giovedì 12 novembre 2015

DECIMA GIORNATA - NOVELLA N.4

DECIMA GIORNATA – NOVELLA N. 4

Messer Gentile dei Carisendi, venuto a Modena, trae fuori dal sepolcro una donna da lui amata, seppellita come morta; la quale, ripresasi, partorisce un figlio maschio, e messer Gentile restituisce lei e il figliuolo a Niccoluccio Caccianimico, marito di lei.

Sembrò a tutti una cosa strordinaria che un uomo volesse offrire la propria vita. Tutti affermarono che Natan aveva superato la magnificenza del re di Spagna e dell’abate di Cluny.
Dopo che furono dette molte altre cose, il re si volse verso Lauretta, invitandola a narrare.
Lauretta immediatamente incominciò, dicendo che le cose che erano state raccontate fino a quel momento erano senz’altro magnifiche e belle, ma era giunto il momento di metter mano ai fatti d’amore, che offrivano una grande quantità di materiali.L’età dei componenti della brigata spingeva proprio a ciò.
Ella voleva ,dunque, raccontare la magnificenza fatta da un innamorato. Essa ,considerata ogni cosa, non sarebbe sembrata minore di quelle già raccontate.
Infatti i tesori si potevano donare, le inimicizie dimenticare, offrire la propria vita, ma era molto più grande mettere il proprio amore e la propria fama in mille pericoli per poter possedere la cosa amata.
Vi fu, dunque, in Bologna, nobilissima città della Lombardia, un cavaliere molto conosciuto per il suo valore e per la nobiltà di sangue, chiamato messer Gentile Carisendi.
Egli si innamorò di una gentildonna, di nome madonna Catalina, moglie di Niccoluccio Caccianimico.
Poiché non era corrisposto dalla donna, nominato podestà, se ne andò a Modena.
Mentre Niccoluccio non era a Bologna e la moglie, che era gravida, era andata a stare in un possedimento a tre miglia dalla città, un’improvvisa malattia, molto grave, la colse e spense in lei ogni segno di vita, tanto che dal medico fu giudicata morta.
Le sue parenti più strette dissero che ella era gravida da poco tempo, per cui il bimbo che aveva in grembo non poteva ancora essere perfetto. Senza darsi più pensiero la seppellirono, dopo aver molto pianto, nel cimitero di una chiesa lì vicino. 
La cosa fu riferita immediatamente a messer Gentile, che, sebbene non avesse ricevuto da lei alcuna attenzione, ne soffrì molto. Egli disse tra sé “ Ecco, madonna Catalina, tu sei morta. Mentre vivesti non potei avere da te nemmeno uno sguardo. Ora che non ti puoi difendere perché sei morta, voglio rubarti almeno un bacio”.
Detto questo, di nascosto, con un suo servitore, montato a cavallo, senza fermarsi, giunse dov’era seppellita la donna e, aperta la sepoltura, vi entrò. Si pose a giacere al suo fianco, accostò il suo viso a quello della donna, e più volte la baciò ,piangendo.
Ma, come spesso capitava, l’appetito degli uomini non si saziava mai, ma desiderava sempre di più, soprattutto quello degli amanti. Decise di non trattenersi e, dato che si trovava lì, di toccarle un poco il petto, che non aveva mai toccato e mai più avrebbe avuto occasione di toccare.
Spinto da tale desiderio le mise la mano in seno e ve la tenne per un po’ di tempo.
Gli parve, allora, di sentire battere debolmente il cuore di lei. Cacciata la paura, prestò più attenzione e si accorse che certamente ella non era morta ,sebbene il battito fosse molto debole. Quanto più dolcemente potè, aiutato dal suo servitore, la trasse fuori dal sepolcro e, messala sul cavallo, in segreto la condusse a casa sua a Bologna.
Era lì la madre di Gentile, donna saggia e prudente, alla quale il figlio raccontò ogni cosa. Provando pietà, in silenzio, ella preparò un gran fuoco e un bel bagno caldo e riportò la donna in vita.
Come madonna Catalina rinvenne emise un gran sospiro e chiese dove si trovasse.
La madre del giovane la rassicurò. Mentre madonna Catalina si guardava intorno, non riconoscendo il luogo dove si trovava, sorpresa di vedere messer Gentile, l’uomo le raccontò ogni cosa.
Ella, addolorata, lo ringraziò e lo pregò, in nome dell’amore che le portava, di non mancare di rispetto né a lei, né a suo marito, mentre si trovava in quella casa, e, al momento opportuno, di lasciarla ritornare nella propria dimora .
Al che messer Gentile rispose “ Madonna, qualunque cosa abbia desiderato nel passato, adesso e in futuro, dopo che Dio mi ha concesso la grazia, per merito del mio amore, di riportarvi in vita dalla morte, intendo trattarvi come una cara sorella. Ma il beneficio che questa notte vi ho recato merita un premio. Perciò voglio che mi accordiate la grazia che vi domanderò”.
La donna, cortesemente, rispose che era pronta a soddisfare ogni richiesta onesta.
Messer Gentile allora disse “ Madonna, ogni vostro parente e ogni bolognese credono che voi siate morta, per cui non c’è nessuno a casa che vi aspetti. Vi chiedo di abitare, di nascosto, qui con mia madre finchè non ritorno da Modena, cosa che avverrà presto. Vi chiedo ciò perché, alla presenza dei più importanti cittadini di Bologna, voglio fare di voi dono caro e solenne a vostro marito”.
La donna, riconoscendo che la richiesta era onesta, sebbene desiderasse dare ai parenti la lieta notizia che era viva, decise di fare ciò che il gentiluomo chiedeva e promise, dando la sua parola.
Appena smise di parlare, sentì che era giunto il momento di partorire. Aiutata teneramente dalla madre di messer Gentile, non molto dopo, partorì un bel maschietto, la qual cosa aumentò di molto la gioia sua e del giovane.
Messer Gentile ordinò che ella avesse tutte le cure opportune e fosse servita come se fosse sua moglie.
Poi ritornò segretamente a Modena. Di là ,finito il tempo del suo incarico, dovendosene tornare a Bologna, ordinò che ,per il giorno del suo rientro, fosse preparato a casa sua un grande e bel convito per molti gentiluomini di Bologna, tra cui Niccoluccio Caccianimico.
Ritornato a casa , trovò la donna perfettamente ristabilita e più bella e più sana che mai, insieme al figlioletto, che stava anch'egli in ottima salute.
Con grandissima allegria mise gli ospiti a tavola e fece servire molte vivande, con grande sfarzo.
Giunti quasi alla fine del pranzo, dopo essersi accordato con la donna su ciò che dovevano fare, così cominciò a parlare “Signori, ricordo di aver udito una volta che in Persia vi è, a parer mio, una piacevole usanza.
Tale usanza vuole che, quando qualcuno vuole onorare molto un amico, lo invita a casa sua e gli mostra la cosa che ritiene più cara, o moglie, o amica, o figliuola, o altro, dicendo che, se potesse, ugualmente gli mostrerebbe il suo cuore. Io voglio introdurre questa usanza a Bologna.
Voi, per vostra grazia, avete onorato il banchetto, ed io, secondo l’usanza persiana, vi voglio onorare mostrandovi la cosa più cara che ho al mondo ed avrò mai. Ma, prima di farlo, voglio sentire il vostro parere su un dubbio che vi esporrò.Vi è una persona che ha in casa un bravo e fedelissimo servitore, che si ammala gravemente. Il padrone, senza attendere la morte del servo infermo, lo fa portare in mezzo alla strada e non ha più cura di lui. Giunge un estraneo e, avendo compassione per l’ammalato, se lo porta a casa e, con gran preoccupazione e spesa, lo riporta in salute
Ora, vorrei sapere se il padrone a ragione si può rammaricare se l’estraneo non gli vuol restituire il servitore, se egli glielo chiede”.
I gentiluomini, dopo aver a lungo discusso, furono tutti d’accordo in un solo parere ed affidarono a Niccoluccio Caccianimico, che era un ottimo parlatore, la risposta.
Egli, commentata l’usanza della Persia, disse che tutti erano della stessa opinione, che cioè il primo signore non aveva alcun diritto sul suo servitore, perché non solo l’aveva abbandonato, ma addirittura gettato. L’estraneo avendo raccolto e curato l’infermo, l’aveva trattato come se fosse un suo servitore, tenendolo ,dunque, con sé non recava nessun danno al padrone di prima.
Il cavaliere, contento della risposta, soprattutto perché gliela aveva data Niccoluccio, disse che anch’egli era d’accordo e aggiunse che era giunto il momento di mantenere la sua promessa.
Chiamati due servi, li mandò dalla donna, che era splendidamente vestita, pregandola di andare a rallegrare gli ospiti con la sua presenza.
Ella, tenendo in braccio il suo figlioletto bellissimo, venne e, come volle il cavaliere, si sedette vicino ad un valente uomo.
Messer Gentile, allora, disse “ Signori, questa è la cosa più cara che ho, guardate se vi sembra che io abbia ragione”.
I gentiluomini la cominciaron a guardare con interesse e molti l’avrebbero riconosciuta ,se non l’avessero ritenuta morta.
Ma soprattutto la guardava Niccoluccio, il quale, essendosi allontanato il cavaliere, le chiese se fosse bolognese o forestiera.
La donna, sentendo che il marito le faceva delle domande, si trattenne a fatica dal rispondere, ma tacque per  obbedire all’ordine ricevuto. Un altro le domandò se era suo quel figlioletto ed un altro ancora se fosse la moglie di messer Gentile o una sua parente. Ma ella non diede alcuna risposta.
Quando messer Gentile ritornò,uno dei convitati gli chiese se, per caso, la donna era muta.
Il cavaliere rispose che l’aver taciuto era una prova della di lei virtù.
Il convitato insistette chiedendogli chi ,dunque, ella fosse.
Il padrone di casa rispose che l’avrebbe accontentato, ma voleva che nessuno si allontanasse di lì, finché non avesse terminato il suo racconto.
Dopo che tutti avevano promesso e le tavole erano state tolte, messer Gentile, sedendo al lato della donna, disse
“ Signori, questa donna è quel leale e fedele servo del quale vi chiesi poco fa; costei, ritenuta dai suoi poco cara, come umile e non più utile, fu gettata in mezzo alla strada. Io la raccolsi e con sollecitudine e attenzione la strappai dalle mani della morte. Dio, avendo riguardo per il mio affetto, l’ha fatta diventare così bella, da cadaverica che era. Ma vi racconterò come ciò mi sia accaduto brevemente”.
E iniziò a raccontare del suo innamorarsi di lei e, via via, tutte le cose che erano accadute, con grande meraviglia degli ascoltatori.
Poi aggiunse “Per questi motivi, se non avete cambiato parere, e soprattutto Niccoluccio, questa donna, a ragione, è mia e nessuno me la può chiedere”.
Nessuno rispose e tutti pendevano dalle sue labbra.
Niccoluccio, tutti gli altri e la donna piangevano, commossi.
Messer Gentile, alzatosi, prese in braccio il bambino e per mano la donna e si diresse verso Niccoluccio.
Poi disse “ Orsù, compare, ti rendo tua moglie, che i suoi parenti gettarono via, ma ti voglio donare questa donna, mia comare e il suo figlioletto, il quale sono certo che fu da te generato. Io lo tenni a battesimo e lo chiamai Gentile. Ti prego che ella non ti sia men cara perché è stata tre mesi a casa mia.
Ti giuro, per quel Dio che mi fece innamorare di lei, affinchè il mio amore fosse la causa della sua salvezza, che ella ha vissuto onestamente in casa mia con mia madre, come se fosse stata con il padre e la madre”.
Detto ciò si rivolse alla donna e la lasciò libera di andare da Niccoluccio.
Niccoluccio accolse la sua donna con il figlioletto con gioia tanto più grande perché non aveva più speranza di vederla viva e, come meglio seppe, ringraziò il cavaliere.
Tutti piangevano commossi e commentavano il fatto.
La donna fu accolta a casa sua con straordinaria festa e fu guardata per molto tempo dai bolognesi con stupore, come una resuscitata.
Messer Gentile visse per sempre amico di Niccoluccio, dei suoi parenti e di quelli della donna.
La narratrice chiese, allora, alle donne che cosa ne pensassero. Se ritenevano che l’aver un re donato lo scettro e la corona, aver un abate riconciliato un malfattore con il Papa, o un vecchio aver offerto la sua vita ad un nemico, avessero lo stesso valore di ciò che aveva fatto messer Gentile.
Egli, giovane e innamorato, avendo avuto la possibilità di avere ciò che la superficialità altrui aveva gettato via e, fortunatamente, aveva raccolto, non solo controllò il suo ardore, ma spontaneamente restituì ciò che aveva desiderato con tutta la sua anima e cercato di rubare.
Riteneva ,perciò, che nessuna delle cose già dette potesse essere paragonata a quella.





9 commenti:

  1. # include < iostream>
    using namespace std;
    int main ()
    if()
    cout << " ciao";

    RispondiElimina
    Risposte
    1. # include < iostream>
      using namespace std;
      int main ()
      if()
      cout << " Bella frate, ho colto la citazione ahahaha";

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
  2. #include
    int main() {
    char string[] = {0x53, 0x61, 0x6C, 0x76, 0x65, 0x2C, 0x20, 0x63, 0x6F, 0x6D, 0x65, 0x20, 0x76, 0x61, 0x3F};
    for (int i = 0; i < 15; i++) {
    std::cout << string[i];
    }
    }

    RispondiElimina
  3. Mi é piasciutto ! Lá "furbicia" há vinto !Deliziosa leitura! abbraccio dal Brasile.....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio molto per il tuo commento. ricambio il tuo abbraccio il Brasile è una terra che mi ha sempre affascinato.
      Muito obrigado pelo seu comentário. Retribuo seu abraço O Brasil é uma terra que sempre me fascinou.

      Elimina