giovedì 2 ottobre 2014

QUINTA GIORNATA – NOVELLA N.10

Pietro da Vinciolo va a cenare fuori; la sua donna fa venire in casa un giovane, torna Pietro, ella nasconde il giovane sotto una cesta di polli; Pietro racconta che è stato trovato nella casa di Ercolano, dove egli cenava, un giovane, nascosto dalla moglie; La donna biasima la moglie di Ercolano; un asino, per sciagura, mette un piede sulle dita di quello che era sotto la cesta, egli grida, Pietro accorre, lo vede e conosce l’inganno della moglie, con la quale, alla fine rimane in concordia per la sua ribalderia.

Il racconto della regina era finito e tutti avevano lodato Iddio che aveva degnamente compensato Federigo.
Subito  Dioneo, che non aspettava mai l’ordine, incominciò col dire che non sapeva se era per vizio o per crudeltà dei costumi umani o per peccato della natura  il ridere delle cattive cose piuttosto che delle buone opere, soprattutto quando queste non riguardavano direttamente ciascuno.
Egli, con il suo racconto, voleva soltanto allontanare la malinconia e portare riso e allegria, sebbene la materia della novella non era del tutto onesta.
Le donne della brigata, udendola, dovevano raccogliere le rose e lasciar stare le spine, , dovevano lasciar perdere l’uomo ,con la sua disonestà, ridere degli amorosi inganni della sua donna, avendo compassione delle sciagure degli altri.
Viveva in Perugia, non molto tempo prima, un ricco uomo, chiamato Pietro da Vinciolo, il quale ,più per ingannare gli altri e diminuire l’opinione negativa che tutti i perugini avevano di lui, che perché lo desiderasse, prese moglie.
La fortuna gli fece sposare una donna robusta e soda, con i capelli rossi e una carnagione colorita, che di mariti ne avrebbe voluti due, piuttosto che uno; invece il marito aveva rivolto l’attenzione ad un altro uomo, piuttosto che a lei.
Ella si accorse di ciò col passare del tempo, e, vedendosi bella e giovane e sentendosi piena di forze,  ne fu molto turbata  e litigò con il marito, rimproverandogli continuamente la sua vita dissoluta.
In seguito si rese conto che si consumava, ma non correggeva le cattive inclinazioni del marito.
Visto che il marito la abbandonava continuamente per continuare la sua vita disonesta, contro natura, decise di seguire la sua natura di donna. Considerò che lo aveva sposato, portandogli una ricca dote, sapendo che era un uomo e credendolo desideroso di quello che devono desiderare gli uomini, altrimenti non l’avrebbe mai sposato.
Si chiedeva perché , sapendo che era femmina, egli l’aveva presa in moglie se le femmine non gli stavano a cuore. Questo non lo poteva sopportare.
Si ripeteva, ancora, che ,se non voleva vivere nel mondo, si sarebbe fatta monaca, invece voleva vivere nel mondo e non voleva invecchiare aspettando di ricevere piacere dal marito. Non voleva doversi dolere, una volta divenuta vecchia, di aver perduto la sua giovinezza. Inoltre, voleva provare piacere secondo natura, mentre il marito con la sua dissolutezza offendeva le leggi e la natura.
Avendo a lungo meditato, per realizzare le sue intenzioni, la buona donna si confidò con una vecchia, che pareva santa Verdiana che dava da mangiare alle serpi; costei, sempre con un rosario in mano, dava le indulgenze ,non parlava d’altro che della vita dei Santi Padri e delle piaghe di San Francesco ed era ritenuta una santa da tutti.
La vecchia le rispose che Dio ,che conosce tutto,  sapeva che ella faceva molto bene. Non doveva perdere il tempo della sua giovinezza e rammaricarsene poi, dopo averlo perduto, in vecchiaia, quando le donne possono solo guardare le cenere intorno al focolare. La vecchia poteva testimoniare personalmente che provava gran rimorso per aver lasciato andare via il tempo; eppure non era una sciocca e si era data da fare come aveva potuto.E continuò dicendo che mentre gli uomini nascono buoni a fare mille cose, le donne nascono solo per fare l’amore e per fare figli  e per questo sono apprezzate. Si poteva ben vedere, infatti, come una donna poteva stancare molti uomini, mentre molti uomini non potevano stancare una donna.
La giovane faceva, dunque, bene a rendere al marito pan per focaccia, in modo da non doversi rimproverare nulla in vecchiaia. Le donne, a questo mondo, dovevano utilizzare bene il tempo, più che gli uomini, perché quando invecchiavano né il marito, né gli altri le volevano più vedere e le mandavano in cucina a raccontar favole con la gatta e a contare pentole e scodelle., dicendo “ Alle giovani i buoni bocconi e alle vecchie gli stranguglioni”.
Promise ,poi, di aiutarla ad ammorbidire e a recare da lei il giovane che avesse scelto.
Le chiese, infine, di essere partecipe delle sue preghiere e delle indulgenze in modo da farle valere in suffragio.
Le chiese, infine, di essere partecipe delle sue preghiere e delle indulgenze in modo da farle valere in suffragio dei morti di lei ,come lume o candela.
La giovane rimase d’accordo con la vecchia che, se avesse visto un giovinetto che passava spesso da quella strada, lo avrebbe condotto da lei.
Le regalò un pezzo di carne salata e la mandò con Dio.
La vecchia, dopo pochi giorni, di nascosto, le condusse in camera il giovinetto che ella aveva indicato e , dopo poco tempo, un altro, a seconda di come le piacevano, sempre con il massimo riserbo, temendo il marito.
Avvenne che il marito una sera doveva andare a cena da un suo amico, di nome Ercolano.
La giovane, approfittando di ciò, chiese alla vecchia di far andare da lei uno dei giovincelli più belli e gradevoli di Perugia. La vecchia così fece.
Mentre la donna e il giovane si erano messi a tavola per cenare, Pietro chiamò per farsi aprire la porta.
La moglie, sentendo la voce del marito, si ritenne morta.
Immediatamente fece nascondere il giovane sotto una cesta di polli ,che era su un terrazzino vicino alla camera,dove stavano cenando. Gettò sopra la cesta un grosso sacco, che quel giorno stesso aveva fatto vuotare. Ciò fatto, fece aprire al marito e gli chiese spiegazioni riguardo alla mancata cena presso l’amico.
Pietro allora le raccontò che la cena era saltata perché, dopo che si erano messi a tavola ,Ercolano, la moglie ed egli stesso, avevano sentito starnutire una prima ed una seconda volta; ma non vi avevano dato importanza.
Il terzo, il quarto e il quinto starnuto fecero meravigliare tutti, al punto che Ercolano, già sospettoso perché la moglie li aveva fatti aspettare a lungo davanti alla porta senza aprire, le chiese chi era che starnutiva.
Poi, alzatosi da tavola, andò verso una scala che era lì vicino, sotto la quale vi era un ripostiglio chiuso da tavole, dove si poteva riporre qualcosa, come facevano ogni giorno coloro che volevano riordinare la casa.
Sembrandogli che di lì venisse il suono di uno starnuto, aprì la porticina che era davanti.
Come l’ebbe aperta, subito ne uscì il più gran puzzo di zolfo del mondo, puzzo che già avevano sentito prima.
La donna aveva spiegato che, poco prima, aveva pulito i suoi veli con lo zolfo. Poi aveva messo  la teglia sulla quale l’aveva sparso sotto la scala, da cui proveniva l’odore.
Ercolano, dopo che aveva aperto la scala ed era uscito un po’ di puzzo, guardando dentro vide colui che aveva starnutito ed ancora starnutiva, costretto dallo zolfo che aveva respirato e continuava a starnutire ,come nessun altro avrebbe potuto. Ercolano lo vide e gridò contro la moglie che l’aveva ingannato, comprendendo perché ella li aveva tenuti tanto a lungo fuori dalla porta, e minacciò di fargliela pagare.
La donna, udendo le minacce, vedendo che il suo peccato era palese, alzatasi da tavola, fuggì non si sa dove.
Frattanto Ercolano, senza accorgersi che la moglie era fuggita, ordinò più volte a colui che starnutiva di uscire, ma il malcapitato non si poteva muovere.
Ercolano, allora, lo prese per i piedi, lo tirò fuori e corse a cercare un coltello per ucciderlo.
Ma Pietro, temendo le guardie, intervenne impedendo all’amico di ucciderlo e di fargli del male.
Nel mentre sopraggiunsero i vicini che condussero via il giovane.
La cena, turbata da tutti quegli eventi, non era stata, dunque, nemmeno assaggiata
La donna, udendo quelle cose, comprese che vi erano altre donne sagge come ella era e avrebbe volentieri preso le difese della donna di Ercolano con le parole. Invece, per sua tutela, ritenne opportuno inveire contro di lei violentemente, dicendo che sembrava una santarellina, molto spirituale e invece, ormai vecchia, dava un buon esempio alle giovani. Doveva essere una donna perfidissima, vergogna di tutte le donne della terra, che, gettata via la sua onestà e la fede promessa al marito, si era data ad un altro uomo. Proseguì dicendo che non si doveva aver pietà di tali donne, ma si dovevano mandare al rogo da vive e ridurle in cenere.
Poi, ricordatasi del suo amico che era lì vicino nascosto sotto la cesta, pregò Pietro di andare a letto, ché era ormai tempo.
Pietro ,che aveva più voglia di mangiare che di dormire, chiese se c’era qualcosa per cena.
La moglie rispose che c’era da cenare, ma era preferibile per quella sera che egli andasse a dormire.
Nel frattempo erano giunti dalla campagna alcuni lavoratori di Pietro ed avevano messo gli asini, senza dar loro da bere, in una piccola stalla, vicino al terrazzino.
Uno degli asini, per la grandissima sete, era uscito dalla stalla e andava fiutando ogni cosa per cercare l’acqua.
Così andando, si trovò proprio davanti alla cesta sotto la quale era il giovinetto.
Il giovane, poiché stava carponi da molto tempo, stese un po’ le dita d’una mano fuori dalla cesta e, per sua sventura, l’asino vi mise sopra un piede. Egli, sentendo un fortissimo dolore, lanciò un grande urlo.
Pietro, udendo l’urlo, che proveniva da casa sua ,e sentendo ancora urlare perché l’asino non aveva levato il piede dalle dita del giovane ma premeva forte, corse alla cesta. Scopertala, vide il giovinetto, che tremava tutto sia per il dolore delle dita, schiacciate dal piede dell’asino , sia per la paura che l’uomo gli facesse del male.
Pietro riconobbe immediatamente il giovinetto, come il giovane che egli aveva molto corteggiato per il suo vizio. Gli chiese che cosa facesse lì. Il ragazzo non rispose nulla, lo pregò soltanto di non fargli alcun male, per amor di Dio.
L’uomo lo rassicurò e si fece svelare ogni cosa, poi, presolo per mano, lo condusse nella camera ,dove l’aspettava la moglie molto spaventata.
Sedutosi davanti a lei, la rimproverò perché ,poco prima, aveva maledetto la moglie di Ercolano, dicendo che era la vergogna di tutte le donne e che avrebbero dovuto arderla, mentre ella si era macchiata della stessa colpa.
Considerava che le donne erano tutte così fatte che cercavano di coprire i propri errori con le colpe degli altri.
Si augurava, per conto suo, che le donne potessero essere arse, ché erano una pessima razza.
La donna vide che il marito dapprincipio non le aveva fatto altro male che con le parole e le sembrò che egli tutto si gongolava perché teneva per mano un così bel giovanotto. Allora, prese coraggio e disse “ Io sono ben certa che tu vorresti che venisse fuoco dal cielo e ci ardesse tutte, come colui che odia le donne, ma la croce di Dio questo non lo farà mai.. Ma vorrei un po’ ragionare con te per sapere di che cosa ti rammarichi. Starei sicuramente bene se tu mi volessi uguagliare alla moglie di Ercolano, che è una vecchia bacchettona ipocrita che il marito tiene ben cara , come si deve tenere una moglie. Io sono da te ben vestita e ben calzata, ma tu sai bene, come lo so io, da quanto tempo non giacesti con me. Vorrei piuttosto andare in giro vestita di stracci e scalza ma essere ben trattata da te a letto. E intendi bene, Pietro, io sono una donna come le altre e ho voglia di quello che vogliono le altre. Perciò , visto che tu non mi dai ciò che desidero, non puoi giudicarmi male se me lo procaccio altrove; almeno ,io ti faccio onore perché non mi metto né con servi, né con tignosi”.
Pietro comprese che quei discorsi potevano durare tutta la notte, perciò, poco curandosi di lei, le chiese se c’era qualcosa per cena ,perché nessuno aveva ancora cenato quella sera.
La donna rispose che era pronta la cena e che stavano per mettersi a tavola quando era arrivato.
Poi, alzatasi, su richiesta del marito, diede ordine di portare in tavola la cena già preparata e, insieme al marito vizioso e al giovane, lietamente cenò .
Dopo cena il narratore non ricordava che cosa avesse deciso Pietro per accontentare tutti e tre.
Sapeva soltanto che al mattino seguente il giovane giunse in piazza accompagnato dalla moglie e dal marito, non sapendo se la notte era stato più con la moglie o col marito.
Dioneo, infine, consigliò alle donne lì presenti di ricambiare ogni mala azione ricevuta e, se non potevano ricambiarla subito, di attendere il momento opportuno, così che l’asino ricevesse in cambio ogni colpo che dava contro la parete.






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