giovedì 6 marzo 2014

TERZA GIORNATA - NOVELLA N.3

TERZA GIORNATA – NOVELLA N.3

 Fingendo di confessarsi e di essere con coscienza purissima, una donna innamorata di un giovane, induce un frate autorevole, senza che se ne accorga, a farle realizzare i suoi desideri.

Mentre Pampinea ormai taceva e tutti lodavano l’astuzia del pallafreniere e il senno del re, la regina fece cenno a Filomena di continuare.
Filomena cominciò dicendo che voleva raccontare una beffa che una bella donna fece ad un religioso importante. Considerò, inizialmente ,che talvolta i religiosi erano i più stolti tra gli uomini e credevano di sapere più degli altri. Erano avidi, andavano dove potevano trovare da mangiare e potevano essere beffati non soltanto dagli uomini ma anche da qualcuna delle donne.
Continuò poi riferendo che pochi anni prima, viveva in Firenze una gentildonna bella, intelligente più di qualunque altra, di cui non avrebbe rivelato il nome perché vivevano ancora coloro che si potevano adirare, mentre c’era solo da ridere.
Costei, nata da una famiglia nobile, aveva sposato un artigiano della lana ricchissimo, ma disprezzato dalla moglie, che non lo riteneva degno di lei, per la sua bassa condizione.
Peraltro, l’uomo, nonostante le sue ricchezze, era anche ignorante, sapeva parlare solo di come produrre un tessuto, di come ordire una tela, di come fare un filato. Decise, dunque, di dare al marito solo il minimo indispensabile nei rapporti coniugali, ma di voler trovare per sé un uomo più degno del lanaiolo.
Si innamorò follemente, di un uomo valoroso di mezza età (35 anni circa), ma l’uomo non si accorgeva di niente. Sapendo che costui era amico di un religioso grande e grosso, un po’ stupido, ma molto stimato, ritenne che poteva servirsi di lui come intermediario tra lei e l’uomo.
Si recò in chiesa e chiese di essere confessata dal frate. Egli ascoltò la confessione .
Tra le tante cose, la donna gli riferì che un uomo bello e fisicamente ben piantato le aveva posto assedio e se lo trovava sempre intorno, sia quando si affacciava alla finestra, sia sull’uscio quando usciva di casa.
La cosa l’addolorava enormemente perché era una donna onesta, innamorata più che mai di suo marito, uomo ricchissimo, e che mai era stata tentata di fare qualcosa contro l’onore coniugale. Aveva pensato di parlarne con i suoi fratelli, ma aveva cambiato idea perché temeva che ne potesse nascere uno scandalo. Invece aveva preferito parlarne con lui perché sapeva che erano amici.
Chiedeva al frate di parlargli e di consigliargli di rivolgere le sue attenzioni ad altre donne, che a lei quell’interesse esagerato dava grande noia e non era disposta ad assecondarlo.
Il santo frate le credette e, avendo compreso a chi si riferiva, promise di intervenire. Espose poi le proprie necessità e ringraziò per la ricca elemosina. La donna , presa la penitenza, se ne tornò a casa.
Non molto dopo , l’uomo andò dal frate, dopo aver discusso del più e del meno, il religioso lo tirò da parte e, in modo cortese, lo invitò a desistere dal corteggiare la donna.
Poiché l’uomo, meravigliato, negava, il frate rispose che era certo di quello che diceva perché glielo aveva detto lei stessa, con molto rammarico. Precisò, ancora, che era una donna onesta, che aveva disgusto di quelle cose e voleva essere lasciata in pace.
L’uomo, più intelligente del santo frate, comprese l’astuzia della donna, fingendo vergogna ,promise di evitare, per il futuro , il corteggiamento. Allontanatosi, andò sotto casa della donna, che era alla finestra, sorridente, dimostrando che egli aveva ben compreso il senso delle parole del frate. Da quel giorno continuò a passare spesso per quella strada ,cautamente, fingendo di dover fare qualche servizio.
La donna, accortasi di essere corrisposta, volendo dimostrargli più chiaramente il suo amore, tornò il chiesa e cominciò a piangere. Al frate ,che chiedeva se l’uomo aveva rispettato la promessa fattagli di non infastidirla più, ella rispose che , anzi, era avvenuto il contrario. Infatti, per tutta risposta, il perfido, mentre prima passava una volta sotto casa, adesso passava sette volte. Come se non bastasse il guardarla, era stato così ardito e sfacciato che le aveva mandato in casa , proprio il giorno prima, una donna con in dono una borsa e una cintura, come se lei non avesse già delle borse e delle cinture. Infuriata, si era trattenuta dal fare il diavolo a quattro, per rispetto del frate. Aveva restituito i due oggetti alla servetta, ma poi, temendo che quella se li tenesse per sé, se li era ripresi e li aveva portati al frate perché li restituisse al donatore. Gli dicesse, inoltre, che non aveva bisogno delle sue cose perché, grazie a Dio e a suo marito, aveva tante cinture e borse da potervi affogare dentro. Minacciò che se l’insistenza non fosse cessata, ne avrebbe parlato al marito e ai fratelli. Detto questo, piangendo, trasse fuori dalla veste, una borsa preziosa e una cintura e le gettò in grembo al frate.
Costui promise che sarebbe nuovamente intervenuto a dargli una tirata d’orecchi tale che l’uomo non le avrebbe più dato fastidio. Raccomandò di non parlarne , assolutamente, con il marito e i fratelli perché ne poteva seguire un gran danno.
La donna ,fingendo di rasserenarsi e conoscendo l’avidità del frate, aggiunse che in sogno le erano apparsi i parenti morti, in gran pena, che chiedevano elemosine, e, soprattutto sua madre, che faceva pietà, preoccupata della situazione della figlia. Gli mise, dunque, un fiorino in mano perché dicesse per le anime dei suoi morti  quaranta messe di San Gregorio ed altre preghiere , per trarle fuori dall’Inferno.
Il frate, lieto, prese le offerte ,le diede la benedizione e la congedò. Non accorgendosi di essere stato ingannato, rimproverò aspramente il suo amico, che tiepidamente negava.
Dopo aver detto molte parole, il frate sciocco diede la borsa e la cintura all’amico e, dopo molte raccomandazioni , lo licenziò.
Allontanatosi il frate, l’uomo si recò dalla donna e le fece vedere che aveva la borsa  e la cintura, a conferma che le cose andavano per il meglio. Ormai aspettavano solo che il marito andasse da qualche parte ,per potersi incontrare.
Non molto dopo, il marito partì per Genova per una commissione.
Subito dopo la sua partenza, la donna si recò dal frate e, piangendo, gli disse “Padre mio, vi ho promesso l’altro ieri che non avrei fatto nulla senza avvisarvi, perciò vi voglio dire che cosa ha fatto quel diavolo dell’inferno del vostro amico. Stamattina, poco prima dell’alba, avendo saputo, non so come, che mio marito era andato a Genova, è entrato nel mio giardino e, attraverso un albero, è venuto sulla finestra della mia camera.
L’aveva già aperta e voleva entrare, quando mi svegliai e avrei gridato se non mi avesse chiesto di tacere per Dio e per voi, rivelandomi chi era. Tacqui, per amor vostro, e nuda come nacqui, corsi a chiudergli la finestra sul viso. Credo che se ne andò, perché non lo sentii più. Dissuadetelo voi dal continuare, perché non ne posso più”.
Il frate non sapeva che dire dalla meraviglia, pure, promise di intervenire nuovamente per frenare quel diavolo scatenato, che credeva un santo, per togliergli dalla mente quella bestialità.
Era appena uscita dalla chiesa che sopraggiunse l’uomo che fu accusato dal frate, con grande veemenza, di essere spergiuro e traditore.
Il furbone, che aveva ben capito dove portavano i rimproveri del religioso, gli chiese perché si adirava tanto, come se avesse crocifisso Cristo.
Il frate lo rimproverò aspramente perché, come la donna gli aveva riferito, sapendo che il marito non c’era, di notte  era andato nel giardino della donna, era salito sull’albero e dalla finestra aveva cercato di entrare in camera sua . Aggiunse che ,in quel modo, non poteva vincere la santità della donna che ,se fino ad allora aveva taciuto grazie alle preghiere del frate, avrebbe rivelato tutto ai fratelli.
Il valente uomo , saputo ciò che gli serviva, calmò il frate con mille promesse.
Allontanatosi, seguì a puntino le istruzioni e, nella notte seguente, entrò nel giardino, salì sull’albero, trovò la finestra aperta, entrò nella camera, dove trovò la donna ad attenderlo con le braccia aperte.
Mentre erano impegnati  nei giochi d’amore, ridevano della stupidità del frate bestione che aveva insegnato così bene all’uomo la via per incontrarsi.
Sistemati i fatti loro, non tornarono più dal frate, ma si ritrovarono, allegramente, molte altre notti insieme, in grazia di Dio, come Filomena si augurava che potesse accadere a tutti coloro che ne avessero voglia.



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