martedì 5 aprile 2016

LA CRISI RELIGIOSA E LETTERARIA

LA  CRISI  RELIGIOSA  E  LETTERARIA

Appena divulgato il Decameron,il Boccaccio cominciò ad avvertire un profondo disagio morale e religioso, dovuto anche alle reazioni e alle critiche.
 Certo è che, per dirla con Pirandello, egli non aveva intenzione di scrivere un’opera così innovativa, lontana dal sentimento della trascendenza che aveva animato tutto il Medioevo.
 In lui si è reciso il legame trascendente e metafisico; sono la realtà e la sorte umana ,nelle sue infinite forme, che lo affascinano, gli prendono la mano.
Come ne “I sei personaggi in cerca d’aurore” , i protagonisti delle 100 novelle del Boccaccio si staccano dalle pagine ed acquistano una vita propria, con i loro istinti, le loro malizie, le loro debolezze, le loro illusioni.
“ Nel grande universo umano del Decameron entrano categorie della società che prima, nella letteratura eroica e lirica, non avevano diritto di accesso. Essi ora acquistano cittadinanza letteraria……….. sono i mercanti, i sensali, i contadini, gli artigiani, i frati buontemponi, i prelati mondani, le suore spericolate, i letterati, gli studenti, assieme ai ricchi borghesi, ai principi, ai cavalieri, alle gentildonne, alle avventuriere: una folla multiforme, vitalissima, incontenibile………,un’infinita molteplicità di tipi e di esperienze…..essi fanno la realtà e il tessuto della società”(Salvatore Battaglia: Le epoche della Letteratura Italiana- 1963).
Alle soglie dei 50 anni, con la vecchiaia che avanzava, lo scrittore si rese conto di aver compiuto con la sua opera uno sconvolgimento dei valori medioevali, cosa assolutamente indegna per un intellettuale educato all’etica cristiana.
Nel 1362 si presentò a lui il monaco Gioachino Ciani che si disse inviato da un confratello morto in odore di santità. Costui lo rimproverò per la vita passata e gli preannunziò l’eterna dannazione se non avesse abbandonato i ruoli profani.
Fu allora che egli pensò di dare alle fiamme il Decameron.
Scrisse di questa sua intenzione all’amico Petrarca che lo dissuase con una lettera in cui
affermava che non vi era conflitto tra religione e poesia.   



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