giovedì 15 ottobre 2015

DECIMA GIORNATA- INTRODUZIONE E PRIMA NOVELLA

DECIMA GIORNATA – INTRODUZIONE

Ancora erano vermiglie alcune nuvolette ad occidente, mentre quelle ad oriente erano diventate splendenti, simili all’oro per i raggi solari che, avvicinandosi, le ferivano, quando Panfilo, svegliatosi, fece chiamare le donne e i suoi compagni.
Riuniti tutti, decise con loro dove potessero andare per divertirsi. Poi, accompagnato da Filomena e da Fiammetta, si avviò, seguito da tutti gli altri.
Conversando piacevolmente del loro futuro, passeggiarono a lungo. Fecero un ampio giro, e, quando il sole cominciò a riscaldare troppo, ritornarono al palazzo. Qui si disposero intorno alla fontana e chi volle bevve un po’,dopo che erano stati sciacquati i bicchieri.
Poi, tra le piacevoli ombre del giardino, andarono scherzando fino all’ora di pranzo. Dopo aver mangiato e dormito, come solevano fare, si riunirono dove piacque al re, il quale comandò a Neifile di raccontare la prima novella della giornata.
Neifile volentieri incominciò.

























DECIMA GIORNATA – NOVELLA N.1

Un cavaliere è al servizio del re di Spagna, gli sembra di essere mal ricompensato, ; il re con grande sicurezza gli mostra che non è stata colpa sua, ma della malvagia fortuna del cavaliere, donandogli poi molto generosamente.

Neifile ringraziò il re perché l’aveva invitata a narrare per prima di atti di magnificenza, la quale, come il sole dà al cielo bellezza e ornamento, così dà luce ad ogni altra virtù.
Aggiunse che avrebbe raccontato una novella assai leggiadra, che sarebbe stato utile ricordare.
Un tempo in Firenze, tra tanti valorosi cavalieri, ve ne era uno, forse il migliore, di nome messer Ruggieri de’ Figiovanni, il quale era ricco e nobile di animo.
Egli, considerata la qualità del vivere e dei costumi del suo tempo in Toscana, vedendo che se fosse rimasto lì il suo valore non sarebbe mai stato apprezzato, decise di andarsene per un certo tempo al servizio di Alfonso, re di Spagna. La fama del valore del re superava quella di tutti gli altri signori di quel tempo.
Se ne andò, dunque in Ispagna, fornito onorevolmente di armi, cavalli e servitù ,e fu ricevuto cortesemente
dal re.
Dimorando colà messer Ruggieri, vivendo splendidamente e facendo imprese d’armi meravigliose, si fece presto conoscere come uomo valoroso.
Vivendo in Spagna per un buon periodo, osservando le maniere del re, si accorse che il sovrano donava castelli, città e baronie ora all’uno, ora all’altro con poco discernimento, dandoli a chi non valeva nulla. A lui , che ben conosceva il proprio valore, non aveva donato nulla.
Ritenne che ciò sminuisse la sua fama, perciò decise di partire e domandò commiato al re.
Il re glielo concesse e gli donò, perché la cavalcasse, un’ottima mula, la più bella che aveva, la quale fu molto utile al cavaliere, dato il lungo cammino che doveva fare.
Il re ordinò, poi, ad un suo servitore di accompagnare messer Ranieri, con discrezione, come se non fosse stato mandato dal sovrano , con l’incarico di farlo parlare e di riferigli poi tutto quello che il giovane aveva detto di lui durante il viaggio. Gli ordinò, ancora, di far ritornare indietro messer Ranieri il giorno dopo.
Il servitore, con molta prudenza, come il cavaliere si mise in viaggio, gli si affiancò, facendogli credere che andava verso l’Italia.
Cavalcarono insieme, messer Ruggieri sulla mula donatagli dal re , e l’altro, parlando del più e del meno.
Quasi alla terza ora (alle nove circa) messer Ruggieri decise di dare riposo alle bestie.
Entrati in una stalla, tutte le bestie, ad eccezione della mula, defecarono.
Proseguendo il cammino, giunsero ad un fiume. Qui, mentre abbeveravano le loro bestie, la mula defecò nel fiume. Vedendo ciò messer Ruggieri disse “ Che Dio ti punisca, bestia, ché tu sei fatta come il signore che a me ti donò”.
Il servitore raccolse quelle parole,e, in tutta la giornata, udì soltanto parole di somma lode in favore del re.
La mattina dopo, mentre stavano per partire verso la Toscana, il servitore riferì al cavaliere il comando del re e Ruggieri  immediatamente ritornò indietro.
Il re seppe subito quello che egli aveva detto alla mula, lo fece chiamare e gli chiese perché aveva paragonato lui alla mula o meglio la mula a lui.
Il giovane, con sincerità, gli disse “ Signor mio, io la paragonai a voi perché come voi donate dove non dovreste e non date dove dovreste, così ella non defecò dove era opportuno e, invece, defecò dove non era opportuno”.
Allora il re rispose “ Messer Ruggieri ,il non avervi donato, come ho donato a molti che a paragone di voi non valgono niente, non è stato dovuto al fatto che non abbia stimato voi valorosissimo cavaliere e degno di grandi doni . La colpa è stata della vostra fortuna che non me lo ha permesso. E’ stata lei a peccare, non io. Adesso vi dimostrerò che dico la verità”.
A lui Ruggieri rispose “ Signor mio, non mi turbo perché non ho ricevuto da voi alcun dono perché non ne avevo bisogno, essendo già molto ricco. Ma sono addolorato perché non ho avuto da voi alcun riconoscimento del mio valore. Accetto la vostra giustificazione e sono pronto a vedere ciò che volete fare, sebbene credo che non ce ne sia bisogno”.
Il re lo condusse, dunque, in una grande sala, dove erano due forzieri serrati e, alla presenza di molti, gli disse
“ Messer Ruggieri, in uno di questi forzieri vi è una corona, lo scettro ,il pomo reale e tutti i miei gioielli, l’altro è pieno di terra. Prendetene uno, quello che avrete preso sarà vostro .Potrete vedere chi è stato ingrato verso il vostro valore, se io o la vostra fortuna “.
Messer Ruggieri, visto che il re così desiderava, ne prese uno.
Il re comandò che fosse aperto e tutti videro che era pieno di terra.
Allora il sovrano, ridendo, disse “ Potete, dunque, ben vedere, messer Ruggieri, quello che vi dico della fortuna.
Ma poiché il vostro valore merita un riconoscimento, io mi opporrò alle sue forze. So che voi non volete diventare spagnolo, perciò non vi voglio donare né castelli, né città in Spagna. Voglio, invece, che sia vostro quel forziere che vi tolse la fortuna, per farle un dispetto, affinchè lo portiate nelle vostre contrade a testimonianza del vostro valore e vi possiate ,meritatamente, gloriare dei miei doni con i vostri vicini”.
Messer Ruggieri lo prese e rese grazie al re come si conveniva.
Lieto con il forziere se ne ritornò in Toscana.






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