giovedì 12 giugno 2014

QUARTA GIORNATA - NOVELLA N.6

QUARTA GIORNATA – NOVELLA n.6

L’Andriuola ama Gabriotto: gli racconta di aver fatto un sogno ed egli racconta a lei di averne fatto un altro; muore all’improvviso nelle sue braccia; mentre  con la sua fantesca lo porta alla casa di lui, sono prese dalle guardie, ed ella racconta come sono andate le cose: il podestà la vuole possedere, ma ella non lo sopporta: sentendolo il padre di lei, poiché è innocente la fa liberare, ed ella si fa monaca di clausura, rifiutando del tutto di stare nel mondo.  

La novella raccontata da Filomena fu graditissima alle donne che avevano sentito cantare molte volte quella canzone, ma, per quanto avessero chiesto, non avevano mai potuto sapere perché era stata fatta.
Il re diede  ordine a Panfilo di continuare.
Il giovane disse che la novella precedente gli dava lo spunto per raccontarne una nella quale si parlava di due sogni che preannunziarono eventi futuri.
Le sue compagne dovevano, comunque, sapere che era impressione di tutti i viventi che le cose che apparivano nei sogni fossero verissime, e, una volta svegliatisi, le considassero alcune vere, altre verosimili, altre lontane dalla realtà; talvolta esse avvenivano per davvero.
Perciò molti prestavano ai sogni grande fiducia , come se fossero reali e per quelli si rattristavano o si rallegravano e temevano o speravano; altri , al contrario, non ci credevano per nulla, se non che si trovavano nei pericoli preannunziati dai sogni.
Panfilo riteneva che i sogni non erano sempre veri e non erano sempre falsi, come dimostravano sia  la novella precedente che quella che stava per raccontare.
Nella città di Brescia viveva un gentiluomo chiamato messer Negro da Ponte Carraro, che, tra i molti figli, aveva una figlia che si chiamava Andreuola, giovane, bella e senza marito. Ella si innamorò, ricambiata, di Gabriotto, uomo di bassa condizione ma bello e garbato.
Con l’aiuto della fantesca , i due, nel bel giardino del padre ,si incontrarono spesse volte.
Divennero , segretamente, marito e moglie, promettendosi che solo la morte li avrebbe separati.
Una notte, mentre continuavano gli incontri furtivi, la giovane sognò di essere nel suo giardino con Gabriotto.
Mentre egli la teneva fra le braccia, dal corpo di lui uscì una cosa oscura ed orribile, a lei sconosciuta, che le strappò il giovane dalle braccia e se lo portò sotto terra ,senza che i due innamorati potessero più rivedersi.
Si svegliò agitata e, sebbene si fosse resa subito conto che si trattava di un sogno, pure ebbe paura.
La notte seguente evitò di incontrarsi con l’innamorato per timore.
Poi, la notte successiva lo ricevette nel suo giardino per evitare sospetti.
Accolto con grandi feste, Gabriotto le chiese perché la notte precedente non aveva voluto incontrarlo.
La giovane gli raccontò il sogno e il presentimento che l’aveva presa.
Il giovane ,udendo ciò, rise e disse che era una sciocchezza credere nei sogni che si facevano o per aver mangiato troppo o troppo poco.
Aggiunse che se avesse voluto credere ai sogni non si sarebbe incontrato con lei.
Infatti anch’egli ,la notte prima, ne aveva fatto uno. Aveva sognato di essere in un bel bosco e di aver catturato una capriola bella come non ce n’erano altre, bianca come la neve. In breve tempo egli l’aveva addomesticata e, per evitare che si allontanasse, le aveva messo intorno al collo un collare d’oro, con una catena d’oro.
Una volta, mentre la capriola stava appoggiata con il capo sul suo grembo, uscì all’improvviso una cagna da caccia, nera come il carbone, spaventosa a vedersi, e andò verso di lui. La cagna lo aggredì e gli strappò il cuore dal petto per portarselo via.
Egli provò un dolore tanto grande che si svegliò di soprassalto e si mise la mano sul cuore per vedere se tutto era a posto, non trovando alcun danno rise di sé stesso. Aggiunse che di sogni così e anche più spaventosi ne aveva già fatti, ma  non si erano mai avverate le cose che aveva sognato; perciò non ci dovevano più pensare e dovevano stare allegri.
La giovane ,udendo il sogno di Gabriotto, si spaventò ancora di più, ma ,per non rattristarlo, nascose la sua paura e lo baciò e abbracciò teneramente. Non sapendo il perché, si guardava intorno per vedere se qualche cosa nera apparisse.
Mentre stavano così, all’improvviso Gabriotto ,emettendo un sospiro, le chiese aiuto e, cadendo sull’erba del prato, morì. La giovane pianse disperatamente e più volte invocò il nome di lui invano. Poi , accortasi che era del tutto morto, non sapendo che fare, chiamò la sua domestica, che sapeva tutto, e le rivelò la causa del suo dolore. 

Andreuola disse alla fantesca che non voleva più vivere senza il suo amore, ma prima di uccidersi, pur conservando il segreto, voleva seppellire onorevolmente il corpo dell’uomo.
La donna la scongiurò di non uccidersi perché sarebbe andata all’inferno, dove sicuramente non era andata l’anima di Gabriotto, che era stato un bravo giovane; meglio era pregare per l’anima di lui. Bisognava ,invece, pensare a seppellirlo, di nascosto, portarlo fuori dal giardino, sulla strada, dove qualcuno, l’indomani, l’avrebbe trovato e portato ai suoi parenti per la sepoltura.
La giovane non volle lasciare abbandonato nella strada, come un cane, il corpo del marito, tanto amato.
Voleva che avesse, oltre le sue lacrime, anche quelle dei suoi parenti. Decise, perciò, cosa fare.
Ordinò alla serva di prendere dal forziere un drappo di seta molto prezioso.
Lo misero per terra e vi posero sopra il corpo del morto, con la testa appoggiata su un cuscino ,con gli occhi e la bocca chiusa, con una ghirlanda di rose e con tutte rose intorno.
Avvicinandosi il giorno, sollecitata dalla cameriera, si tolse dal dito l’anello con cui Gabriotto l’aveva sposata e lo mise al dito di lui, come ultimo dono di colei che, in vita, aveva tanto amato. Poi ,per il gran dolore, svenne sul corpo del giovane.
Riprese le forze, insieme alla fantesca, preso il drappo, su cui giaceva il corpo, uscì dal giardino e si diresse verso la casa di lui.
Mentre andavano furono catturate dalle guardie della Signoria.
Andreuola, desiderosa più di morire che di vivere, raccontò alle guardie ciò che era successo e chiese di essere portata davanti al signore. Nessuno, però, doveva toccare il corpo del morto, che ella portò con sé al palazzo della Signoria.
Il Podestà, udita la cosa, ricevette la donna nella sua stanza e si fece raccontare l’accaduto
I medici, chiamati dal Signore, verificarono che l’uomo non era stato ucciso con il  veleno o in altro modo. Affermarono che era morto perché era stato affogato dal sangue di un ascesso che si era rotto vicino al cuore.
Il Podestà, udendo che la giovane era innocente, promise di liberarla se avesse acconsentito ai suoi piaceri.
Non riuscendo a convincerla, tentò di violentarla.
Andreuola, adirata, si difese con grande energia ,cacciandolo via.
Venuto il giorno, queste cose furono riferite a messer Negro, che andò dal podestà per riavere sua figlia.
Il podestà, per evitare di essere accusato dalla donna ,le fece molte lodi per l’amore e la costanza dimostrate, e, preso da grande amore, nonostante che ella già aveva sposato un uomo di bassa condizione, la chiese in moglie al padre.
Frattanto Anreuola giunse al cospetto del padre e gli disse “ Padre mio, è inutile che vi racconti tutta la mia sciagura, che voi, sicuramente, già conoscete. Vi chiedo perdono di aver preso per marito, senza il vostro consenso, chi più mi piacque. Questo perdono ve lo chiedo non per aver salva la vita, ma per morire come vostra figlia, non come vostra nemica”.
Messer Negro ,che era molto vecchio e di natura buono e amorevole, piangendo sollevò in piedi la figlia e disse “Figlia mia, mi fa soffrire la poca fiducia che hai avuto in me, nascondendomi il tuo matrimonio ,e ancor di più il fatto che tu abbia perduto tuo marito prima che io l’avessi saputo. Ma l’onore di accoglierlo ,volentieri, come mio genero, per farti contenta, che non ho potuto concedergli in vita, glielo concederò per la sua morte”.
Fece ,quindi, preparare a Gabriotto un esequie grande e onorevole.
La voce si diffuse rapidamente e giunsero da ogni parte della città i pareti del morto e tutti gli uomini e le donne. Non come un plebeo ma come un signore fu portato fuori dal cortile del palazzo pubblico a spalla dai più nobili cittadini, con grandissimo onore, per la sepoltura.
Dopo alcuni giorni messer Negro chiese alla figlia se voleva sposare il Podestà che l’aveva chiesta in moglie.
Andreuola non ne volle sapere, ma preferì farsi monaca , insieme con la sua fantesca, in un monastero molto    
famoso per la santità, e lì vissero onestamente per molto tempo.







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