giovedì 14 novembre 2013

PRIMA GIORNATA - NOVELLA N.10

PRIMA GIORNATA – NOVELLA N.10


 Il maestro Alberto da Bologna fece vergognare con la sua onestà una donna che lo voleva mortificare per il suo amore per lei.


A Pampinea, la regina, toccava di raccontare l’ultima novella della giornata.
Con grazia cominciò a parlare dicendo che i motti erano ornamenti gradevoli nei discorsi , così come lo erano le stelle nel firmamento e, in primavera, i fiori nei verdi prati.
Poiché i motti erano brevi, erano più adatti alle donne che agli uomini, anche se ,nella loro epoca, ce ne erano poche che sapessero comprenderli e raccontarli.
Purtroppo, le donne moderne avevano rivolto la loro attenzione agli ornamenti del corpo e colei che indossava le vesti più colorate e più ricche si credeva più importante e più rispettata, non pensando che anche un asino, se avesse portato ricche bardature, sarebbe stato onorato.
Si vergognava a dirlo, perché colpiva tutte le donne e anche sé stessa : queste donne così vestite e dipinte se ne stavano mute e insensibili, come statue di marmo e se, interrogate, rispondevano, meglio sarebbe stato se fossero rimaste in silenzio. E facevano credere di non saper, per timidezza, parlare tra le donne e gli uomini colti, e, alla loro stupidità davano il nome di onestà, come se una donna onesta avesse potuto parlare solo con la domestica, la lavandaia e la fornaia.
Era importante, comunque, guardare il tempo e il luogo in cui si parlava, per cui, talvolta, avveniva che un uomo o una donna credeva, con una battuta di spirito, di far arrossire l’interlocutore, invece, non avendo ben misurato le sue forze , quel rossore se lo vedeva ritornare indietro, su di sé, con la risposta dell’altro.
Affinchè  evitassero che si dimostrasse fondato il proverbio che le donne ,in ogni cosa, prendevano sempre il peggio , la regina voleva raccontare un’ultima novella.
Non molti anni prima , a Bologna, visse un medico molto famoso, di nome Maestro Alberto de’ Zancari.
Nonostante fosse già vecchio , aveva quasi settanta anni, si innamorò ,come un giovinetto, di una bellissima  vedova, Madonna Margherita  dei Ghisolieri, dopo averla vista ad una festa.
La notte non riusciva più a dormire, se il giorno prima non aveva visto il delicato viso della donna.
Per questo, sia a piedi che a cavallo, cominciò ad andare davanti alla casa della donna.
Ella e le sue amiche si accorsero del motivo del suo passare e scherzavano nel vedere un uomo così anziano uscir di senno per amore, credendo che la passione d’amore dimorasse solo nei giovani.
In un giorno di festa, mentre Margherita sedeva con le altre donne davanti  alla porta di casa, vide venire Maestro Alberto e lo invitò, per deriderlo.
Le donne lo fecero accomodare in un fresco cortile e gli offrirono finissimi vini e dolciumi. Infine, con delicate parole , gli domandarono come era possibile che fosse innamorato della donna ,ben sapendo che era amata da molti giovani belli e gentili.
Il Maestro sorrise e rispose “ Madonna, il fatto che vi ami non deve sorprendere nessuno e soprattutto voi ,che lo meritate. E se ai vecchi sono tolte dalla natura le forze per gli esercizi d’amore, non è tolta la volontà di amare chi lo merita, anche perché hanno più esperienza dei giovani. Spero che voi, amata da molti giovani, possiate amare me . Spesso ho visto le donne, a merenda, mangiare lupini e porri. Si sa che del
porro nessuna cosa è buona, solo il capo è più gustoso. Voi donne, di solito, tenete il porro per la testa e mangiate le foglie che hanno un pessimo sapore. E perché voi, signora, non potreste fare la stessa cosa? Se faceste così ,io sarei il capo prescelto , mentre gli altri sarebbero cacciati via”.
 La donna, mortificata, rispose “Maestro ,ci avete cortesemente rimproverate per il nostro scherzo, tuttavia, il vostro amore, poiché proviene da un uomo saggio e di valore, mi è caro e gradito, purchè sia salva la mia onestà”.
Il Maestro, alzatosi con i suoi compagni, ridendo allegramente, ringraziò la donna e se ne andò.
Così  la dama, non considerando il valore della persona che voleva schernire, rimase schernita.
E la regina affidò il motto alla saggezza delle compagne.





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