domenica 20 dicembre 2015

DECIMA GIORNATA - NOVELLA N.9

DECIMA GIORNATA – NOVELLA N.9

Il Saladino, che finge di essere un mercante, è ospitato onorevolmente da messer Torello; si fa la Crociata; messer Torello dà alla moglie un termine per rimaritarsi, se egli muore.
Viene catturato, per vivere ammaestra uccelli. Il Sultano , lo viene a sapere, riconosciutolo e fattosi  riconoscere, lo accoglie presso di sé con molti onori; messer Torello si ammala e con arti magiche una notte viene portato a Pavia. Alla cerimonia di nozze della moglie viene da lei riconosciuto e con lei se ne torna a casa sua.

Filomena aveva appena finito di parlare e tutti avevano lodata la magnificenza di Tito, quando il re, riservando l’ultimo posto a Dioneo, cominciò a parlare.
Disse che Filomena aveva raccontato cose vere sull’amicizia e giustamente si era rammaricata che l’amicizia era poco gradita agli uomini ai tempi loro.Se fossero stati lì per correggere e riprendere i difetti umani avrebbe fatto un lungo discorso; ma , poiché il loro fine era un altro, egli voleva raccontare una storia molto lunga, ma assai piacevole, una delle magnificenze del Saladino. Se, dunque, per i vizi del proprio tempo, non potevano acquistare l’amicizia di qualcuno, almeno si sarebbero potuti dilettare, sentendo ciò che il Sultano aveva fatto.
Come alcuni affermavano, al tempo dell’imperatore Federico I(Barbarossa) i cristiani fecero la prima Crociata per riconquistare la Terra Santa.
Il Saladino, allora sultano di Babilonia, sentendone parlare, decise di voler vedere , di persona, i preparativi dei signori cristiani per quella crociata, per meglio attrezzarsi.
Sistemate le cose in Egitto, fingendo di andare in pellegrinaggio, con due uomini molto saggi e solo con tre servitori, sotto le sembianze di un mercante, si mise in cammino.
Dopo aver visitato molte province cristiane, attraversando la Lombardia, per superare i monti ed andare in Francia, tra Milano e Pavia, essendo già il vespro, incontrarono un gentiluomo, il cui nome era messer Torello di Stra di Pavia.
Costui con i cani e i falconi se ne andava a dimorare in un suo bel possedimento, presso il Ticino.
Messer Torello come vide i viaggiatori pensò che fossero gentiluomini e stranieri e desiderò onorarli.
Il Saladino fece domandare da un servitore quanto distassero da Pavia e se potevano ancora entrare nella città, data l’ora. Messer Torello rispose personalmente che ormai non potevano giungere nella città ad un’ora che consentisse loro di entrare.
Il Saladino gli chiese ,allora, di indicargli un albergo dove fermarsi per la notte, dato che erano stranieri.
Messer Torello rispose che l’avrebbe fatto accompagnare da un suo servitore.
Si avvicino al più fidato dei suoi uomini, gli dette tutte le istruzioni e lo mandò con loro.
Poi andò nel suo possedimento dove, subito ,come meglio potè, fece preparare una bella cena e mettere le tavole nel giardino. Poi si pose sulla porta ad attendere gli ospiti.
Il servitore, conversando, deviò il gruppo dei viaggiatori dalla strada che portava a Pavia e li condusse alla casa del suo padrone. Lì furono accolti con grande garbo.
Il Saladino, che era molto attento, si accorse dell’espediente usato dal cavaliere, che aveva temuto che potessero non accettare il suo invito. Rispose al saluto del padrone di casa e lo ringraziò per la grande cortesia ,usata nei suoi confronti.
Il cavaliere rispose che la sua cortesia era ben poca cosa rispetto a quella che avrebbero meritato, ma non c’era fuori di Pavia nessun luogo adatto ad ospitarli convenientemente.
Mentre messer Torello parlava, i suoi servitori, venuti intorno ai viaggiatori, li fecero smontare e sistemarono i cavalli. Poi condussero i tre gentiluomini nelle camere preparate per ospitarli, tolsero loro gli stivali e li rinfrescarono con ottimi vini, finché non giunse l’ora di cena.
Saladino e i compagni conoscevano il latino, per cui comprendevano bene ed erano ben compresi. Sembrava loro che il cavaliere fosse il più raffinato uomo e il più intelligente che avessero mai conosciuto.
A messer Torello, d’altra parte, sembrava che fossero uomini più importanti di come li aveva considerati prima e si rammaricava di non poterli onorare con un banchetto più ricco.
Pensò di poter rimediare la mattina seguente e, informato un servo di ciò che doveva fare, lo mandò a Pavia , dove tutte le porte erano aperte, da sua moglie, donna molto saggia e generosa.
Condotti i gentili uomini in giardino, chiese loro chi fossero.
Il Saladino rispose che erano mercanti cipriani e da Cipro andavano a Parigi, per fare degli acquisti.
Continuarono a ragionare per un certo tempo, finché non giunse l’ora di cena.
Su invito del padrone di casa si accomodarono a tavola e la cena fu servita. Al termine di essa furono tolte le tavole e gli ospiti furono accompagnati a riposare su bellissimi letti.
Giunta la notte si addormentarono tutti.
Frattanto il servitore si recò a Pavia e riferì alla donna l’ambasciata. Ella ,con garbo e signorilità, fece chiamare gli amici e i servitori affinché disponessero ogni cosa adatta ad un magnifico banchetto ,alla luce delle torce,
fece invitare al convito molti nobili cittadini, mettendo tutto in ordine , come il marito le aveva mandato a dire.
Il mattino seguente ,dopo che i gentiluomini si furono svegliati, messer Torello li condusse ad uno stagno vicino e mostrò loro come volavano i suoi falconi.
Il Saladino, subito dopo, chiese che qualcuno lo conducesse con i suoi compagni a Pavia in un buon albergo. Messer Torello si offrì di accompagnarli personalmente, dato che doveva recarsi anch’egli in città.
Tutti contenti si misero in cammino. Verso le nove giunsero in città, pensando di essere arrivati in un buon albergo, arrivarono alle casa di messer Torello, dove trovarono ben cinquanta gentiluomini pronti a riceverli.
Il Saladino e i compagni si resero conto di trovarsi in casa di messer Torello e lo ringraziarono per averli ospitati sia la sera prima che in quel giorno, anche se non glielo avevano chiesto.
M.Torello rispose che doveva ringraziare la fortuna che gli aveva dato la possibilità di accoglierli nelle sue case, ma se essi non gradivano di desinare con lui e con i suoi nobili ospiti, potevano liberamente andar via.
Il Saladino e i compagni ben volentieri si arresero e, smontati da cavallo, furono accompagnati nelle camere splendidamente apparecchiate. Si tolsero gli stivali, si rinfrescarono, poi si recarono nella sala da pranzo, dove furono loro servite, con ordine, tante deliziose vivande, che se fosse arrivato l’imperatore in persona ,non avrebbe potuto avere un’accoglienza migliore.
Il Saladino e i compagni, sebbene fossero gran signori e abituati al lusso,pure si meravigliarono dello sfarzo, sapendo che il cavaliere era un borghese, non un nobile.
Dopo pranzo, poiché faceva molto caldo, l gentiluomini di Pavia andarono a riposare.
Messer Torello rimase solo con i suoi tre ospiti. Perché vedessero tutte le cose che gli erano care fece chiamare la moglie, la quale venne avanti a loro bellissima e riccamente vestita, in mezzo ai suoi due figlioletti, che parevano angeli ,e garbatamente li salutò.
I tre, vedendola, si alzarono in piedi, la riverirono ,la fecero sedere tra loro con i figlioletti e fecero gran festa.
Allontanatosi il marito, domandò chi fossero e dove andassero ed essi risposero che l’avevano già spiegato al padrone di casa.
La donna, allora, sorridendo, li invitò ad accettare un suo piccolo dono, che avrebbe fatto portare per loro.
Fece portare per ciascuno due abiti, uno foderato di seta, l’altro di pelliccia, non abiti da mercanti ma da signori, e tre giubbe di seta e mutande. Li esortò a prenderli dicendo che così vestiva anche il marito.
Aggiunse che essi erano lontani dalle loro mogli, dovevano compiere un lungo viaggio ed avevano bisogno di indumenti freschi e puliti, anche se di poco valore.
I gentiluomini apprezzarono la cortesia della donna e la raffinatezza dei vestiti, non adatti a semplici mercanti, la ringraziarono e accettarono di buon grado.
Ritornato messer Torello, la moglie, affidandoli a Dio, si allontanò, dopo aver ordinato ai servi di rifornirli di tutto ciò di cui avevano bisogno. Dietro insistenza del padrone di casa ,si trattennero tutto il giorno.
Dopo aver riposato, cavalcarono un po’ per la città e, venuta l’ora di cena, con molti altri invitati cenarono lautamente.
Il mattino dopo, all’alba, si alzarono e trovarono, in luogo dei loro ronzini stanchi, tre grossi e forti cavalli, e, ugualmente, cavalli forti e freschi per i loro servitori.
Vedendo ciò ,il Saladino ,rivolgendosi ai compagni, disse di non aver mai visto un uomo così cortese e attento.
Aggiunse che al Sultano di Babilonia sarebbe bastato un solo cavallo per partire, non quanti gliene venivano offerti. Ma sapendo che non era possibile rinunziarvi, ringraziarono e montarono a cavallo.
Messer Torello, con molti compagni, li accompagnò per un lungo tratto fuori città, finché l Saladino, cui spiaceva di allontanarsi dal cavaliere, tanto gli stava simpatico, lo pregò di ritornare indietro.
Nell’accomiatarsi messer Torello volle precisare che non era affatto convinto che gli stranieri fossero dei mercanti. Il Saladino ,a conferma delle sue dichiarazioni ,gli rispose che, probabilmente, gli avrebbero fatto vedere la loro mercanzia.
Il Sultano partì ripromettendosi di ricompensare generosamente il cavaliere, se la guerra che stava per cominciare non gli avesse fatto perdere la vita. Insieme ai suoi compagni elogiò molto l’uomo, la sua donna e la loro magnifica ospitalità.
Dopo aver girato, con gran fatica, tutta l’Europa , s’imbarcò e se ne tornò ad Alessandria, disponendosi alla difesa.
Messer Torello se ne tornò a Pavia e si continuò a chiedere chi fossero veramente quei tre, senza avvicinarsi mai alla verità.   
Venuto il tempo della prima Crociata, messer Torello, nonostante le lacrime e le preghiere della sua donna, decise di partire.
Mentre stava per montare a cavallo, disse alla moglie, che amava immensamente “ Donna, io parto per la Crociata sia per l’onore che per la salvezza dell’anima; ti raccomando i nostri averi e il nostro onore. Parto e sono sicuro di tornare, ma non ne ho la certezza, perché possono accadere tante cose. Voglio che tu mi faccia una promessa, nel caso che tu non abbia notizie sicure che sono vivo, che mi aspetti un anno, un mese e un giorno prima di rimaritarti, iniziando da questo giorno in cui sto partendo”.
La donna, piangendo, gli assicurò che lo amava più della sua vita e non si sarebbe mai risposata. Poteva vivere e morire sicuro che ella avrebbe vissuto e sarebbe morta moglie di messer Torello.
Il marito, turbato, le disse che era sicuro del suo amore ma, essendo una donna giovane, bella e molto nobile, molti gentiluomini, se egli fosse ritenuto morto, l’avrebbero chiesta in moglie. Sicuramente i fratelli e i parenti l’avrebbero spinta ad un nuovo matrimonio.
La donna promise che avrebbe rispettato la volontà del marito, poi l’abbracciò e, sfilatosi un anello dal dito, glielo diede, dicendo “Se dovessi morire prima del vostro ritorno, vi ricorderete di me, vedendolo”.
Egli lo prese, montò a cavallo e, salutati tutti, si mise in viaggio.
Giunto a Genova, si imbarcò con la sua compagnia su una galea e, in poco tempo, giunse ad Acri, dove si congiunse con un altro esercito cristiano.
Nel mentre scoppiò nell’esercito cristiano una terribile epidemia che, per la fortuna o per le arti magiche del Sultano, fece morire quasi tutti i Crociati.
Il Saladino, quasi senza colpo ferire, catturò i pochi Cristiani sopravvissuti. Tra costoro c’era anche messer Torello, che fu condotto in prigione ad Alessandria. Colà, senza che fosse riconosciuto, per sopravvivere  cominciò ad addestrare uccelli (falconi) per la caccia, cosa in cui era maestro.
La notizia pervenne al Saladino, che lo tolse di prigione, lo nominò suo falconiere.e lo chiamò con l’appellativo di “ Cristiano”, senza riconoscerlo. Neppure messer Torello riconobbe il Sultano.
Tutto concentrato nel pensiero di voler ritornare a Pavia, più volte cercò di fuggire, senza riuscirvi.
Essendo venuti alcuni ambasciatori genovesi dal Saladino per riscattare dei loro cittadini, pensò di scrivere una lettera alla moglie per dirle che era vivo, che sarebbe tornato e le raccomandò di aspettarlo.
Consegnò la lettera ad uno degli ambasciatori, che lo conosceva, e lo pregò di consegnarla nelle mani dell’abate di San Pietro in Cielo d’Oro, che era suo zio.
Stando così le cose, un giorno, messer Torello, mentre discuteva col Sultano dei suoi uccelli, sorrise facendo con la bocca un movimento che il Sultano aveva notato quando era a Pavia, ospite del cavaliere.
Il Saladino, sospettando che si trattasse di messer Torello, gli chiese se era di Ponente. L’uomo gli rispose che era un poveretto, proveniente dalla città di Pavia, in Lombardia.
Udito ciò, il Saladino ebbe la certezza che si trattava proprio di messer Torello. Senza dir nulla fece portare i suoi vestiti in una camera,lo condusse lì e gli chiese se aveva mai visto quelle vesti.
Messer Torello guardò attentamente e vide che erano le vesti che la sua donna aveva donato, ma non ne era sicuro. Prudentemente rispose “Non ne conosco nessuna, ma, in verità, due somigliano agli abiti che indossai con tre mercanti che capitarono a casa mia”.
Allora il Saladino lo abbracciò affettuosamente ,dicendo “Voi siete messer Torello di Stra ed io sono uno dei tre mercanti ai quali la vostra donna donò queste robe. E’ venuto il momento di rivelarvi quale sia la mercanzia, come vi promisi nell’allontanarmi da voi”.
Messer Torello fu lietissimo di aver ospitato un signore così importante e si vergognò di averlo ricevuto poveramente.
Il Sultano gli fece una gran festa, lo fece vestire con abiti reali e lo portò al cospetto dei suoi cortigiani,ai quali comandò di onorarlo e di averlo caro; cosa che tutti fecero ed, in particolare, i due signori, che l’avevano accompagnato nel viaggio.
Tutte quelle cose distrassero il cavaliere dal pensiero di Pavia, anche se sperava fermamente che la lettera fosse pervenuta a suo zio.
Il giorno che l’esercito dei Cristiani fu conquistato dalle truppe del Saladino, morì e fu seppellito un cavaliere provenzale poco importante, il cui nome era messer Torello di Dignes.
Poiché messer Torello da Stra, invece, era molto conosciuto nell’esercito per la sua nobiltà , chiunque udì dire che messer Torello era morto ,credette che si trattasse di messer Torello di Stra e non di messer Torello di Dignes.
Molti italici, ritornando in Italia, riferirono la cosa e vi furono alcuni che, addirittura, sostennero di averlo visto morto e di essere stati presenti alla sepoltura.
La notizia arrecò grande dolore alla sua donna, ai parenti e a tutti coloro che l’avevano conosciuto.
Sarebbe troppo lungo descrivere la sofferenza e la tristezza della sua donna, la quale ,dopo alcuni mesi, aveva cominciato a dolersi di meno.
Il fratelli di lei, ben presto, sollecitati dalle molte proposte di matrimonio da parte dei più nobili uomini della Lombardia, cominciarono a spingerla a rimaritarsi.
Non potendo più resistere alle pressioni dei parenti, promise che si sarebbe rimaritata ,passato il periodo di attesa ,promesso al marito. Mancavano soltanto otto giorni al termine dopo il quale ella doveva prendere marito.
Un giorno in Alessandria messer Torello vide uno che si era imbarcato sulla galea diretta a Genova con gli ambasciatori genovesi. Lo fece chiamare e gli chiese se avevano fatto buon viaggio e quando erano giunti a Genova.
Il giovane rispose che la galea aveva fatto un pessimo viaggio, come aveva sentito a Creta, dove era rimasto. Infatti, mentre la galea era vicina alla Sicilia, si era levata una tramontana fortissima che l’aveva sbattuta sulle coste dell’Africa; nel naufragio non si era salvato nessuno ed erano morti anche due suoi fratelli.
Messer Torello credette ad ogni cosa e comprese che a Pavia non era arrivata nessuna sua notizia, ben sapendo che la donna stava per essere rimaritata. Infatti stava per scadere il termine che agli aveva chiesto alla moglie.
Cadde in tanto dolore che si mise a letto senza voler mangiare, deciso a morire.
Come seppe la cosa il Saladino, che l’amava molto, si recò da lui.
Saputa la ragione del suo dolore e della sua malattia, si rammaricò e gli promise che si sarebbe adoperato affinchè egli potesse essere a Pavia entro il termine fissato.
Messer Torello, che aveva una fiducia cieca nel Saladino, lo cominciò a sollecitare per fargli mantenere la promessa.
Il Sultano ordinò ad un negromante molto esperto di trovare il modo di mandare Torello a Pavia sopra un letto.
Il negromante assicurò che sarebbe stato fatto, bisognava, però, che il cavaliere dormisse.
Il Saladino ritornò dall’amico e, avendolo trovato disposto a morire pur di ritornare a Pavia, gli disse “ Messer Torello, se amate la vostra donna e temete che possa divenire di un altro, non vi posso rimproverare, perché ella è veramente la miglior donna di tutte, non solo per la bellezza ,che è un fiore caduco, ma per costumi e per maniere. Mi sarebbe stato carissimo che foste restato qui con me, grazie alla fortuna, per tutto il tempo della nostra vita, aiutandomi nel governo del regno. Ma, sapendo che desiderate soltanto o morire o essere a Pavia al termine stabilito, avrei voluto mandarvi a casa vostra con tutti gli onori che meritate.
Poiché ciò non è possibile vi ci manderò nel modo che vi ho detto”.
Messer Torello gli rispose “Signor mio, ho piena fiducia nella vostra benevolenza, che mi avete già dimostrata. Vi prego, perché ho deciso, che ciò che mi dite si faccia subito, perché domani è l’ultimo giorno nel quale debbo essere atteso”.
Il Saladino, il giorno seguente,attendendo di mandarlo via al sopraggiungere della notte, fece preparare nella sala un bellissimo letto, con materassi di velluto e drappi d’oro, secondo l’usanza. Sopra vi fece porre una coperta lavorata con cerchi ricamati con perle grossissime e bellissime pietre preziose, che a Pavia fu considerata un vero tesoro, e due guanciali adeguati a tale letto.
Fatto ciò, comandò che all’amico, ormai perfettamente ristabilito, fosse fatto indossare un abito saraceno, il più bello che si fosse mai visto,e in testa gli fu posto, all’uso saraceno, uno splendido turbante.
Essendo ormai tardi, il Saladino si recò nella camera del cavaliere e, piangendo, lo salutò ,dicendogli che lo lasciava partire in nome dell’affetto che li legava. Doveva , però, promettere che, sistemate le sue cose in Lombardia, almeno una volta, sarebbe ritornato da lui, per fargli piacere. Frattanto gli chiedeva di inviargli delle lettere per informarlo di tutto e per chiedergli qualunque cosa volesse.
Messer Torello, piangendo, lo rassicurò che mai avrebbe potuto dimenticare i benefici ricevuti e avrebbe fatto tutto ciò che gli aveva chiesto.
Si abbracciarono ed andarono nella sala dove era stato preparato il letto.
In gran fretta, poiché era molto tardi, venne il medico e gli fece bere la pozione; subito il cavaliere si addormentò.
Così addormentato, per ordine del Saladino, fu posto sul bel letto, su cui il sovrano fece deporre una grande e bella corona di gran valore, come dono per la sua donna. Poi mise al dito del dormiente un anello con un rubino tanto lucente che pareva una torcia accesa, di valore inestimabile. E ancora, gli fece mettere intorno alla vita una spada, decorata con un fermaglio nel quale erano incastonate perle mai viste, con altre pietre preziose.
Ai suoi due lati fece porre due grandissimi bacini d’oro, pieni di dobloni, e molte reti piene di perle, anelli, cinture ed altre cose. Fatto ciò baciò l’amico e diede ordine al negromante di procedere.
Subito il letto ,con tutto messer Torello, fu inviato e il Saladino rimase con i suoi baroni a parlare della vicenda.
Messer Torello era già stato posato nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia,con tutti i gioielli e gli ornamenti suddetti, e ancora dormiva quando, all’alba, entrò nella chiesa il sagrestano con un lume in mano e vide il ricco letto. Sorpreso e spaventato fuggì.
L’abate e i monaci, vedendolo fuggire, si stupirono e chiesero il motivo. L’abate lo rimproverò dicendogli che non era un fanciullo e conosceva bene quella chiesa, non capiva perché fuggiva.
Decise ,dunque, di andare a vedere e accese tutti i lumi. L’abate e i monaci entrarono nella chiesa, dove trovarono quel letto meraviglioso ,sul quale il cavaliere dormiva.
Mentre tutti guardavano timidamente il letto, senza accostarsi, messer Torello, finito l’effetto della pozione magica, si svegliò ed emise un gran sospiro.
Tutti, spaventati, fuggirono chiedendo aiuto a Dio.
Il gentiluomo, aperti gli occhi, comprese che era giunto lì dove il Saladino lo aveva mandato.
Si alzò, guardò ciò che aveva intorno e riconobbe la magnificenza del Sultano. Senza muoversi, vedendo i monaci fuggire, cominciò a chiamare per nome l’abate, dicendogli che era suo nipote.
L’abate udendolo, si spaventò ancora di più perché lo riteneva morto molti mesi prima.
Alla fine, comunque, si fece il segno della croce ed andò da lui.
A lui messer Torello disse di esser vivo e di essere ritornato d’oltremare.
L’abate, sebbene avesse la barba lunga e fosse vestito da saraceno, dopo un po’ lo riconobbe e gli disse “ Figlio mio , non ti devi meravigliare della nostra paura, perché tutti qui credono che tu sia morto, tanto che ti posso dire che madonna Adelaide, tua moglie, vinta dalle preghiere e dalle minacce dei suoi parenti, contro la sua volontà, è promessa; questa mattina deve andare dal nuovo marito per celebrare le nozze.
La festa è già apparecchiata”.
Messer Torello, accolto festosamente, raccomandò a tutti i monaci di non parlare con nessuno finché non li avesse autorizzati.
Poi, messi in salvo i gioielli, raccontò all’abate ciò che era avvenuto e gli domandò chi fosse il nuovo marito della sua donna. Infine ,lo pregò di condurlo con lui alle nozze, anche se ,di solito, i religiosi non partecipavano ai banchetti nuziali.
Lo zio lo assecondò volentieri e, sopraggiunto il giorno, mandò a dire al nuovo sposo che voleva essere presente alle nozze con un compagno.
Il gentiluomo rispose che ne era contento.
Venuta l’ora del pranzo, messer Torello, vestito da saracino , con l’abate se ne andò alla casa del novello sposo, senza che nessuno, pur guardando con curiosità ,lo riconoscesse.
L’abate, dal canto suo, diceva a tutti che quel tale che stava con lui era un saraceno, mandato,come ambasciatore, dal sultano al re di Francia.
Il saraceno ,a tavola, fu fatto sedere proprio di fronte alla sua donna, che egli guardava con grande
gioia ,vedendola turbata per quelle nozze.
Anch’ella, di tanto in tanto , lo guardava, senza riconoscerlo, data la lunga barba, lo strano abito e la convinzione che il marito fosse morto.
Quando al cavaliere sembrò giunto il momento di vedere se lo ricordava, prese in mano l’anello che gli era stato donato dalla moglie, al momento della partenza.
Disse al giovinetto ,che serviva, di riferire alla donna che nel suo paese c’era l’usanza che ,al banchetto di nozze, la sposa, se era presente un forestiero, gli mandasse, piena di vino, la coppa con la quale beveva.
Dopo aver bevuto, il forestiero rimandava indietro la coppa, dopo averla ricoperta, e la sposa beveva il rimanente.
Il giovinetto fece l’ambasciata alla donna, la quale, garbatamente, credendo che il forestiero fosse un personaggio importante, volle mostrare di essere lieta della sua venuta. Gli fece, dunque, portare una coppa dorata che aveva davanti, dopo averla riempita di vino.
Messer Torello si mise in bocca l’anello e, dopo aver bevuto, lo lasciò cadere nella coppa ,senza che nessuno se ne accorgesse; poi la ricoprì e la mandò alla donna.
Madonna Adelaide, come voleva l’usanza di lui, la scoprì, se la mise in bocca e vide l’anello.
Senza fare alcun commento, riconobbe che era l’anello che aveva dato al marito al momento della partenza.
Lo prese e guardò fissamente colui che credeva uno straniero.
Lo riconobbe e, diventata quasi furiosa, gettata a terra la tavola che aveva davanti, gridò “Questi è il mio signore, questi è veramente messer Torello”.
Corse verso di lui, incurante degli abiti e delle tavole imbandite e l’abbracciò tanto strettamente che si staccò da lui soltanto quando egli stesso le disse che c’era ancora molto tempo per abbracciarsi.
Nella gran confusione che si era creata, messer Torello pregò che tutti facessero silenzio.
Poi cominciò a raccontare tutto ciò che era avvenuto, dal momento della partenza fino a quel giorno.
Infine, disse che quel gentiluomo che stava per sposare sua moglie, credendolo morto, non si doveva dolere di restituirgliela, essendo egli vivo.
Il nuovo sposo, sebbene rammaricato, rispose ,amichevolmente, che il cavaliere poteva fare ciò che voleva.
La donna lasciò gli anelli e la corona avute dal nuovo sposo e si mise l’anello che aveva preso dalla coppa, insieme con la corona mandatale dal Sultano.
Usciti dalla casa, con tutta la schiera degli invitati se ne andarono alla casa di messer Torello, dove festeggiarono con tutti i presenti, che gridavano al miracolo.
Messer Torello distribuì i suoi gioielli in parte a colui che aveva fatto le spese delle nozze ,in parte all’abate e a molti altri. Poi inviò alcuni messi al Saladino per comunicargli il suo felice ritorno, dichiarandosi per sempre suo amico e servitore.
Per molti anni visse con la sua donna, usando verso tutti molta cortesia.
Quella fu la fine delle sventure di messer Torello e della sua cara sposa e la ricompensa per le loro liete cortesie.
Tali cortesie molti ,in quel tempo, si sforzavano di fare e benché avessero molte ricchezze, le facevano così male che, prima di farle, se le facevano pagare più di quanto valevano. Non si dovevano, perciò, meravigliare se non ne ricavavano alcuna ricompensa.










2 commenti:

  1. Hoy es el día más alegre de mi vida. Il dottor Amiso, la grande vita di amore, amore in un amore per il recupero di un mio espositore con amore per magia e amore per l'incanto, funzione per il mio amore e agradecido.
    I poderi di Amiso sonfatti in todo nel mondo, peccato che siano importati nel cuore del centro, l'echizo di Amiso può risolvere risolutore di problemi, tutto ciò che è necessario per le foto e per il futuro. è talentuoso e ricco di poderi poderosos de los reinos físicos. puó contattare hoy per il risolutore quale è la domanda che desidero. è stato contattato per via elettronica dal Dr. Amiso in herbalisthome01@gmail.com
    Estos son algunos de los casos que puede resolver.
    * Hechizo de Amor Mágico per encontrar el verdadero amor. Y l'ampliamento del pene o del pecho.
    * Magic Spell Love per casarse a tiempo y ser feliz.
    * Incantesimi d'amore, ex innamorato di Win-Back. Y Long Life,
    * Hechizo mágico de éxito y promoción. Y Quema de grasa,
    * amuleto de la suerte - BUSINESS STAR. Crecimiento in the finanzas de la empresa.
    * salas - GANCHO PROTECTOR. Protégete del secuestro y los asesinos.
    * risoluzione della maldicaón, libertad de causas generacionales.
    * limpieza espiritual. Libertad de pesadilla. Libertad del 'mal sueño'
    * magia de fertilidad: estar embarazada y dar a luz un hijo propio. herbalisthome01@gmail.com

    RispondiElimina