TERZA
GIORNATA – NOVELLA N.3
Fingendo di confessarsi e di essere con
coscienza purissima, una donna innamorata di un giovane, induce un frate
autorevole, senza che se ne accorga, a farle realizzare i suoi desideri.
Mentre Pampinea ormai taceva e
tutti lodavano l’astuzia del pallafreniere e il senno del re, la regina fece
cenno a Filomena di continuare.
Filomena cominciò dicendo che
voleva raccontare una beffa che una bella donna fece ad un religioso
importante. Considerò, inizialmente ,che talvolta i religiosi erano i più
stolti tra gli uomini e credevano di sapere più degli altri. Erano avidi,
andavano dove potevano trovare da mangiare e potevano essere beffati non
soltanto dagli uomini ma anche da qualcuna delle donne.
Continuò poi riferendo che pochi
anni prima, viveva in Firenze una gentildonna bella, intelligente più di
qualunque altra, di cui non avrebbe rivelato il nome perché vivevano ancora
coloro che si potevano adirare, mentre c’era solo da ridere.
Costei, nata da una famiglia
nobile, aveva sposato un artigiano della lana ricchissimo, ma disprezzato dalla
moglie, che non lo riteneva degno di lei, per la sua bassa condizione.
Peraltro, l’uomo, nonostante le sue
ricchezze, era anche ignorante, sapeva parlare solo di come produrre un
tessuto, di come ordire una tela, di come fare un filato. Decise, dunque, di
dare al marito solo il minimo indispensabile nei rapporti coniugali, ma di
voler trovare per sé un uomo più degno del lanaiolo.
Si innamorò follemente, di un uomo
valoroso di mezza età (35 anni circa), ma l’uomo non si accorgeva di niente.
Sapendo che costui era amico di un religioso grande e grosso, un po’ stupido,
ma molto stimato, ritenne che poteva servirsi di lui come intermediario tra lei
e l’uomo.
Si recò in chiesa e chiese di
essere confessata dal frate. Egli ascoltò la confessione .
Tra le tante cose, la donna gli
riferì che un uomo bello e fisicamente ben piantato le aveva posto assedio e se
lo trovava sempre intorno, sia quando si affacciava alla finestra, sia
sull’uscio quando usciva di casa.
La cosa l’addolorava enormemente
perché era una donna onesta, innamorata più che mai di suo marito, uomo
ricchissimo, e che mai era stata tentata di fare qualcosa contro l’onore
coniugale. Aveva pensato di parlarne con i suoi fratelli, ma aveva cambiato
idea perché temeva che ne potesse nascere uno scandalo. Invece aveva preferito
parlarne con lui perché sapeva che erano amici.
Chiedeva al frate di parlargli e di
consigliargli di rivolgere le sue attenzioni ad altre donne, che a lei
quell’interesse esagerato dava grande noia e non era disposta ad assecondarlo.
Il santo frate le credette e,
avendo compreso a chi si riferiva, promise di intervenire. Espose poi le
proprie necessità e ringraziò per la ricca elemosina. La donna , presa la
penitenza, se ne tornò a casa.
Non molto dopo , l’uomo andò dal
frate, dopo aver discusso del più e del meno, il religioso lo tirò da parte e,
in modo cortese, lo invitò a desistere dal corteggiare la donna.
Poiché l’uomo, meravigliato,
negava, il frate rispose che era certo di quello che diceva perché glielo aveva
detto lei stessa, con molto rammarico. Precisò, ancora, che era una donna
onesta, che aveva disgusto di quelle cose e voleva essere lasciata in pace.
L’uomo, più intelligente del santo
frate, comprese l’astuzia della donna, fingendo vergogna ,promise di evitare,
per il futuro , il corteggiamento. Allontanatosi, andò sotto casa della donna,
che era alla finestra, sorridente, dimostrando che egli aveva ben compreso il
senso delle parole del frate. Da quel giorno continuò a passare spesso per
quella strada ,cautamente, fingendo di dover fare qualche servizio.
La donna, accortasi di essere
corrisposta, volendo dimostrargli più chiaramente il suo amore, tornò il chiesa
e cominciò a piangere. Al frate ,che chiedeva se l’uomo aveva rispettato la
promessa fattagli di non infastidirla più, ella rispose che , anzi, era avvenuto
il contrario. Infatti, per tutta risposta, il perfido, mentre prima passava una
volta sotto casa, adesso passava sette volte. Come se non bastasse il
guardarla, era stato così ardito e sfacciato che le aveva mandato in casa ,
proprio il giorno prima, una donna con in dono una borsa e una cintura, come se
lei non avesse già delle borse e delle cinture. Infuriata, si era trattenuta
dal fare il diavolo a quattro, per rispetto del frate. Aveva restituito i due
oggetti alla servetta, ma poi, temendo che quella se li tenesse per sé, se li
era ripresi e li aveva portati al frate perché li restituisse al donatore. Gli
dicesse, inoltre, che non aveva bisogno delle sue cose perché, grazie a Dio e a
suo marito, aveva tante cinture e borse da potervi affogare dentro. Minacciò
che se l’insistenza non fosse cessata, ne avrebbe parlato al marito e ai
fratelli. Detto questo, piangendo, trasse fuori dalla veste, una borsa preziosa
e una cintura e le gettò in grembo al frate.
Costui promise che sarebbe
nuovamente intervenuto a dargli una tirata d’orecchi tale che l’uomo non le
avrebbe più dato fastidio. Raccomandò di non parlarne , assolutamente, con il
marito e i fratelli perché ne poteva seguire un gran danno.
La donna ,fingendo di rasserenarsi
e conoscendo l’avidità del frate, aggiunse che in sogno le erano apparsi i
parenti morti, in gran pena, che chiedevano elemosine, e, soprattutto sua
madre, che faceva pietà, preoccupata della situazione della figlia. Gli mise,
dunque, un fiorino in mano perché dicesse per le anime dei suoi morti quaranta messe di San Gregorio ed altre
preghiere , per trarle fuori dall’Inferno.
Il frate, lieto, prese le offerte
,le diede la benedizione e la congedò. Non accorgendosi di essere stato
ingannato, rimproverò aspramente il suo amico, che tiepidamente negava.
Dopo aver detto molte parole, il
frate sciocco diede la borsa e la cintura all’amico e, dopo molte
raccomandazioni , lo licenziò.
Allontanatosi il frate, l’uomo si
recò dalla donna e le fece vedere che aveva la borsa e la cintura, a conferma che le cose andavano
per il meglio. Ormai aspettavano solo che il marito andasse da qualche parte
,per potersi incontrare.
Non molto dopo, il marito partì per
Genova per una commissione.
Subito dopo la sua partenza, la
donna si recò dal frate e, piangendo, gli disse “Padre mio, vi ho promesso
l’altro ieri che non avrei fatto nulla senza avvisarvi, perciò vi voglio dire
che cosa ha fatto quel diavolo dell’inferno del vostro amico. Stamattina, poco
prima dell’alba, avendo saputo, non so come, che mio marito era andato a
Genova, è entrato nel mio giardino e, attraverso un albero, è venuto sulla
finestra della mia camera.
L’aveva già aperta e voleva
entrare, quando mi svegliai e avrei gridato se non mi avesse chiesto di tacere
per Dio e per voi, rivelandomi chi era. Tacqui, per amor vostro, e nuda come
nacqui, corsi a chiudergli la finestra sul viso. Credo che se ne andò, perché
non lo sentii più. Dissuadetelo voi dal continuare, perché non ne posso più”.
Il frate non sapeva che dire dalla
meraviglia, pure, promise di intervenire nuovamente per frenare quel diavolo
scatenato, che credeva un santo, per togliergli dalla mente quella bestialità.
Era appena uscita dalla chiesa che
sopraggiunse l’uomo che fu accusato dal frate, con grande veemenza, di essere
spergiuro e traditore.
Il furbone, che aveva ben capito
dove portavano i rimproveri del religioso, gli chiese perché si adirava tanto,
come se avesse crocifisso Cristo.
Il frate lo rimproverò aspramente
perché, come la donna gli aveva riferito, sapendo che il marito non c’era, di
notte era andato nel giardino della
donna, era salito sull’albero e dalla finestra aveva cercato di entrare in
camera sua . Aggiunse che ,in quel modo, non poteva vincere la santità della
donna che ,se fino ad allora aveva taciuto grazie alle preghiere del frate,
avrebbe rivelato tutto ai fratelli.
Il valente uomo , saputo ciò che
gli serviva, calmò il frate con mille promesse.
Allontanatosi, seguì a puntino le
istruzioni e, nella notte seguente, entrò nel giardino, salì sull’albero, trovò
la finestra aperta, entrò nella camera, dove trovò la donna ad attenderlo con
le braccia aperte.
Mentre erano impegnati nei giochi d’amore, ridevano della stupidità
del frate bestione che aveva insegnato così bene all’uomo la via per
incontrarsi.
Sistemati i fatti loro, non
tornarono più dal frate, ma si ritrovarono, allegramente, molte altre notti
insieme, in grazia di Dio, come Filomena si augurava che potesse accadere a
tutti coloro che ne avessero voglia.
lei è una puttana
RispondiEliminahai ragione fra
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