, dunque, di tirarselo subito, prima che arrecasse altri guai.
Nicostrato accettò il consiglio
della moglie e voleva mandare a chiamare un medico perché glielo estraesse.
La donna ,prontamente, disse che
non c’era bisogno di un medico, ma che il dente stava in una tale posizione che
ella stessa era in grado di estrarlo .Precisò che i medici erano così crudeli
nel fare quei servigi, che ella avrebbe sofferto molto nel vederlo, per questo
voleva fare tutto da sola.
Si fece portare i ferri adatti,
mandò via tutti e trattenne con sé solo Lusca.
Si chiusero dentro e, fatto
sdraiare lo sventurato su un tavolo, gli misero le tenaglie in bocca e, sebbene
gridasse per il dolore, gli tirarono un dente. Quello lo conservarono e poi ne
cavarono un altro molto malato.
Lidia lo mostrò al pover’uomo
sofferente e mezzo morto, dicendogli che se l’era tenuto in bocca già per molto
tempo.
Egli le credette e ,sebbene avesse
sofferto molto, gli sembrò di essere guarito. Riconfortato, uscì dalla stanza.
La donna, preso il dente, subito lo
mandò all’amante, che fu pronto ad accontentarla.
La donna, desiderosa di renderlo
più sicuro e di essere sempre con lui, volendo mantenere le sue promesse, finse
di essere ammalata.
Nicostrato ,accompagnato da Pirro,
si recò a farle visita.
La donna chiese al marito di
portarla i giardino. Nicostrato la prese da un lato e Pirro dall’altro.
La portarono in giardino e la
posarono su un praticello, ai piedi di un bel pero.
Dopo essere rimasti seduti per un
bel po’, la donna chiese a Pirro di salire sull’albero per coglierle delle
pere, che desiderava molto.
Pirro, salito rapidamente, comiciò
a gettare giù le pere. Mentre le gettava, rivolgendosi al padrone, cominciò a
rimproverarlo perché faceva atti osceni con la moglie in sua presenza, mentre
era sull’albero.
Si rivolse anche alla donna
chiedendole perché, pur essendo ammalata, non se ne andava a fare l’amore con
il marito nelle belle camere della loro casa ,invece di farlo in sua presenza.
La donna si rivolse al marito,
chiedendogli se Pirro farneticava.
E il giovane alla domanda del
padrone insistette a sostenere che non era pazzo e nemmeno sognava.. Vedeva
chiaro che il signore si dimenava tanto che se fosse stato sull’albero
,l’avrebbe scosso tanto da far cadere tutte le pere. La donna intervenne
dicendo che forse veramente da sopra l’albero si vedevano cose strane, come
Pirro sosteneva.
Allora Nicostrato ordinò al giovane
di scendere e di ripetere quello che aveva visto.
Pirro rispose che certamente
l’avrebbero scambiato per pazzo o per scimunito, perché mentre era sull’albero
aveva visto il padrone che si dimenava sopra la moglie, sceso a terra lo vedeva
seduto tranquillamente, dove stava allora.
Nicostrato , da parte sua,
insisteva nel dire che ,dopo che Pirro era salito sul pero, loro non si erano
mossi da lì. Alla fine il signore decise di salire sull’albero per vedere se,
per caso, quel pero era incantato e se da lassù si vedevano cose straordinarie.
Come egli fu sull’albero, Pirro e
la donna cominciarono a fare l’amore.
Nicostrato, vedendo ciò, cominciò a
gridare contro Pirro e la moglie e, così urlando, scese dal pero.
La donna e il giovane, vedendolo
scendere, si sedettero e si rimisero nella posizione in cui Nicostrato li aveva
lasciati. L’uomo, sceso dall’albero, continuò ad urlare e a lanciare ingiurie.
Allora Pirro rispose che, mentre era
sul pero, aveva creduto falsamente di vedere Nicostrato e la moglie fare
l’amore in sua presenza. Ma questo era impossibile perché la donna era
onestissima e saggia e non avrebbe mai compiuto davanti ad un estraneo atti
libidinosi. Se non avesse sentito Nicostrato, da sopra l’albero, rivolgergli
tante accuse, non si sarebbe mai reso conto della cosa. Indubbiamente la colpa
doveva essere del pero che faceva vedere una cosa per un’altra. Infatti era
assurdo che fossero accadute le cose che entrambi avevano visto.
La donna, che si era alzata, tutta
turbata cominciò a dire , rivolta al marito, che se avesse avuto voglia di fare
le cose di cui l’accusava ,non le avrebbe fatte davanti ai suoi acchi. Se ne
sarebbe andata in una delle camere della casa, la più appartata, in modo che
egli non l’avrebbe mai saputo.
Nicostrato ,al quale sembrava vero
quello che dicevano entrambi, che cioè tali cose non dovevano esser fatte
davanti a lui, si convinse che la vista cambiava a chi saliva sull’albero.
La donna, ancora turbata dalle
accuse rivoltele dal marito, disse che quel pero non avrebbe fatto più brutti
scherzi né a lei né a nessun altra donna. .Chiese, perciò, a Pirro di andare a
prendere una scure e di tagliare rapidamente l’albero, vendicandola, anche se
sarebbe stato molto meglio darla in capo a Nicostrato, che aveva dubitato di
lei, accecato dalla gelosia.
Pirro , molto velocemente, andò a
prendere la scure e tagliò il pero.
Quando Lidia vide l’albero caduto,
rivolta al marito ,disse “ Dopo che ho visto abbattuto il nemico della mia
onestà, la mia ira se ne è andata”.E perdonò Nicostrato, imponendogli di non
dubitare più di lei.
Così il marito beffato, con lei e
con il suo amante, se ne tornò al palazzo, dove molte altre volte Lidia e Pirro
presero piacere e divertimento.
E Dio ne desse anche ai presenti.
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