sabato 30 settembre 2023

ITALIA FELIX. Storia dell'agricoltura dall'Età della Pietra fino ai nostri giorni

 Un viaggio nel tempo: rapporti tra storia, letteratura, agricoltura, natura: “Italia felix” e curiosità

Prima puntata

Incipit

Fin da bambina ho sempre provato una grande attrazione per la terra, intesa come zolle di terra, scure, morbide, cedevoli, pronte ad accogliere le tenere radici delle piantine, che raccoglievo lungo i bordi dei giardini. La mia è una origine contadina, sono, infatti, nipote di Michele De Lisa, nato a Sassano, zona montuosa del Vallo di Diano, territorio prevalentemente agricolo.

Mio nonno, partito con le milizie italiane per la campagna di Russia, durante la prima guerra mondiale, è scomparso senza lasciar traccia di sé. Mia nonna, Carmela Libretti, una delle tante “vedove bianche”, rimasta sola, spesso riuniva intorno al camino noi nipoti e raccontava episodi della sua vita col nonno nel paesello di Sassano, dove molti abitanti erano contadini. Nella prima parte della mia vita, presa dalla mia attività di Docente e poi di Dirigente Scolastica ho avuto poco tempo per dedicarmi ai miei interessi agricoli. Dopo il pensionamento ho potuto impegnarmi nella coltivazione della terra, dopo aver investito nell’acquisto di una piccola proprietà terriera i compensi della mia liquidazione e di quella di mio marito, Arturo Coscioni. Nasce, così, l’idea di accompagnare i piccoli tentativi di un agricoltore in erba, con la storia dell’agricoltura, dalle origini fino ai nostri tempi, con tante imperfezioni, ma con tanto amore.

Ho ritenuto opportuno inserire nel mio Blog “Il Decameron a puntate”, seguito, ormai, da più di due milioni di persone, il lavoro da me svolto in relazione al mondo dell’agricoltura, con tutte le sue sfaccettature. Ho pensato di proseguire con la tecnica del racconto a puntate, in modo da non appesantire troppo la lettura.

 Nell’unire la teoria alla pratica, mi diverto un sacco immaginando di fare uno strano viaggio attraverso il tempo, in compagnia di ESIODO, uno dei più antichi poeti greci. Vive tra l’VIII e il VII sec.a.c. Il padre proviene da Cuma, in Asia Minore, si sposta, poi, in Beozia, dove nascono i due figli, Perse ed Esiodo. Da ragazzo fa l’agricoltore, conducendo una vita dura e laboriosa. Quando muore il padre, gli viene sottratta l’eredità paterna dal fratello, Perse, contro cui sostiene un processo. Scrive “LE OPERE E I GIORNI”, in cui fornisce consigli utili per l’agricoltura e per la vita quotidiana.

 


                                         CAP.I

E’ da tanto che mi ritorna alla mente questo pensiero, cioè seguire, fin dai tempi più antichi la coltivazione della terra, talvolta trascurata e in molti tratti abbandonata. Dai testi di storia ho appreso che nell’età preistorica e nell’età della pietra l’uomo è stato dedito al nomadismo. Non ha avuto una sede fissa, ma si è spostato continuamente. Ha vissuto di caccia e di pesca ed ha raccolto e mangiato radici. AL NEOLITICO, ossia all’ultimo periodo dell’età della pietra, con la fine delle glaciazioni, si fa risalire l’origine dell’agricoltura, e precisamente della capacità di coltivare i terreni. La coltivazione della terra ha favorito il processo di sedentarizzazione della specie umana, lo sviluppo di forme di vita collettive come i villaggi e le città. Si è cominciato ad addomesticare il bestiame, come bovini e capre, che forniscono carne e latte. Si è abbandonato gradatamente il nomadismo. Si è iniziato a lavorare la pietra per costruire i primi utensili come falcetti, vanghe, bastoni da scavo. L’uomo ha modificato il paesaggio naturale e si è verificata la “Rivoluzione agricola”. Le prime zone toccate dalla Rivoluzione sono state la Mesopotamia e la Cina, fino a raggiungere tutta l’Europa, all’incirca nell'anno1000(doc.studenti.it/appunti/storia/neolitico). Fantasmi del passato mi inseguono e mi spingono su una strada impervia. Chiudo gli occhi ed inizio il mio cammino all’indietro. Ed eccomi in un luogo tanto, tanto distante nello spazio e nel tempo. Indietreggiando, indietreggiando giungo nell’età omerica, e precisamente intorno al principio del VII sec. a.C. 

E’ in questa età che faccio l’incontro che tanto desideravo. Mi imbatto, infatti, nel poeta epico ESIODO. Egli è vissuto ad Ascra, nella Beozia. E’ stato contadino e pastore e nel trattato “Le Opere e i Giorni” ha scritto della sua vita modesta e laboriosa. In esso nobilita il lavoro manuale e dà consigli riguardanti l’agricoltura. Nessun incontro poteva essere più gradito per me che, da tempo, cercavo dei punti di riferimento e delle guide sul mondo antico, quando si viveva esclusivamente di agricoltura, di caccia e pesca. 

Sono, ormai, immersa in un mondo incantato e immagino che Esiodo mi prenda per mano e mi porti alla scoperta della vita quotidiana degli uomini nei secoli, con l’esaltazione del lavoro nei campi. Mi parla delle cinque età dell’uomo, dall’età dell’oro, quando l’uomo era felice, senza il bisogno di lavorare, perché la terra produceva spontaneamente tutto quello che gli serviva. Passa, poi, all’età dell’argento, segue l’età degli eroi, ancora l’età del bronzo, ed, infine, l’età del ferro, in cui la mia guida vive. Questa età è caratterizzata dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dal fatto che l’uomo deve lavorare per sopravvivere.

 L’opera ha un carattere didascalico e descrittivo. Ha una funzione di utilità pratica, con una serie di consigli sulle attività agricole da svolgere nelle singole stagioni. Esiodo dedica una particolare cura alla descrizione, nei minimi dettagli, del mondo agreste, che conosce perfettamente. Sa che l’agricoltura è, prima di tutto, fatica e lavoro, cui può seguire un momento di gratificazione, dato dal godimento dei frutti del proprio operato. E insieme riflettiamo sulla gioia che prova il contadino quando vede che la pianta ha attecchito e comincia a crescere, fino al momento del raccolto. Questa sensazione “Intender non la può chi non la prova”. 

Ormai sono completamente immersa nel mondo della storia, della fantasia. Mia guida e mio maestro è Esiodo, che mi accompagna e  mi conduce per mano. Nei “ GIORNI”, in cui descrive i vari cicli delle stagioni e dei relativi lavori della campagna, mi fa conoscere la figura del modesto proprietario terriero. Mi fornisce la descrizione del piccolo imprenditore agricolo, che sa coltivare ed amare la sua terra e amministrare l’ordine della famiglia (Wikipedia). Viene esposta una serie di consigli relativi all’agricoltura. Bisogna seminare, spingere l’aratro, badare al raccolto. Ogni opera deve essere compiuta al momento giusto, se non si vuole andar chiedendo pane ai vicini. Bisogna avere in casa un bue e una serva comprata, che curi gli animali (Romagnoli), riporre in ordine tutti gli attrezzi, non rimandare a domani le cose che puoi fare oggi. L’uomo che sempre rimanda non riempie il granaio, l’assidua cura dà frutto. Iniziamo, poco dopo, il lungo viaggio che ci porterà attraverso i secoli a conoscere i più grandi scrittori del passato, che hanno fermato la loro attenzione sui fenomeni della natura e sulla cura della terra. 

Lentamente, passo passo, ce ne andiamo, non volendo trascurare nessuno degli autori più significativi. Esiodo mi spiega che l’inizio della età del ferro sia in Italia che in Grecia vede una grande rivoluzione. L’aratro di ferro e gli altri attrezzi, fabbricati nel nuovo metallo, incrementano l’attività agraria, fino ad allora portata avanti solo con l’uso delle braccia. Si affermano, allora, le piccole comunità agricole, economicamente indipendenti, piccole tenute, possedute da contadini. Piccole opere di irrigazione e canali sono costruiti, in quanto necessari, quasi ovunque. Dopo un anno di coltivazione   la terra viene lasciata a maggese per un altro anno, viene arata in    autunno, in primavera e in estate. La produzione di frumento, lino e verdure viene integrata dall’arbicultura, dall’olivocultura,  dalla viticultura e, specialmente, dalla pastorizia.

                          

          

                                          CAP.II

Nell’età classica nascono le prime tenute capitalistiche, tuttavia le piccole tenute rimangono la regola nella madrepatria e anche in Sicilia (The Oxford Classical Dictonory- trad. ital. Edizioni Paoline). Legata alla vita di campagna è la FAVOLA, di origine umile e popolaresca. Creatore del genere è ESOPO, figura avvolta dalla leggenda. E’ vissuto nel VI secolo a.C. in Frigia. E’ stato uno schiavo, nano, bruno e gobbo. Da questa condizione deriva il carattere della sua favola, testimonianza di chi conosce la povertà e le difficoltà degli umili. Dal popolo di Delfi, accusato ingiustamente di furto, è fatto precipitare da una rupe. Acuto osservatore, adopera le favole degli animali per colpire i vizi degli uomini, con intento morale ed educativo. Il “Corpus di favole”, raccolto da Demetrio, si è ampliato fino a raggiungere il numero di circa 500. La favola esopica viene studiata nelle scuole (Skuola.net). E’ legato alla mia guida, che scrive la favola greca più antica, “L’usignolo e lo sparviero”.

 Mentre ci spostiamo, Esiodo mi parla della favola del contadino, scritta da Esopo. Da essa, probabilmente, deriva la massima  “Contadino, scarpe grosse e cervello fino”. Un contadino che aveva molti campi, sul punto di morire, vuole che i figli curino la terra e si dedichino all’agricoltura. Egli dice << Figli miei, io svanisco dalla vita, ma nella vigna lascio a voi un tesoro.   Scavate e facilmente troverete quello>>. I figli scavano tutta la terra della vigna dopo la sua morte, ma non trovano il tesoro. Frattanto, la vigna scavata produce abbondante frutto. La Favola mostra che il lavoro agricolo è tesoro per gli uomini. Esopo distribuisce perle di saggezza. Indimenticabile è la favola del Topo di campagna e del topo di città:<< un tempo un topo di campagna invitò a cena nella sua povera tana un topo di città, suo vecchio amico, offrì all’ospite, nell’umile mensa, dei ceci e dell’uva secca e ghiande del bosco vicino. Il topo di città toccava a stento il vile cibo con dente superbo e disprezzava i cibi del compagno. Infine esclamò così: “Perché, o amico, fai una vita così misera in campagna? Vieni con me in città, dove troverai una grande abbondanza di cibo raffinato e vivrai beato senza preoccupazioni”. Il consiglio piacque al topo di campagna e si trasferì con il compagno in una magnifica casa di città. Qui, mentre cenavano tranquilli e sicuri e gustavano cibi raffinati, improvvisamente risuonano i latrati dei cani e irrompono i servi. I topi spaventati corrono per tutta la casa e cercano un rifugio. Allora il topo di campagna dice al topo di città “Ciao, amico mio, tu resta in città con i tuoi cibi squisiti, io torno in campagna, alla mia vita povera ma sicura”.(Latino di base.Skuola.Net).

Nessun commento:

Posta un commento