giovedì 26 febbraio 2015

SETTIMA GIORNATA - NOVELLA N.9

SETTIMA GIORNATA – NOVELLA N.9

Lidia ,moglie di Nicostrato, ama Pirro , il quale affinchè possa credere che ella lo ami, le chiede tre cose che ella gli fa tutte; oltre a ciò in presenza di Nicostrato, scherza con lui e al marito fa credere che non sia vero quello che ha visto.

La novella di Neifile era tanto piaciuta alle donne che esse non si potevano trattenere dal riderne e dal discuterne, sebbene il re avesse loro imposto silenzio più volte.
Alla fine tacquero e Panfilo, come aveva comandato il re, cominciò col considerare che non c’era nessuna cosa, sebbene difficile, che chi era innamorato non avesse l’ardire di fare, come , appunto, egli con la sua novella voleva dimostrare.
Avrebbe narrato di una donna che nelle sue azioni fu aiutata più dalla fortuna che dalla prudenza.
Non consigliava ad alcuna di seguire le orme di lei, perché non sempre la fortuna era ben disposta e gli uomini tanto ciechi.
In Argo, antichissima città dell’Acaia, famosa per i suoi antichi re, visse un nobile uomo, chiamato Nicostrato.
A lui, ormai vicino alla vecchiaia, la fortuna concesse in moglie una donna bella e ardita, di nome Lidia.
Il signore, come tutti gli uomini nobili e ricchi, aveva molti servi e molti uccelli e provava grandissimo piacere nella caccia.
Tra i suoi servitori , Nicostrato aveva un giovinetto ,chiamato Pirro, di bell’aspetto e abile in ogni cosa, che egli amava più di ogni altro e si fidava di lui.
Lidia s’innamorò follemente del ragazzo, tanto che  pensava sempre a lui, notte e giorno.
Pirro , dal canto suo, non dava segno di accorgersene e non se ne curava, il che provocava alla donna grande sofferenza.
Disposta a tutto pur di farglielo sapere, chiamò una sua cameriera ,il cui nome era Lusca, della quale si fidava molto. Si fece promettere che doveva rivelare soltanto al giovane da lei indicato quello che le avrebbe detto e a nessun altro. Aggiunse che ella era una donna giovane, bella, fresca e ricca di tutto ciò che si poteva desiderare. Si poteva rammaricare di una sola cosa e cioè che gli anni del marito erano troppi se si rapportavano ai suoi; viveva poco contenta perché non prendeva piacere come le giovani donne, pur desiderandolo come le altre. Aveva, perciò, deciso, se la fortuna le era stata poco amica, di non essere nemica di sé stessa e di trovare il modo di soddisfare i suoi desideri.
Aveva ,quindi, deciso di conquistare Pirro, che le sembrava il più degno di tutti, perché sostituisse il marito negli abbracci. Era tanto innamorata di lui che si sentiva male se non lo vedeva e credeva di morire, se non si fosse incontrata subito con lui. Le chiedeva ,quindi, se le era cara, di riferire a Pirro dell’amore che la padrona aveva per lui e di pregarlo di andare da lei.
La fantesca disse che l’avrebbe fatto volentieri e ,appena le sembrò opportuno, tratto Pirro da parte, gli riferì l’ambasciata della donna.
Pirro, come udì la cosa, si meravigliò molto perché non si era mai accorto di nulla. Anzi rispose bruscamente che non credeva che quelle parole provenissero dalla sua padrona e, seppure provenissero da lei, non voleva recare oltraggio al suo padrone ,che lo rispettava oltre i suoi meriti. Le chiedeva, dunque, di non parlargli più di quelle cose.
La Lusca, per nulla intimorita, gli rispose che gli avrebbe parlato di quello e di altro ancora, se la sua padrona glielo avesse chiesto, e che egli era una bestia. Infuriata per le parole di Pirro, ne andò dalla donna, la quale, udendole, desiderò di morire.
Dopo alcuni giorni Lidia richiamò la cameriera e le disse che, come ben sapeva, al primo colpo non cadeva mai una quercia, perciò doveva ritornare dal giovane e rinnovare le proposte d’amore, impegnandosi  perché la cosa andasse a buon fine. In caso contrario ne sarebbe morta e l’amore si sarebbe mutato in odio.
La fantesca confortò la donna e si recò da Pirro.
Lo trovò lieto e ben disposto e gli riferì nuovamente che la sua padrona ardeva d’amore per lui e se egli avesse continuato ad essere così duro verso di lei, sicuramente sarebbe vissuta poco.
Lo pregava di accontentarla e, se avesse continuato nella sua ostinazione, l’avrebbe ritenuto uno scioccone.
Per lui doveva essere motivo di grande orgoglio che una donna così bella e gentile lo amasse sopra ogni altra cosa. Doveva essere grato alla fortuna che gli aveva offerto una tale occasione, adatta ai desideri e ai bisogni della sua giovinezza. Continuò dicendo che non vi era nessun giovane suo pari che, in quanto al piacere, sarebbe stato come lui, se fosse stato saggio e avesse concesso alla donna il suo amore.
Gli chiedeva, dunque, di ascoltare le sue parole e di ritornare in sé.
Gli ricordava, ancora, che la fortuna una volta sola si faceva incontro ad ognuno col viso lieto e con il grembo aperto. Chi non la sapeva ricevere, trovandosi poi povero e misero, non si doveva rammaricare.
Oltre a ciò egli non doveva essere leale verso il suo padrone più di quanto lo sarebbe stato verso di lui lo stesso Nicostrato, se gli fosse piaciuta la moglie, la madre o la di lui sorella.
Aggiunse, infine, che Pirro non doveva scacciare la fortuna, ma le si doveva fare incontro e accogliere lei che veniva. Se non lo avesse fatto, la sua donna sicuramente si sarebbe data la morte ed egli si sarebbe pentito tanto da desiderare di morire.
Pirro, che aveva pensato molte volte alle parole di Lusca, aveva deciso, se ella fosse ritornata da lui, di dare un’altra risposta e di compiacere la donna, perciò rispose “ Vedi Lusca, so che quello che mi dici è vero; ma temo che Lidia voglia tentarmi per provare la mia fedeltà, d’accordo con il marito. Perciò, per essere sicuro del suo amore, voglio che ella faccia tre cose per me. Dopo di ciò ,farò tutto quello che mi comanderà. Le tre cose sono queste : per prima cosa dovrà uccidere, in presenza di Nicostrato, il suo bel sparviero, poi dovrà mandarmi una ciocchetta della barba di Nicostrato e, per ultimo, un dente di Nicostrato, dei migliori”.
Queste cose sembrarono difficilissime sia a Lusca che alla padrona: pure Amore, che era gran maestro di consigli, fece decidere di farlo alla donna, la quale mandò Lusca a comunicarlo a Pirro.
Inoltre disse che si sarebbe divertita con Pirro in presenza del marito e avrebbe fatto credere a Nicostrato che non era vero.
Dopo pochi giorni Nicostrato diede un grande banchetto, come usavano fare spesso i gentiluomini.
La donna, dopo che furono tolte le tavole, vestita con un abito di velluto verde, molto ricamato, uscì dalla sua camera e venne nella sala dove erano gli invitati. Vedendola Pirro e tutti gli altri, andò verso il trespolo dove era lo sparviero, tanto caro a Nicostrato, lo sciolse, lo prese in mano e lo gettò contro il muro, uccidendolo.
Pirro si compiacque di ciò.
Lidia, dopo pochi giorni dall’uccisione dello sparviero, era nella sua camera insieme a Nicostrato, scherzando e ridendo. Il marito, per divertirsi, le tirò un po’ i capelli. Ciò le diede l’occasione di concludere la seconda cosa. Infatti afferrò un ricciolo della barba di lui e glielo strappò con forza.
Alle lagnanze di Nicostrato, ella rispose che faceva troppe smorfie perché gli aveva tirato pochi peli della barba; che cosa avrebbe dovuto dire lei quando le aveva tirato i capelli. E così, continuando a scherzare, la donna conservò la ciocca della barba che aveva strappato e ,il giorno stesso, la mandò al caro amante.
La terza cosa era più complicata, pure Lidia aveva pensato al modo di realizzarla.
Nicostrato aveva in casa due fanciulli, di origine nobile, che i padri gli avevano affidato perché imparassero i nobili costumi. Quando il signore mangiava, uno gli tagliava le pietanze e l’altro gli dava da bere.
La donna li fece chiamare e fece credere che a loro puzzava l’alito. Spiegò che, quando servivano Nicostrato, dovevano tirare indietro il capo ,quanto più potevano, senza dire niente a nessuno.
I giovinetti, credendole, cominciarono a fare come la donna aveva detto loro.
Una volta ella domandò al marito se si era accorto di come facevano i fanciulli, quando lo servivano.
Nicostrato rispose che se ne era accorto e voleva chiedere loro il motivo. Prontamente Lidia rispose che facevano in tal modo perché egli aveva l’alito che puzzava fortemente, non ne conosceva la ragione, perché prima non era così. Aggiunse che era una cosa bruttissima e, poiché il marito aveva rapporti con molti gentiluomini, doveva assolutamente curarla..
Immediatamente Nicostrato disse che forse aveva in bocca un dente guasto.
La moglie, allora, lo fece avvicinare alla finestra, gli fece aprire la bocca e guardò attentamente.
Subito disse che veramente egli aveva, da un lato della bocca, un dente, non solo malato ma tutto fradicio, che avrebbe guastato tutti gli altri, se se lo fosse tenuto ancora in bocca. Gli consigliava, dunque, di tirarselo subito, prima che arrecasse altri guai.
Nicostrato accettò il consiglio della moglie e voleva mandare a chiamare un medico perché glielo estraesse.
La donna ,prontamente, disse che non c’era bisogno di un medico, ma che il dente stava in una tale posizione che ella stessa era in grado di estrarlo .Precisò che i medici erano così crudeli nel fare quei servigi, che ella avrebbe sofferto molto nel vederlo, per questo voleva fare tutto da sola.
Si fece portare i ferri adatti, mandò via tutti e trattenne con sé solo Lusca.
Si chiusero dentro e, fatto sdraiare lo sventurato su un tavolo, gli misero le tenaglie in bocca e, sebbene gridasse per il dolore, gli tirarono un dente. Quello lo conservarono e poi ne cavarono un altro molto malato.
Lidia lo mostrò al pover’uomo sofferente e mezzo morto, dicendogli che se l’era tenuto in bocca già per molto tempo.
Egli le credette e ,sebbene avesse sofferto molto, gli sembrò di essere guarito. Riconfortato, uscì dalla stanza.
La donna, preso il dente, subito lo mandò all’amante, che fu pronto ad accontentarla.
La donna, desiderosa di renderlo più sicuro e di essere sempre con lui, volendo mantenere le sue promesse, finse di essere ammalata.
Nicostrato ,accompagnato da Pirro, si recò a farle visita.
La donna chiese al marito di portarla i giardino. Nicostrato la prese da un lato e Pirro dall’altro.
La portarono in giardino e la posarono su un praticello, ai piedi di un bel pero.
Dopo essere rimasti seduti per un bel po’, la donna chiese a Pirro di salire sull’albero per coglierle delle pere, che desiderava molto.
Pirro, salito rapidamente, comiciò a gettare giù le pere. Mentre le gettava, rivolgendosi al padrone, cominciò a rimproverarlo perché faceva atti osceni con la moglie in sua presenza, mentre era sull’albero.
Si rivolse anche alla donna chiedendole perché, pur essendo ammalata, non se ne andava a fare l’amore con il marito nelle belle camere della loro casa ,invece di farlo in sua presenza.
La donna si rivolse al marito, chiedendogli se Pirro farneticava.
E il giovane alla domanda del padrone insistette a sostenere che non era pazzo e nemmeno sognava.. Vedeva chiaro che il signore si dimenava tanto che se fosse stato sull’albero ,l’avrebbe scosso tanto da far cadere tutte le pere. La donna intervenne dicendo che forse veramente da sopra l’albero si vedevano cose strane, come Pirro sosteneva.
Allora Nicostrato ordinò al giovane di scendere e di ripetere quello che aveva visto.
Pirro rispose che certamente l’avrebbero scambiato per pazzo o per scimunito, perché mentre era sull’albero aveva visto il padrone che si dimenava sopra la moglie, sceso a terra lo vedeva seduto tranquillamente, dove stava allora.
Nicostrato , da parte sua, insisteva nel dire che ,dopo che Pirro era salito sul pero, loro non si erano mossi da lì. Alla fine il signore decise di salire sull’albero per vedere se, per caso, quel pero era incantato e se da lassù si vedevano cose straordinarie.
Come egli fu sull’albero, Pirro e la donna cominciarono a fare l’amore.
Nicostrato, vedendo ciò, cominciò a gridare contro Pirro e la moglie e, così urlando, scese dal pero.
La donna e il giovane, vedendolo scendere, si sedettero e si rimisero nella posizione in cui Nicostrato li aveva lasciati. L’uomo, sceso dall’albero, continuò ad urlare e a lanciare ingiurie.
Allora Pirro rispose che, mentre era sul pero, aveva creduto falsamente di vedere Nicostrato e la moglie fare l’amore in sua presenza. Ma questo era impossibile perché la donna era onestissima e saggia e non avrebbe mai compiuto davanti ad un estraneo atti libidinosi. Se non avesse sentito Nicostrato, da sopra l’albero, rivolgergli tante accuse, non si sarebbe mai reso conto della cosa. Indubbiamente la colpa doveva essere del pero che faceva vedere una cosa per un’altra. Infatti era assurdo che fossero accadute le cose che entrambi avevano visto.
La donna, che si era alzata, tutta turbata cominciò a dire , rivolta al marito, che se avesse avuto voglia di fare le cose di cui l’accusava ,non le avrebbe fatte davanti ai suoi acchi. Se ne sarebbe andata in una delle camere della casa, la più appartata, in modo che egli non l’avrebbe mai saputo.
Nicostrato ,al quale sembrava vero quello che dicevano entrambi, che cioè tali cose non dovevano esser fatte davanti a lui, si convinse che la vista cambiava a chi saliva sull’albero.
La donna, ancora turbata dalle accuse rivoltele dal marito, disse che quel pero non avrebbe fatto più brutti scherzi né a lei né a nessun altra donna. .Chiese, perciò, a Pirro di andare a prendere una scure e di tagliare rapidamente l’albero, vendicandola, anche se sarebbe stato molto meglio darla in capo a Nicostrato, che aveva dubitato di lei, accecato dalla gelosia.
Pirro , molto velocemente, andò a prendere la scure e tagliò il pero.
Quando Lidia vide l’albero caduto, rivolta al marito ,disse “ Dopo che ho visto abbattuto il nemico della mia onestà, la mia ira se ne è andata”.E perdonò Nicostrato, imponendogli di non dubitare più di lei.
Così il marito beffato, con lei e con il suo amante, se ne tornò al palazzo, dove molte altre volte Lidia e Pirro presero piacere e divertimento.
E Dio ne desse anche ai presenti.




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