L'AGRICOLTURA nella STORIA
"ITALIA FELIX" e CURIOSITA'
Sedicesima puntata
Il secondo secolo dell'Impero, sotto il governo di Adriano(117-138), di Antonino Pio (138-161), di Marco Aurelio (161-180(, è stato celebrato dagli storici antichi e moderni come l'era di prosperità per l'impero romano. La pace regna all'interno, e fino a Marco Aurelio non vi sono neppure guerre esterne; gli imperatori sono tolleranti, preoccupati solo del bene pubblico, pieni di spirito filantropico.
Nel III secolo LUCIO SETTIMIO SEVERO diviene imperatore, dando, così, origine alla dinastia dei Severi, che regna fino al 235. Istituisce "L'ANNONA MILITARIS". In base ad essa ogni proprietario terriero agricolo è tenuto a consegnare allo Stato una parte del raccolto per l'approvvigionamento delle truppe. La quota è fissa e non tiene conto delle calamità che, in quel periodo, hanno colpito i terreni agricoli. Questo determina, in molti casi, l'abbandono delle campagne e il rifugiarsi nelle città, intensificando il fenomeno dell'urbanesimo. Fioriscono i commerci, le città si arricchiscono di splendidi monumenti, nuove città sono costruite, nuove terre sono destinate alla coltivazione intensiva. L'Impero di Roma diventa veramente universale.
Nei primi secoli dell'Impero, Roma non fa più guerre di conquista e si limita a conservare i confini, lungo i quali ha fatto costruire dalle sue legioni una linea di difesa (limes), quasi ininterrotta. Soprattutto nel II secolo d.C. gli imperatori si preoccupano delle condizioni di vita di tutti i popoli soggetti, mentre Roma e l'Italia si avviano ad una decadenza economica e politica.
Momenti fondamentali dell'età imperiale sono l'Editto di Caracalla nel 212 d.C. che estende la cittadinanza romana a tutti i membri dell'Impero, e la tetrarchia, ossia la divisione dell'Impero fra quattro persone, operata da Diocleziano, che governa dal 284 al 305. DIOCLEZIANO prende una serie di provvedimenti per impedire lo spopolamento delle campagne. Poiché i contadini tendono a trasferirsi in città, a causa dei loro bassi redditi e delle sempre più sfavorevoli condizioni di vita, egli proibisce ai coltivatori di lasciare la terra del padrone, considerandoli di padre in figlio, di generazione in generazione, appartenenti alla terra come le piante e gli animali, comprati e venduti insieme alla terra.(A. Brancati. L'uomo e il tempo. la Nuova Italia Editrice).
Dal 235 al 268 un altro periodo di guerre civili travaglia l'impero. Si diffonde un sentimento di sfiducia verso lo Stato, che opprime la popolazione con pesantissime tasse. I cristiani , che rifiutano il culto imperiale, e predicano l'amore verso il prossimo, costituiscono un altro fattore di indebolimento. le attività economiche subiscono un decisivo rallentamento a causa delle guerre che sottraggono masse di giovani alle attività produttive.
Inoltre, una grave crisi monetaria fa si che in alcune zone si ritorni addirittura allo scambio di prodotti e al pagamento in natura. A tutto ciò si aggiungono i danni prodotti dalla peste bubbonica, che provoca una ulteriore riduzione della manodopera e un calo di produzione, con conseguente rialzo dei prezzi. In Italia, mentre l'urbanesimo causa lo spopolamento delle campagne, la produzione rimane a livello domestico. L'Italia perde, così, il primato economico detenuto fino ad allora.
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