giovedì 12 dicembre 2013

SECONDA GIORNATA - NOVELLA N.3

SECONDA GIORNATA – NOVELLA N.3


 Tre giovani dissipano tutti i loro averi; il nipote di uno di questi, si accompagna ad un abate. Tornando a casa, disperato, si accorge che era la figlia del re d’Inghilterra, che lo sposa .Così risolve i problemi degli zii, rimettendo tutto a posto.

Furono ascoltate ,con divertimento le vicende di Rinaldo d’Asti, la sua devozione a Dio e a San Giuliano, né fu ritenuta sciocca la donna che aveva usato il bene che Dio le aveva mandato in casa.
Toccò, poi, a Pampinea, che sedeva a fianco di Filostrato,  iniziare a parlare, al comando della regina .
Fece, inizialmente,sagge considerazioni sulla fortuna, dicendo che tutto è nelle sue mani ed essa muove le cose della vita ,secondo un suo giudizio, nascosto agli esseri mortali.
Cominciò a raccontare che, un tempo, viveva in Firenze un cavaliere di nome Teobaldo, che ,secondo alcuni, apparteneva alla famiglia dei Lamberti, secondo altri a quella degli Agolanti. Ma, a prescindere dalla famiglia di appartenenza, era un ricchissimo cavaliere ed aveva tre figli. Il primo si chiamava Lamberto, il secondo Teobaldo ed il terzo Agolante, tutti belli ed eleganti.
Quando il primo non aveva ancora diciotto anni, messere Teobaldo morì e lasciò a loro, come legittimi eredi, tutti i beni mobili ed immobili. I giovani, vedendosi ricchissimi, cominciarono a spendere senza alcun ritegno, tenendo un gran numero di servi, molti cavalli, cani ed uccelli, facendo continue feste e banchetti, dilettandosi in tutto quello che piaceva loro, sia per la posizione sociale che per la giovane età.
Questa vita allegra non durò a lungo, ben presto consumarono il tesoro lasciato dal padre e dovettero vendere tutti i possedimenti, riducendosi in povertà.
Lamberto, chiamati i suoi fratelli e ricordando la magnificenza del padre, il loro disordinato spendere, la povertà in cui si trovavano in quel momento, decise con i fratelli di vendere quel poco che era rimasto e di andarsene via, e così fecero.
Senza salutare nessuno partirono da Firenze e se ne andarono in Inghilterra .
Qui presero una casetta, molto piccola, e cominciarono a prestare ad usura.
 La fortuna li aiutò e ,ben presto, accumularono una grandissima quantità di denaro.
Tornati a Firenze , ricomprarono i loro possedimenti e molte altre cose e si sposarono.
Continuarono a prestare soldi in Inghilterra e, per curare i loro affari, mandarono lì un nipote di nome Alessandro. Non avevano, comunque, messo giudizio e , dimenticando dove li aveva portati lo spendere dissennatamente, ripresero la vita di prima, buttando i soldi dalla finestra.
Per un po’ di anni li aiutò il danaro mandato da Alessandro, che si era messo a prestare ai baroni che impegnavano i castelli e le altre entrate, e la cosa gli rendeva molto bene.
Mentre i tre fratelli continuavano a spendere, sperando nei soldi provenienti dall’Inghilterra, contro ogni aspettativa, scoppiò una guerra tra il re (Enrico II) e suo figlio (Enrico) che divise tutta l’isola, parteggiando alcuni nobili per il re e altri per il figlio. Per questo tutti i castelli dei baroni furono tolti ad Alessandro, che rimase lì, in attesa che ritornasse la pace e gli fossero restituite le ricchezze, ma non mandò più soldi a Firenze. I tre spendaccioni persero nuovamente i loro averi e furono imprigionati per debiti, mentre le loro donne e i loro figli più piccoli se ne andarono chi di qua chi di là, vivendo in miseria.
Alessandro, avendo perso ogni speranza che ritornasse la pace, ritenendo che era inutile rimanere in Inghilterra, decise di ritornare in Italia e, solo soletto, si mise in cammino.
Uscendo da Burges, si imbattè in una carovana al seguito di un abate ,vestito di bianco, accompagnato da molti monaci, molti servi con molti bagagli, e, infine, da due anziani cavalieri ed altri parenti.
Alessandro fu accolto volentieri nella compagnia.
Mentre camminavano, il giovane chiese chi erano i monaci e dove andassero. Uno dei cavalieri rispose che il giovinetto che cavalcava davanti era un loro parente che era stato eletto abate di una delle più importanti badie d’Inghilterra. Poiché era troppo giovane per ricoprire la carica e ciò non era consentito dalla legge, andavano a Roma per pregare il Santo padre di concedere la dispensa e autorizzarlo a ricoprire l’incarico. Tutto questo, però, doveva rimanere segreto.
Il novello abate, mentre procedevano, spostandosi avanti e dietro, vide Alessandro che era un bel giovane,
molto garbato e con modi gentili ed eleganti, e ne rimase conquistato a prima vista.
Lo chiamò a sé e, discorrendo piacevolmente, gli chiese donde venisse e dove andasse. Il giovane rispose con sincerità a tutte le domande e si mise a disposizione, sebbene potesse fare poco. Il prelato, visto che era una persona gentile, che ragionava con garbo, fu ancora più attratto e, pieno di compassione per le sue sventure, lo confortò e, visto che andava verso la Toscana, lo invitò a viaggiare insieme.
 Procedendo, giunsero in un villaggio, dove c’era solo un alberghetto. Alessandro, che conosceva l’albergatore, fece preparare per l’abate la stanza migliore della casa, poi, come se fosse stato il maggiordomo, diede disposizioni per gli alloggi di tutta la schiera.
Dopo cena, a notte inoltrata, essendo tutti andati a dormire, domandò all’oste dove egli stesso potesse sdraiarsi. L’altro rispose che l’albergo era tutto pieno, solo nella camera dell’abate vi erano dei granai su cui il giovane poteva dormire ,arrangiandosi.
Alessandro era perplesso, in quanto avrebbe preferito dormire con gli altri monaci, senza disturbare il religioso, che dormiva profondamente. Alla fine il giovane , date le insistenze, si sistemò su un granaio con una coperta addosso, cercando di fare meno rumore possibile.
L’abate, che non dormiva per niente, ma era immenso in pensieri d’amore, aveva sentito tutto quello che i due si erano detti e anche dove si era sistemato Alessandro.
Tutto contento disse tra sé” Iddio mi ha mandato questa occasione, se non la prendo, non mi capiterà mai più”. Con voce sommessa, invitò, perché si coricasse vicino a lui, Alessandro, che dopo aver più volte rifiutato, si spogliò e si coricò.
L’abate , avvicinatosi lo cominciò a toccare come fanno le fanciulle innamorate con i loro amanti. Il giovane era sconcertato e non sapeva cosa fare, allora l’altro gli prese una mano e se la pose sul petto dicendo “Alessandro, scaccia ogni sospetto, ti svelo il mio segreto”.
  L’uomo con la mano , posta sul petto del religioso, sentì due seni tondi, sodi e delicati, come se fossero stati d’avorio, comprese, allora, che era una donna, e, senza indugio, voleva abbracciarla e baciarla.
 Ed ella disse “ Come puoi vedere sono femmina e non uomo, e, come fanciulla, stavo andando dal Papa perché mi sposasse; per mia sventura come ti vidi, mi innamorai perdutamente di te. Per questo ho deciso che voglio avere come marito solo te. Se tu non mi vuoi come moglie allontanati da qui e vai per la tua strada”.
Alessandro, sebbene non la conosceva, vedeva che era bellissima e doveva essere molto ricca, dato il seguito che aveva. Accettò, dunque, la proposta di matrimonio ben volentieri. 
La fanciulla, messasi a sedere davanti ad un dipinto di nostro Signore, gli pose in mano un anello, come promessa di matrimonio. Poi si abbracciarono e trascorsero la notte in giochi amorosi, che erano graditi ad entrambi.
All’alba, l’uomo, alzatosi, tutto sorridente, uscì dalla stanza senza che nessuno sapesse dove aveva dormito la notte. La carovana riprese il cammino e, dopo alcuni giorni, giunsero a Roma.
Lì  l’abate, con i due cavalieri ed Alessandro, senza nessun altro, fu ricevuto dal Papa.
Fatta la dovuta riverenza, l’abate cominciò a parlare “ Santo padre, ognuno deve vivere bene e onestamente,
come voglio fare io. Nell’abito in cui mi vedete sono fuggita ,con molte ricchezze del re d’Inghilterra, da mio padre, il quale mi voleva dare in sposa al re di Scozia, che è vecchissimo, e mi voleva far sposare da vostra Santità. Mi fece fuggire non tanto la vecchiaia del re di Scozia, quanto la paura che, una volta maritata, potessi fare qualcosa contro le leggi divine e contro l’onore del re mio padre.
Durante il viaggio, Dio, per sua misericordia, mi pose davanti colui che voleva che io avessi come marito : questo giovane”.
E gli mostrò Alessandro elogiandone l’onestà, il valore, anche se non era nobile come lei.
 Dichiarò che si era unita a lui, lo voleva, e non avrebbe sposato nessun altro qualsiasi cosa dicesse suo padre. E continuò dicendo “ Santità, vogliate benedire il matrimonio che Alessandro ed io abbiamo contratto alla presenza solo di Dio. Con la vostra benedizione, che ci darà la certezza che esso è gradito a Dio, di cui voi siete il vicario, noi possiamo onestamente vivere ed , infine,  morire”.
Il giovane si meravigliò udendo che la moglie era la figlia del re d’Inghilterra e ne gioì profondamente.
Anche i due cavalieri si stupirono, e ancor più si stupì  il Papa, ma, sapendo che non si poteva più tornare indietro, volle soddisfare la preghiera della donna.
Nel giorno fissato per la cerimonia, il Papa, davanti a tutti i cardinali e i nobili, che aveva invitati per fare una
gran  festa, fece venire la donna, regalmente vestita, che era uno splendore, ed Alessandro , anch’egli riccamente vestito, tanto che pareva un re e non un usuraio .
Fece celebrare nozze solenni, e poi licenziò gli sposi con la sua benedizione.
I due sposi si recarono, poi ,a Firenze, dove l’uomo pagò i debiti, fece liberare i tre fratelli e li rimise  con le loro donne nei possedimenti riacquistati.
Ripartirono ,infine, per Parigi, dove furono ricevuti dal re, portando con loro Agolante.
Frattanto, i due cavalieri andarono in Inghilterra e riuscirono a convincere il re ad accogliere i due sposi. Il Re li ricevette con grandissima festa e, poco dopo, nominò Alessandro cavaliere e gli donò la contea di Cornovaglia.  
Il giovane seppe operare così bene che pacificò il figlio con il padre, cosa che fu molto utile all’isola e ai suoi affari. Agolante, raccolti tutti i crediti ,straordinariamente ricco, ritornò a Firenze.
Alessandro visse felicemente con la sua donna e, secondo quanto si dice, con l’aiuto del suocero, conquistò la Scozia e fu incoronato re.




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