SESTA GIORNATA -
NOVELLA N.5
Messer Forese da Rabatta e
maestro Giotto , pittore, venendo dal Mugello, l’uno punge motteggiando
l’aspetto smunto dell’altro.
Come Neifile tacque ,le donne
mostrarono di essersi molto divertite per la risposta di Chichibio.
Subito Panfilo ,per volere della
regina, si rivolse alle donne. Disse che spesso come la Fortuna nascondeva
grandissimi tesori sotto vili arti, così la Natura nascondeva sotto uomini di
aspetto bruttissimo meravigliosi ingegni. Il che si vedeva chiaramente in due
cittadini fiorentini dei quali Panfilo voleva parlare.
L’uno si chiamava messer Forese da
Rabatta, piccolo e sformato nel corpo, col viso piatto e cagnesco, che sarebbe
sembrato orribile anche per uno qualsiasi dei Baronci, ma così esperto nelle
leggi che fu ritenuto da molti uomini di cultura un vero pozzo di scienze.
L’altro, di nome Giotto, fu dotato
di un ingegno tanto eccellente che sapeva dipingere ogni cosa data dalla natura
,creatrice e madre, con lo stilo o la penna o il pennello del tutto simile, che
anzi sembrava proprio quella, tanto che quando gli uomini vedevano le cose
dipinte da lui pensavano che fossero vere.
Giotto poteva essere ritenuto, a
ragione, una delle luci della gloria fiorentina.
Aveva, infatti, ridato splendore
all’arte del dipingere che , per molti secoli, era rimasta sepolta sotto gli
errori di alcuni, che dipingevano per dilettare gli occhi degli ignoranti e non
l’intelletto dei saggi. Era ancora più meritevole perché ottenne la gloria con
grandissima umiltà, sempre rifiutando di essere chiamato maestro. Tale titolo,
sebbene rifiutato, risplendeva in lui, mentre era desiderato e ambito da tanti
altri che sapevano meno di lui. Ma, sebbene la sua arte fosse grandissima, egli
non era nel corpo e nell’aspetto più bello di messer Forese.
Panfilo proseguì dicendo che ,
avendo messer Forese e Giotto dei possedimenti nel Mugello, messer Forese era
andato a vedere i suoi, nel periodo estivo, durante le ferie.
Per caso, mentre andava su un
ronzino, incontrò Giotto, il quale, avendo visitato le sue terre, se ne tornava
a Firenze. Tutti e due, mal conciati, sia per la cavalcatura che per il resto,
come due vecchi se ne andavano insieme, facendosi compagnia.
All’improvviso scoppiò un
temporale, per sfuggire alla pioggia, più velocemente che potevano, si
rifugiarono nella casa di un contadino loro amico e conoscente.
Dopo un certo tempo, poiché non
smetteva di piovere e dovevano essere in giornata a Firenze, fattisi prestare
due mantellacci vecchi e due cappelli molto consumati, ché migliori non ve ne
erano, cominciarono a camminare. Camminarono per un po’ e si inzupparono tutti
di fango per gli schizzi che i ronzini facevano con gli zoccoli, andando nelle
pozzanghere; la qual cosa non accrebbe la loro rispettabilità.
Rischiaratosi il tempo, dopo un
lungo silenzio, ricominciarono a parlare.
Messer Forese, cavalcando e
ascoltando Giotto, che era un ottimo conversatore, cominciò a guardare il
maestro dal capo ai piedi, dappertutto. Vedendolo così brutto e malridotto,
senza pensare al proprio aspetto, cominciò a ridere e disse “ Giotto, tu pensi
che, se, per caso, ci venisse incontro un forestiero che non ti avesse mai
visto, crederebbe che tu sei il migliore pittore del mondo, come ,in
realtà, sei?”.
E Giotto, prontamente, gli rispose
“Messere, forse che egli, guardando voi, potrebbe credere che sapete l’abicì?”.
Udendo ciò messer Forese riconobbe il suo errore e si vide ripagato con la
stessa moneta.
Suca
RispondiEliminaSuca te
EliminaA mello piacciono le palle
RispondiEliminaScemo
EliminaCome è possibile che si permetta che si lascino inviare simili commenti?
RispondiEliminazitta busta
Eliminasgrong
RispondiEliminaLe seghe quadrate di mattia
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminanegr1 negr1
RispondiEliminain effetti si eh
Eliminazitto sdrongo
Eliminascemo chi legge viva il decameron
RispondiEliminaPorco dio sembri youtube anche io
RispondiEliminasei un ciccione
Eliminazitti stronzi
RispondiEliminaSanna strongo
RispondiEliminaesdrongo
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