martedì 5 marzo 2024

 



            L'AGRICOLTURA nella STORIA

             "ITALIA FELIX" e CURIOSITA'

                            Nona puntata

Ed ecco venir verso di noi un terzetto di scienziati, che discutono animatamente. Si tratta di LUCIO GIUNIO MODERATO COLUMELLA, POMPONIO MELA e AULO CELSO. Devo confessare che io conoscevo molto poco questi autori, per cui, quando ci sono venuti incontro, mi sono affrettata a documentarmi. 

Ho appreso che LUCIO COLUMELLA è nato a Gades, in Spagna, il 4 d.C. ed è morto a Taranto nel 70. Dopo essere stato nell'esercito, ha iniziato la sua vita di fattore e si è stabilito in Italia, dedicandosi alle sue vaste proprietà terriere. il trattato "DE RE RUSTICA", in dodici libri, è il più ampio che l'antichità ci ha tramandato sull'agricoltura. Quello che noi conserviamo è la seconda edizione, ampliata, composta sotto Nerone. Abbiamo, inoltre, un libro "DE ARBORIBUS". Columella esamina, organicamente e dettagliatamente, tutti gli aspetti del mondo contadino, dal fondo rustico alla vita dei campi, dall'arboricultura all'allevamento del bestiame e delle api, dal giardinaggio ai compiti del fattore e della fattoressa. Ci parla, in particolare, di un vitigno "l'Aminea gemina", così detto per i suoi grappoli d'uva accoppiati, da cui si ottiene un vino austero e durevole. Esso ha origini antichissime ed è stato portato in Italia dalla lontana Tessaglia. Ha trovato in Irpinia un terreno particolarmente idoneo, in quanto vulcanico. Tale vitigno è detto "Greco" (Avellino e la sua provincia. Monografie d'Italia-Clementi editore).  

Columella ha idee sue e fa appello alla propria esperienza. Si propone, in primo luogo, di rivalutare l'agricoltura italica, che non  riesce a far fronte alle esigenze della popolazione-si preferisce importare dalle provincie- e condanna lo scarso impegno dei grandi proprietari. I precetti sono dettati dal buon senso della cultura contadina, e del suo autoritarismo, ancora vivo nei detti e nelle canzoni popolari. 

Così per la scelta della "mogliera" ;<<se te la pigli troppo bella/ti ci vuole la sentinella/se te la pigli troppo brutta/ci rimani a bocca asciutta>>. Ecco cosa dice lo scrittore a proposito di questa scelta :<<La massaia....... prima di tutto deve essere giovane, cioè non troppo fanciulla, per le stesse ragioni che ho esposto a proposito dell'età del massaro; e inoltre di salute perfetta e di aspetto non ripugnante. Non occorre, invece, che sia una bellezza! La forza fresca e intatta le permetterà di sostenere le veglie e le altre fatiche. La troppa bruttezza allontanerebbe il compagno, mentre la troppa bellezza renderebbe costui fiacco e pigro. Dobbiamo dunque preoccuparci di avere un massaro che non vada cercando avventure di qua e di là, dal sonno, dagli uomini ma e abbandoni la campagna assegnatagli e nello stesso tempo non se ne stia tutto il giorno attaccato a lei. Però non sono solo queste le qualità che dobbiamo cercare nella massaia. Bisogna preoccuparsi, particolarmente, che sia lontanissima dal vino e dai piaceri della gola, dalle superstizioni, dal sonno, dagli uomini, ma sempre pensi, invece, quali sono le cose che deve tener presenti, quelle che deve preparare per il giorno dopo, ecc......,in modo che si comporti come si è detto deve comportarsi il massaro; La maggior parte delle qualità, infatti, devono essere simili nella donna e nell'uomo; essi devono parimenti evitare ogni difetto e sperare premi per la loro buona condotta. Inoltre la donna deve lavorare perché il massaro abbia il minimo di faccende nella casa, dato che egli, fin dalla prima mattina, deve uscire con i lavoratori e la sera ritorna a casa quando è stanco.(Columella XX 1sgg.trad.calzecchi-Onesti).

Ancora oggi la sua opera e di guida e di insegnamento per coloro che si interessano alla natura, all'agricoltura. Nel trattare delle erbe medicinali, sostiene.ad.es. che "l'eruca", ossia la rucola "eccita a Venere i mariti pigri". Si dedica alle scienze agrarie (Wikypedia). Ha seguito l'esempio dello zio Marco, da lui definito "Un uomo astuto e uno splendido fattore". 

Nelle sue fattorie di Ardea e Alba Longa sperimenta varie tecniche agrarie, di cui da notizia nei suoi scritti. Il V libro è dedicato alla coltivazione dell'ulivo e alla tecnica olearia, insieme alla viticultura.. L'olivo e la vite sono coltivazioni tipiche del Mediterraneo. Egli ha un approccio scientifico e dà consigli pratici sulla materia. Per questo, quando è stata inventata la stampa, l'opera ha avuto molte edizioni e rappresenta la maggior fonte di conoscenza sull'agricoltura romana. 

Nella prefazione del DE RE RUSTICA lo scrittore dice che <<la terra ha avuto in sorte una giovinezza eterna, simile a quella degli dei, essa viene detta madre di tutte le cose, appunto perché tutte le ha prodotte, e di nuovo le produrrà in avvenire! Non è nemmeno l'inclemenza del cielo la causa dei danni che lamentiamo, la colpa è nostra, perché  abbandoniamo la cura dei campi nelle mani del peggiore dei nostri schiavi, e glieli lasciamo straziare, mentre ai tempi dei nostri padri, i migliori cittadini se ne occupavano personalmente e con la massima diligenza. Veramente non so darmi pace di questo fatto.....chi vuol fabbricare chiama ingegneri e architetti, chi vuol mettere navi in mare e navigare cerca provetti marinai, chi vuol fare la guerra si affida ad esperti di arte militare.. solo la scienza agricola, che, senza dubbio, è vicina, per nobiltà ed importanza, alla sapienza, non ha né chi la insegni, né chi la impari.....Finora non ho conosciuto né chi si professasse maestro di agricoltura, né chi ne volesse essere studioso. Eppure anche se la città mancasse di professioni delle scienze suddette, lo Stato potrebbe essere in fiore, come fu nei tempi antichi. Sappiamo che gli uomini furono felicissimi-e lo potrebbero essere ancora-senza avvocati e senza divertimenti. Ma se mancano i coltivatori dei campi, non si può mangiare, non si può vivere!(Trad. di R. Calzecchi-Onesti)(Humanitatislitterarum-Armando Salvatore-Loffredo Editore Napoli). 

E' stato lo zio Marco, che gli ha insegnato molte cose sul campo, ad infondergli la passione per l'agricoltura. Ha alcune fattorie in Italia, dove sperimenta personalmente le tecniche agricole, che riporta nel "de re rustica". In particolare, il V libro viene dedicato alla coltivazione dell'olivo, con riferimento alla olivocultura e alla tecnica olearia, basata su cognizioni botaniche e tecnologie che sono restate fino al XVIII sec. Esse saranno punti di riferimento per questa attività nei paesi mediterranei dell'Europa. Autori latini, che si sono occupati dell'agricoltura, sono ricordati per la loro importanza letteraria, invece Columella é importante proprio per la storia delle Scienze agrarie.

Lo scrittore ci presenta anche i suoi colleghi, Pomponio Mela e Cornelio Celso.

POMPONIO MELA, nato in Spagna nel I sec. d.C. é stato un geografo romano. Ha scritto, nel 44 d.C.,la più antica opera di geografia, a noi giunta,  "De chorografia", probabilmente su richiesta dell'imperatore Claudio.

Nel periodo storico comprendente l'impero di Augusto e di Tiberio notiamo anche la presenza di AULO CELSO. Profondo conoscitore di Ippocrate, nato a Roma (25 a. C.- 45 d.C.) enciclopedista e medico di fama, ha sperimentato varie pratiche mediche, sia greche che romane. La sua opera principale é "De Artibus", in 5 libri, in cui tratta delle varie scienze, prima fra tutte l'agricoltura. Ci informa sui campi, il bestiame, gli uccelli domestici e le api.(HTTPS//ro.impero.com). 

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