L'AGRICOLTURA nella STORIA
"ITALIA FELIX" e CURIOSITA'
Tredicesima puntata
Mentre continuiamo il cammino, gli scrittori discutono di come, frattanto, la società romana si sia trasformata. si assiste, infatti, alla conquista, da parte romana di immensi territori. Inoltre, i contatti con popolazioni tanto diverse per tenore di vita e per costumi, aprono una triplice profonda crisi: 1) in campo morale; 2)in campo economico; 3)in campo politico.
1)CRISI MORALE. La raffinatezza dell'arte e della cultura greca, unita alla mollezza e al lusso dei popoli orientali, contribuiscono, in modo decisivo, ad allontanare i Romani da quella semplicità di vita e di costumi che essi avevano ereditato dagli avi. Il contatto con la cultura ellenistica greca, inoltre, favorisce il sorgere in loro, dopo tanti anni di guerre e di duri sacrifici, dell'irresistibile desiderio di un vivere più comodo........Con evidente danno dell'antica sobrietà e del tradizionale attaccamento alla famiglia e alla terra.
2)CRISI ECONOMICA. Altra conseguenza delle grandi conquiste è l'improvviso afflusso di ricchezze dalle provincie, a tutto vantaggio dell'aristocrazia senatoria. Questa, infatti, si è enormemente arricchita attraverso la spartizione delle prede belliche e delle terre conquistate. Una gran parte di queste è andata a finire nelle mani degli aristocratici, dando origine ad immensi latifondi. D'altro canto, si verifica un progressivo impoverimento dei piccoli proprietari. Costoro, infatti, mal compensati per il servizio militare prestato, esclusi quasi del tutto dalla spartizione del bottino di guerra, sono stati costretti ad abbandonare le loro terre e a cederle ai ricchi. Non resta loro che o vendere i propri campi e, a paga bassissima, lavorare a giornata, come "braccianti" presso un grande latifondista; o diventare "coloni" del nuovo proprietario, contentandosi di avere, come ricompensa, un'ottava parte del raccolto; oppure cercare rifugio in città (urbanesimo), per vivervi una vita grama, attendendo le pubbliche elargizioni di grano. I piccoli proprietari, divenuti nullatenenti, sono esclusi dalla milizia.
3)CRISI POLITICA. Si è formata, nel frattempo, una terza classe di cittadini, di origine modesta, ma ricca, quella dei "Cavalieri", che pratica anche una intensa attività commerciale, vietata ai senatori dalla legge. La classe dei cavalieri costituisce ,dunque, l'aristocrazia del danaro, ben presto rivale dell'aristocrazia terriera e senatoriale. Si ha, inoltre, in città la presenza di una gran massa di avventurieri nullafacenti, affluiti dalle regioni vicine e lontane, creando il fenomeno dell'urbanesimo parassitario. I due fratelli, Tiberio e Caio Gracco, tentano di rimediare alla preoccupante situazione. Tiberio, eletto tribuno della plebe nel 133 a.C., propone di ripartire fra i cittadini poveri le terre dell'agro pubblico, di cui si erano appropriati illegalmente i grandi latifondisti. Spera, così, di risollevare le sorti dell'agricoltura italiana, di ricostruire la classe dei piccoli proprietari terrieri e liberare la città dai facinorosi e dagli oziosi. Nonostante le resistenze dei patrizi, Tiberio riesce a far approvare il provvedimento dai Comizi. Ma ci sono tumulti ed agitazioni in cui Tiberio viene ucciso. Dieci anni dopo, nel 123 a.C. Caio Gracco riprende e porta a termine il programma del fratello. Fa, infatti, confermare la legge agraria ed ottiene la distribuzione di terre ai cittadini poveri e la fondazione di colonie nelle provincie con lo scopo di sfollare la capitale ( A. Brancati. L'uomo e il tempo. La Nuova Italia Editrice).