giovedì 19 novembre 2015

DECIMA GIORNATA - NOVELLA N.5

DECIMA GIORNATA – NOVELLA N.5

Madonna Dianora chiede a messer Ansaldo un giardino bello come i giardini di maggio; messer Ansaldo, chiamato un negromante, glielo dà ;il marito permette che ella faccia il piacere di messer Ansaldo, il quale vista la liberalità del marito, la scioglie dalla promessa; il negromante scioglie messer Ansaldo dal pagamento della ricompensa.

Ogni componente dell’allegra brigata aveva elevato con le proprie lodi messer Gentile fino al cielo, quando il re ordinò ad Emilia di continuare.
Ella , lietamente, quasi desiderosa di narrare, cominciò dicendo che sicuramente messer Gentile aveva operato con grandezza d’animo, fare di più era senz’altro difficile, ma non impossibile.
A tale proposito voleva raccontare una novelletta.
In Friuli, paese freddo ma rallegrato da belle montagne, molti fiumi e fontane con acque trasparenti, vi era una città, chiamata Udine, nella quale, un tempo, visse una bella e nobile donna, chiamata madonna Dianora, moglie di un uomo molto ricco, di nome Gilberto, assai simpatico e garbato.
La donna ,per la sua bellezza, fu amata straordinariamente da un nobile barone, il cui nome era Ansaldo Gradense, uomo molto conosciuto per il valore nelle armi e per cortesia.
Egli, amandola ardentemente, faceva ogni cosa per poter essere amato da lei e le mandava spesso delle ambasciate per sollecitarla.
Madonna Dianora, infastidita dalle continue sollecitazioni del corteggiatore, vedendo che i suoi rifiuti aumentavano le insistenze dell’uomo, pensò di liberarsi di lui, facendogli una richiesta che Ansaldo non potesse soddisfare.
Ad una servetta, che andava spesso da lei, mandata da lui, disse di riferirgli che si sarebbe recata a casa sua per amarlo e dargli piacere, se egli avesse esaudito un suo grandissimo desiderio.
La buona donna le chiese che cosa volesse e le promise che l’avrebbe riferita al padrone.
La nobildonna rispose che desiderava che nel mese di gennaio, che stava per giungere, vicino alla città nascesse un giardino pieno di verdi erbe, di fiori e di alberi con molte foglie, come se ne vedevano nel mese di maggio.
Aggiunse che se l’innamorato non avesse fatto ciò, non avrebbe più dovuto infastidirla.Pur di levarselo di torno, avrebbe rivelato tutto al marito e ai suoi parenti, cosa che non aveva fatto fino ad allora.
Il cavaliere, udite la richiesta e la promessa della donna, seppure gli sembrava una cosa quasi impossibile da realizzare e sapeva che ella l’aveva domandata solo per allontanarlo dalla speranza, pure volle tentare se si poteva fare qualcosa.
Cercò in tutto il mondo di trovare qualcuno che gli desse aiuto e consiglio.
Si imbattè in un negromante che affermava di poter fare quella magia, se fosse stato ben pagato.
Messer Ansaldo, pattuita col mago una grandissima quantità di denaro come ricompensa, aspettò il momento stabilito. Giunto il tempo, mentre faceva molto freddo e ogni cosa era piena di neve e di ghiaccio, il negromante, durante la notte seguente alle calende di gennaio (al primo gennaio), operò la magia.
Fece nascere al mattino uno dei più bei giardini che si fosse mai veduto, con erbe, con alberi e frutti di ogni tipo.
Come messer Ansaldo lo vide fece raccogliere i più bei frutti e i più bei fiori che c’erano e ,di nascosto, li mandò alla sua donna. La fece invitare a vedere il giardino che aveva chiesto, ricordandole la promessa che aveva fatta con un giuramento, attendendo che ella, donna leale, la mantenesse.
Dianora, vedendo i fiori e i frutti e avendo già sentito parlare da molti del meraviglioso giardino, si cominciò a pentire della sua promessa.Al tempo stesso, desiderosa di vedere cose nuove, andò nel giardino insieme a molte altre donne della città.
Lo ammirò molto ma se ne tornò a casa addolorata, pensando alla promessa che aveva fatto.
Il dolore fu tale che non lo riuscì più a nascondere e, ben presto, il marito se ne accorse e volle saperne il motivo. La donna, inizialmente, tacque per la vergogna; infine, costretta, gli raccontò ogni cosa.
Gilberto dapprima si turbò molto ascoltando, poi, considerando le buone intenzioni della moglie, trattenuta l’ira, disse “ Dianora, non è stato né saggio né onesto, da parte tua, ascoltare le ambasciate e pattuire la tua castità sotto condizione con un uomo. Le parole ricevute dal cuore di un innamorato acquistano una forza maggiore di quanto si creda e quasi ogni cosa diventa possibile per gli amanti.
Facesti male prima ad ascoltare e poi a pattuire. Siccome conosco la purezza del tuo animo, per scioglierti dalla promessa, ti concederò quello che nessun altro farebbe.
Mi spinge a ciò anche la paura del negromante che, qualora tu lo beffassi, potrebbe farci del male, su richiesta di messer Ansaldo. Voglio che tu vada da lui e cerchi di farti sciogliere dalla promessa, conservando la tua onestà. Se non ci riesci, gli puoi concedere solo per questa volta il tuo corpo, non il tuo animo”.
La donna, udendo quelle parole , piangeva e diceva di non voler accettare la decisione del marito.
Gilberto insistette perché si facesse così. Perciò, al far dell’alba, la mattina seguente, vestita con semplicità, con due servitori avanti ed una cameriera appresso, Dianora si recò a casa di messer Ansaldo.
Il gentiluomo si meravigliò molto che la donna fosse andata da lui, si alzò e fece chiamare il negromante per mostrargli quanto bene gli avesse procurato la sua arte magica.
Poi le andò incontro, senza alcun desiderio sessuale, la ricevette con rispetto e fece entrare tutti in una bella camera, con un gran focolare.
Invitò la donna a sedere e le chiese il motivo della sua venuta, in nome dell’amore che le portava.
La donna, vergognosa e quasi con le lacrime agli occhi, disse “ Messere, né l’amore ,né la promessa che vi feci mi portarono qui, ma il comando di mio marito, il quale, avendo più riguardo per quello che avete fatto per amor mio, che per l’amore suo e mio, mi ha fatto venire. Per ordine suo sono disposta ad assecondare il vostro piacere solo per questa volta”.
Messere Ansaldo rimase ancora più sorpreso per le parole della donna e per la liberalità di Gilberto.
Commosso cambiò il suo amore in compassione e disse “ Madonna, non piaccia a Dio, se le cose stanno così, che io danneggi l’onore di chi ha pietà del mio amore. Perciò rimarrete qui, fino a quando vi piacerà, come se foste mia sorella .Quando vi piacerà, potrete andarvene liberamente, purchè riferiate a vostro marito , che ha usato nei miei confronti tanta cortesia, come siate stata accolta con riguardo.
Vi chiedo, per il futuro, di considerarmi vostro fratello e servitore”.
La donna, provando una gran meraviglia, più lieta che mai, disse “ Non avrei mai creduto, conoscendo i vostri costumi, che voi, dopo la mia venuta, aveste fatto ciò che fate; anch’io vi sarò sempre obbligata”.
Preso commiato, se ne tornò da Gilberto e gli raccontò ciò che era avvenuto.
Da ciò nacque una bella e leale amicizia che legò lui ed Ansaldo.
Il negromante,che stava per ricevere la ricompensa da Ansaldo, vista la liberalità di Gilberto verso Ansaldo e di Ansaldo verso la donna ,disse “ Dio non voglia. Perchè ho visto Gilberto sacrificare il suo onore e voi il vostro amore , anch'io, ugualmente, sarò liberale del mio premio, che intendo lasciare a voi, ritenendo che sia più giusto così".
Il cavaliere molto insistette perché il mago accettase il compenso, ma non ottenne nulla.
Dopo tre giorni il negromante tolse via il suo giardino e decise di partire.
Ansaldo lo raccomandò a Dio e, spento nel cuore ogni desiderio d’amore, conservò verso la donna un grande affetto.
Che si doveva, dunque, dire? Era forse più importante una donna quasi morta e il tiepido amore rispetto alla liberalità dimostrata da messer Ansaldo ,ancora ardentemente innamorato e sul punto di ottenere la preda tanto inseguita?.
Ed Emilia concluse che sarebbe stato sciocco paragonare gli esempi di liberalità di cui si era parlato prima con quell’ultimo. 






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