giovedì 11 settembre 2014

QUINTA GIORNATA - NOVELLA N.7

QUINTA GIORNATA – NOVELLA  N.7

Teodoro ,innamorato della Violante, figliuola di messer Amerigo,  suo signore, la ingravida ed è condannato alle forche; alle quali è condotto, mentre è frustato , viene riconosciuto dal padre e, liberato, sposa la Violante.

Le donne si rallegrarono che i due amanti non erano stati arsi e lodarono Iddio.
La regina diede incarico alla Lauretta di proseguire.
Ella iniziò a parlare dicendo che, al tempo  in cui Guglielmo il Buono era re di Sicilia, vi era nell’isola un gentiluomo ,chiamato messer Amerigo Abate da Trapani, il quale aveva molti figli, oltre che molte ricchezze.
Costui, avendo bisogno di servitori, comperò dai corsari genovesi, che venivano dall’Armenia, dei fanciulli, credendo che fossero turchi. Tra questi ve ne era uno ,di nome Teodoro, che si distingueva da tutti gli altri per il suo aspetto gentile. Egli crebbe insieme con i figli di messere Amerigo nella sua casa e piacque tanto al suo padrone che lo affrancò. Credendo che fosse turco, lo fece battezzare col nome di Pietro e gli affidò l’amministrazione dei suoi affari, fidandosi molto di lui.
Messere Amerigo, tra i tanti suoi figli, aveva anche una figlia, chiamata Violante, bella e delicata, che il padre tardava a maritare, la quale si innamorò di Pietro. Anche Pietro, dal canto suo, guardandola di nascosto, se ne era innamorato e si sentiva bene solo quando la vedeva, anche se, per prudenza, cercava di nascondere il suo amore. Violante se ne accorse e fu contentissima.
In questa situazione passò diverso tempo, perché entrambi avevano paura di svelarsi il loro amore, anche se ardevano, parimenti accesi.
Ma la fortuna trovò il modo di allontanare il timore.
Messer Amerigo aveva, a circa un miglio da Trapani, una proprietà molto bella, dove la moglie , con la figlia ed altre donne, si recava di solito per svagarsi. Mentre si trovavano lì, per il gran caldo, avendo portato Pietro con sé, all’improvviso, come spesso accade, il cielo si riempì di oscuri nuvoloni.
Tutta la compagnia si affrettò ,il più rapidamente possibile, lungo la strada, volendo tornare a Trapani, per evitare il maltempo.
Pietro ed anche Violante, spinti dalla gioventù , dall’amore e dalla paura del temporale, precedevano di molto la madre e le altre donne.
Dopo molti tuoni, cadde giù una grandinata fortissima, per cui la donna con la sua compagnia, si rifugiò nella casa di un contadino.
Pietro e la giovane, a loro volta, si rifugiarono in una chiesetta antica diroccata, dove non c’era nessuno. In essa si ripararono sotto un po’ di tetto che era rimasto, stringendosi l’uno all’altro, toccandosi per necessità.
Il toccamento fu causa del rivelarsi dei desideri amorosi.
Pietro, per primo, si augurò che quella grandine non finisse mai ed anche la giovane espresse lo stesso desiderio. Subito dopo cominciarono a baciarsi e ad abbracciarsi ,mentre continuava a grandinare.
E il tempo non si calmò finché essi non conobbero i più intimi piaceri dell’amore e non ebbero preso accordi per potersi incontrare in segreto.
Cessato il temporale, aspettata la madre, ritornarono a casa insieme a lei.
A Trapani, di nascosto, si incontrarono altre volte con grande conforto di entrambi, finché la giovane non rimase incinta. Violante tentò n tutti i modi di abortire senza riuscirvi. Pietro, temendo per la sua vita, voleva fuggire ma Violante glielo impedì minacciando di uccidersi. Ella gli promise che mai avrebbe rivelato il suo nome.
Non potendo più nascondere la gravidanza, per il crescere del suo corpo, piangendo la giovane confessò il suo stato alla madre, nascondendo la verità per evitare che Pietro fosse punito.
La donna, dopo molti rimproveri, per celare la condizione della figlia, se ne andò in un suo possedimento.
Colà, giunto il momento di partorire, Violante, come fanno tutte le donne, gridava per il dolore.
La madre non si accorse che messere Amerigo, che non andava mai in quella proprietà, trovandosi a passare di là, al ritorno dalla caccia, aveva sentito la figlia gridare; per questo entrò e domandò che cosa fosse.
La moglie gli raccontò tutto quello che era accaduto alla figlia. Il padre, meno credulone della donna, non credette al fatto che la ragazza non sapesse chi l’aveva ingravidata. Disse che voleva sapere chi era il padre e forse l’avrebbe perdonata, altrimenti l’avrebbe fatta morire. La madre non ottenne dalla figlia alcuna risposta. Messere Amerigo, infuriato, corse allora dalla figlia con la spada sguainata.
Mentre il padre gridava, Violante aveva partorito un figlio maschio, temendo di essere uccisa, rotta la promessa fatta a Pietro, raccontò tutto al padre.
Il cavaliere, sdegnato, rimontato a cavallo, corse a Trapani e a messer Corrado, capitano del re di Sicilia, raccontò l’ingiuria ricevuta da Pietro.
Il giovane fu catturato e, sotto tortura, confessò ogni cosa . Fu condannato alla frusta e all’impiccagione.
Poi, poiché alla stessa ora morissero i due amanti e il loro figlioletto, messere Amerigo, che non era soddisfatto di aver fatto condannare Pietro, mandò da un servo a Violante una bottiglia di vino ,in cui aveva versato del veleno, e un pugnale. Disse al servo di riferirle che doveva scegliere di morire o col veleno o col ferro, altrimenti l’avrebbe fatta ardere in piazza, davanti a tutti i cittadini.
Ordinò, ancora, al servo di uccidere il bambino appena nato ,sbattendolo con la testa contro il muro, e di gettarlo in pasto ai cani; poi andò via.
Frattanto Pietro, mentre veniva condotto dai servi alla forca, frustato, passò davanti ad un albergo dove alloggiavano tre nobili rumeni, che erano stati mandati dal re dell’Armenia a Roma per trattare col papa di affari di grande importanza. Si erano fermati a Trapani per riposarsi ed erano stati accolti con grandi onori dai nobili del luogo, tra cui messere Amerigo.
Costoro, sentendo passare quelli che conducevano Pietro, si affacciarono alla finestra per vedere.
Pietro era nudo, con le mani legate indietro. Uno dei tre ambasciatori, chiamato Fineo, guardandolo, gli vide sul petto una gran macchia vermiglia, non tinta, ma naturale, di quelle che le donne del luogo chiamavano “rose”. Appena vide la macchia pensò a suo figlio, che , quindici anni prima , era stato catturato dai corsari presso la marina di Laiazzo e non ne aveva potuto più avere notizie. Vista l’età dello sventurato, pensò che ,se era vivo, suo figlio doveva avere la stessa età del giovane. Si avvicinò e lo chiamò “ Teodoro”. Pietro ,udendo quel nome, subito sollevò il capo e , interrogato in lingua rumena su chi fosse, rispose che era nato in Armenia, era figlio di un certo Fineo ed era stato rapito da piccolo.
Fineo, udendo ciò, riconobbe in lui il figlio perduto, e, piangendo, scese giù per abbracciarlo e gli gettò addosso il ricchissimo mantello che aveva sulle spalle. Dopo aver saputo il motivo della condanna,  pregò colui che doveva eseguire la sentenza di morte di attendere fino a nuovo ordine.
Poi, rapidamente, andò da messere Corrado, capitano del re, e gli rivelò che Pietro era un uomo libero, non un servo, era suo figlio ed era disposto a prendere in moglie colei che aveva privato della verginità. Chiedeva di sospendere l’esecuzione per sapere se la donna voleva Pietro per marito.
Messer Corrado, udendo che il giovane era figlio di Fineo, lo liberò e lo mandò da messere Amerigo per raccontargli come erano andate le cose.
Messer Amerigo , udito il racconto, temendo che la figlia e il bambino fossero già morti, si addolorò molto; ciononostante, mandò ,immediatamente, a disdire l’ordine, se non era stato ancora eseguito.
Il messaggero trovò il servitore che aveva posto davanti a Violante il veleno e il coltello e attendeva che la donna si decidesse. Avuto il contrordine, ritornò dal padrone e gli riferì tutto.
Amerigo, ben lieto, si recò da Fineo, si scusò per come erano andati i fatti, e disse che era ben contento di dare la figlia in moglie a Teodoro , se la voleva. In pieno accordo
Fineo e Amerigo si recarono da Teodoro  ancora spaventato per il pericolo corso e lieto di aver ritrovato il padre.Gli chiesero, senza indugi, se voleva prendere in moglie Violante.
Teodoro, sentendo che se voleva, Violante sarebbe diventata sua moglie, felice pensò di essere saltato dall’Inferno in Paradiso e disse subito di si.
I due genitori mandarono a chiedere il parere di Violante. Ella, udendo ciò che era avvenuto a Teodoro, si rallegrò e rispose che era lietissima di diventare la moglie del giovane , ma che avrebbe fatto quello che suo padre comandava.
Dunque, con l’accordo di tutti, si celebrò il matrimonio con gran festa.
La giovane, riprese le forze e affidato il bambino alla nutrice ,ritornò più bella che mai e trattò con il rispetto dovuto a un padre Fineo, ritornato da Roma.
Egli , contento di una nuora così bella, la ricevette e la tenne come una figlia.
Dopo alcuni giorni ,imbarcatosi su una nave ,portò con sé a Laiazzo il figlio, la nuora e il nipotino, dove vissero
per tutta la durata della loro vita.


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