SETTIMA GIORNATA – NOVELLA N.8
Un marito diviene geloso della
moglie ed ella si lega uno spago al dito di notte per sentire il suo amante,
quando viene da lei. Il marito se ne accorge e, mentre insegue l’amante, la
donna mette al suo posto nel letto un’altra femmina, la quale il marito batte e
le taglia le trecce, poi va dai fratelli di lei, i quali trovando che ciò non
era vero, gli rivolgono ingiurie.
Sembrò a tutti che madonna Beatrice
fosse stata maliziosa nel beffare il marito e ognuno affermava che Anichino
aveva dovuto provare una gran paura quando, trattenuto dalla donna, l’aveva
sentita dire che egli le aveva fatto proposte amorose.
Il re, quando vide che Filomena
taceva, si rivolse a Neifile invitandola a raccontare.
Ed ella incominciò, premettendo che
avrebbe cercato di raccontare, con l’aiuto di Dio, una novella bella come le
precedenti.
Nella città di Firenze viveva,
diverso tempo prima, un ricchissimo mercante, chiamato Arriguccio Berlinghieri,
il quale, schioccamente, per rendere nobile la sua famiglia, pensò di sposare
una donna della nobiltà fiorentina e, sbagliando, prese in moglie una giovane
gentildonna, di nome monna Sismonda.
Ella, essendo il marito lontano da
casa, come facevano i mercanti, si innamorò di un giovane, chiamato Ruberto,
che l'aveva corteggiata a lungo.
Si cominciarono a frequentare senza
molta discrezione e prudenza, tanto che Arriguccio ebbe qualche
sospetto.Diventò, perciò, l’uomo più geloso del mondo, smise di andare in giro
e rivolse tutta la sua attenzione a sorvegliare la moglie. Non si addormentava
mai prima che non l’avesse sentita entrare nel letto.
La donna era molto addolorata
perché non si poteva incontrare con il suo Ruberto.
Tanto pensò che escogitò il modo di
stare col giovane, dopo che il marito, che aveva un sonno molto profondo, si
fosse addormentato.
Pensò di far andare un capo di uno
spago fuori dalla finestra della camera, fino a terra, l’altro capo, passando
sotto il pavimento, doveva andare fino al suo letto, sotto i suoi vestiti.
Quando era a letto si doveva legare lo
spago al dito grosso del piede.
Avvisò Ruberto che quando veniva
doveva tirare lo spago, ed ella, se il marito dormiva, l’avrebbe lasciato
andare e sarebbe andata ad aprirgli. Se il marito non dormiva, l’avrebbe tirato
a sé ,affinchè non l’aspettasse.
La cosa funzionò per diverso tempo,
finché una notte, mentre la donna dormiva, Arriguccio, stendendo il piede nel
letto, trovò quello spago. Stesa la mano, vide che era legato al piede della
moglie e sospettò l’inganno.
Si accorse che lo spago usciva
fuori dalla finestra, cautamente lo tagliò dal dito della donna, lo legò al suo
e stette in attesa per vedere che cosa volesse dire.
Non passò molto tempo che Ruberto
giunse e tirò lo spago, come faceva di solito.
Arriguccio lo sentì; lo spago si
sciolse perché non lo aveva legato bene e Ruberto andò ad aspettare che monna
Sismonda gli aprisse.
Arriguccio, alzatosi rapidamente,
prese le armi e corse all’uscio per vedere chi fosse l’uomo e per colpirlo.
Egli era un pezzo d’uomo, fiero e
forte, e, giunto all’uscio lo aprì con violenza, non con delicatezza, come
soleva fare la donna.
Ruberto comprese subito che era
Arriguccio ad aprire la porta e cominciò a fuggire, mentre l’altro lo
inseguiva.
Dopo un lungo inseguimento, i due
cominciarono a combattere, volendo l’uno ferire e l’altro difendersi.
La donna, svegliatasi, trovando lo
spago tagliato dal dito, comprese immediatamente che l’inganno era stato
svelato. Sentendo che il marito era corso dietro a Ruberto, temendo il peggio,
chiamò la sua fantesca, che sapeva ogni cosa.
La convinse ad andare nel letto ,al
suo posto, la pregò di non farsi riconoscere e di sopportare pazientemente le
botte di Arriguccio, perché l’avrebbe ben ricompensata .Spense ,poi, il lume,
uscì dalla stanza e si nascose,
aspettando.
Mentre Arriguccio e Ruberto si
azzuffavano, i vicini si avvicinarono e cominciarono a rivolgere loro ingiurie.
Arriguccio, temendo di essere
riconosciuto, senza aver potuto scoprire chi fosse il giovane, adirato se ne
tornò a casa sua, e, giunto in camera da letto, infuriato, cominciò ad urlare
contro la moglie, ingiuriandola.
Poi, al buio, andò vicino al letto
e, credendo di colpire la moglie, colpì la fantesca e le diede, con le mani e i
piedi, pugni e calci, tanto che le
ammaccò tutto il viso. Infine le tagliò i capelli ,riempendola di improperi.
La fantesca piangeva forte e
chiedeva pietà ,per amor di Dio. Ma la voce era così rotta dal pianto che Arriguccio
non poteva riconoscere se era la voce della moglie e di un’altra donna.
Alla fine, dopo averla battuta ed
averle tagliato i capelli, disse “Malvagia femmina, io non voglio più toccarti,
ma andrò dai tuoi fratelli e dirò loro le tue buone azioni, poi faranno quello
che vogliono e ti porteranno via, perché, per certo, tu in questa casa non ci
starai più”.
Così detto, uscì dalla camera e
chiuse a chiave la porta, andando via.
Come monna Sismonda sentì che il
marito se ne era andato, aprì la porta, riaccese il lume e vide la fantesca,
tutta pesta che piangeva forte. La consolò come meglio potè, la mandò in camera
, la fece servire ed accudire, ricompensandola con i denari dello stesso
Arriguccio.
Dopo che ebbe sistemato la
domestica, ritornò nella propria camera, rimise tutto in ordine, come se in
quella notte non vi avesse dormito nessuno. Riaccese la lampada, si rivestì e
si sistemò come se non fosse andata ancora a letto. Accesa una lucerna e presi
dei panni ,si pose a sedere sulla cima di una scala e cominciò a cucire e ad
aspettare lo sviluppo degli eventi.
Arriguccio, uscito , andò a casa
dei fratelli della moglie e tanto picchiò che gli fu aperto.
I tre fratelli e la madre della
moglie, sentendo che era Arriguccio, si alzarono, fecero accendere i lumi e
vennero da lui a chiedergli che cosa volesse a quell’ora di notte.
Ad essi l’uomo raccontò tutto
quello che era successo, a cominciare dallo spago che aveva trovato legato al
piede di monna Sismonda fino alla fine.
Per dare prova di ciò che aveva fatto,
pose nelle loro mani i capelli che credeva di aver tagliato alla moglie.
Aggiunse che dovevano andare a casa
sua per prendersi la donna che egli non intendeva più tenersi in casa.
I fratelli, preoccupati per ciò che
avevano udito, credendo che fosse tutto vero, adirati contro di lei, fecero
accendere delle torce e, insieme con Arriguccio, si diressero verso la casa di
lui per punirla.
Vedendo ciò la loro madre li seguì
,pregandoli di non credere a tutto ciò che egli aveva detto. Sosteneva che
poteva aver colpito la moglie per altri motivi e ora l’accusava per essere
scusato. Aggiunse che si meravigliava molto perché conosceva bene la figlia e
sapeva come l’aveva allevata ,fin da piccola.
Giunti, dunque, alla casa di
Arriguccio, vi entrarono e cominciarono a salire le scale.
Monna Sismonda, che li attendeva,
finse di essere sorpresa per il loro arrivo, a così tarda notte, e ne chiese il
motivo. I fratelli, meravigliati di vederla seduta a cucire senza avere sul
viso alcun segno di percosse, mentre il marito aveva detto di averla pestata,
trattennero l’ira. Le chiesero spiegazioni di ciò di cui il marito si era
lagnato, minacciandola se non avesse confessato ogni cosa.
La donna disse che non aveva niente
da dire e non sapeva di che cosa Arriguccio si fosse lagnato riguardo a lei.
Il marito, dal canto suo, la
guardava sconcertato, ricordando che le aveva colpito il viso con mille pugni,
l’aveva graffiata e le aveva fatto molto male. Invece la vedeva come se nulla
di ciò fosse accaduto.
In breve i fratelli le raccontarono
dello spago, dei pugni e di tutto.
La donna, rivolta ad Arriguccio,
gli disse “Oimè, marito mio, che cosa odo? Perché fai sembrare me, con le tue
accuse, una donna malvagia, con tua vergogna ,mentre io non lo sono, e te un
uomo peggiore di quello che sei ?
E quando fosti stanotte in questa
casa con me? E quando mi battesti ? io , da parte mia, non me ne ricordo”.
Arriguccio cominciò a dire che
erano andati a letto insieme, che poi si era alzato per correre dietro
all’amante di lei, le aveva dato molte percosse e le aveva tagliato i capelli.
La donna rispose che il marito,
quella notte, non aveva dormito con lei, ma, a parte ciò, come tutti potevano
vedere, ella non aveva segni di percosse su tutta la persona. Aggiunse che se
egli le avesse messo le mani addosso, ella ,in nome di Dio, si sarebbe difesa e
l’avrebbe graffiato. Invero nemmeno i capelli le aveva tagliato o ,se l’aveva
fatto, non se ne era accorta. Del resto, tutti potevano vedere se li aveva
tagliati o no.
Toltisi i veli dalla testa, mostrò
che non li aveva tagliati ,ma interi.
Vedendo ciò, i fratelli e la madre,
rivolgendosi ad Arriguccio, si meravigliarono delle sue accuse verso la moglie.
Il poveretto stava come trasognato e voleva dire qualcosa. Ma, vedendo com’era
la situazione, non si azzardava a dir niente.
Rivolta ai suoi fratelli, la donna
disse “Fratelli miei, vedo che egli si è andato cercando che io vi racconti le
sue cattiverie, anche se non avrei mai voluto, ed io lo farò. Credo che egli
abbia veramente fatto ciò che ha detto. Ma ,quest’uomo valente cui, per mala
sorte ,mi deste in moglie, che è un mercante, che vuole essere ritenuto onesto
più di una fanciulla, spesso e volentieri, di notte, se ne va ad ubriacarsi
nelle bettole e si accompagna a donne di malaffare. Ed io resto ad aspettare
fino a mezzanotte e, talvolta, fino all’alba il suo ritorno. Sicuramente egli,
ben ubriaco, si coricò con una donnaccia e a lei, svegliandosi, trovò lo spago
al piede e, poi, fece tutte quelle bravate che dice, la riempì di pugni e le tagliò
i capelli.
Non essendo completamente sobrio,
credette e crede ancora di aver fatto a me queste cose. Se voi lo guardate
bene, è ancora mezzo ubriaco. Tuttavia, qualsiasi cosa abbia detto di me,
voglio che lo scusiate, come si fa con un ubriaco. Poiché io lo perdono, voglio
che lo facciate anche voi”.
La madre di lei, udendo tali
parole, cominciò a gridare dicendo che non si sarebbe dovuto perdonare ma
piuttosto uccidere quel cane fastidioso e ingrato, che non era degno di una
figlia come lei.Quel mercantuzzo, che veniva dalla campagna, con vesti di panno
scadente, con le calze a bracalone e con la penna in culo, solo perché aveva
tre soldi aveva voluto per moglie la discendente di una nobile casata , si era
appropriato di uno stemma e si permetteva di trattarla in tal modo, come se
l’avesse raccolta nel fango. Avrebbe preferito che, seguendo il suo consiglio,
i fratelli l’avessero data in moglie ad uno dei conti Guidi, con una piccola
dote, perché l’avrebbero sicuramente trattata con più rispetto. Agguinse che
ella era la più bella e la più onesta figliuola di Firenze e quel cafone che
non si era vergognato di dire , a mezzanotte, che era una puttana, come se i
familiari non la conoscessero; si sarebbe meritato un bel castigo.
Poi, rivolta ai figli, disse “
Figli miei, avete sentito come il vostro buon cognato tratta vostra sorella?
Mercantucolo di quattro soldi, se fossi in voi non sarei soddisfatta se non lo
levassi dalla terra. Se fossi uomo, non donna come sono, me la vedrei con
quest’ubriaco maledetto “.
I giovani, viste le cose, si
rivolsero ad Arriguccio ,ingiuriandolo con grandissima violenza.
Infine lo perdonarono, considerando
che aveva fatto tutto quel pasticcio perché era ubriaco.
Gli dissero che non volevano più
sentire cose del genere, altrimenti gliel’avrebbero fatta pagare cara e amara.
Ciò detto ,se ne andarono.
Arriguccio rimase confuso, non
sapendo se quello che aveva fatto era vero o aveva sognato.
Senza più farne parola ,lasciò la
moglie in pace.
La donna, con la sua astuzia, fuggì
il pericolo e si aprì la via per poter, in avvenire, fare ogni cosa che
volesse, senza avere più paura del marito.
bella pe arriguccio
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