giovedì 19 febbraio 2015

SETTIMA GIORNATA - NOVELLA N.8

SETTIMA GIORNATA – NOVELLA N.8

Un marito diviene geloso della moglie ed ella si lega uno spago al dito di notte per sentire il suo amante, quando viene da lei. Il marito se ne accorge e, mentre insegue l’amante, la donna mette al suo posto nel letto un’altra femmina, la quale il marito batte e le taglia le trecce, poi va dai fratelli di lei, i quali trovando che ciò non era vero, gli rivolgono ingiurie.

Sembrò a tutti che madonna Beatrice fosse stata maliziosa nel beffare il marito e ognuno affermava che Anichino aveva dovuto provare una gran paura quando, trattenuto dalla donna, l’aveva sentita dire che egli le aveva fatto proposte amorose.
Il re, quando vide che Filomena taceva, si rivolse a Neifile invitandola a raccontare.
Ed ella incominciò, premettendo che avrebbe cercato di raccontare, con l’aiuto di Dio, una novella bella come le precedenti.
Nella città di Firenze viveva, diverso tempo prima, un ricchissimo mercante, chiamato Arriguccio Berlinghieri, il quale, schioccamente, per rendere nobile la sua famiglia, pensò di sposare una donna della nobiltà fiorentina e, sbagliando, prese in moglie una giovane gentildonna, di nome monna Sismonda.
Ella, essendo il marito lontano da casa, come facevano i mercanti, si innamorò di un giovane, chiamato Ruberto, che l'aveva corteggiata a lungo.
Si cominciarono a frequentare senza molta discrezione e prudenza, tanto che Arriguccio ebbe qualche sospetto.Diventò, perciò, l’uomo più geloso del mondo, smise di andare in giro e rivolse tutta la sua attenzione a sorvegliare la moglie. Non si addormentava mai prima che non l’avesse sentita entrare nel letto.
La donna era molto addolorata perché non si poteva incontrare con il suo Ruberto.
Tanto pensò che escogitò il modo di stare col giovane, dopo che il marito, che aveva un sonno molto profondo, si fosse addormentato.
Pensò di far andare un capo di uno spago fuori dalla finestra della camera, fino a terra, l’altro capo, passando sotto il pavimento, doveva andare fino al suo letto, sotto i suoi vestiti. Quando era a letto si doveva  legare lo spago al dito grosso del piede.
Avvisò Ruberto che quando veniva doveva tirare lo spago, ed ella, se il marito dormiva, l’avrebbe lasciato andare e sarebbe andata ad aprirgli. Se il marito non dormiva, l’avrebbe tirato a sé ,affinchè non l’aspettasse.
La cosa funzionò per diverso tempo, finché una notte, mentre la donna dormiva, Arriguccio, stendendo il piede nel letto, trovò quello spago. Stesa la mano, vide che era legato al piede della moglie e sospettò l’inganno.
Si accorse che lo spago usciva fuori dalla finestra, cautamente lo tagliò dal dito della donna, lo legò al suo e stette in attesa per vedere che cosa volesse dire.
Non passò molto tempo che Ruberto giunse e tirò lo spago, come faceva di solito.
Arriguccio lo sentì; lo spago si sciolse perché non lo aveva legato bene e Ruberto andò ad aspettare che monna Sismonda gli aprisse.
Arriguccio, alzatosi rapidamente, prese le armi e corse all’uscio per vedere chi fosse l’uomo e per colpirlo.
Egli era un pezzo d’uomo, fiero e forte, e, giunto all’uscio lo aprì con violenza, non con delicatezza, come soleva fare la donna.
Ruberto comprese subito che era Arriguccio ad aprire la porta e cominciò a fuggire, mentre l’altro lo inseguiva.
Dopo un lungo inseguimento, i due cominciarono a combattere, volendo l’uno ferire e l’altro difendersi.
La donna, svegliatasi, trovando lo spago tagliato dal dito, comprese immediatamente che l’inganno era stato svelato. Sentendo che il marito era corso dietro a Ruberto, temendo il peggio, chiamò la sua fantesca, che sapeva ogni cosa.
La convinse ad andare nel letto ,al suo posto, la pregò di non farsi riconoscere e di sopportare pazientemente le botte di Arriguccio, perché l’avrebbe ben ricompensata .Spense ,poi, il lume, uscì dalla stanza e si nascose,
aspettando.
Mentre Arriguccio e Ruberto si azzuffavano, i vicini si avvicinarono e cominciarono a rivolgere loro ingiurie.
Arriguccio, temendo di essere riconosciuto, senza aver potuto scoprire chi fosse il giovane, adirato se ne tornò a casa sua, e, giunto in camera da letto, infuriato, cominciò ad urlare contro la moglie, ingiuriandola.
Poi, al buio, andò vicino al letto e, credendo di colpire la moglie, colpì la fantesca e le diede, con le mani e i piedi,  pugni e calci, tanto che le ammaccò tutto il viso. Infine le tagliò i capelli ,riempendola di improperi.
La fantesca piangeva forte e chiedeva pietà ,per amor di Dio. Ma la voce era così rotta dal pianto che Arriguccio non poteva riconoscere se era la voce della moglie e di un’altra donna.
Alla fine, dopo averla battuta ed averle tagliato i capelli, disse “Malvagia femmina, io non voglio più toccarti, ma andrò dai tuoi fratelli e dirò loro le tue buone azioni, poi faranno quello che vogliono e ti porteranno via, perché, per certo, tu in questa casa non ci starai più”.
Così detto, uscì dalla camera e chiuse a chiave la porta, andando via.
Come monna Sismonda sentì che il marito se ne era andato, aprì la porta, riaccese il lume e vide la fantesca, tutta pesta che piangeva forte. La consolò come meglio potè, la mandò in camera , la fece servire ed accudire, ricompensandola con i denari dello stesso Arriguccio.
Dopo che ebbe sistemato la domestica, ritornò nella propria camera, rimise tutto in ordine, come se in quella notte non vi avesse dormito nessuno. Riaccese la lampada, si rivestì e si sistemò come se non fosse andata ancora a letto. Accesa una lucerna e presi dei panni ,si pose a sedere sulla cima di una scala e cominciò a cucire e ad aspettare lo sviluppo degli eventi.
Arriguccio, uscito , andò a casa dei fratelli della moglie e tanto picchiò che gli fu aperto.
I tre fratelli e la madre della moglie, sentendo che era Arriguccio, si alzarono, fecero accendere i lumi e vennero da lui a chiedergli che cosa volesse a quell’ora di notte.
Ad essi l’uomo raccontò tutto quello che era successo, a cominciare dallo spago che aveva trovato legato al piede di monna Sismonda fino alla fine.
Per dare prova di ciò che aveva fatto, pose nelle loro mani i capelli che credeva di aver tagliato alla moglie.
Aggiunse che dovevano andare a casa sua per prendersi la donna che egli non intendeva più tenersi in casa.
I fratelli, preoccupati per ciò che avevano udito, credendo che fosse tutto vero, adirati contro di lei, fecero accendere delle torce e, insieme con Arriguccio, si diressero verso la casa di lui per punirla.
Vedendo ciò la loro madre li seguì ,pregandoli di non credere a tutto ciò che egli aveva detto. Sosteneva che poteva aver colpito la moglie per altri motivi e ora l’accusava per essere scusato. Aggiunse che si meravigliava molto perché conosceva bene la figlia e sapeva come l’aveva allevata ,fin da piccola.
Giunti, dunque, alla casa di Arriguccio, vi entrarono e cominciarono a salire le scale.
Monna Sismonda, che li attendeva, finse di essere sorpresa per il loro arrivo, a così tarda notte, e ne chiese il motivo. I fratelli, meravigliati di vederla seduta a cucire senza avere sul viso alcun segno di percosse, mentre il marito aveva detto di averla pestata, trattennero l’ira. Le chiesero spiegazioni di ciò di cui il marito si era lagnato, minacciandola se non avesse confessato ogni cosa.
La donna disse che non aveva niente da dire e non sapeva di che cosa Arriguccio si fosse lagnato riguardo a lei.
Il marito, dal canto suo, la guardava sconcertato, ricordando che le aveva colpito il viso con mille pugni, l’aveva graffiata e le aveva fatto molto male. Invece la vedeva come se nulla di ciò fosse accaduto.
In breve i fratelli le raccontarono dello spago, dei pugni e di tutto.
La donna, rivolta ad Arriguccio, gli disse “Oimè, marito mio, che cosa odo? Perché fai sembrare me, con le tue accuse, una donna malvagia, con tua vergogna ,mentre io non lo sono, e te un uomo peggiore di quello che sei ?
E quando fosti stanotte in questa casa con me? E quando mi battesti ? io , da parte mia, non me ne ricordo”.
Arriguccio cominciò a dire che erano andati a letto insieme, che poi si era alzato per correre dietro all’amante di lei, le aveva dato molte percosse e le aveva tagliato i capelli.
La donna rispose che il marito, quella notte, non aveva dormito con lei, ma, a parte ciò, come tutti potevano vedere, ella non aveva segni di percosse su tutta la persona. Aggiunse che se egli le avesse messo le mani addosso, ella ,in nome di Dio, si sarebbe difesa e l’avrebbe graffiato. Invero nemmeno i capelli le aveva tagliato o ,se l’aveva fatto, non se ne era accorta. Del resto, tutti potevano vedere se li aveva tagliati o no.
Toltisi i veli dalla testa, mostrò che non li aveva tagliati ,ma interi.
Vedendo ciò, i fratelli e la madre, rivolgendosi ad Arriguccio, si meravigliarono delle sue accuse verso la moglie. Il poveretto stava come trasognato e voleva dire qualcosa. Ma, vedendo com’era la situazione, non si azzardava a dir niente.
Rivolta ai suoi fratelli, la donna disse “Fratelli miei, vedo che egli si è andato cercando che io vi racconti le sue cattiverie, anche se non avrei mai voluto, ed io lo farò. Credo che egli abbia veramente fatto ciò che ha detto. Ma ,quest’uomo valente cui, per mala sorte ,mi deste in moglie, che è un mercante, che vuole essere ritenuto onesto più di una fanciulla, spesso e volentieri, di notte, se ne va ad ubriacarsi nelle bettole e si accompagna a donne di malaffare. Ed io resto ad aspettare fino a mezzanotte e, talvolta, fino all’alba il suo ritorno. Sicuramente egli, ben ubriaco, si coricò con una donnaccia e a lei, svegliandosi, trovò lo spago al piede e, poi, fece tutte quelle bravate che dice, la riempì di pugni e le tagliò i capelli.
Non essendo completamente sobrio, credette e crede ancora di aver fatto a me queste cose. Se voi lo guardate bene, è ancora mezzo ubriaco. Tuttavia, qualsiasi cosa abbia detto di me, voglio che lo scusiate, come si fa con un ubriaco. Poiché io lo perdono, voglio che lo facciate anche voi”.
La madre di lei, udendo tali parole, cominciò a gridare dicendo che non si sarebbe dovuto perdonare ma piuttosto uccidere quel cane fastidioso e ingrato, che non era degno di una figlia come lei.Quel mercantuzzo, che veniva dalla campagna, con vesti di panno scadente, con le calze a bracalone e con la penna in culo, solo perché aveva tre soldi aveva voluto per moglie la discendente di una nobile casata , si era appropriato di uno stemma e si permetteva di trattarla in tal modo, come se l’avesse raccolta nel fango. Avrebbe preferito che, seguendo il suo consiglio, i fratelli l’avessero data in moglie ad uno dei conti Guidi, con una piccola dote, perché l’avrebbero sicuramente trattata con più rispetto. Agguinse che ella era la più bella e la più onesta figliuola di Firenze e quel cafone che non si era vergognato di dire , a mezzanotte, che era una puttana, come se i familiari non la conoscessero; si sarebbe meritato un bel castigo.
Poi, rivolta ai figli, disse “ Figli miei, avete sentito come il vostro buon cognato tratta vostra sorella? Mercantucolo di quattro soldi, se fossi in voi non sarei soddisfatta se non lo levassi dalla terra. Se fossi uomo, non donna come sono, me la vedrei con quest’ubriaco maledetto “.
I giovani, viste le cose, si rivolsero ad Arriguccio ,ingiuriandolo con grandissima violenza.
Infine lo perdonarono, considerando che aveva fatto tutto quel pasticcio perché era ubriaco.
Gli dissero che non volevano più sentire cose del genere, altrimenti gliel’avrebbero fatta pagare cara e amara.
Ciò detto ,se ne andarono.
Arriguccio rimase confuso, non sapendo se quello che aveva fatto era vero o aveva sognato.
Senza più farne parola ,lasciò la moglie in pace.
La donna, con la sua astuzia, fuggì il pericolo e si aprì la via per poter, in avvenire, fare ogni cosa che volesse, senza avere più paura del marito.






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