SECONDA GIORNATA – NOVELLA N.1
Martellino, fingendosi storpio, simula di guarire grazie al Beato
Arrigo, scoperto il suo inganno, è picchiato e arrestato; corre il pericolo di
essere impiccato per la gola, ma alla fine si salva.
Neifile iniziò il racconto riflettendo che ,alcune volte,
chi voleva beffare gli altri, si ritrovava egli stesso beffato.E volle
dimostrare ciò nel rispetto del tema fissato dalla regina.
Non molto tempo addietro, viveva in Treviso un tedesco
chiamato Arrigo, santo e apprezzato da tutti, molto povero, che viveva portando
pesi a pagamento.
A detta dei trevigiani, nell’ora della sua morte , tutte le
campane del Duomo , senza essere tirate, si misero a suonare. Tutti gridarono
al miracolo e, ritenendo Arrigo Santo, si recarono, in pellegrinaggio, alla
casa dove giaceva, conducendo lì zoppi, ciechi, ammalati, tutti quelli che
avevano qualche infermità e qualche difetto, sperando che miracolosamente
potessero guarire toccando quel corpo.
In tale circostanza, giunsero a Treviso tre fiorentini, uno
chiamato Stecchi, l’altro Martellino e il terzo Marchese. Costoro erano buffoni
che giravano per le corti dei signori, travestendosi e facendo imitazioni per
divertire gli spettatori. Vedendo accorrere tanta gente si meravigliarono e,
udito il motivo, vollero andare a vedere.
Depositati i bagagli in albergo, pensarono a come fare per
arrivare alla casa del morto.
L’impresa non era facile, perché la piazza era piena di
tedeschi e la chiesa ancora di più.
Martellino ebbe un’idea. Decise di fingersi storpio, di non
poter camminare e di farsi sostenere da un lato da Stecchi e dall’altro da
Marchese.
L’idea piacque ai suoi amici e subito misero in atto il
piano.
Martellino contrasse talmente le mani, le braccia, le gambe, la bocca, gli occhi e tutto il viso da sembrare veramente terribile e non c’era nessuno che ,vedendolo, non lo ritenesse handicappato.
Martellino contrasse talmente le mani, le braccia, le gambe, la bocca, gli occhi e tutto il viso da sembrare veramente terribile e non c’era nessuno che ,vedendolo, non lo ritenesse handicappato.
Per avvicinarsi alla chiesa, i due compagni ,che lo
sostenevano, chiedevano di fare spazio e tutti si scostavano, anzi, alcuni
uomini li aiutarono a mettere Martellino sul corpo di Arrigo perché potesse
riacquistare la salute. Martellino, mentre tutta la gente era attenta a vedere
che cosa gli succedesse, piano piano, cominciò a distendere le dita, poi la mano,
poi il braccio e così tutto il corpo, come sapeva fare benissimo.
La gente, vedendo ciò, subito gridò al miracolo, con grida
tanto forti in onore di Santo Arrigo da uguagliare il rumore dei tuoni.
Per caso ,si trovava in quel luogo un fiorentino che conosceva
bene Martellino, ma che non lo aveva riconosciuto mentre si fingeva storpio. Lo
riconobbe subito ,quando si raddrizzo, cominciò a ridere e disse “ O Signore
,che gli venga un accidente! Chi non avrebbe creduto, vedendolo, che era
veramente storpio?”.
Alcuni trevigiani, udendolo,
ebbero dei dubbi e chiesero all’uomo chiarimenti.
Il fiorentino rispose che quel bugiardo era sano come tutti
loro, ma era un buffone che amava travestirsi e giocare. Udito ciò, tutti si
misero a gridare e ad accusare il simulatore di volersi beffare di Dio e dei
Santi e, afferratolo, gli strapparono le vesti e lo colpirono con pugni e
calci, nonostante che egli chiedesse pietà.
I due amici non osavano aiutarlo, per paura di fare la
stessa fine, pure cercavano il modo per sottrarlo all’ira del popolo, che
l’avrebbe sicuramente ucciso.
Marchese, allora, andò a chiamare le guardie , accusando
Martellino di avergli rubato una borsa con cento fiorini d’oro. Immediatamente
le guardie corsero dove lo sventurato le stava buscando e lo sottrassero alle
mani della folla infuriata. Molti li seguirono e, sentendo di che cosa era
accusato, pensando di fargli avere una condanna più pesante, cominciarono a
dire che anche a loro era stato rubato del denaro (era stata tagliata la
borsa). Udendo queste accuse ,il giudice del podestà cominciò ad interrogarlo.
Visto che l’accusato non prendeva sul serio la cosa, ma
scherzava, lo fece torturare, legandolo alla corda, per, poi, farlo impiccare.
Posto a terra, alle domande del giudice egli rispose “Signor mio, vi confesserò
le verità. Ma fatevi dire da coloro che mi accusano quando e dove li derubai”.
Il giudice chiamò gli accusatori che riferirono che uno era
stato derubato otto giorni prima, un altro sei, un altro quattro, uno lo stesso
giorno. Udendo ciò ,Martellino disse “ Signor mio, costoro mentono
spudoratamente, perché io sono arrivato da poco. Potete controllare chiedendo
all’albergatore e all’ufficiale addetto alla registrazione dei forestieri”.
Mentre le cose stavano così, Marchese e Stecchi, che
temevano di aver gettato il compagno dalla padella nel fuoco, trovato l’oste
,gli raccontarono il fatto. Egli, ridendo, li condusse da un certo Sandro
Angolanti, che abitava a Treviso ed era molto amico del Signore della città e
gli raccontò ogni cosa.
Anche Sandro si divertì molto e andò dal Signore ad
intercedere per la salvezza di Martellino, salvezza che ottenne.
Quando andarono a prenderlo, lo trovarono in camicia,
smarrito e morto di paura, davanti al giudice, che non voleva sentire ragione ,
che, per odio ai fiorentini, voleva impiccarlo a tutti i costi e per nessuna ragione voleva liberarlo. Alla
fine ,il giudice, suo malgrado, fu costretto a lasciarlo andare.
Quando Martellino fu al cospetto del Signore raccontò tutto
quello che aveva combinato e lo pregò di lasciarlo andare perché, fino a che
non fosse giunto a Firenze, si sarebbe sentito ,sempre col cappio alla gola.
Dopo moltissime risate per l’accaduto, il Signore fece
donare un abito ad ognuno e tutti e tre se ne tornarono sani e salvi a Firenze,
usciti dal pericolo oltre ogni speranza.
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