QUINTA GIORNATA – NOVELLA N.4
Ricciardo Manardi è trovato da
messer Lizio da Valbona con la figlia, la quale egli sposa e col padre di lei
rimane in buona pace.
Mentre le compagne lodavano la
novella di Elissa, la regina fece cenno a Filostrato di raccontare la sua.
Egli, ridendo, iniziò dicendo che,
dopo aver rattristato le donne con i suoi crudeli ragionamenti, adesso voleva
rallegrarle con una novelletta breve e a lieto fine.
Non molto tempo addietro viveva in
Romagna un cavaliere molto per bene, chiamato messer Lizio da Valbona,
al quale, ormai vecchio, nacque una
figlia dalla moglie, di nome madonna Giacomina.
Ella era bella e gentile ed era
molto amata dai genitori che le volevano far fare un buon matrimonio.
Frequentava la casa di messer Lizio
un bel giovane, appartenente alla famiglia dei Manardi di Brettinoro, chiamato
Ricciardo. Egli si innamorò ardentemente della bellissima giovane, ma teneva
nascosto il suo amore.
La ragazza se ne accorse e cominciò
ad amarlo anch’ella.
Finalmente un giorno Ricciardo le
rivolse la parola e le chiese di incontrarsi per non farlo morire d’amore.
Ella gli rispose di indicarle che
cosa poteva fare per incontrarsi. Il giovane ,dopo aver pensato a lungo, la
pregò di andare di notte sul verone che affacciava sul giardino del padre, dove
avrebbe potuto raggiungerla di notte, sebbene il verone fosse molto alto.
Subito Caterina rispose che avrebbe
cercato di andare lì a dormire, se il giovane le prometteva che sarebbe venuto.
Ricciardo le assicurò di si, poi si baciarono una sola volta ed andarono via.
Il giorno seguente, essendo quasi
la fine di maggio, la giovane si lagnò con la madre che la notte non aveva
potuto dormire per il gran caldo. La madre rispose che non le sembrava che
facesse tanto caldo.
Al che Caterina rispose che le
donne giovani sentivano più caldo di quelle attempate e che voleva mettere un
lettino sul verone, al lato della camera del padre, sul suo giardino , per
dormire. Aggiunse che lì avrebbe potuto sentir cantare gli usignuoli e sarebbe
stata molto più al fresco che in camera della madre.
Messer Lizio, poiché era vecchio,
era un po’ burbero e disse “ Quale usignuolo è questo dal cui canto si vuol far
addormentare? Io la farò addormentare col canto delle cicale”.
Udendo ciò Caterina la notte
seguente non dormì per niente e non fece dormire nemmeno la madre, lagnandosi
per il gran caldo.
Madonna Giacomina, intervenendo
presso il marito, affermò che non c’era niente di male se la figlia voleva
dormire sul verone e sentir cantare gli usignuoli e così ottenne il permesso.
La giovane, immediatamente ,si fece
preparare un letto e attese a lungo Ricciardo per fargli segno che la notte
seguente sarebbe andata a dormire sul verone.
Messer Lizio, accertatosi che la
figlia se ne era andata a letto, chiusa la porta della sua stanza, che affacciava
sul verone, se ne andò a dormire.
Ricciardo, come sentì che tutto era
tranquillo, con gran fatica, con una scala, appoggiandosi a delle sporgenze del
muro, arrivò sul balcone, dove fu accolto con grande amore da Caterina.
Trascorsero tutta la notte prendendo
piacere l’uno dall’altra, facendo cantare più volte l’usignuolo.
Essendo già vicino il giorno,
stanchi per le fatiche d’amore, senza nulla addosso, si addormentarono.
Caterina aveva il braccio destro
intorno al collo del giovane, la mano sinistra su quella cosa che le donne si
vergognano di nominare davanti agli uomini.
Mentre così dormivano, giunto il
giorno, messer Lizio, svegliatosi, aperta la porta ,volle vedere come
l’usignuolo aveva fatto dormire bene la figlia. Scostata la tenda che
circondava il letto, vide i due giovani nudi e abbracciati, come sopra
descritto.
Chiamò la moglie e le disse di
andare a vedere che la figlia era talmente desiderosa dell’usignuolo che se
l’era preso e se lo teneva in mano.
Madonna Giacomina corse e ,
scostata la tenda, poté vedere come la figlia avesse preso l’usignuolo che
tanto desiderava di udir cantare.
La donna stava per gridare e
inveire contro Ricciardo, che l’aveva ingannata, ma il marito le disse di
tacere perché la figlia l’aveva preso e se lo sarebbe tenuto. Ricciardo era un
giovane gentile e ricco e poteva essere un buon marito. Se si voleva
allontanare con le buone doveva prima sposarla, dopo aver messo l’usignuolo
nella gabbia di lei e non di altre.
La donna, vedendo il marito sereno
e la figlia tranquilla per aver passato una buona notte, avendo preso
l’usignuolo, tacque.
Ricciardo, al risveglio, accortosi
che era giorno, temendo di morire, chiamò Caterina, le chiese come dovevano
fare.
Il padre, scostando la tenda,
rimproverò il giovane, che si scusava e chiedeva perdono, tremando per la
paura, accusandolo di aver tradito la fiducia che aveva in lui. Aggiunse che
,tuttavia, comprendeva che era stato trasportato dalla giovinezza e che , per salvare la situazione, doveva
prendere Caterina come legittima sposa e tenerla sempre con sé; solo in questo
modo avrebbe potuto salvarsi, in caso contrario ,poteva raccomandare l’anima a
Dio.
Mentre si dicevano tali cose,
Caterina lasciò l’usignuolo e cominciò a piangere, pregando sia il padre di
perdonare il giovane, sia Ricciardo di accontentare il padre, in modo da poter
avere altre notti come quella.
Ma non ci fu bisogno di molte
preghiere perché Ricciardo, sia per la
paura di morire, sia per l’ardente amore e il desiderio per la donna, subito
accettò la proposta di messer Lizio.
Il padre, fattosi dare da madonna
Giacomina uno dei suoi anelli, senza muoversi, sposò Caterina con Ricciardo.
Fatto ciò , i due genitori si
allontanarono, lasciando soli i giovani, che si abbracciarono e ricominciarono
a fare l’amore per altre due volte, fino a tardi..
Poi si alzarono e presero accordi
con messer Lizio per il matrimonio che fu celebrato, con grande festa, in
presenza di parenti e amici, pochi giorni dopo.
E vissero in pace a lungo, andando
a caccia di usignuoli, di giorno e di notte, come vollero.
Nessun commento:
Posta un commento