QUARTA
GIORNATA – NOVELLA n.6
L’Andriuola ama Gabriotto: gli
racconta di aver fatto un sogno ed egli racconta a lei di averne fatto un
altro; muore all’improvviso nelle sue braccia; mentre con la sua fantesca lo porta alla casa di
lui, sono prese dalle guardie, ed ella racconta come sono andate le cose: il
podestà la vuole possedere, ma ella non lo sopporta: sentendolo il padre di
lei, poiché è innocente la fa liberare, ed ella si fa monaca di clausura,
rifiutando del tutto di stare nel mondo.
La novella raccontata da Filomena
fu graditissima alle donne che avevano sentito cantare molte volte quella
canzone, ma, per quanto avessero chiesto, non avevano mai potuto sapere perché
era stata fatta.
Il re diede ordine a Panfilo di continuare.
Il giovane disse che la novella
precedente gli dava lo spunto per raccontarne una nella quale si parlava di due
sogni che preannunziarono eventi futuri.
Le sue compagne dovevano, comunque,
sapere che era impressione di tutti i viventi che le cose che apparivano nei
sogni fossero verissime, e, una volta svegliatisi, le considassero alcune vere,
altre verosimili, altre lontane dalla realtà; talvolta esse avvenivano per
davvero.
Perciò molti prestavano ai sogni
grande fiducia , come se fossero reali e per quelli si rattristavano o si
rallegravano e temevano o speravano; altri , al contrario, non ci credevano per
nulla, se non che si trovavano nei pericoli preannunziati dai sogni.
Panfilo riteneva che i sogni non
erano sempre veri e non erano sempre falsi, come dimostravano sia la novella precedente che quella che stava
per raccontare.
Nella città di Brescia viveva un
gentiluomo chiamato messer Negro da Ponte Carraro, che, tra i molti figli,
aveva una figlia che si chiamava Andreuola, giovane, bella e senza marito. Ella
si innamorò, ricambiata, di Gabriotto, uomo di bassa condizione ma bello e
garbato.
Con l’aiuto della fantesca , i due,
nel bel giardino del padre ,si incontrarono spesse volte.
Divennero , segretamente, marito e
moglie, promettendosi che solo la morte li avrebbe separati.
Una notte, mentre continuavano gli
incontri furtivi, la giovane sognò di essere nel suo giardino con Gabriotto.
Mentre egli la teneva fra le
braccia, dal corpo di lui uscì una cosa oscura ed orribile, a lei sconosciuta,
che le strappò il giovane dalle braccia e se lo portò sotto terra ,senza che i
due innamorati potessero più rivedersi.
Si svegliò agitata e, sebbene si
fosse resa subito conto che si trattava di un sogno, pure ebbe paura.
La notte seguente evitò di
incontrarsi con l’innamorato per timore.
Poi, la notte successiva lo
ricevette nel suo giardino per evitare sospetti.
Accolto con grandi feste, Gabriotto
le chiese perché la notte precedente non aveva voluto incontrarlo.
La giovane gli raccontò il sogno e
il presentimento che l’aveva presa.
Il giovane ,udendo ciò, rise e
disse che era una sciocchezza credere nei sogni che si facevano o per aver
mangiato troppo o troppo poco.
Aggiunse che se avesse voluto
credere ai sogni non si sarebbe incontrato con lei.
Infatti anch’egli ,la notte prima,
ne aveva fatto uno. Aveva sognato di essere in un bel bosco e di aver catturato
una capriola bella come non ce n’erano altre, bianca come la neve. In breve
tempo egli l’aveva addomesticata e, per evitare che si allontanasse, le aveva
messo intorno al collo un collare d’oro, con una catena d’oro.
Una volta, mentre la capriola stava
appoggiata con il capo sul suo grembo, uscì all’improvviso una cagna da caccia,
nera come il carbone, spaventosa a vedersi, e andò verso di lui. La cagna lo
aggredì e gli strappò il cuore dal petto per portarselo via.
Egli provò un dolore tanto grande
che si svegliò di soprassalto e si mise la mano sul cuore per vedere se tutto
era a posto, non trovando alcun danno rise di sé stesso. Aggiunse che di sogni
così e anche più spaventosi ne aveva già fatti, ma non si erano mai avverate le cose che aveva
sognato; perciò non ci dovevano più pensare e dovevano stare allegri.
La giovane ,udendo il sogno di
Gabriotto, si spaventò ancora di più, ma ,per non rattristarlo, nascose la sua
paura e lo baciò e abbracciò teneramente. Non sapendo il perché, si guardava
intorno per vedere se qualche cosa nera apparisse.
Mentre stavano così, all’improvviso
Gabriotto ,emettendo un sospiro, le chiese aiuto e, cadendo sull’erba del
prato, morì. La giovane pianse disperatamente e più volte invocò il nome di lui
invano. Poi , accortasi che era del tutto morto, non sapendo che fare, chiamò
la sua domestica, che sapeva tutto, e le rivelò la causa del suo dolore.
Andreuola disse alla fantesca che
non voleva più vivere senza il suo amore, ma prima di uccidersi, pur
conservando il segreto, voleva seppellire onorevolmente il corpo dell’uomo.
La donna la scongiurò di non
uccidersi perché sarebbe andata all’inferno, dove sicuramente non era andata
l’anima di Gabriotto, che era stato un bravo giovane; meglio era pregare per
l’anima di lui. Bisognava ,invece, pensare a seppellirlo, di nascosto, portarlo
fuori dal giardino, sulla strada, dove qualcuno, l’indomani, l’avrebbe trovato
e portato ai suoi parenti per la sepoltura.
La giovane non volle lasciare
abbandonato nella strada, come un cane, il corpo del marito, tanto amato.
Voleva che avesse, oltre le sue
lacrime, anche quelle dei suoi parenti. Decise, perciò, cosa fare.
Ordinò alla serva di prendere dal
forziere un drappo di seta molto prezioso.
Lo misero per terra e vi posero
sopra il corpo del morto, con la testa appoggiata su un cuscino ,con gli occhi
e la bocca chiusa, con una ghirlanda di rose e con tutte rose intorno.
Avvicinandosi il giorno,
sollecitata dalla cameriera, si tolse dal dito l’anello con cui Gabriotto
l’aveva sposata e lo mise al dito di lui, come ultimo dono di colei che, in
vita, aveva tanto amato. Poi ,per il gran dolore, svenne sul corpo del giovane.
Riprese le forze, insieme alla
fantesca, preso il drappo, su cui giaceva il corpo, uscì dal giardino e si
diresse verso la casa di lui.
Mentre andavano furono catturate
dalle guardie della Signoria.
Andreuola, desiderosa più di morire
che di vivere, raccontò alle guardie ciò che era successo e chiese di essere
portata davanti al signore. Nessuno, però, doveva toccare il corpo del morto,
che ella portò con sé al palazzo della Signoria.
Il Podestà,
udita la cosa, ricevette la donna nella sua stanza e si fece raccontare
l’accaduto
I medici, chiamati dal Signore,
verificarono che l’uomo non era stato ucciso con il veleno o in altro modo. Affermarono che era
morto perché era stato affogato dal sangue di un ascesso che si era rotto
vicino al cuore.
Il Podestà, udendo che la giovane
era innocente, promise di liberarla se avesse acconsentito ai suoi piaceri.
Non riuscendo a convincerla, tentò
di violentarla.
Andreuola, adirata, si difese con
grande energia ,cacciandolo via.
Venuto il giorno, queste cose
furono riferite a messer Negro, che andò dal podestà per riavere sua figlia.
Il podestà, per evitare di essere
accusato dalla donna ,le fece molte lodi per l’amore e la costanza dimostrate,
e, preso da grande amore, nonostante che ella già aveva sposato un uomo di
bassa condizione, la chiese in moglie al padre.
Frattanto Anreuola giunse al
cospetto del padre e gli disse “ Padre mio, è inutile che vi racconti tutta la
mia sciagura, che voi, sicuramente, già conoscete. Vi chiedo perdono di aver
preso per marito, senza il vostro consenso, chi più mi piacque. Questo perdono
ve lo chiedo non per aver salva la vita, ma per morire come vostra figlia, non
come vostra nemica”.
Messer Negro ,che era molto vecchio
e di natura buono e amorevole, piangendo sollevò in piedi la figlia e disse
“Figlia mia, mi fa soffrire la poca fiducia che hai avuto in me, nascondendomi
il tuo matrimonio ,e ancor di più il fatto che tu abbia perduto tuo marito
prima che io l’avessi saputo. Ma l’onore di accoglierlo ,volentieri, come mio
genero, per farti contenta, che non ho potuto concedergli in vita, glielo
concederò per la sua morte”.
Fece ,quindi, preparare a Gabriotto
un esequie grande e onorevole.
La voce si diffuse rapidamente e
giunsero da ogni parte della città i pareti del morto e tutti gli uomini e le
donne. Non come un plebeo ma come un signore fu portato fuori dal cortile del
palazzo pubblico a spalla dai più nobili cittadini, con grandissimo onore, per
la sepoltura.
Dopo alcuni giorni messer Negro
chiese alla figlia se voleva sposare il Podestà che l’aveva chiesta in moglie.
Andreuola non ne volle sapere, ma
preferì farsi monaca , insieme con la sua fantesca, in un monastero molto
famoso per la santità, e lì vissero
onestamente per molto tempo.
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